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Autore: Jazz Hyaenidae    21/07/2011    0 recensioni
Aggiornata sino al quindicesimo capitolo. [Siamo arrivati al delirio della storia. Le città finalmente in fiamme; scontri, violenza, la calma riappacificatrice che contrassegna le ore prima di una guerriglia. La Linea Gotica vuol richiamare l'enfasi disperata del periodo Nazifascista che come sappiamo sprofondò in una disfatta drammatica per i tedeschi e anche per il popolo italiano che ne usciva sì liberato ma al contempo sconfitto. ] È la storia avvincente di due giovani amici Heléna e Ludovich nel bel mezzo di una rivoluzione sovietica ambientata nel XXI secolo. Partecipi come killers mercenari ingaggiati dalla Maskhadov, un'associazione di stampo terrorista, si troveranno a disertare la causa sovietica. Se vi piace il sangue, la collera spietata o l'amore senza vincoli di ogni sorta questo è il racconto che fa per voi.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Balaclava

CAPITOLO  VIII

"Balaclava"


Viviamo in tempi oscuri e se non fossimo tanto ingannati dalle luci  abbacinanti di queste grandi metropoli  moderne, ci accorgeremmo di quanto è lontana quella idea di accettazione della diversità fra gli uomini.
In nome della cultura o talvolta in nome della pace abbiamo potuto credere che le cose potessero cambiare, che per lo meno gli sforzi dei nostri precedessori  non siano stati  vani.
Il ventunesimo secolo si è presentato con la sua faccia più aberrante, ci ha lasciati smarriti nelle nostre coscienze.  Quindi eccoci qui ad elemosinare risposte che forse abbiamo già, che semplicemente  non sappiamo accettare. Non sto parlando della fine del mondo, né della fine dell'uomo, poiché l'uomo è sempre più ratto che si nutre di piccoli topi. L'uomo è un misero essere che non è in grado di salvaguardare sé stesso dalla propria brama di potere. Ed ecco ora che il suo potere lo divora, il potere è una pianta carnivora che vive  nel suo giardino.   

