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Autore: Ashbear    21/07/2011    0 recensioni
Rinoa e Squall. Una storia per tutti coloro che non avrebbero mai voluto che la storia d'amore finisse. Nella buona e nella cattiva sorte, questa storia segue i primi quattro mesi della loro relazione. È il viaggio della scoperta, il viaggio che insegna.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DANCING IN TIME
scritto da Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly e Shu
~ Capitolo XVI: Tempo di Guerra ~

28 maggio

Abbassò lo sguardo sugli ordini stampati nell'intestazione della lettera ufficiale. Non poteva essere corretto. Doveva trattarsi di un equivoco o di un qualche genere di scherzo malvagio. Squall aprì la seconda cartellina, controllando per assicurarsi che il suo contenuto fosse identico alla prima. Lui, Zell, bambini... gita di un giorno e una notte? Improvvisamente tutto l'incubo di Artemisia cominciava a sembrare un po' più allettante. Osservò fuori dalla finestra il panorama di Trabia - ricoperto da un immenso lenzuolo di bianco. Aveva bisogno di una boccetta di aspirina, un po' d'acqua, e una scusa... Si poteva pensare che qualcuno avrebbe creduto che era gravemente allergico ai bambini?

Il Preside suonò l'interfono per richiedere una caraffa d'acqua alla sua assistente: pareva che il giovane comandante, riarso dalla sete, avesse un disperato bisogno di liquidi. La ragazza entrò, cercando di uscire più alla svelta possibile: Rinoa lavorava solo al livello amministrativo, e si sforzava di tenersi fuori dalle faccende ufficiali del Garden. Si sentiva ancor più a disagio quando c'era Squall nei paraggi - senza contare che loro tre erano ancora migliaia di chilometri lontani da Balamb. Posò due bicchieri di fronte ai due uomini, e poi prese una caraffa d'acqua ghiacciata dal cucinotto.

Il silenzio del comandante fu finalmente rotto, e senza preoccupazione per la presenza di Rinoa. "Sta... scherzando... vero?" balbettò la sua voce. "Non c'è nessun altro in questo Garden che sia in grado di gestire otto bambini di cinque anni per una notte?"

"Certo, ma l'unica esperienza che tu e Zell abbiate avuto è stata con matricole più grandi; voglio vedere come vi comportate con studenti più piccoli."

Squall squadrò il Preside con sospetto, dopo tutti i recenti avvenimenti. "Signore, con tutto il rispetto, ma devo chiederlo, questo è un altro dei suoi test?"

"No, questo è solo per divertimento," disse Cid con un tono da dato di fatto, mentre un sorriso si faceva strada sulle sue labbra.

Rinoa non riuscì a trattenersi dal ridacchiare per l'uscita ironica del Preside: c'era un che di alquanto spassoso nell'immaginare Squall e Zell a occuparsi di bambini di cinque anni -e di otto di loro, per giunta. Spostò lo sguardo dall'uomo mentre la risata proseguiva. Mise la caraffa sul tavolo e fece per andarsene; ma sentì una mano forte che le afferrava il polso e guardò verso il suo ragazzo, ricacciando indietro il riso.

"Che c'è di tanto divertente?" le chiese Squall incontrando i suoi occhi, a quanto pareva infastidito dalla causa della sua ilarità.

"Niente, assolutamente niente," aggiunse lei, mentre si copriva la bocca con la mano libera. "Sono sicura che sarà una gita molto 'istruttiva' per i bambini... quelli non dati in pasto al Gojusheel più vicino." L'ultima parte venne sussurrata.

"Sono contento che la pensi così, signorina Heartilly. Vista la riduzione dello staff utilizzabile, ho risolto con il comandante di Trabia che fossi tu il terzo membro di scorta per la gita."

"Io che cos-?"

"Sapevo che saresti stata entusiasta di dare una mano." Le porse una cartellina identica alle due che già aveva il comandante di Balamb.

"Ma signore, fa freddo fuori! C'è la neve!" protestò lei.

"E poi dicono che non sei perspicace," le rispose Squall facendole l'occhiolino.

