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Autore: F i g h t e r    20/07/2011    6 recensioni
Al suono di quella parola, un brivido mi percorse la schiena, sentii lo stomaco in subbuglio.. Non sapevo cosa, non sapevo come, ma sentivo che qualcosa dentro me stava cambiando. Qualcosa di cui ero ancora all'oscuro, ma che non sarebbe tardato ad arrivare..
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Driiin Driiin.. Driin Driiin..
«Sono già le sette?» dissi con aria un pò contrariata «Uffa voglio dormire un'altro pò!» e spegnendo la sveglia mi voltai dall'altro lato del letto.
Immediatamente udii mia madre bussare alla porta: «Su Penelope svegliati! Non vorrai fare tardi anche oggi spero.. Alzati, la colazione è pronta!»
«Si mamma.. arrivo.» risposi con un leggero sbuffo.
Mi alzai, ero ancora un pò intontita, ma riuscii ugualmente ad arrivare al bagno per prepararmi.
Sciolsi i miei capelli, che fino ad allora erano raccolti in un piccolo chignon, e li pettinai... erano lunghi e mossi, di un colore simile al cioccolato.
Uscita dal bagno mi affrettai a vestirmi, «Sono già la 7.30! Se non mi sbrigo, finirà che arrivo di nuovo in ritardo, e poi chi la sente la Prof!» dissi con aria agitata.
Corsi verso l'armadio e, come al solito, non avevo la minima idea di cosa mettermi, ma era troppo tardi per stare li a pensare, così presi un paio di jeans e una T-shirt a caso e li indossai in fretta e furia, mi appuntai i capelli alla svelta e presi la cartella.
Scesi le scale di corsa e, salutando mia madre velocemente, afferrai un cornetto al volo e uscii.
Era sempre così ogni mattina, ogni giorno sempre più tardi.. non vedevo proprio l'ora che l'estate arrivasse.
Nonostante andassi bene a scuola non avevo più voglia di alzarmi presto la mattina, nè di fare ogni giorno quei venti minuti di strada che mi separavano da essa da sola, avevo bisogno di staccare un pò la spina, di un pò di relax.
Lungo quel tragitto, ripensavo spesso a quello che avrei fatto in futuro, a quello che mi aspettava il giorno dopo e a
come sarei diventata in quel futuro ancora lontano.
Sono sempre stata un tipo molto cuorioso, socievole, leggermente timida, ma dopo tutto all'inizio lo siamo un pò tutti. Mi meravigliavo di quanto ogni piccolo gesto, anche se insignificante, avesse un risvolto su qualcuno o qualcosa.
Di quanto ogni piccolo particolare fosse fondamentale, di quanto tutti noi, a modo nostro, fossimo importanti e indispensabili per qualcuno.
Ma dopo tutte le esperienze che avevo vissuto, continuavo sempre più a pensare che gli animali fossero meglio di alcune persone, essi infatti non tradiscono, il legame che si crea con loro si manifesta nei gesti della vita insieme, ti dimostrano il loro affetto senza chiedere nulla in cambio e sono disposti a qualunque cosa per il loro padrone..
Nonostante tutto, continuavo ad andare avanti, con o senza Amici sarei riuscità ad andare avanti, almeno così credevo.
Ero quasi arrivata davanti il cancello della scuola, proprio quando vidi una ragazza appoggiata al muretto e, anche se ero in un ritardo tremendo, decisi di avvicinarmi a lei.
Non l'avevo mai vista in giro, ero piuttosto incuriosita.
Aveva un'aria triste perciò le chiesi cosa avesse, se ci fosse qualcosa che la turbava, ma niente.. non ottenni nessuna risposta.
Di colpo si mise a frugare nella sua borsa e ne tirò fuori qualcosa.
Mi prese la mano, rivolgendo il palmo verso il cielo, e ci adaggiò su qualcosa.
Era freddo, e mi trasmetteva una sensazione di vuoto, come se stessi per precipitare in buco senza fine.
Chinai leggermente il capo e aprii la mano.
Al suo interno trovai un ciondolo a forma di stella, mi stranizzai.. perchè una sconosciuta doveva regalare un oggetto del genere proprio a me? Non ne avevo idea.
Alzai velocemente la testa per cercare quella ragazza ma.. era svanita. Non c'era più nessuna traccia, sembrava si fosse volatilizzata.
Senza pensarci neanche presi il ciondolo e lo attaccai alla cartella, lo feci istintivamente, come se qualcosa o qualcuno dentro di me, volesse che lo io lo portassi con me.
Nel frattempo sentii una voce maschile chiamarmi dall'alto:
«Penny che fai ancora li? Sbrigati la Trinciabue non è ancora arrivata!» .
Era Martin, il mio migliore amico, forse l'unico. «Arrivo, arrivo! Userò la scorciatoia stavolta.»
«Fa in fretta, e non farti beccare!» «Sta tranquillo.» risposi accennando un sorriso
«Possono fregarmi una volta, ma non due!» scoppiammo a ridere etrambi.
Sapeva benissimo che l'ultima ero finita addirittura in ospedale, per colpa di quella scorciatoia.
«Con te, non si può stare mai tranquilli» mi rispose «Ora muoviti però!» .
Feci un cenno con la testa e mi misi a correre verso il garage della scuola. Mi arrampicai sull'albero e arrivai al ramo vicino la finestra che dava sui bagni delle ragazze.
Entrai, e nessuno, come sempre, si accorse di nulla.
Uscii dal bagno e corsi sino alla mia classe dove trovai un bellissimo ragazzo ad attendermi. Alto, snello, capelli corti castani e degli occhi in cui potevi addirittura perderti, per quanto fossero profondi. Era lui, il mio Martin.
«Finalmente sei arrivata, stellina.» mi disse sogghignando.
«Ancora con questo soprannome? Ci conosciamo sin da piccoli, non hai ancora imparato che il mio nome è Penelope?» gli risposi nascondendo un sorriso con le mani.
«E' mica colpa mia se con tutte quelle stelle che ti porti dietro sembri una stella anche tu?» .
Per un'attimo rimasi perplessa, cosa voleva dire con quelle parole? Solo quello che aveva detto o voleva dirmi che...
«Su ragazzi, è già tardi. Non ho intenzione di perdere altro tempo.» Le parole della professoressa mi avevano fatto sobbalzare, era proprio dietro di noi, con la sua corporatura rubusta e quei capelli raccolti in delle trecce
«Su, entrate in classe!» ci aprostrofò con la sua voce rauca.
«Si prof, entriamo entriamo.» rispondemmo in coro io e Martin.
Entrammo in classe e ci seddemmo ognuno ai rispettivi posti. Come sempre io e Martin eravamo compagni di banco e mentre la Trinciabue sistemava le sue cose gli dissi:
«Martin.. dopo devo parlarti di una cosa che mi è successa stamattina.» «Di che si tratta?» rispose lui «Devo preoccuparmi?» .
«Veramente non saprei.. ecco io...»
.«Zitti lì in fondo!» mi interruppe violentemente la prof,
«Oggi vi leggerò una parte del romanzo "La metamorfosi" di Kafka. Perciò fate silenzio e ascoltate!» .
Come ogni santa mattina, era di pessimo umore e ancora dopo 3 anni non avevamo capito il perchè. Oggi però, c'era qualcosa di diverso, non mi unii al coro urlante di non voler ascoltare, anzi mi mostrai molto interessata. E la cosa era strana, parecchio strana.
«La metamorfosi..» rimasi affascinata da quel titolo, sarebbe piaciuto anche a me trasformarmi, cambiare aspetto.. perchè no, mi sarebbe piaciuto trasformarmi in un gatto. Era il mio animale preferito ed inoltre, avevo un carattere molto simile, almeno così mi dicevano.

« Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato..»
Al suono di quella parola, un brivido mi percorse la schiena, sentii lo stomaco in subbuglio, mi mancò il respiro e subito, senza neanche rendermene conto, mi voltai verso il mio zaino. Con la coda dell'occhio, avevo notato un leggero luccichio proveniente da esso.
Quel ciondolo, stava brillando. Rifletteva la sua luce in tutta la classe, ogni singolo angolo era illuminato da una luce dorata.
Le finistre risplendevano come non mai, era un piacere ammirare il paesaggio all'esterno.
La luce del sole unita a quella emanata dal ciondolo era uno spettacolo mozzafiato.
Ma nessuno sembrava essersi accorto di nulla. Ma com'era possibile, solo io potevo vedere quella luce abbagliante?
Rimasi con lo sguardo fisso nel vuoto per qualche istante, il tempo sembrava come essersi fermato, non riuscivo a darmi alcuna spiegazione.
Prima quella ragazza misteriosa, poi il racconto e adesso questa luce..
Che stesse per succedere qualcosa? Ne ero sicura.
Non sapevo cosa, non sapevo come, ma sentivo che qualcosa dentro me stava cambiando.
Qualcosa di cui ero ancora all'oscuro, ma che non sarebbe tardato ad arrivare..




::.L'autrice ringrazia.::

Innanzi tutto, volevo ringraziare tutti voi per aver letto la mia storia.
Poi volevo ringraziare tutti i ragazzi del U.S. per avermi convinto a mettere per iscritto questa mia idea.
Quindi un ringraziamento speciale a Dudy, Saki85, Silence Glavie, Miss Demy e Neptune92.
Ogni consiglio e/o critica sarà ben accetto, infondo sbagliando si impara no?
Vi ringrazio ancora e spero che il primo capitolo della mia storia vi sia piaciuto e che vi abbia convinto a seguire le avventure di Penny.
Ps. Nel testo ho citato anche una frase presa dal romanzo "La metamorfosi" di Kafka.
Un bacio
F i g h t e r

 

   
 
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