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Autore: ClaireAnn_M    20/07/2011    0 recensioni
Questa qua è per te, che non ti puoi spegnere,
non hai mai avuto tempo - devi troppo vivere.
E' per te, questa qua, per la tua golosità;
ti strofini contro il mondo, tanto il mondo non ti avrà.
Perché sei viva, viva, così come sei:
quanta vita hai contagiato, quanta vita brucerai.

-
Storia riveduta, corretta e ripostata in un momento di ispirazione.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Love Buzz.


«Svegliami prima dell'alba, portami dove la luce non c'è,
 così che il sole non illumini più tutte le paure - tutto questo dolore.
Fammi sentire distante da ciò che più a cure mi sta.»
Meg.


 
Maledizione, maledizione, maledizione!
Quella mattina i pensieri di Lucilla erano monotematici e lievemente volgari. Non riusciva a smettere di maledire la luce del mattino, l’alcol, la sveglia, il suo armadio e - non per ultimo - sé stessa.
Erano le otto e trentacinque di mattina e lei stava ancora lottando con la sua macchina 50 per metterla in moto, e si era ormai rassegnata alla ramanzina che avrebbe sicuramente ricevuto dalla vicepreside non appena la professoressa di matematica l’avesse mandata in presidenza per il suo ennesimo ritardo.
Forse, bevendo di meno la sera precedente si sarebbe alzata prima e, forse, se avesse passato meno tempo con la testa ficcata dentro l’armadio non si sarebbe fatto poi così tardi.
Comunque, la colpa non era sua. Infatti, se Marco non si fosse presentato al Glitter con quella ragazzina lei non avrebbe sentito il bisogno di stordirsi di alcol, né avrebbe avuto un così vertiginoso calo di autostima che l’aveva costretta a preoccuparsi eccessivamente del suo abbigliamento.
Quindi, concluse mentre guidava verso scuola, la prof. avrebbe dovuto mandare Marco in presidenza, non di certo lei, che era stata solo una povera vittima.
Imprecando mentalmente contro il ragazzo, arrivata a scuola Lux aveva riacquistato un po’ di buon umore.
«Sforza, ti sembra forse questo l’orario per arrivare a scuola?!».  
Rossella, seduta sul muretto fuori scuola con il resto delle Divina, l’aveva salutata con una convincente imitazione della Gervasi.
Lucilla fece una smorfia, e borbottò appena un saluto scendendo dall’auto. Poi, si accese una sigaretta e si sdraiò con fare teatrale su una delle panchine del cortile. «Sto per morire», brontolò.
«Oooh, sintomi da dopo-sbornia!», ridacchiò Gin prima di rubarle gli occhiali da sole. «Occhiali nuovi? Non ti spiace se li proviamo, vero?».
«Andiamo ragazze, ridatemi quei cosi!», ringhiò quasi, mentre le amiche fingevano di esaminare con attenzione l’unica difesa della ragazza contro il sole. «Sapete che odio questa maledetta luce di prima di mezzogiorno!».
«Se tu bevessi di meno saresti meno irritabile di mattina», cantilenò Ari, con un’aria assai materna.
«Sì, e se invece studiassi di più renderei i miei le persone più felici della terra, ma non posso farci niente se un libro di classico greco non mi affascina quanto una bottiglia di champagne».
«Beh, comunque sei fortunata che la Gervasio abbia deciso improvvisamente di sparire dalla circolazione altrimenti sai come l’avrebbe fatta lunga! Sono le nove meno dieci!»
Nel frattempo Lux si era finalmente riappropriata dei suoi occhiali, e, con un ghigno, decise di spostare la conversazione su qualcosa di decisamente più interessante.
«Parlando di cose serie, Giulietta, ieri sei tornata a casa col tuo Romeo? Dopo le undici sei sparita». «Già!», aggiunse Gin, «vogliamo i dettagli. E, no, il messaggio delle due e trentacinque “quel ragazzo non mi convince”, non è un dettaglio».  
Le altre annuirono, mentre Giulia faceva una strana smorfia. «Quel ragazzo non mi convince per niente».
«Su Giuls, è dolce, è gentile ed è a dir poco meraviglioso!» Ross era sempre stata una sostenitrice della coppia Giulia – Andrea, fin  da quando, un mese prima, lui ci aveva confessato che era perso per la nostra amica ma troppo impacciato per provarci.
«Lui non mi ha mai… baciata!». Sputò fuori Giuli facendoci scoppiare a ridere. «Non ci ha mai neanche provato!»
«Tesoro», Lucilla le diede un piccolo schiaffo in fronte,  «deciditi! Ti lamentavi perché tutti i ragazzi cercavano di scoparti la seconda sera e adesso non ti va bene uno che aspetta un po’ a baciarti?».
Giulia scosse la testa, cercando disperatamente di spiegarsi. «E’ che è troppo strana come cosa! Secondo me è peggio di tutti gli altri, solo che vuole nasconderlo!».
«Tu sei paranoica! Non puoi pensare…»
Lux fu distratta da un rumore familiare, così non riuscì a sentire cosa - secondo Arianna - Giulia non avrebbe dovuto pensare.
Un minuto dopo, Marco entrò nel cortile in sella alla sua moto, una Yamaha YZF 125, regalo per i suoi sedici anni. Se Lucilla si fosse trovata in uno di quei romanzetti rosa per adolescenti, avrebbe avuto una lista delle cose che amava di Marco, e la meravigliosa motocicletta blu notte si sarebbe indubbiamente conquistata i primi posti.
Il ragazzo si tolse il casco e le sorrise. «Buongiorno piccola!».
Lux cercò di non sospirare e, per evitare che qualcosa di incredibilmente melenso le uscisse da bocca, si limitò a rispondere con un cenno del capo. Per fortuna, l’arrivo del suo migliore amico - e la relativa riflessione sul perché quel sabato mattina fossero tutto in ritardo - la distrasse dal sorriso di Marco.
Lucilla non diede ad Alessandro nemmeno il tempo di scendere dalla macchina che corse a gettargli le braccia al collo. «Ale! Che fine hai fatto ieri sera?».
Lui fece un sorrisetto malizioso. «Avevo un… appuntamento. Che mi ha dato anche dei problemi, stamattina, non riuscivo a schiodarla dal letto».
«Che troia», borbottò Gin acida.
«Tesoro, non giudicare così duramente le mie ragazze! Non devi essere gelosa», soffiò lui a tre centimetri dal suo viso. «Infatti, mi riferivo a te», ribatté lei.
Più o meno due anni prima, quand’erano praticamente dei bambini, Gin e Alex erano stati insieme. Si era trattato dei cinque mesi più strazianti per i miei due migliori amici: Alex era sempre stato capriccioso e Gin terribilmente testarda, col risultato che avevano passato mesi a litigare e darsi addosso, spezzandosi il cuore. Poi, dopo la fine dalla loro storia, erano venute fuori un paio di presunte amanti, con cui Alex aveva tradito Gin.
Cazzate, avrebbe voluto urlare Lucilla ogni volta che sentiva parlare di quella storia. Lei, che aveva legato col ragazzo durante la loro storia, era stata l’unica a sapere quanto in realtà Alex fosse stato innamorato di Gin e quanto avesse sofferto per la rottura e le voci sulla sua infedeltà. Ed era anche l’unica a sapere quanto l’amasse ancora, sotto strati e strati di battutine sconce, frecciatine e indifferenza.
 