"Tu stanne fuori," replicò lei strizzando gli occhi verso il suo ragazzo. Liberato il polso dalla sua presa, si piantò entrambe le mani sui fianchi. "Non so perché ma suppongo che vi stiate divertendo con questa cosa."

Squall fece apertamente un sorrisetto. "Ci puoi giurare."

"Signore." Rinoa si voltò verso Cid, pregando di potersi appellare al senso della diplomazia del Preside. "Io non ho ricevuto l'allenamento adatto che questa escursione richiederebbe. Zell Dincht e Squall Leonhart sono entrambi stati addestrati ai fondamenti della sopravvivenza nell'ambiente esterno; non credo che il fatto che si portino dietro un elemento senza esperienza si inserirebbe bene nel Programma del Garden. Mentre è vero che ho avuto la mia parte di istruzioni nell'ambito della difesa, quelle nozioni potrebbero essere applicate solo nelle peggiori delle ipotesi. Credo che le mie capacità siano più adeguate per la mia permanenza qui."

"Wow," esclamò Cid mentre si alzava dalla scrivania. "Ricordami quando torniamo a casa di vedere se ti posso piazzare nel corpo diplomatico. Ti ho quasi creduta. Ora, voi due, andate a fare le valigie, partite alle quattordici."

Squall si alzò in piedi, facendo il saluto al Preside, e poi si girò verso Rinoa a sussurrarle nell'orecchio "Porta un maglione, fa freddo fuori."

*~*~*~*~*

"Oh mio dio, di chi è stata questa brillante idea?" Zell guardò i bambini in fila nell'ingresso principale.

"Di Cid..." mugugnò il comandante a denti stretti. "Sono andato a una di queste robe giusto a marzo, con dei dodicenni... non è stato divertente. Senza contare che fuori ci ritroveremo in mezzo a una stupida tormenta."

"E come ha fatto Rinoa a finirci trascinata dentro di nuovo?"

"Credo sia concorso in commissione di reato. Ha detto che era per mancanza di staff utilizzabile... ma voglio dire, quand'è che il Preside avrebbe mandato un bidello o uno della mensa a un'escursione?"

"Allora è una specie di test per voi due?"

"Zell, tutto è una specie di test con quello lì."

"È come diceva la mamma... puoi portare un Chocobo davanti a una pozione, ma non puoi fargliela bere. Ma Squall, se ci fosse qualcuno che potesse far bere quell'uccello... sareste voi due."

Il comandante lo guardò, del tutto sconcertato. "Eh?" Poi si accorse tutto d'un tratto che forse non voleva saperlo. Sollevò subito la mano e l'agitò. "Lascia perdere, devo conservare un po' della mia sanità mentale per questo."

I due SeeD si diressero verso l'entrata principale, osservando con attenzione i loro giovani compagni di viaggio. Cid stava facendo agli studenti un riassunto degli eventi della serata e ripassava le regole di condotta di base. Arrivò Rinoa, trascinandosi sotto il peso dei suoi bagagli.

"Ma chi diavolo ha progettato questo posto?" boccheggiò mentre gettava a terra le sue cose. "E quanto è lontano dal campo?"

"Più o meno dieci chilometri..." rispose l'esperto di arti marziali.

"In salita," aggiunse Squall con una sfumatura ironica.

"Oltre un grosso fiume."

"...E ci sono da attraversare foreste spaventose."

"Haha - come siete divertenti, voi due," replicò Rinoa alzando gli occhi al cielo. "Basta, quando torniamo a Balamb chiedo un aumento."

Squall si girò a guardare la sua ragazza, scuotendo la testa. "Rinoa, hai intenzione di portare quel cappotto? Ghiaccerai là fuori."

"Squall" fece in risposta, un po' agitata. "Io sono di Deling, e lì non fa nemmeno mai lontanamente ghiaccio... piove sempre. Questo è il cappotto più caldo che ho."

"Torno subito," disse lui prima di dirigersi verso i dormitori.