Nel canale di Otranto, a soli ottanta chilometri da Valona, sorgeva un piccolo porto. Uno scenario lugubre di una mattina di agosto; l'orizzonte pareva essersi cancellato del tutto, si nascondeva  in un tutt'uno dietro  la foschia, scarsa era la visibilità. Due uomini si incamminavano lungo la schiera di barche; il primo era un giovane con indosso una giacca inglese tutta sgualcita e rattoppata, il secondo era un uomo sulla cinquantina, barbuto e più che vestito male era vestito da sera, con dei pantaloni scuri ed una maglietta aderente la quale non lasciava alcun dubbio per quanto fosse chiaro non la cambiasse da giorni. Il tale aveva curato i primi sbarchi albanesi del '92, era solito nel trattare con assassini, evasori, esiliati, latitanti di ogni paese dell'Ex Iugoslavia.  Per loro sfortuna tra la nebbia  passò una volante. I due si consultarono un attimo prima di assumere atteggiamenti poco consoni all'ordine di due civili. La volante si fermò. I due decisero di continuare a camminare facendo finta di niente, entrambi con le mani in tasca, quando dalla volante un finanziere li fermò:-Altolà! Documenti prego! .   
-Questo bastardo...-
Disse quello più vecchio. -Se fa storie giuro che gli sparo in fronte.  
-Calmo Tito, lascia parlare me.-
Disse il giovane.  
Il finanziere si avvicinò. 
-Buongiorno.- Lo salutò il giovane, ma il finanziere non rispose, voleva i documenti e dopo essersi guardati in faccia cacciarono le rispettive carte d'identità con i rispettivi permessi di soggiorno. 
-Ahah bosniaci... e cosa ci fate qui?- Domandò il finanziere.  
-Siamo qui per affari, io e il mio socio stiamo per compare un peschereccio qui in porto...- 
Il finanziere si assicurò che i documenti fossero in ordine,  li chiuse e fece un respiro profondo senza guardarli in faccia. 
-Sapete che devo portarvi con me per un controllo?
-In base a quale procedura mi scusi? I nostri documenti sono in regola.- Rispose Tito assottigliando gli occhi. 
-Abbiamo degli ordini ben precisi in seguito a delle segnalazioni ricevute questa notte.
-Deve esserci un errore... - Disse preoccupato il giovane mentre il finanziere lo strattonava cercando di condurlo via di lì. Intanto un secondo finanziere scendeva dall'auto. Si strattonarono ancora una volta, poi Tito gettò le braccia sul petto del finanziere che tratteneva il giovane e quello cadde con tutto il giovane sopra. Quando il secondo finanziere Gli giunse vicino aveva il manganello ben sollevato e lo caricò di forza sul volto del cinquantenne: andò al suolo con il volto ricoperto di sangue. Il giovane si alzò quasi subito e rifilò un calcio nello stomaco al finanziere che stava ancora a terra, schivò l'arrivo del manganello  e rispose con un gancio destro. Il finanziere recepì il colpo restando in piedi, caricò nuovamente il manganello e questa volta colpì il braccio  del ragazzo che non seppe come pararsi e rimase fermo sorpreso dall'improvviso dolore, l'altro finanziere si alzò di scatto ringhiando e lo aggrappò quasi come in una mossa di rugby. Il giovane venne messo con la faccia contro il pavimento e più volte la fronte gli venne pressata contro il ruvido asfalto quasi a volercelo conficcare lì. 
-Sono terroristi questi bastardi.- Disse uno di loro. -Siede diretti in Albania vero?
A quel punto arrivò un'auto blu sgommando. Scese dall'auto un tizio ed era solo, nessun altro alle sue spalle.  Il tizio tolse di mano il manganello al finanziere sbarrandogli davanti agli occhi un distintivo. 
- Dovete lasciare all'istante questi uomini e sparire dalla mia vista prima che io contatti i vostri superiori...all'istante
Il finanziere privato del manganello provò a districarsi al meglio. 
-Abbiamo fermato questi uomini in quanto abbiamo l'ordine tassativo di fermare ogni slavo che si aggiri a piedi o in auto.  Non spetta a lei ispettore Bianchi, rilasciare queste persone, devono sottoporsi ad un controllo in caserma. 
-Forse non avete capito bene una cosa qui,  siete voi che state dando una mano a noi della  Polizia, non è la polizia che si immischia nei vostri affari, quindi ora fatemi la cortesia di togliervi dal cazzo, perché la Polizia ora è arrivata... mi pare di aver già visto abbastanza qui eh... o vogliamo riferire ai superiori che usate i manganelli contro gente indifesa e disarmata?
-Hanno opposto resistenza ispettore! - Provò a ribattere  il finanziere.
... non mi pare di aver chiesto il tuo punto di vista. Non credo neanche che conti il parere di un finanziere su quello di un ispettore di Polizia o forse mi sbaglio?  Ho detto di andarvene... FORZA CAZZO!!! VIA!!  

Il tizio che si presentava in pantaloncini bianchi e scarpe da tennis, non avrà avuto più di trent'anni ed urlava furiosamente come se fosse stato disposto a tutto qualora non l'avessero ascoltato. Ma era conosciuto e temuto nella zona, così che i due finanzieri si rimasero in macchina e molto lentamente lasciarono la zona.  
-Alexander Ludovich...ti fai chiamare così ora non è vero?
-Già ispettore,mi chiamano proprio così.  E' da molto che non ci si vede io e te vero
- A quanto pare arrivo al momento giusto. - Rispose l'ispettore Bianchi, quando poi ancora prendeva respiro da quelle urla, era fermo e manteneva il busto eretto con le gambe divaricate come se avesse picchiato qualcuno. Era castano, occhi chiari, un uomo di bell'aspetto e dal fisico atletico. Il fatto che girava in pantaloncini e scarpette da tennis di primo mattino non esclude che non sarebbe arrivato a fine giornata con quella freschezza con la quale si presentava al momento.  Era solito nel perdersi nel suo lavoro. Ludovich lo conosceva bene.
-Cosa diavolo ci fai qui Cosma?- Chiese Ludovich.  
-Ho saputo che Ivanovich è stato incastrato in Albania, fatto prigioniero nella prigione di Tirana.  Era prevedibile che incaricassero te per liberarlo. -Continuò l'affascinante ispettore. - Dovevo aspettarmi che non sei ancora in grado di coprirti le spalle come si deve.-Aggiunse.
-Mettila come ti pare, noi gli avremmo pestati a sangue quelli. - Alzò lo sguardo verso la direzione opposta Ludovich, in segno di non curanza nei confronti dell'ispettore.
-Sì certo come no, uno smilzo ed un panzone  alcolista che non sa neanche alzarsi da terra... avreste sicuramente battuto due finanzieri smaniosi  di pestare a sangue due slavi. A proposito... cos'è questa storia che hai la cittadinanza bosniaca ora? 
-Secondo te dovrei andare in giro  ancora con i miei vecchi documenti? Connetti il cervello e fatti più furbo sbirro...   spacciarmi per slavo mi dà più vantaggi nel mio lavoro. 
-Ma guardalo... questo farabutto... hai il coraggio anche di chiamarlo lavoro questo!?
-Non ricominciare Cosma... stavamo andando al bar a prenderci qualcosa, vieni con noi?- Ammiccò per sfottere  ed assunse anche  una certa aria da sfida che infastidiva non poco l'ispettore Bianchi. -Andate... andate pure.... tanto verrà anche il vostro giorno, è solo una questione di tempo.  