Qualche ora dopo – mentre il professore di filosofia farneticava su Solo-Dio-Sa-Cosa - Lux e Arianna erano concentrate in una profonda discussione sull’ormai prossimo diciottesimo compleanno di Ari.
«Beh, avevo pensato di farla a casa mia. Tanto mia madre ormai vive dal suo nuovo compagno, e con un buon Dj e quel catering fantastico che si è occupato dell’ultimo pranzo dei Ferri sarà perfetto!».
«Geniale! Hai già un vestito?», chiese Lux, la cui mania per i vestiti superava quasi quella per le scarpe - di proporzioni cosmiche.
«No», rispose con una smorfia, «sembra che non ci sia niente di carino in giro».
«Il segreto sono le scarpe! Quando avrai trovato un meraviglioso paio di scarpe, il vestito da abbinarci arriverà da sé», il tono di Lucilla, quasi adorante, fece scoppiare a ridere l’amica. «Insomma, in questi giorni andiamo a fare shopping!»
«Ho sentito per caso la parola shopping?», Gin, seduta davanti a loro, era stata svegliata dal letargo scolastico grazie alla parola magica.
Ari annuì. «Lux è in grado di farmi sentire terribilmente in colpa perché tra tre settimane compio gli anni e non ho ancora un vestito».
«Oh, tesoro, ignorala, è pazza!» Si intromise anche Rossella, seduta accanto a Gin, smettendo per un attimo di prendere appunti. «Dio, ma come fai a seguirlo? E’ mezzogiorno e io non arriverò viva alla fine dell’ora se non metto qualcosa sotto i denti!».
«Gin, il tuo stomaco è qualcosa di spaventoso», commentò Ari divertita.
Dall’altra parte della classe si alzò un minaccioso “shhh!”, e voltandosi le quattro ragazze videro Giulia fulminarle con lo sguardo. Anche se si era seduta il più lontano possibile da loro perché non riusciva a concentrarsi durante le lezioni, la ragazza cercava comunque di far mantenere a tutte loro una media dignitosa.
Lux le mandò un bacio. «Passando a cose davvero importanti, cosa si fa stasera? Ho voglia di ballare!»
 