Rinoa rimase a guardarlo mentre spariva lungo il corridoio, e a un certo punto si accorse che Zell la stava fissando mentre lei fissava Squall. Si girò con un sorriso innocente, per tentare di far passare inosservata la sua momentanea debolezza.

"Insomma, bambini di cinque anni... tu hai parecchia esperienza coi bambini, Zell?"

"Bel tentativo Rin... magari mi consideri di più se mi metto di spalle?" Per sottolineare il punto, si girò e agitò un po' il sedere. Strizzando gli occhi, lei gli mollò un pugno scherzoso nella spalla per gioco. Con una risata, lui si voltò di nuovo verso di lei. "Sì, ho fatto un po' di esperienza coi bambini. Quando ero a Balamb guardavo spesso i figli dei vicini, e poi vengo da una famiglia allargata molto grande. E tu?"

"Poco, direi. Ma mai... con bambini che si comportano così bene, con uniformi militari addosso, e che stanno sull'attenti. Sembra così innaturale. Se si mettono a cantare, me ne vado."

"Cosa?"

"Lascia stare." Rinoa liquidò subito l'argomento. "Sono solo un po' nervosa per questa cosa. Le uniche persone che mi abbiano mai ubbidito finora sono state Zone e Watts, e non è mai andata molto bene... Oh, e Angelo. Vorrei che fosse qui per darmi un po' di supporto morale."

"Chi è che la bada, adesso?" domandò lui, accorgendosi per la prima volta che la compagna pelosa di Rinoa non c'era.

"Selphie. Spero solo che non le stia dando da mangiare di nuovo panini e pezzi di bistecca. Quel cane ha snobbato i 'Kyaktus N' Bits' per una settimana dopo il nostro viaggio a Winhill."

"Me lo ricordo," aggiunse lui con una piccola punta di gelosia. "Dar da mangiare panini(1) ad Angelo dovrebbe essere considerata una forma di cannibalismo. Comunque, ho sentito che presto Cid se ne tornerà a Balamb, tu vai con lui?"

"Beh..." cercò di mascherare il dispiacere nella sua voce. "Me lo ha chiesto, se mi sentivo pronta. Una parte di me vorrebbe restare, Dio, una parte molto grande di me... ma so anche che devo tornare. I miei incarichi di tutti i giorni si stanno accumulando. Shu sta facendo il suo lavoro di sempre, e in più gestisce anche molte delle faccende di cui normalmente si occupa Squall, non è giusto darle in più anche il peso delle mie responsabilità amministrative. Per quanto io abbia voglia di restare... devo essere obiettiva."

Rinoa avvertì un'ombra di senso di colpa per non aver discusso l'argomento prima con Squall. Dentro la sua testa, non avrebbe mai voluto che il loro tempo insieme finisse. L'ultima settimana era stata estenuante dal punto di vista delle emozioni, ma non l'avrebbe scambiata per tutte le stelle nel cielo. Aveva paura che col ritorno a Balamb lui sarebbe ricaduto nelle vecchie abitudini, e tutti i loro progressi sarebbero passati in secondo piano rispetto al lavoro, una volta a casa. Sapeva che era l'incertezza ad offuscare il suo giudizio, lui non sarebbe cambiato - loro non sarebbero cambiati. Eppure era difficile lo stesso staccarsi da quel tempo passato insieme.

Sentì l'eco dei passi di qualcuno che percorreva il corridoio. Era strano: avvertiva la sua presenza senza girarsi. Quando Squall entrò nel suo campo visivo, aveva in mano un cappotto pesante da divisa standard della SeeD. Lei rimase a guardare in silenzio mentre il ragazzo passava le dita sull'esterno dell'indumento, per rimuovere ogni traccia di polvere. Squall incrociò il suo sguardo, e per un istante, Rinoa si sentì come una ragazzina in preda a un'infatuazione. L'unica consolazione era essere stata colta in flagrante mentre fissava il suo viso, stavolta - non il lato b.

"Ecco, Rinoa, prendi questo." Allungò il braccio per porgerle il cappotto.

