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Autore: dark tears    20/07/2011    3 recensioni
Quando il fiore dell'amore sboccia dal fango dell'odio...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Il cielo sopra Hogwarts era plumbeo come non mai e imponenti nuvole nere gravide di pioggia minacciavano di scatenare un inferno d'acqua e tuoni.
Tutti gli studenti e gli insegnanti in quel momento si erano coscienziosamente ritirati nella moltitudine di stanze del castello, al riparo da quell'umida ed elettrostatica promessa di tempesta.
Solo due rapide figure si azzardarono a rompere la sinistra immobilità di quel momento, due sagome catapultatesi nel mezzo del cortile interno della scuola, l'una lanciata all'inseguimento dell'altra.
 
-Ehi! Dove credi di andare Potter?!-

La voce squillante e impertinente di Draco Malfoy giunse a spezzare il silenzio del cortile.

-Guarda che non abbiamo ancora finito il nostro discorsetto-

col tipico ghigno di chi è in cerca di grane, si avvicinò rapidamente alle spalle di Harry, costringendo quest'ultimo a voltarsi di scatto

-Lasciami in pace Malfoy, smettila di seguirmi!-

la voce di Harry suonò come un'amara e stanca supplica. Lanciò una breve occhiata all'altro da sotto il vetro dei suoi occhiali, per poi voltarsi di nuovo, intenzionato ad allontanarsi al più presto da quel luogo e soprattutto da Draco.
Il biondo mago però sembrava ben intenzionato a non lasciarsi scappare l'ennesima occasione di vomitare il suo disprezzo verso l'odiato coetaneo; così, rimanendo perfettamente immobile nella sua posizione, disse con tono chiaramente provocatorio

-Ma guarda... Il più coraggioso dei Grifondoro che non ha nemmeno le palle di affrontare una normalissima discussione con uno della sua stessa età-

un ghigno furbo e calcolatore sulle labbra

-O forse non ti senti all'altezza... Beh, in tal caso non posso darti torto Potter-.

Quella semplice e quasi infantile provocazione riuscì nel suo intento: Harry bloccò i propri passi e, tentando di reprimere il nervoso che sentiva nascere dentro rispose a denti stretti

-Senti, ho già parecchi problemi a cui pensare... Non ho bisogno che ti ci metti anche tu-

e prontamente Draco incalzò, sfoderando un'irritante vocina di presa in giro

-Oh poverino... Il prescelto ha troppe cose di cui occuparsi-

un rapido sospiro, poi il biasimo che torna puntuale e gelido a dar sfogo al disprezzo viscerale nei confronti del nemico

-Sei a dir poco patetico-

Draco scosse la testa, quasi a voler chiedere a se stesso perché stesse perdendo tutto quel tempo appresso ad un ragazzino così inutile e mediocre. 
Nel sentire l'ultima astiosa frase del serpeverde, Harry si voltò furente

-Patetico? E tu allora che cosa saresti Malfoy?!-

un lampo di stizza attraversò gli occhi del giovane grifondoro, mentre un venticello gelido e sottile cominciava a danzare nel grigio cortile, insinuandosi tra le ciocche di capelli dei due contendenti, quasi a voler banalizzare, col suo tocco scomposto e dispettoso, la loro effimera contesa.
Draco si fece improvvisamente serio, non aveva di certo gradito quell'insinuazione

-Che cosa stai dicendo?-

ma Harry non lo degnò nemmeno di una risposta e, ignorando completamente la sua domanda aprì la bocca con il preciso intento di ferire l'altro

-Ora che il tuo amato paparino mangiamorte è in prigione non ti dai più tutte quelle arie, eh?!-.