Qualche ora dopo, le cinque Divine aspettavano a casa di Arianna l’arrivo dei gemelli Ferri, di Ale e di Michele - il ragazzo di Gin - per dare il via al loro sabato sera.
«Spero solo che Marco non si presenti con la sua bambina. Anzi, spero non si presenti e basta. Mi manderò in coma etilico, o mi prenderò a mazzate in testa pur di non doverli vedere assieme», annunciò Lucilla tetra, «e, come se non bastasse, ho finito le sigarette».
«Che fine ha fatto il tuo motto “Quando non tengo più il conto di quanti bicchieri ho bevuto, è il momento di smettere”?», rispose  Giulia, mentre finiva di sistemarsi i capelli.
Ross fece una smorfia, accendendosi una sigaretta e porgendone una anche a Lux. «Nel cesso, assieme al buon gusto di Marco!».
«Ma quanto siete volgari!», le rimproverò la padrona di casa, che intanto era alla disperata ricerca della sua pochette Beige.
«Sante parole», mugugnò Gin, a faccia in giù sul letto. «Tesoro, se ti rovini il trucco ti lasciamo qui», la avvisò Lux, crudele, convincendola così ad alzarsi. «Sul serio, ragazze, io non la sopporto una serata intera con Alessandro!».
«Parli del diavolo», mormorò Lucilla leggendo il nome del suo migliore amico sul display del cellulare. «Forza, sono qui fuori!».
Appena varcò la soglia del portone, Lux sentì una stretta allo stomaco, una specie di brutto presentimento. Infatti, non appena alzò gli occhi, lo spettacolo che aveva davanti prese per lei le sembianze di uno scenario tragico: c’erano, ad aspettarle, Emanuele Ferri - nella sua nuova porche fiammante, Andrea - che portava in macchina Michele de Angelis, e Alex - in compagnia di Marco e della sua ragazzina.
Non ebbe neanche il tempo di incrociare lo sguardo del suo migliore amico, che lui le mandò un messaggio.
Mi dispiace, mi dispiace! Posso provare a buttarla giù dalla macchina in corsa, se vuoi. Ti amo.”
Lucilla gli mostrò il dito medio, giusto per fargli capire dove poteva infilarsi le sue scuse e il suo amore, in quel momento. Sospirando, mentre Gin e Giulia salivano nell’auto di Andrea e Ross e Ari in quella di Alex, decise di prendere posto accanto ad Emanuele, sperando che potesse farle da diversivo per la serata.
Emanuele Ferri rispettava tutti i canoni del bello e dannato: profondi occhi blu accesi da una scintilla di malizia, alto, spalle larghe, capelli neri perennemente scompigliati, allergia alle relazioni serie.
Il classico ragazzo per una fantastica scopata senza impegno, pensò Lux.
«Ehi, bellissima!», la salutò, con un sorrisetto provocante.
 