Tito affrettava il passo per andarsene verso il locale, quei due non li capiva. Conosceva anche lui, il famoso ispettore Cosimo Bianchi, se non altro per fama, e nutriva un sentimento del tutto contrario alla simpatia nei suoi confronti. Quando Ludovich si allontanò dall'ispettore, Tito gli chiese subito:
-Perché inviti quel poliziotto a bere con noi? Sei forse impazzito?
-Lascia stare Tito, lui non è un vero poliziotto... o meglio... è uno di quei poliziotti falliti che non riuscirà mai a prendermi.- Ludovich affrettò il passo toccandosi la mascella come se fosse stato colpito in faccia da un pugno, ma pugni non ne aveva presi, era solo quell'aria da duro che si impossessava di lui. Era la presa di  coscienza dopo un combattimento
 -No, Tito... lui non mi arresterà mai
- Ma chi ti  pensi di essere tu? Diabolic, Arsenio Lupen? Rischi troppo a parlare con quel tipo. E poi , non vuoi mai dirmi nulla... e allora tenitele per te le cose, non rendermi partecipe...
-Ma no Tito caro, io ho imparato tutto da te, solo che ora non siamo nella posizione di parlarne apertamente su certe cose. 
-Sei in rapporti con la Polizia?Vuoi tradire Bota? - Chiese Tito asciugandosi del sudore dalla fronte mentre i due salivano qualche gradino.  
-Bota, dopo tutto, è un buon capo, non ci ha fatto mancare nulla sino ad oggi...no, non credo potrei mai tradire Bota.- Disse Ludovich chinando il capo, quasi si stesse sentendo in colpa.
-.... ma se non è Bota il problema qual è? La Mahskadov? Non ti piacciono i loro metodi vero? Eh lo so... sono loro allora...
-Tito non pronunciarti così dinanzi a nessuno, sai che ci aspetterebbe una brutta fine ad entrambi dovessero solo sospettare che io non sia d'accordo con i loro piani.
-E cosa hai intenzione di fare?-  Chiese Tito preoccupato. 
-Proprio un bel niente, ho intenzione di svolgere il mio lavoro e basta....- Lo rassicurò il giovane, ma nel suo atteggiamento vi erano troppe cose che non andavano. Era chiaro quel  manifestarsi del dissenso, troppo palese e allo stesso tempo pericoloso.  Alexander Ludovich si sentiva appeso ad un filo sul punto di spezzarsi da troppo, veramente  troppo tempo.

Nel  piccolo locale del porto entrò prima Ludovich, seguito qualche istante dopo da Tito. Seduto ad un tavolo li attendeva  un pescatore anziano, aveva in volto un berretto sbiadito con la visiera rivolta verso il basso, quasi e non voler mostrare il proprio sguardo.
-Alexander Ludovich...- Disse il pescatore.
-Sei tu Giacomo?- Chiese il giovane.
-Non vedo nessun altro qui a parte me, te e il buon Tito.- Parlava molto lentamente, delle volte sistemandosi la dentiera. -Tito.-Disse Ludovich.-Controlla che non vi sia nessuno in cucina e vieni a sederti qui con noi.
-Allora Alexander.... con quanti uomini saremo di ritorno?
-Con te incluso saremo in dieci.
-Il mio peschereccio ne trasporta massimo sei.
-Mi aveva detto Tito che era abbastanza grande come barca.- Rispose con tono autorevole il giovane.
-E' grande ma ha non ha un  motore abbastanza potente sotto,se il carico supera un tot di tonnellate rischio di rompere il motore. Non posso correre certi rischi caro ragazzo...- Affermò il pescatore che intanto mandava giù un bicchiere di brandy, ma il ragazzo non stava a sentirlo troppo:
-Facciamo otto più qualche ferro pesante.