Ecco, ce l'aveva fatta. Finalmente era riuscito ad essere cattivo, cattivo e cinico proprio come il suo diretto avversario. Erano anni che Draco si divertiva a sputargli addosso il suo veleno, mentre lui si limitava il più delle volte a incassare e soffrire in silenzio. Ma quella volta finalmente aveva preso coraggio e aveva ripagato Malfoy con la sua stessa moneta, aveva preso esempio dal suo maestro. Eppure la sensazione di euforia di quel momento durò stranamente poco... Harry si sentì improvvisamente dispiaciuto e mortificato per quella sua frase infelice; la crudeltà non era cosa per lui e il fatto che colui che aveva ferito era anche colui che aveva sempre amato in segreto, non gli forniva certo motivo di vanto.
Remissivo e amareggiato Harry chinò lievemente il capo in avanti e stava addirittura per chiedere scusa, se non fosse che Draco non gli diede nemmeno il tempo di schiudere le labbra. Cinico e spietato come al solito rispose ad Harry per le rime

-Beh, sempre meglio in prigione che morto...-

e un'aria trionfante ed ammiccante si dipinse sul suo volto da angelo demoniaco.
In realtà quella frase nei confronti di suo padre gli aveva dato profondamente fastidio e, cosa ancora peggiore, era riuscita a fargli male. Se sulle prime avrebbe avuto voglia di fiondarsi su Harry e picchiarlo a sangue, decise con non poca fatica di optare per un atteggiamento pacato e al contempo sfrontato, cosa che, ne era certo, avrebbe fatto infuriare al massimo il grifondoro.
 
Harry rimase senza parole. Ancora una volta Draco era riuscito nel suo abbietto intento. Ancora una volta veniva sconfitto sul piano della dialettica dal maestro delle cattiverie. Ancora una volta riceveva una coltellata dritta al cuore dall'unica persona per il quale esso batteva.
Il giovane mago sentì le lacrime affiorargli agli occhi, ma non voleva dare anche questa soddisfazione al suo eterno nemico. Strinse forte i pugni e si limitò a sibilare contro Draco

-Malfoy... sei un bastardo-

non lo degnò nemmeno di uno sguardo. In quel preciso istante una fredda goccia di pioggia scese a bagnare il viso di Harry contratto in una smorfia di rabbia.
Draco non aveva la minima intenzione di smorzare i toni

-Cosa c'è?-

domandò con finta apprensione aggrottando la fronte

-Ho forse toccato un tasto dolente?-.

Harry non rispose; sentiva quegli occhi di ghiaccio che lo scrutavano irriverenti e spietati, le parole velenose uscire da quelle labbra morbide che tanto avrebbe voluto baciare.
La pioggia iniziò a precipitare copiosamente dal cielo nero e qualche lieve tuono rumoreggiava tra una nuvola e l'altra. L'atmosfera era elettrica e febbrile, ma al contempo asettica e sospesa; sembrava come se anche il cielo stesse aspettando la reazione del giovane, come se attendesse con trepidante ansia la scintilla tra i due per poter finalmente scatenare il temporale.
Dato che la risposta non arrivava, Draco pensò bene di rincarare la dose e di sferzare l'anima e i nervi di Harry con un'altra crudele provocazione

-Oh, mi spiace tanto Potter, non volevo... Perché non vai un po' a frignare dalla tua mammina?-

spalancò immediatamente occhi e bocca e prese a recitare la parte di chi si rende conto di aver commesso una clamorosa gaffe