Era difficile credere che otto giorni prima aveva lasciato scivolare via i suoi sentimenti. In quel momento, non riusciva nemmeno ad articolare una frase logica. La sensazione che la sommergeva era impossibile da mettere in semplici parole. Lo conosceva da più di un anno, era un po' che 'uscivano insieme', ma lui aveva ancora questo potere di lasciarla senza parole - senza nemmeno volerlo.

Lui aveva un'aria confusa, si chiedeva se avesse fatto qualcosa di sbagliato. Erano proprio questi momenti che aveva paura di perdere tornando a Balamb. Si rimproverò da sola, la loro separazione sarebbe durata solo poche settimane; la lontananza sarebbe stata molto più breve dei due mesi che avevano originariamente messo in conto. Ad ogni modo, avrebbe dovuto affrontarla... e presto, visto che la confusione sul suo viso in quel momento era praticamente impagabile.

"Ho fatto qualcosa che non va?" chiese lui alla fine, credendo di aver rotto qualche 'regola non scritta del fidanzato' che avrebbe dovuto conoscere per istinto.

Certo, cosa avrebbe dovuto pensare visto che stava continuando a tenere il cappotto per tutto quel tempo? Allungò la mano, imbarazzata da quel fatto, e mentre prendeva il giubbotto sorrise amabilmente, cercando di nuovo di dissimulare la sua momentanea idiozia.

"Proprio per niente," riuscì a dire. "Proprio per niente."

Sentì uno sghignazzo ad alto volume provenire dalla persona direttamente accanto a lei: chissà perché, ma Zell stava trovando un gran divertimento in tutta la situazione.

"Non badate a me," rise. "Mi è appena, uhm... venuta in mente questa barzelletta e... Oh, lasciate perdere, non vale la pena di inventare una scusa valida. Vado a dare un'occhiata per vedere che sta facendo Cid, così voi due bambini potete restare da soli."

Rinoa si girò subito verso il suo ragazzo, sperando che non avrebbe preso troppo sul serio il comportamento del loro amico. Non capiva bene se Squall fosse imbarazzato, o stesse escogitando un modo fisicamente plausibile per lanciare Zell contro il soffitto - e vedere se i suoi capelli sparati si sarebbero incastrati nelle piastrelle a mo' di matite.

"Squall, dove l'hai preso questo?"

"Ne ho uno in più... puoi tenerlo. È uno di quei vantaggi dell'essere comandante."

La giovane abbassò lo sguardo sulle sue mani, il cappotto blu navy era identico a quelli di lui e del resto del gruppo. In tutti quegli anni l'idea di uniformità non le era mai piaciuta, adesso vedeva quel piccolo fatto come un onore. Non poté fare a meno di notare l'odore muschiato - l'indumento aveva qualche affinità con il suo proprietario. Si tolse la giacca più leggera e la gettò sulla pila dei suoi bagagli. Le tremavano le mani mentre cercava di allineare i denti della cerniera; non sapeva bene perché si sentisse così nervosa, ma era semplicemente un gesto di gentilezza a cui non avrebbe mai creduto un anno prima.

Due mani sicure si avvolsero attorno alle sue. Per un attimo Rinoa sbatté gli occhi, credendo di esserselo immaginato, anche se i suoi sogni ad occhi aperti non avevano mai incluso lui che le chiudeva una cerniera. Alzò lo sguardo mentre il ragazzo si occupava della chiusura del cappotto. La frangia gli copriva il viso, e poteva distinguere solo in parte i suoi tratti, ma ognuno di essi era inciso nei suoi ricordi.

"Questa cerniera può dare dei problemi," disse come giustificazione, anche se non era sicuro del perché lo stesse facendo. Quando riuscì finalmente a chiudere il giubbotto, la guardò negli occhi, e non poté fare a meno di sorridere di rimando. Era questo l'effetto che gli faceva, come un fulmine su un'asta metallica. "E poi, ti sei già presa la mia maglietta preferita e l'anello, lo sapevo che il cappotto non poteva durare molto. Perché credi che abbia lasciato la mia giacca di pelle a Balamb?"