Intanto si sedette anche Tito, l'uomo intervenne anche lui nel discorso:
-Giacomo di cosa ti preoccupi? Se saremo tutti sani e salvi al ritorno avrai così tanto denaro da startene fermo per due o tre anni. Ludovich malgrado l'età sa alla perfezione quello che fa.
-Sarà anche come dici tu Tito, ma otto persone il mio peschereccio non le regge, soprattutto di notte quando il mare è più agitato
.- Provò a tirare la ragione dalla sua il pescatore che diventava preoccupato ad ogni suo sorso di brandy.
-Possiamo anticipare il ritorno di qualche ora e viaggiare con qualche ora di sole in più. Partire alle sette di sera magari.- Disse Ludovich mentre si tolse la giacca sotto la quale aveva una revolver Smith and Wasson. Giacomo se ne accorse subito e iniziò a sudar freddo e a parlare più agitato di prima.
-Parli di anticipare quando poi non sai neanche se ti andrà bene laggiù... non ho mai visto gente partire da casa con delle armi come le vostre e tornare indenni dai conflitti a fuoco.
-Più che altro...-Aggiunse Tito al discorso del pescatore...-Tu non hai mai visto gente partire con delle armi da questo porticciolo del cavolo.Sei un contrabbandiere cagasotto e questo lo abbiamo capito, ma dimmi un po'... diecimila euro non bastano per far contenta la tua mogliettina e le tue belle figliole... fallo per loro no?
-Mia moglie ha gli incubi tutte le notti... nel sonno quasi ogni notte mi vede morire in mare, è quella la sua disperazione. Come potrei farla contenta in una cosa del genere?
Ludovich sbuffò per una serie di secondi, si alzò dal tavolo e cercò di vedere oltre la foschia.... non si vedeva null'altro che qualche barca ondeggiare accanto a qualche boa; il mare non lo si poteva vedere in quel giorno cimiteriale, era questo a preoccupare tutti.
-Fa troppo caldo per poter ragionare...-Esclamò Tito. - Non vedi nessuno lì fuori Alexander?Dovrebbe arrivare a momenti.
In quel preciso momento passarono nelle vicinanze dei fari blu; probabilmente la finanza costiera che non era neanche visibile dalla postazione del bar.
-Nessuno Tito, e spero che Cosma mi tenga buona la sbirraglia almeno per un altro po'. Quanto tempo ci mettono ad arrivare questi tuoi mercenari?
-Ah vero, con Bota eravamo rimasti che ne avrebbe mandati due ma all'ultimo siamo riusciti a trovarne solo uno.
-Chi è questo, lo conosco?
-Non credo, anche se ha già lavorato per Bota, proviene dagli Stati Uniti, un ex soldato dell'esercito... forse è meglio che te lo dica prima che tu...-
La potrà si aprì di colpo; Ludovich posto proprio dietro la bloccò a metà. Continuò a spingere ed  a opporsi con tutto il corpo.
-Ei cazzo, ma è modo di trattare così un cliente assetato??
-Il circolo è chiuso bellezza, apriamo alle nove!- Rispose schietto Ludovich pressandole ancora di più la porta sopra.
-Figlio di puttana fammi passare o giuro che ti becchi una pallottola nel cranio!- Ludovich la lasciò passare e la guardò attentamente. La tizia si guardò un braccio per controllare se avesse riportato dei lividi. 
-Io ti faccio fuori se mi hai lasciato anche solo un cazzo di graffio... -
-Ma come siamo nervosi di primo mattino... Helèna....- La salutò Tito alzandosi dal tavolo.
Helèna digrignava ancora i suoi denti contro Ludovich, lui passò dietro al bancone ed aprì una bottiglia di rum qualsiasi. Ne versò un bicchiere e tracannò prima di parlare.
-Non facciamo scherzi ok? Dimmi che non è come penso Tito.
-Alexander tu sarai anche bravo nel tuo mestiere, ma se permetti Bota ha più esperienza di te nel selezionare la gente..
Helèna aguzzò bene le orecchie.
-Tito lei è una ragazza... tra l'altro più giovane di me, diventiamo seri ok? Dimmi che è uno scherzo, abbiamo ancora molte ore per trovarne uno bravo... 