-Oh, accidenti, che smemorato!-

poi con tono freddo e statico

-Tu non hai più nemmeno quella-

e detto ciò gli lanciò uno sguardo di sfida, penetrante come non mai.
In quello stesso istante si udì un potente rombo sconvolgere l'apparente calma di quel cielo straziato; la pioggia prese ad aumentare notevolmente d'intensità e fulmini e saette presero a intervallarsi a fragorosi tuoni, il tutto animato da un vento leggero, ma sferzante.
Harry spalancò improvvisamente gli occhi, riuscendo a deglutire a fatica. Stentava quasi a capacitarsi di tutta quella cattiveria gratuita, di tutto quell'odio così insensato e degradante.
Ogni residuo di razionalità si esaurì e, senza pensare né parlare si ritrovò a correre affannosamente verso Draco, come se i suoi piedi e le sue gambe avessero deciso il da farsi al posto suo.
Un grido disperato e liberatorio si sprigionò dalle sue labbra nell'istante in cui le sue nocche andarono a colpire il serpeverde in pieno volto; un pugno violento e preciso, scatenato da anni di rabbia repressa.
Draco non poté fare molto per evitare quel colpo: provò a schivare e ad allontanare il grifondoro con uno spintone, ma la furia che muoveva Harry era troppo impetuosa per poter essere messa a tacere. Il giovane serpeverde si ritrovò con un labbro spaccato e sanguinante e tutta la zona intorno alla bocca pulsante e dolente.

-Finiscila-

tuonò Harry imperioso e minaccioso

-Finiscila una volta per tutte di farmi del male-

il respiro si era fatto affannoso e veloce. Harry guardava ora l'oggetto dei propri desideri con occhi cupi e severi.
Draco, fortemente stupito per la violenta reazione dell'altro e ferito nell'orgoglio, non perse tempo e si scagliò a sua volta contro il giovane nemico.

-Sei morto Harry Potter!-

urlò feroce, mentre con una mano lo afferrava per una spalla e con l'altra gli assestava un pugno in pieno stomaco.
Fu così che prese il via un violento tafferuglio che vide i due giovani impegnati in uno scontro destinato a rimanere senza vinti né vincitori, mosso dall'odio di uno e dall'amore umiliato e calpestato dell'altro.
La pioggia scrosciava impietosa giù dal cielo, inzuppò ben presto gli abiti e i capelli dei due ragazzi. Il temporale faceva da cornice a quel fatale scontro evitato per tanto tempo che finalmente si liberava in tutta la sua primordiale violenza.
 
D'improvviso giunse una terza figura a fare capolino nel cortile battuto dalla pioggia... Hermione rimase per qualche istante immobile e ammutolita ad osservare la scena che gli si presentava di fronte. Vide il suo migliore amico lottare sotto la furia del temporale con l'odiato Draco Malfoy e d'istinto le venne voglia di precipitarsi in loro direzione per tentare di dividerli... Oppure per dare manforte ad Harry! Ma come sempre aveva fatto in vita sua, mise a tacere l'impulso e ascoltò la voce della ragione che le suggerì di tornare dentro a cercare qualcuno di più competente, e magari di sesso maschile, per sedare quella rissa.
Harry e Draco non si accorsero nemmeno per un momento della presenza della ragazza, tanto erano impegnati a darsele di santa ragione. Stanco di fare a pugni come un qualsiasi babbano, il serpeverde tirò fuori la bacchetta, intenzionato a fare sul serio. Gli occhi attenti del grifondoro captarono tempestivamente i movimenti dell'avversario, tanto da consentire ad Harry di sfoderare l'arma magica per primo.

