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Autore: _Selenia_    20/07/2011    2 recensioni
Una ragazza bellissima alle prese con la prima, grande delusione della sua vita e una migliore amica pronta a starle accanto in qualsiasi momento, da una parte.
Il ragazzo che ama e che l'ha lasciata per trasferirsi in Italia e un amico sincero che l'ha confortata nel periodo più doloroso e difficile della sua vita, dall'altra.
Chi sceglierà Katherine fra il ragazzo che ama veramente ma che le ha spezzato il cuore e un amico al quale vuole un bene fraterno che le è sempre stato vicino senza mai chiedere nulla in cambio?
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lunghi capelli biondi raccolti in un’alta coda di cavallo, brillanti occhi verdi truccati leggermente come il resto del viso, un vestitino rosso fuoco che le fasciava il seno non troppo abbondante e che le ricadeva con delle morbide balze lungo i fianchi fino a coprire metà coscia, le lunghe gambe snelle e i piedi fasciati in alti sandali grigio fumo con la zeppa. A incorniciare il tutto, uno splendido sorriso compiaciuto. Era questa l’immagine che Katherine vedeva nello specchio davanti a sé quella sera: una ragazza bellissima e perfetta, capace di nascondere in maniera impeccabile i sentimenti che provava.
Quello che vedeva Ashley, la sua migliore amica, invece era qualcosa di più: un falso trucco che rendeva invisibile agli occhi degli altri la sofferenza provata qualche tempo prima e forse ancora viva in lei, l’anima oscurata dal troppo amore donato forse alle persone sbagliate e il cuore distrutto in mille pezzi a causa della lontananza dal ragazzo che amava. Per qualsiasi altra persona sarebbe stato assolutamente impossibile riuscire a scorgere tutte quelle cose con un semplice sguardo ma per lei, una delle persone che l’amava di più al mondo, era facile come bere un bicchier d’acqua.
Katherine aveva abitato a New York fino all’età di sette anni quando, a causa di una promozione abbastanza importante avuta dal padre, era stata costretta a trasferirsi dalla parte opposta degli Stati Uniti e precisamente nella città di Los Angeles. Era terrorizzata all’idea di lasciare la grande metropoli americana che tanto amava, il suo loft nell’Upper East Side e la sua camera con vista su Central Park, ma soprattutto non voleva lasciare i suoi amici. Quegli stessi amici che l’avevano accompagnata sia durante tutto il suo percorso scolastico sia nella vita di tutti i giorni fino a quel terribile momento. Aveva provato in tutti i modi possibili per una bambina di quell’età a cercare di convincere suo padre a rifiutare quella proposta di lavoro, ma il suo tono severo non ammetteva repliche: la decisione era già stata presa da un pezzo e, cosa ancor peggiore, era definitiva. Così si era dovuta arrendere ancor prima di combattere ed era stata costretta a lasciare, impotente, tutto quello che amava e che aveva costituito la sua normalità per sette lunghi anni della sua vita. Durante tutto il viaggio non aveva smesso di piangere un solo secondo, pensando a una soluzione disperata per poter tornare indietro: nemmeno l’immensa casa sulla spiaggia circondata da palme e la camera con vista sul mare erano riuscite a consolarla. Odiava profondamente Los Angeles ancora prima di averla visitata e detestava quel mondo apparentemente perfetto in cui era stata catapultata contro la sua volontà. L’ansia di essere sola in mezzo a persone a lei completamente sconosciute e la terribile paura di non trovare più degli amici le riempivano il cuore e la mente: telefonava tutti i giorni ai ragazzini rimasti a New York, ma non era affatto la stessa cosa. Un giorno però, a scuola durante la lezione di inglese, una bambina le si avvicinò timidamente e le sorrise; negli occhi vide solo sincerità e dolcezza, nessuna traccia di cattiveria o diffidenza. Katherine capì immediatamente che era speciale, unica e non ci misero molto a diventare ottime amiche: agli intervalli e alle merende condivise si aggiunsero i pomeriggi passati a studiare, le serate al cinema si trasformarono in serate in discoteca e i pettegolezzi sulle compagne di classe avevano lasciato il posto a confidenze ben più profonde riguardanti i primi amori e i primi baci. Le telefonate con i vecchi amici si erano fatte sempre meno frequenti, fino quasi a scomparire del tutto e la loro amicizia si era rafforzata sempre di più ogni giorno che passava. Quella ragazza dagli occhi color del cielo e dai capelli scuri come la notte aveva avuto la capacità di farle apprezzare quel posto così nuovo ed ora Katherine chiamava finalmente quella città “casa”.
Da quel giorno, in seconda elementare, quando si erano conosciute non si erano mai più separate: qualche brutto litigio nel corso degli anni c’era stato, ma nemmeno quello era stato capace di dividerle.