Intervenne Helèna:
-Aspetta un attimo... non sarai mica tu Alxander Ludovich?-  Chiese Helèna.
-Certo che sono io....- Rispose quasi imbarazzato Ludovich.
-Ti facevo molto più alto e molto più grosso dalle descrizioni che mi sono giunte...
-Esagerano sempre...-
Sorrise il ragazzo staccandosi totalmente dalla seccatura di qualche istante prima. La  ragazza acquisiva sempre di più un volto deluso ed amareggiato. 
-Dico sul serio... ti facevo un omone alto e muscoloso e con un handicap alla mano destra... che devo dire non noto.Nessun uomo alto, nessun handicap da riportare come segno particolare.
Qui Tito si mise a ridere dicendo:
-Io adoro la storia dell'handicap di Ludovich.- E Tito faceva riferimento sicuramente alla stranezza che conservava la storia. 
-Dicono che eri un pianista prima...che hai dovuto smettere in seguito ad una ferita causata da una pistola.- Continuò a battere sul discorso Helèna. 
-Girano molte voci su di me... non so chi le metta in giro...-Guardò male Tito- ma la maggior parte di quelle voci sono fatte per confondere il nemico.
-Quindi eri o non eri un pianista?- Si impuntò Helèna. 
-Questo che importanza ha?- Sborbottò Ludovich tornando nuovamente serio. 
-Ha importanza invece...- Volle spiegare meglio Tito...- Ha importanza per questa ragazza ad esempio, sicuramente anche lei si domanderà se sei la vera macchina di morte che tutti descrivono. 
-Io svolgo bene il mio lavoro attuale...-Disse Ludovich.-Questo è quanto si ha da sapere.
-Ok caro mio, non entreremo più nelle tue faccende personali.- Portò le mani avanti Tito in segno di arrendevolezza, poi parlò nuovamente del lavoro.-Secondo le indicazioni di Bota questa ragazza vale due uomini e noi non possiamo discutere le scelte di Bota caro Alxander, lo sai meglio di me. 
Ludovich mise a posto la bottiglia e si avvicinò nuovamente alla ragazza.  
-Hai mai viaggiato su di un peschereccio? 
-No...- Rispose la ragazza. 
Ludovich strizzò gli occhi disapprovando. 
-Sai qual'è la missione da portare a termine?
-Liberare dalla prigione di Tirana, un'ora di tratto navale da qui e mezz'ora di macchina da Valona,  un certo Ivanovich... un pezzo grosso dell'organizzazione Mahskadov giusto?
-Un pezzo molto grosso della Mahskadov, se dovessimo fallire sarà meglio annegare assieme al peschereccio. Ivanovich è stato catturato in seguito ad un incontro con l'attuale  leader del G99, un movimento di giovani di estrema sinistra; a quanto pare vi è stata un'imboscata da parte della polizia albanese e non sappiamo ancora quanto il G99 possa esserne  complice
-Gran bella fregatura...-disse Helèna un po' scettica.  
-Ci daranno una mano alcuni uomini di Ivanovich scampati alla retata. 
-Ho sentito parlar molto bene degli uomini di Ivanovich.- Disse Helèna.
-Dipende da quale punto di vista... nel nostro lavoro non sbagliano mai, o quasi... sono spietati, molto forti e non guardano in faccia nessuno. Portano a termine ogni missione, per questo sicuramente ne avrai sentito parlar molto bene nel nostro ambito. 
-E allora a quale altro punto di vista dovrei riferirmi Ludovich Alxander?
-Sotto il profilo umano...sono degli uomini di merda, venderebbero la propria madre per poche centina di dollari.  
Poi il discorso dei due venne spezzato da Giacomo che aveva ascoltato tutto non togliendosi la preoccupazione dal suo volto. 
-Quindi ricapitolando... saremo quattro all'andata e se ne aggiungeranno altri quattro al ritorno?
-Precisamente...-
Rispose Tito. 
-Porteremo Ivanovich e tre dei suoi uomini con noi.- Giacomo a quel punto si alzò a uscì dal locale.  

