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Autore: Limniade    23/03/2006    1 recensioni
Avevo una vita tranquilla, un po' monotona delle volte, ma non mi potevo lamentare troppo.
"Ricordati, c'è chi sta peggio di te" mi diceva sempre mia nonna.
"Certo, ma non posso sempre pensare ai bambini del Burundi! Se un ragazzo mi molla voglio essere triste, disperarmi e affogare i dispiaceri nel cibo" le rispondevo ogni volta che attaccava con questa frase.
Le mie preoccupazioni erano di questo stampo, fino a che, in due giorni, la mia vita si è stravolta: l'incontro con un uomo incredibile mi ha spedito sulla nuvoletta della felictà e la telefonata di Jeremy mi ha fatto prendere l'ascensore diretto per un mondo che avrei preferito tanto continuare ad ignorare.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci han concesso solo una vita:
soddisfatti o no qua non rimborsano mai
e calendari a chiederci se
stiamo prendendo abbastanza
se per ogni sbaglio avessi mille lire
che vecchiaia che passerei.
(Ligabue – Non è tempo per noi)

Questa è la serata giusta. Non posso sbagliarmi.
L’atmosfera è perfetta: il tavolo è apparecchiato con il servizio completo di piatti, posate e bicchieri che mi è stato regalato da non so quale parente il giorno in cui mi sono trasferita nel nuovo appartamento, e che non ho mai avuto l’occasione di utilizzare; posati sui piatti ci sono i tovaglioli, che avrebbero dovuto assomigliare a dei ventagli, ma che invece sembrano solo spiegazzati… bisogna apprezzare lo sforzo; l’unica luce nella sala proviene dalle due candele poste sul tavolo in modo che la fiamma illumini i miei occhi; ho messo di sottofondo gli Incubus, che non saranno il gruppo più romantico al mondo, ma sanno il fatto loro, e dalla cucina proviene un profumino davvero invitante.
Io mi sento splendida.
Solitamente mi guardo allo specchio e mi faccio le smorfie, sperando che, muovendo i muscoli facciali, il risultato finale sia un tantino meglio, ma in questo modo tende solo a peggiorare; però ci sono quelle rare volte in cui la me stessa riflessa mi sorride e mi dice che sono uno schianto (o forse che sono pazza, credo parli un’altra lingua e non sempre la capisco, per cui interpreto), peccato che siano molto meno di quanto vorrei. Ho passato l’intera giornata a dedicarmi al mio corpo: massaggio rilassante, crema di bellezza, depilazione completa, bagno nei fanghi, praticamente ho speso lo stipendio di un mese dall’estetista. Indosso un vestito classico nero che come unico scopo ha quello di essere sfilato dal mio corpo, e non di certo con le mie mani!
Manca solo una cosa, o per meglio dire, qualcuno: Alex.
Ci frequentiamo qualche mese, e anche se siamo già stati a letto non lo abbiamo mai fatto a casa mia, dove ci porto solo gli uomini con i quali c’è una speranza di una relazione seria. Per questo è una serata importate, perché oggi dichiaro al mondo che ho un ragazzo ed ho abbandonato la mia permanente condizione di single. Le mie amiche dicono che è troppo presto, ma tra noi due c’è una tale attrazione, un tale alchimia, che mi fa pensare che sia quello giusto.
L’appuntamento è per le ventuno, per cui non mi devo preoccupare che siano già passate da un quarto d’ora e lui non sia ancora arrivato, sarà rimasto bloccato nel traffico serale, come spesso accade a me. Però potrebbe anche chiamare per avvertire del suo ritardo, in modo da non farmi stare in pensiero. Alle ventuno e trenta incomincio a credere che gli sia successo qualcosa, forse un incidente d’auto… o mio Dio, magari è ferito e, nel delirio provocato dal dolore, sta chiamando il mio nome. Afferro il cellulare e compongo il suo numero con impazienza, peccato che mi risponda la segretaria telefonica. Dannazione! Alle ventidue sto camminando avanti e indietro per la sala immaginando i modi più cruenti in cui può essere stato ucciso, in quanto solo la morte avrebbe potuto impedirgli di venire stasera. Quando il pendolo batte le ventitre mi lascio cadere sul divano distrutta, mi tolgo i tacchi che mi stanno massacrando i piedi e appoggio questi ultimi sul tavolino davanti a me. A questo punto posso concludere che il bastardo non verrà. Non riesco a capire perché, i segnali erano quelli giusti, però, ora, mi incomincia a sorgere il dubbio che io abbia un manuale sbagliato per interpretarli.

Abbandonata sul divano in una posizione non certo molto femminile, incomincio a sentire il mio stomaco borbottare, ricordandomi che non mangio nulla dalla mattina. Vado in cucina dove la cenetta che ho preparato si è ormai raffreddata, il che mi causa un altro attacco di bile verso Alex: mi ero impegnata tanto a prepararla… ad essere sinceri mi ero impegnata tanto ad ordinarla alla rosticceria sotto casa, ma questo è un segreto che mi porterò nella tomba.
Mentre mi sto ingozzando di pennette al salmone, mi arriva un messaggio sul cellulare. Con un misto di ansia e paura guardo chi è il mettente, ma rimango delusa nel leggere il nome di Jess, la mia migliore amica dai tempi del liceo. Mi chiede come stanno andando le cose con il mio Adone, intende Alex. In questo momento non ho proprio voglia di raccontarle il mio ennesimo fallimento sentimentale, per cui non le rispondo.
L’unica cosa che voglio fare è mettermi il mio pigiama giallo di Titti, mangiarmi l’intera vaschetta di gelato al fiordilatte che c’è nel frizzer ed andare a letto crogiolandomi nella mia infelicità.
  
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