-Expelliarmus!-

la voce di Harry giunse affannosa ma prorompente a coprire il concerto temporalesco che si stava abbattendo ormai da diversi minuti su tutta Hogwarts. Un'istante dopo Draco si ritrovò disarmato, con la sua bacchetta che volava via e cadeva a diversi metri da lui. Harry rimise a posto l'arma magica e con un balzo si scaraventò contro l'altro mago, facendolo cadere a terra.
Senza dare all'altro occasione di reagire, gli si mise sopra e gli strinse forte i polsi, bloccandoglieli contro il pavimento bagnato. Per rendere ancor più salda la presa sul corpo del ragazzo, gli strinse forte i fianchi con le proprie ginocchia, impedendo così all'altro qualsiasi possibilità di movimento.
Per qualche istante i due maghi rimasero immobili in quella posizione; solo i loro occhi si agitavano febbrilmente gli uni sul volto dell'altro, a tentare di catturare i reciproci pensieri e sensazioni. I loro respiri erano pesanti ed affannosi, le labbra dischiuse nel tentativo di far entrare maggior ossigeno e ogni muscolo dei loro corpi era teso in quella posizione resa ancor più scenografica dalla pioggia che non cessava di cadere.
Harry fissava il ragazzo sotto di lui, lo scrutava con sguardo stanco, ma al contempo smanioso e in cerca di risposte. I suoi capelli corvini erano fradici di pioggia e gli occhiali gli si reggevano ancora sul naso solo per miracolo. Guardava quel volto così bello e perfetto, quella pelle d'alabastro sulla quale anche il cielo riversava le proprie lacrime di commozione, quelle labbra ancor più perversamente invitanti ora che erano macchiate di sangue. Sentiva sotto di sé il corpo del suo nemico caldo, nonostante il vento e la pioggia; la sua parte più intima era pericolosamente premuta contro quella dell'altro e uno strano e formicolante tepore cominciava a serpeggiare nel corpo di Harry.
Fu Draco a infrangere quella taciturna fase di stallo. Senza tentare di liberarsi da quella stretta, prese a fissare Harry negli occhi, senza alcun timore e senza starsi troppo a domandare il perché di quello sguardo di contemplazione nei suoi confronti.

-Avanti Potter, riprendiamo le bacchette e facciamola finita una volta per tutte-

quella frase suonava più come un'allettante proposta che come una sfida o una minaccia

-È quello che desideriamo entrambi da tempo... Un bello ed estenuante scontro all'ultima magia, per vedere finalmente chi la spunta e chi no-.

Lo sguardo perentoriamente ammiccante del giovane serpeverde sembrava quasi malizioso, tanto era intenso.
Un amaro sorriso comparve allora sulle labbra di Harry, che fino a qual momento erano rimaste ferme e intente a immagazzinare ossigeno per i polmoni.

-Che ne vuoi sapere di quello che desidero io...-

così dicendo Harry abbassò lentamente lo sguardo, sentendo un'acuta tristezza serpeggiare nella sua anima.
Draco non capiva, gli sembrava strano quell'atteggiamento... Il tono di Harry era cambiato drasticamente, eppure non sembrava volersi decidere ad abbandonare la stretta sul suo corpo.

-Avanti, togliti di mezzo e facciamo come ho detto io... Sempre se ne hai il coraggio...-.

Harry non prestò nemmeno orecchio al rinnovato invito di Draco e, stringendogli i polsi con più forza, gli ringhiò in faccia

-Perché Draco, perché continui a farmi la guerra? Dimmi solo questo...-.

Il serpeverde rimase stupito non tanto per l'insolita domanda, quanto per il fatto che Harry lo aveva appena chiamato per nome. Schiuse le labbra in un'espressione interrogativa e senza rispondere alla domanda continuò a fissare il grifondoro.
Harry stava per perdere il controllo, lo sentiva. Quella situazione era troppo per lui... Era troppo quel perfido angelo incastrato sotto il suo corpo. Era troppo quello sguardo penetrante che gli sondava l'anima. Erano troppo quelle ciocche di capelli biondi che ricadevano gocciolanti su quel viso maledettamente attraente.
Harry sentiva che stava per dire quello di cui non avrebbe mai dovuto parlare, stava per confessare il suo segreto più nascosto, il suo più conturbante desiderio proprio all'unica persona che non avrebbe mai dovuto saperlo.