*~*~*~*~*

La loro missione era semplice - far fare conoscenza ai cadetti con qualche aspetto della vita all'aria aperta del loro paese. Non era su come combattere le creature, ma come cercare i segni della loro presenza, e persino insegnare a evitarle. Il combattimento veniva considerato come la possibilità estrema, era la preparazione il principale obiettivo del Garden. Data la loro età, la loro prima uscita sarebbe durata solo un giorno e una notte. Dopo di quella, la permanenza si sarebbe allungata, ma il Garden voleva che questa fosse un'esperienza molto positiva.

Il viaggio in sé non fu per nulla la tormentosa impresa che i ragazzini si erano immaginati. Anche se la temperatura era rimasta molto al di sotto dello zero, il calore del sole aveva offerto un po' di sollievo - almeno mentale se non fisico. Il Garden di Trabia rimaneva ancora in vista, e tutti avevano i ricevitori radio consegnati loro in caso di emergenza.

Si accamparono in una caverna vicina, che si sapeva essere abbandonata ed era quindi usata spesso per scopi del genere. Dopo che ebbero raccolto i materiali per un falò, alle matricole fu dato un po' di tempo per srotolare i loro sacchi a pelo, e abituarsi all'ambiente circostante. Squall richiamò i bambini dopo un certo tempo, e loro si sedettero sulle coperte vicino al fuoco. Lui stava di fronte con varie schede: era compito suo spiegare le informazioni su cui gli studenti sarebbero stati interrogati al loro ritorno.

Quando si furono sistemati, il comandante cominciò a leggere...

*~*~*~*~*

"... inoltre, il Gojusheel è considerato un mostro elementale, e può essere sconfitto facilmente preparandosi in anticipo. Il suo attacco principale quando è minacciato è noto come 'Respiro Gelido'. Il Gojusheel lascia cadere generalmente 'Vento Artico', con la notevole eccezione dell' 'Abito eroico' certe volte. In occasioni molto rare, si sa anche che lascia cadere l' 'Abito fatato'. È considerato..."

Zell e Rinoa se ne stavano appoggiati contro le pareti della caverna, persi in una specie di stato di trance, mentre Squall continuava il suo borbottio infinito sugli abitanti della regione. Sembrava che fossero stati lì per giorni, quando in realtà stava parlando solo da poco più di un'ora.

"Aiutami Rinny, sto per battere la testa nel muro... non... la... smetterà... mai. Non posso crederci, fa sembrare le lezioni di Quistis in un certo senso... esilaranti."

"Non ho mai sentito Squall dire così tanto e così poco allo stesso tempo." Rinoa fissò lo sguardo inorridita mentre si lasciava andare lentamente contro la parete.

Zell scosse le mani cercando di riguadagnare sensibilità nei polpastrelli. "Questo intorpidimento sarà per il freddo o per il discorso di Squall?"

"Hyne, per il discorso."

"Che cosa non farei per un G.F. e una magia Novox. Posso almeno bombardarlo a palle di neve? Sassolini? Quarzi Magici? Credo di aver visto qualche regalino di Chocobo fossilizzato laggiù in quell'angolo," implorò Zell, scivolando giù lungo la parete di granito e raggiungendo la ragazza per terra.

"No, quello non sarebbe... bello..." Rinoa sorrise maliziosamente. "Ma parecchio divertente. Credo sia il momento di fare la nostra parte per il futuro della SeeD, altrimenti manderanno una pattuglia per ritrovare i nostri cadaveri ibernati che aspettano ancora che lui la finisca di parlare del Gojusheel."

"Che hai intenzione di fare?" Il biondo non poté trattenere un sorrisetto per l'improvviso cambiamento nel modo di fare di Rinoa. "E sei proprio sicura che quegli escrementi di Chocobo non ci si possano fare entrare?"

"No, quello è veramente disgustoso!" Scosse la testa ridendo, prima di tornare alla modalità di attacco furtivo. "Okay... mi copri le spalle?"

"Sempre. Non me ne importa che punizione dovrò affrontare, dev'essere di certo meglio di questa tortura indescrivibile."