Quando erano le 20.32 di sera, giù al porto non c'era anima viva. Il cielo era pieno di stelle quella sera, i turisti popolavano la zona poco distante che poteva notarsi tramite i fari puntati dall'acqua in direzione del castello. Non c'erano volanti a sorvegliare e quello non era un segnale positivo per il ritorno, Ludovich lo teneva in conto. Contrariamente a quello che la sua età e il suo aspetto trasandato portavano  a pensare era un abile calcolatore di ogni evenienza, c'erano ovvie ragioni se  quel mare calmo incuteva una certa paura. Somebody Else Is Taking My Place di Peggy Lee suonava da un'auto radio.
-
Tito... dacci un taglio con sta musica...- Disse Ludovich.
-
Rilassati Alexander, arriverà a momenti...- Provò a rasserenare il compagno il buon Tito  che scese dalla sua vettura con in bocca uno stuzzicadenti.  Era presente anche la nuova recluta Helèna, che seduta su uno scoglio fissava un punto qualsiasi del mare.   Da lontano si udì qualcosa simile ad un ronzio d'ape, avvicinarsi sempre di più. Dopo un minuto Giacomo arrivò con un vecchio motorino sfracellandosi sull'asfalto.
I tre lo guardarono un bel po' perplessi.  
-
Non è colpa mia, è stata mia moglie a mettersi di mezzo... non voleva che io venissi, mi ha tolto anche l'auto, così ho preso il motorino.- Rialzò il vecchio catorcio con disinvoltura e lo parcheggiò in un angolo; Ludovich si mise le mano tra i capelli disapprovando del tutto.  
Nel giro di pochi minuti la barca fu pronta per partire.
-
E'  un Mitsubishi cinquecento cavalli, sei cilindri, a quattro tempi...- Disse Giacomo con una certa soddisfazione.
-
Pensi che io ne capisca qualcosa di barche Giacomo? Per me deve portarci solo a destinazione...e farci fuggire qualora incontrassimo dei carramba. Ti è chiaro? - Interloquì Ludovich accendendosi una sigaretta.
-
Sono stato su pescherecci con motori molto più veloci... e con cannoni impiantati sopra... mettiti bene in testa una cosa Ludovich, è impossibile che esista sul mercato una barca in grado di sfuggire ai motoscafi della Guardia Costiera o della Finanza. -  Volle dire anche la sua l'esperto Tito.
-
Infatti per prevenire ogni male... ci ho pensato io.- Esclamò Helèna tirando fuori da un sacco a pelo, un bazooka spagnolo.
-
Adesso iniziamo a ragionare.- Sorrise Ludovich e fu un sorriso di piena intesa con quella ragazza che era stata zitta per ore. 
-
Come mitraglia ti va bene una MG.42 Ludovich?- Estrasse la mitragliatrice sempre dal sacco nero che sembra non aver fondo.
-Troppo pesante per me... ei, ma aspetta un po' ragazzina, come hai fatto ad avere tutte queste armi?
- Che vuoi che ti dica, ho derubato degli islamici prima che andassero a sbattere contro una cabina... è stata una vera fortuna guarda, se non fosse stata per quella DeLorean non ce l'avrei fatto a  teletrasportarmi sin qui.-  
propose con sarcasmo Helèna.  

La barca pian piano iniziò a muoversi. C'era qualcosa in quella ragazza che lo convinceva poco, era troppo giovane e non aveva ancora gravi ferite su quel corpo. Un soldato cinese dall'apparenza  così rude ed ostile, nulla c'entrava con quel  suo corpo non  troppo muscoloso. Helèna se avesse voluto avrebbe potuto intraprende la carriera di modella per le sue gambe perfette, per quelle spalle toniche e ben disegnate, il seno sodo e non troppo pronunciato. Non era troppo alta ma neanche una donna da considerarsi bassa per essere un'asiatico-americana. Si mise a scrutare un'altra volta il mare stando con i piedi in equilibrio sulla ferriata che delimitava la prua. Spalancò le braccia stendendo bene le dita con esse, prese un grosso respiro, racchiuse i pugni.





   
 
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