Il legame che si era creato fra loro era troppo forte perché potesse essere spazzato via da una folata di vento più violenta delle altre. Si erano sempre aiutate e avrebbero continuato a farlo.
Ecco perché Ashley capì solo guardando la sua immagine riflessa quello che Katherine si teneva dentro quella sera. Si alzò dal grande letto, si avvicinò e posò dolcemente una mano sulla spalla dell’amica:
“Kate, vuoi dirmi cosa ti passa per la testa?”
La ragazza si girò e le sorrise: “Va tutto bene, non preoccuparti!”
Katherine si avvicinò alla specchiera ed estrasse una piccola collana poi, vedendo che Ashley si stava avvicinando strinse forte il pugno e tornò a sedersi sul letto. La bruna la seguì e riprese il discorso:
“Sai benissimo che non è così! Esattamente due mesi fa l’hai lasciato ed ora stai per andare a cena con il suo migliore amico! Per non parlare di quello che hai in mano: tu non l’hai dimenticato, tu lo ami ancora vero?”
La bionda ricordava fin troppo bene quel pomeriggio d’estate in cui lei e Bill erano andati insieme in spiaggia. Era stata una delle giornate più belle ed indimenticabili che aveva passato con lui, insieme a quella in cui lui le aveva dichiarato tutto il suo amore. Era stata per due intensi anni al suo fianco, per ventiquattro lunghi mesi era stata la ragazza del cantante dei Tokio Hotel, ma ora quel periodo magico le sembrava solo uno stupido sogno, che si era ben presto trasformato in uno dei suoi peggiori incubi. Dopo essersi baciati a lungo, quel giorno Bill l’aveva guardata negli occhi e le aveva detto queste parole, sputate come se fossero veleno sul suo cuore innamorato: “Kate, devo dirti una cosa. Io e i ragazzi ci trasferiamo in Italia.”
“Cosa? Per quanto tempo?” aveva chiesto lei con la voce strozzata e le lacrime che scendevano copiose e salate lungo le guancie.
“È uno spostamento definitivo. Abbiamo comprato un appartamento a Milano e andremo a vivere là.” le aveva rivelato il cantante tutto d’un fiato.
“Ma cosa stai dicendo? Come mai me ne parli solo ora, Bill? E non pensi a me, al nostro amore e…?” le parole le si fermarono in gola. Era disperata, non riusciva a capire il perché di questa decisione.
“Certo che ci penso amore mio! E infatti ti sto proponendo di venire con me. Vieni in Italia, Kate!” la richiesta arrivò inaspettata e inizialmente Katherine non seppe cosa rispondere. Poi trovò il coraggio e quasi urlò: “Come puoi chiedermi una cosa del genere? Sai benissimo cosa ho dovuto passare quando mi sono trasferita qui ed ora tu mi chiedi di lasciare tutto per seguirti? La mia nuova casa, la mia famiglia, la mia migliore amica, tutto ciò che ora mi è famigliare, per andare in un nuovo Stato al di là dell’oceano?”
La ragazza abbassò gli occhi per non incrociare quelli di lui: sapeva che se le loro pupille si fossero sfiorate avrebbe ceduto e l’avrebbe seguito.
“E tu non pensi alla mia carriera? Non sono mai andato via da qui perché c’eri tu ad aspettarmi e ora…” ribatté il ragazzo furioso.
“Ed ora cosa? Non è cambiato nulla: io sono ancora qui ad aspettarti, Bill e ti aspetterò sempre! E poi, certo che penso alla tua carriera, d’altronde l’ho sempre fatto o mi sbaglio? Tu invece non pensi a me, alla scuola? Ho la maturità quest’anno e non posso mollare tutto solo per un tuo stupido capriccio!” le lacrime non volevano smettere di sgorgare dai suoi occhi e la sua voce, ormai rauca, faceva fatica a pronunciare queste parole così terribilmente cattive.
“Un capriccio: è così che la pensi tu?” chiese il cantante deluso.
“A te non importa quello che penso, o almeno non più!” rispose la ragazza e si allontanò quasi correndo da lui. Bill la seguì, la raggiunse e la afferrò per un braccio: “Aspetta! Non volevo…”
Lo sguardo ferito di Katherine gli fece mollare immediatamente la presa. Le labbra della ragazza si mossero impercettibilmente a sussurrare un debole: “Mi dispiace!” e poi si allontanò a passo svelto.