-Draco, io...-

sentendo le parole morirgli in gola, si chinò lentamente sul corpo del ragazzo, avvicinando la propria bocca al suo orecchio.
Il serpeverde trovò strano quel comportamento

-Potter, ma che fai?!-

ma Harry non si fece scoraggiare e, traendo un profondo respiro mormorò all'orecchio di Draco

-Quando avrò finito di parlare potrai odiarmi ancora di più, potrai continuare a picchiarmi, potrai uccidermi se preferisci...-

una breve pausa di silenzio

-Prima però fammi finire, ti prego... Non interrompermi, ti chiedo solo questo-

e così dicendo rialzò un poco il capo per poter guardare Draco negli occhi, per cercare consenso a quella sua semplice richiesta.
Il serpeverde sbuffò lievemente, poi però decise di accontentare per una volta il suo avversario

-E va bene...-.

Harry allora tentò di farsi forza e di lasciar fluire le parole, ma presto comprese che tutto il coraggio che aveva avuto nell'affrontare mostri e nemici ora, di fronte a quei due occhi colore del ghiaccio, non era più sufficiente. Trasse un profondo respiro e, fissando Draco con serietà gli disse

-Non so nemmeno io per quale assurda ragione ho deciso di dirti quello che sto per dire... Forse... Forse è perché è diventato un peso insostenibile, troppo pesante per continuare a portarlo dietro-.

Draco allora non poté fare a meno di commentare con una nota di sarcasmo

-Santo cielo Potter, sei sempre così melodrammatico!-.

Harry, per nulla contento di essere stato interrotto, strattonò con forza i polsi del ragazzo sbattendoli con forza contro il selciato

-Avevi detto che non mi avresti interrotto!-

lo guardò severo e determinato, tanto che Draco decise di stare zitto.
Harry allora proseguì quella difficile e sofferta dichiarazione

-Sono sei anni ormai che non facciamo altro che odiarci e sputarci addosso veleno... Tu sei, sei così... Così arrogante e prepotente e così dannatamente pieno di te... Ti credi meglio di qualsiasi altro in questa scuola, migliore perfino di Silente stesso!-

un amaro sorriso giunse a increspare le labbra del grifondoro

-Eppure Draco...-

uno starno, irreale silenzio scese tra i due; Draco, curioso di ascoltare il continuo domandò d'istinto

-... Eppure?-

-Eppure, io ho percepito qualcosa di buono in te... Almeno così deve essere altrimenti non si spiegherebbe...-

lasciò volutamente la frase a metà.

-Non si spiegherebbe cosa?!-

Draco sbuffò ormai spazientito

-Insomma Potter, ti decidi a parlare!?-.

Harry sorrise e, sentendo che era ormai giunto il fatidico momento si chinò ulteriormente sul viso del serpeverde, così vicino da sfiorargli la bocca scarlatta con le proprie labbra. Ignorando il cuore che batteva all'impazzata e la testa che cominciava a girare, Harry prese coraggio e senza più pensare alle conseguenze sussurrò in un soffio

-Draco, io ti amo-.

L'accecante bagliore del fulmine, poi il fragoroso rombo del tuono. Luce e frastuono, calma e caos.
Draco ebbe a malapena il tempo di spalancare gli occhi dallo stupore, che Harry impedì qualsiasi possibile commento premendo con disperata dolcezza le sue labbra contro quelle dell'altro.
Non gli importava più come avrebbe reagito il ragazzo, ciò che aveva importanza in quel momento era solo ed esclusivamente quel bacio. Finalmente stava assaporando quelle labbra agognate e desiderate per tanto, troppo tempo. Fino a quel momento aveva potuto goderne solo con gli occhi, ma ora finalmente poteva bearsene anche con la bocca. L'eccitazione di Harry diventò dura e pulsante, andò a premere e sfregarsi contro il ventre di Draco, ancora stranamente immobile sotto il bacio di fuoco che il grifondoro gli stava regalando.
Nonostante il crescente desiderio di lussuria, Harry sfoderò tutta la tenerezza di cui era capace, andando a sfiorare delicatamente il viso umido e i capelli bagnati del serpeverde con il tocco leggero e gentile delle proprie dita.
 