"...Blizzard, Blizzara, Blizzaga e Berserk. Per ricapitolare ancora una volta, il Gojusheel di Trabia è vulnerabile a Fuoco, Terra, e-" Squall continuò a parlare, ma non uscì nessun suono mentre continuava ad articolare in silenzio il buon numero di parole successive. Si voltò furioso verso i due che si stavano al momento coprendo la faccia coi pugni per le risate incontrollabili.

"Rinoa... hai... appena... zittito il comandante!" fece Zell con voce strozzata fra i respiri.

"Finirò male di sicuuuuuro. Ma di sicuuuuuro ne è valsa la pena. Forza, andiamo a salvare quei bambini indifesi, prima che diventino maggiorenni." Rinoa saltò su e allungò la mano verso Zell, che si alzò cercando di ignorare lo sguardo adirato che irradiava dal suo superiore. "Non ero sicura di poterlo fare," ammise imbarazzata mentre avanzavano. "Sono solo contenta di non averlo pietrificato."

"Puoi lasciare quell'opzione in serbo per l'immediato futuro... per il futuro molto immediato."

"Ehi ragazzi." Rinoa si avvicinò parlando con tono entusiasta ai bambini. Evitò l' 'occhiataccia della morte' del suo ragazzo, gli sarebbe passata... prima o poi. "Sono diversi giorni che il comandante combatte con il mal di gola. Quindi, invece di ascoltare altre informazioni 'affascinanti' sul Gojusheel, perché non facciamo un gioco usando tutte le informazioni che ci ha dato?"

"...Giusto!" interloquì Zell, reggendo il gioco alla piccola bugia di Rinoa. "E indovinate qual è il premio in palio per chi arriva primo? Un giretto in spalla al comandante in persona!"

"Siamo con un piede nella fossa" sussurrò lei al compagno.

L'esperto di arti marziali fece segno che era d'accordo. "Lo so, è per questo che voglio fare in modo che almeno ne valga la pena. Ho portato una fotocamera digitale - sarà lo scatto perfetto per il Network del Garden."

"...o lo scatto per fare identificare alle autorità cosa è successo 'appena prima'," replicò piano prima di tornare a guardare gli ascoltatori. Con un gesto della mano divise a metà la fila degli studenti. "Okay, adesso voi quattro andate da questa parte e voi quattro da quest'altra. Ora, per prima cosa ci servono dei nomi per le squadre. Questo lato sarà battezzato 'I Coraggiosi Cockatoris', e a quest'altro da adesso in poi viene conferito il titolo di 'Baldanzosi Blinura'. Adesso, ho bisogno che un membro di ognuna delle due squadre venga qui. Se pensate di avere la risposta migliore, alzate la mano: la persona che la alza prima guadagna l'occasione di rispondere, ma se non è la risposta più giusta... l'altra squadra avrà la possibilità di prendere i punti."

Due bambine si avvicinarono e si piazzarono di fronte al resto del gruppo; all'inizio sembravano un po' esitanti, ma cominciarono a tranquillizzarsi man mano che i due energici ragazzi continuavano a divertirsi.

Zell parlò con la sua migliore voce da speaker. "Signore e signori, nonché il comandante più magnanimo al di qua del Lago Obel, benvenuti alla puntata di oggi! Ed ecco la nostra adorabile valletta - la Dolcezza di Deling - la signorina Rinoa Heartilly!"

"Grazie, signor Dincht! Siamo tutti elettrizzati per il programma di oggi!" Piegandosi su un ginocchio, Rinoa passò il braccio sulle spalle della ragazzina alla sua destra. "Adesso puoi dire al pubblico in sala il tuo nome e da dove vieni?"

"Uhm... sono N-Nicky... vengo dal Garden di Trabia? Uhm... secondo piano?"

"Che nome bellissimo, per una bellissima giovane ragazza! Grazie di essere venuta fin qui dal secondo piano, devi essere una grande fan del nostro show." Il suo braccio circondò l'altra 'concorrente', mentre continuava ad abbracciare anche la prima. "E tu come ti chiami e da dove sei venuta?"