Era così che si era conclusa la fase più importante della sua vita, il riepilogo di una splendida giornata finita in tragedia. Da allora Katherine non l’aveva mai più rivisto se non attraverso uno schermo. Ashley aveva passato giornate intere a cercare di consolarla, o perlomeno a cercare di alleviare un po’ quel dolore così forte che ormai era diventato anche suo. La bionda, come grave conseguenza di quanto accaduto, aveva completamente perso la fiducia in qualsiasi persona di sesso maschile che non fosse suo padre o Andreas, suo amico nonché migliore amico dei gemelli che però non aveva voluto seguire la band in Italia.
Lui, semplice ragazzo normale, aveva avuto la straordinaria capacità di starle accanto in silenzio e di distrarla in giorni particolarmente tristi, come era appunto quello.  
Con gli occhi offuscati dalla lacrime, Katherine alzò lo sguardo verso Ashley e aprì delicatamente il pugno: una piccola collanina d’argento con un ciondolo a forma di B ricoperto di minuscoli strass fece capolino fra le sue dita. Era l’unica cosa a ricordarle che lui c’era stato davvero. Se l’erano scambiata quello stesso pomeriggio in cui avevano deciso di separarsi per sempre: lui aveva una K, iniziale appunto del suo nome. “Non ho mai smesso di amarlo, Ash! Se potessi prendere un volo per l’Italia in questo preciso istante sai che non esiterei un attimo, ma sono troppo testarda anche solo per pensare di fare una cosa del genere! E comunque è troppo tardi…” un sorrisetto amaro si dipinse sul suo volto perfetto.                   
Ashley scosse violentemente la testa, ricordandosi di una notizia letta qualche giorno prima su un giornalino di gossip: “Non è affatto troppo tardi! I Tokio Hotel si trovano a Los Angeles per un concerto di beneficenza esattamente questa sera!”
Il cuore di Katherine cominciò a battere all’impazzata: non poteva credere alle sue orecchie! Perché l’amica non le aveva detto nulla fino a quel momento?
Si avvicinò allo specchio e mise la collana.
“Grazie Ash! Ora devo andare!” e senza nessun’altra spiegazione su cosa aveva intenzione di fare prese la borsa e quasi corse fuori dalla stanza.
Il sole sembrava una palla infuocata che infiammava il cielo, tinto di ogni sfumatura possibile di rosso e arancione: il suo colore preferito! – pensò Katherine, mentre fermava un taxi per recarsi al negozio di abbigliamento dove Andreas lavorava. Lo trovò già fuori ad aspettarla, elegantissimo nei suoi pantaloni scuri e nella camicia stretta che aderiva perfettamente al suo corpo tonico. Aveva una rosa rossa in mano e un sorriso gli increspò le labbra quando la ragazza arrivò di fronte a lui. Porgendole il fiore le disse: “Sei una delle ragazze più belle che abbia mai visto!” e le scoccò un bacio sulla guancia.
“Grazie Andreas! Sai sempre come farmi sorridere!” rispose lei annusando la rosa.
“In questi giorni più che in altri! Forza andiamo a cena, che ti devo anche fare una domanda…” propose il ragazzo piuttosto evasivo e visibilmente agitato.
“Certo, anche io ti devo chiedere un favore!” disse Katherine ripensando alle parole dell’amica.
“Tutto quello che vuoi, ma solo quando avremo le gambe sotto il tavolo!” esclamò sorridendo e alzando la mano per fermare un taxi.
Pochi minuti dopo erano entrati in uno dei ristoranti più rinomati della città californiana. Katherine non capì il misterioso motivo di tanto lusso e formalità (Andreas aveva sempre preferito fast food e tavole calde a locali alla moda!), fino a quando: “Kate, mi sono innamorato di te. Vuoi diventare la mia ragazza?”
La bionda alzò subito lo sguardo verso il viso del ragazzo e istintivamente strinse nel pugno il piccolo ciondolo che portava al collo. La tentazione di vivere una vita ‘normale’, accanto ad un ragazzo ‘normale’, era più forte di quello che immaginava. Lei voleva davvero bene ad Andreas e le era grata per esserle stato accanto e averla confortata nei momenti in cui credeva di morire, ma era disposta a lasciar andare per sempre il ragazzo che amava veramente per stare con lui? Una lacrima le scese lungo la guancia, sbavando appena il trucco perfetto. Un dolore forte al petto e la consapevolezza di dover spezzare un cuore, di sentire lo stesso rumore sordo che aveva udito esattamente dentro di lei qualche mese prima. La risposta era NO, non sarebbe mai stata pronta, né adesso né mai, ad amare e ad essere amata da qualcun altro che non fosse Bill. E di questo ne era perfettamente cosciente: “Mi dispiace, ma io non ti amo Andreas. Tu per me sei come un fratello e non riesco a pensarti in qualche altro modo per il momento. Scusami.”