Nell’arco di tempo che impiegarono per arrivare al Goa - una delle discoteche migliori di Roma - Ema provò  a baciare Lucilla in modo scherzoso ben tre volte, tentativi che lei aveva eluso ridendo.
Ovviamente, non era il tipo di ragazzo che si scoraggiava per così poco, quindi le aprì la portiera con galanteria e la accompagnò dentro quasi tenendole una mano sul sedere.
Lux trovava meraviglioso l’effetto che il cognome Ferri faceva su tutti i buttafuori di ogni locale romano: dieci minuti dopo essere arrivati, infatti, i due ragazzi si stavano già dirigendo verso uno dei privè, scortati da un servile organizzatore.
«Qui c’è già lo Champagne, per qualsiasi cosa chiami pure signor Ferri.»
Emanuele fece un cenno di ringraziamento e poi si sedette accanto alla ragazza, versando due abbondanti bicchieri di bollicine. «A noi,» brindò con malizia. «A me!», lo corresse Lux ridacchiando.
In quel momento arrivarono gli altri: Gin mano nella mano con Michele, Ross e Ari che parlavano con Andrea, Giulia che - invece - se ne teneva a debita distanza con aria scettica, Alex che osservava Gin con astio e Alessia abbarbicata al braccio di Marco. Uno scenario che aveva davvero del tragico.
«Ema, quanto cazzo corri?», disse Alex sedendosi accanto a Lux e scoccandole un bacio su una spalla.
Emanuele stava per rispondere, quando Marco lo interruppe. «Ehi piccola, vado a ordinare, ti prendo il solito?»
«Non preoccuparti De Michele, adesso la porto io al bar. Così ci facciamo anche un giro», rispose Ema ammiccando. «Anche noi andiamo a vedere un po’ chi c’è!», dissero Rossella e Arianna, lasciando un’indispettita Giulia sola con Andrea.
L’espressione di Marco, mentre guardava Lucilla allontanarsi con Emanuele, era di fuoco.
«Piccola», disse rivolto ad Alessia, ma a voce alta abbastanza perché Lux lo sentisse, «che ne dici di andare a ballare?»
 
Poco tempo dopo, Lucilla e Emanuele erano in pista, abbracciati e si baciavano come se volessero mangiarsi. Casualmente, mentre ballavano e si baciavano e faceva attenzione che Ema non la spogliasse lì in mezzo, Lux era riuscita a trovarsi sempre nei pressi di Marco, che sembrava sul punto di compiere un omicidio.
Accortasi che Marco la stava fissando, Lux gli lanciò uno sguardo divertito, per poi tornare a guardare Emanuele. «Ehi, Ema, ho bisogno di un po’ d’aria… Perché non prendi un altro po’ di rum e mi raggiungi fuori?», aveva prestato attenzione ad apparire abbastanza maliziosa, mentre gli sussurrava quella proposta all’orecchio, e fu certa che sia Ema che Marco avevano ben inteso le sue intenzioni. «Ma certo», rispose il ragazzo.
Com’era facile prevedere, Marco si precipitò dietro di lei e la raggiunse fuori.
«Vedo che ti stai divertendo», esordì a denti stretti.
«Marco! Mi hai fatto prendere un colpo, aspettavo…» ridacchiò Lucilla, «Beh sì, sì, mi sto divertendo un sacco! Tu?», rispose tagliente, in un’interpretazione da Oscar di una sé stessa completamente tranquilla.
«Oh, sì», rispose lui con lo stesso tono, guadagnandosi un falso sorriso. Per fortuna, Emanuele apparve alle spalle di Marco con due bicchierini di rum in mano.
«Ema, tesoro, mi sto annoiando.» Gli disse Lux, mentre in un solo gesto gli sfilava il suo bicchiere dalle mani e lo buttava giù tutto d’un fiato. Lui rise, mormorò “alla salute!”, e la imitò. Appoggiò i due bicchierini su uno dei tavolini che si trovavano all’esterno, poi estrasse le chiavi della macchina e le fece tintinnare con sguardo malizioso.
«Dammi il tempo di recuperare la borsa e andiamo a fare un giro», disse Lux. Un attimo dopo, Marco la stava afferrando per un braccio. «Ti accompagno dentro».
La lasciò solo quando furono arrivati al privè, in quel momento vuoto perché erano tutti in pista. «Beh, buona scopata».
Lucilla incassò il colpo, cercando di trattenere le lacrime. Come poteva farle così male? Imbastì alla meglio un sorriso indifferente, lo ringraziò con tono sarcastico e tornò da Emanuele, imponendosi di non correre.
«Andiamo a casa mia?», propose il ragazzo. «Certo», Lux non si preoccupò neanche di suonare entusiasta.
In macchina, cercava di accendere una sigaretta con le mani che le tremavano.
 
 

 

 

 

  
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