Quando infine Harry fu costretto a staccarsi dalla bocca di Draco per riprendere ossigeno, quest'ultimo sulle prime rimase basito e incredulo; gli sembrava di aver vissuto una scena onirica, non poteva credere che quello che era appena accaduto fosse stato reale. Per brevi ma interminabili istanti gli occhi dei due ragazzi si immersero gli uni in quelli dell'altro, poi però Draco reagì spingendo via da sopra di sé il grifondoro e rialzandosi finalmente in piedi. Il giovane serpeverde si sentiva confuso e rintronato, nonostante il suo proverbiale carattere questa volta non riusciva a dire né tanto meno a pensare a nulla. Si limitava semplicemente a fissare sbigottito l'altro mago, sorpreso a tal punto da non riuscire ad avere una reazione.
Harry, dal canto suo, non si sarebbe mai immaginato di ritrovarsi in una situazione così surreale e, se sulle prime era stato sollevato dal non vedere una reazione negativa da parte di Draco, ora tutto quell'assordante silenzio lo stava facendo impazzire.

-Beh?!-

gridò il grifondoro alzando le braccia al cielo

-Non hai nulla da dire Draco?!-

l'altro però continuava a fissarlo in ostinato silenzio.

-Sto parlando con te! Cazzo, dovrai pur averla una reazione!-

Harry era ormai furente per via di quella situazione che stava diventando veramente troppo pesante.
Ormai in balia del suo istinto, Harry si precipitò a raccogliere la bacchetta di Draco rimasta a terra fino a quel momento. Si diresse poi verso il suo nemico e, riconsegnandogli il bastoncino ligneo gli urlò contro

-Avanti! Riprendiamo da dove avevamo lasciato-

una scintilla di rabbia mista a tristezza gli attraversò gli occhi

-Non è questo che volevi? Non è questo che hai sempre voluto... Farmi a pezzi, no?!-.

Draco si ritrovò con la bacchetta umida di pioggia stretta tra le mani, ad osservare il grifondoro che sembrava uscire di senno; la situazione stava peggiorando sempre più e il serpeverde cominciava a sentirsi fortemente a disagio; dopo quello che era successo non aveva certo voglia di duellare. Tentando di aggirare Harry mormorò a mezza bocca

-Dai, piantala...-

Harry allora lo afferrò per la maglia con entrambe le mani e cominciò a strattonarlo con rabbia

-Malfoy, questa volta non vinceranno i tuoi capricci, questo non è un gioco... Lo capisci, maledizione?!-.

Ed ecco quindi una lacrima solitaria affiorare e tuffarsi sulla gota del giovane grifondoro.
Draco non fece nemmeno caso a quell'ennesima goccia sul viso di Harry, tanto si confondeva con la pioggia che continuava imperterrita a bagnare entrambi. Si ritrovò a spintonare a sua volta l'altro mago, nel tentativo di liberarsi da quella stretta

-Lasciami andare Potter-

-È tutto qui quello che hai da dirmi?! Possibile?!-

Harry lo fissava incredulo e deluso

-E che diamine dovrei dirti, eh!?-

-Ma santo cielo Draco! Ti ho detto che ti amo...-

i suoi occhi lucidi e arrossati andarono a penetrare come una lama quelli freddi e azzurri dell'altro

-IO TI AMO, TI AMO!-

prese a gridare e a ripetere quelle due parole come un ossesso finché, estenuato di non sortire alcun effetto sull'altro ragazzo, librò in aria una mano facendola ricadere con violenza sul volto di Draco, in un sonoro e disperato schiaffo.
Draco portò automaticamente la mano a massaggiarsi la guancia offesa e puntò i suoi occhi gelidi su di Harry, ma non ebbe il tempo di aprir bocca che un frenetico rumore di passi destò la sua attenzione...
 
Il professor Piton raggiunse i due ragazzi fermi nel mezzo del cortile; aveva avuto modo di assistere allo schiaffo dato da Harry ai danni di Draco e perciò aveva pensato bene di accelerare il passo per evitare che la situazione degenerasse.