La ragazza non riusciva a guardarlo negli occhi, non aveva nemmeno il coraggio di respirare per paura di deluderlo ancora di più, fino a quando lui si decise a parlare di nuovo: “È per lui non è vero? Tu non hai mai smesso di amarlo!”
Katherine acconsentì in silenzio e lasciò cadere il braccio di nuovo lungo i fianchi: “Stasera la band ha fatto un concerto di beneficienza in città e…”
Vedendo che Andreas annuiva, la ragazza quasi urlò con voce ferita: “Tu lo sapevi e non mi hai detto niente? Ma come hai potuto tenermi nascosta una cosa del genere?”
“Certo che lo sapevo! Tom me l’ha detto al telefono l’altro giorno e oggi pomeriggio ho visto i gemelli!” rispose freddo e distaccato.
“Cosa? Non ci posso credere!” la voce delusa della bionda riecheggiava nel ristorante quasi completamente deserto.
Andreas scavalcò il tavolo e afferrò Katherine per un braccio, costringendola così ad alzare lo sguardo fino ad incrociare i suoi occhi: “Ma come puoi amare ancora quello stronzo, Kate? Lui se n’è andato, ti ha lasciata qui da sola, mentre se la spassava dall’altra parte dell’oceano! Lascialo perdere e pensa a me, che ti sono stato vicino per tutto questo tempo senza mai chiederti nulla in cambio!”
La ragazza gli mollò uno schiaffo in pieno viso, prima di esclamare risentita: “Lo stai facendo adesso! Lasciami subito!”
Andreas liberò il braccio dalla sua presa ferrea e le permise di allontanarsi, ma gridò abbastanza perché lei riuscisse a sentire: “Hanno un volo fra mezz’ora per Milano. Buona fortuna!” e si sedette nuovamente al tavolo, pronto per ordinare senza di lei.
Katherine salì di corsa su un taxi e si fece portare direttamente all’aeroporto. Appena saputo il numero del terminal, si diresse correndo verso la zona indicata senza badare minimamente ai piedi doloranti e al braccio che le bruciava.
Vide una figura alta, con lunghi capelli scuri acconciati all’insù, seguita da altri tre ragazzi dall’aria piuttosto strana che stavano porgendo i documenti ad un’hostess.
“Aspettate! Bill, aspetta!” urlò Katherine con tutto il fiato che aveva in gola.
Il cantante si girò verso di lei e lo stesso fece il resto della band. Bill gli si avvicinò, il viso rifletteva un’immagine di speranza e di amore. “Kate, che ci fai qui?”
“Ti amo, Bill! Non ho mai smesso di farlo e mai smetterò. Se serve lasciare tutto un’altra volta per seguirti in Italia, sappi che sono disposta a farlo. L’unica cosa che non ti permetterò mai è di prendere quel maledetto aereo senza di me!” rispose sorridendo e piangendo contemporaneamente.
Sperava che non fosse troppo tardi per salvare la sua vita. E forse qualcuno aveva ascoltato le sue preghiere.
“Cosa? Ma tu non ti eri messa con Andreas da più di un mese? Non ti avrà mica lasciato per quella collana che porti al collo?” domandò Bill confuso. Indicava quello stesso ciondolo che portava contemporaneamente il nome del ragazzo che amava e quello del suo cantante preferito.
“A dire la verità io non sto insieme a nessuno e non ho mai baciato nessuno che non sia tu. Andreas mi ha chiesto esattamente un quarto d’ora fa di diventare la sua ragazza…” lasciò volutamente la frase in sospeso.
“Ma che stronzo! E tu cosa gli hai risposto?”
“Ovviamente gli ho detto di no, altrimenti non sarei qui. E devi vedere come si è arrabbiato!” la sua voce ricordava con un misto di paura e di divertimento la scena avvenuta poco prima al ristorante.
“Arrabbiato?” ripeté il cantante fissando per un interminabile istante il suo braccio arrossato.
“Già, perché ha capito che questo non gli appartiene, né gli apparterrà mai! Me l’hai rubato tu e te lo sei portato in Italia con te, non me l’hai mai restituito!” spiegò Katherine con la mano appoggiata sul suo cuore.
“Anche io non ho mai smesso di amarti, Kate!” gli occhi del cantante brillavano mentre estraeva da sotto la t-shirt arancione il piccolo ciondolo con l’iniziale del nome della bionda.
Katherine gli gettò le braccia al collo e le loro labbra si unirono, dopo tanto tempo, in un bacio profondo e passionale. Quando si staccarono, si lasciarono andare in un lungo abbraccio e lei gli sussurrò dolcemente all’orecchio: “Te l’avevo detto che sarei rimasta ad aspettarti. Per sempre.”
  
  
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