-Ehi, voi due!-

il tono imperioso e insofferente dell'uomo spezzò come un incantesimo quella surreale complicità che si era creata tra i due giovani. Il professore si rivolse per primo al grifondoro

-Potter, che accidenti fai? Ti ha dato di volta il cervello?!-.

Harry non rispose nemmeno, si limitò ad abbassare lo sguardo e a stringere i pugni per controllare tutto il tumulto che sentiva crescergli dentro.

-E tu, Malfoy, fila subito dentro se non vuoi rischiare una memorabile punizione-

Draco chinò il capo con aria rassegnata

-Si professore-

fece per andarsene, se non fosse che Harry lo afferrò prontamente per un braccio e fissandolo negli occhi mormorò con agitazione

-Dove vai?!-

ma di nuovo Piton si frappose tra i due

-Potter, lo stesso avvertimento vale per te naturalmente-

Harry allora si voltò di scatto e come un serpente velenoso sibilò in faccia all'uomo

-Professore, lei non s'impicci!-.

Piton, ovviamente, non gradì la cosa e si vide costretto ad afferrare il grifondoro per un braccio e a strattonarlo via.

-Mi lasci, mi lasci!-

Harry gridava e si dimenava inutilmente

-Non ho finito con lui...-

indicando Draco. Ma a Piton sembrava importare ben poco delle proteste del giovane e, anche se con non poche difficoltà, riuscì infine a trascinarlo lontano dal cortile e da Draco.
 
Fuori, sotto la pioggia rimasero solo Draco ed Hermione, che aveva seguito Piton e osservato stupita la reazione esagerata dell'amico.
La ragazza si voltò allora verso il serpeverde e, stringendo gli occhi come a volerlo scrutare con sospetto gli domandò furente

-Che cosa gli hai fatto questa volta Malfoy?-

Draco non la degnò nemmeno di uno sguardo

-Io non ho fatto proprio niente-

il suo solito pungente sarcasmo era stranamente assente dalle sue parole. La ragazza insistette

-Allora si può sapere cosa gli hai detto?-

una smorfia lievemente divertita animò il volto del ragazzo

-Tsk! Faresti meglio a rivolgere a lui questa domanda-

Hermione aggrottò la fronte

-Cosa vuoi dire?-.

Ma Draco non aveva nessuna voglia di perdere tempo con quella noiosa mezzosangue

-Ti saluto-

disse in tono poco amichevole, per poi sistemarsi rapidamente i biondi capelli madidi di pioggia e incamminarsi verso una delle entrate d'accesso al cortile. Mentre si allontanava udì la ragazza biascicare qualcosa, ma non vi prestò la minima attenzione, tanto era impegnato a seguire l'intricato filo dei suoi pensieri.
Confuso e spaesato si trascinò fino alla sala comune dei Serpeverde; qui individuò un divano libero e vi si gettò sopra con i vestiti ancora zuppi di pioggia, incurante degli sguardi curiosi che si stava attirando addosso. Chiuse gli occhi e appena fu nel buio gli riapparve nitida e precisa quella scena... Quelle labbra prendevano di nuovo forma e consistenza e tornavano nuovamente a baciarlo... Quelle parole prendevano voce, diventavano sempre più chiare e si scolpivano nella sua mente come un ritratto inciso nel marmo.
Non sapeva perché dopo una cosa del genere non era stato in grado di spaccare la faccia ad Harry; non si spiegava il fatto di quella strana assenza di reazioni ed emozioni. Quello che sapeva invece per certo era che da quel giorno non avrebbe mai più potuto vedere Potter con gli stessi occhi di prima.
Il punto era solo uno: all'indomani lo avrebbe odiato ancora di più, oppure lo avrebbe semplicemente, irrazionalmente amato. Era da scegliere tra i due estremi e una via di mezzo non era assolutamente possibile.
  
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