"Ah... Krissy... sono del terzo piano. Cioè... terzo piano di Trabia."

"Oh wow, so che la rivalità tra i secondi e i terzi piani infuria da generazioni e generazioni! Ma adesso siamo tutti riuniti in un piano solo... certo, più che altro perché è una caverna..."

"Rinny, forse dovresti lanciarti un Novox da sola," la prese in giro l'esperto di arti marziali.

"Fai il bravo Zelly, non ho ancora intenzione di esitare prima di provare a lanciare quella magia Medusa."

"Ottimo argomento! Okay concorrenti, prima domanda - ci sono cinque risposte possibili. Per prima voglio la più comune: che magie potete assorbire dal Dragon Izolde?"

Nicky alzò la mano con un sorriso radioso. "Uhm... Blind?"

"Esatto, Blind è la prima magia disponibile per un mostro di livello uno! I Coraggiosi Cockatoris pensano di poter aggiungere altro?"

"Sì!"

"Okay, Baldanzosi Blinura, pensate ad altre risposte in caso tocchi di nuovo a voi. Adesso la parola passa al prossimo membro dei Cockatoris... la prossima risposta ci verrà da..." Rinoa indicò un piccolo ragazzino, aspettando che dicesse il suo nome.

"Robert," fece lui in tono sicuro.

"Perfetto Robert, hai una risposta?"

"...Berser... no... no quello era il Gojusheel. Oh, Drain!"

"Giusto! Drain si trova dal livello venti in poi!"

Squall se ne stava contro il muro con le braccia conserte sul petto, gli occhi fissi sul gruppo, a guardare ammirato. Sarebbe stato furibondo se si fosse trattato di chiunque altro, ma per qualche ragione, era rimasto semplicemente lì senza parole - e la magia Novox non c'entrava. Rinoa e Zell sembravano avere un dono naturale per l'aver a che fare coi bambini, non dubitavano mai delle loro azioni. Era come se potessero relazionarsi a loro, trattarli da pari a pari, e insegnare loro comunque con un mondo di saggezza. Era una cosa che invidiava.

Per più di un ora restò a guardare i bambini ridere, giocare e soprattutto imparare. Notò quanto era semplice per Rinoa gestirli, farli sentire amati: un abbraccio, una semplice mano posata addosso, un modo di fargli sapere che non erano soli al mondo. O forse era lui che si sentiva così in sua presenza... Comunque fosse, aveva un'aura di istinto naturale attorno a lei che non avrebbe potuto spiegare mai. Era quasi magico, e senza che c'entrasse nulla con la Paramagia a cui erano abituati. Questo era qualcosa di interiore, qualcosa che possedeva sin da piccola, immaginava. Qualcosa di cui lui sapeva di non poter vivere senza. Finalmente, il loro 'quiz' stava arrivando alla conclusione, e il ragazzo non poté trattenersi dal sorridere, nascosto fra le ombre.

Rinoa stava di fronte al gruppo, stringendo Zell con un braccio. "Indovinate? Qui al 'Telequiz di Trabia' non abbiamo sconfitti, solo vincitori. Il che vuol dire che ognuno di voi riceverà questi magnifici premi... li tiri fuori signor Dincht."

"Oggi ciascuno di voi riceverà: una fornitura annuale di neve, fresca fresca dalle montagne di Trabia. Due Quarzi Magici tutti per voi. Una porzione di bocconcini di Mesmerize freschi, impacchettati con tanto amore alla fattoria degli Shumi di zona... E ovviamente, il giro sulle spalle dell'illustre comandante di Balamb, Squall Leonhart!"

Okay, il suo sorriso si spense un po' a quel pensiero.

*~*~*~*~*

Dopo che i ragazzini si furono sistemati, Zell si avvicinò, mentre Squall era costretto a finire le ultime girate coi piccoli in spalla. "Sei stata grande, Rinoa: fare la mamma ti verrà naturale."

L'espressione di lei crollò immediatamente mentre continuava a frugare nella sua borsa a sacco. "Zell, visto chi sono, che cosa sono diventata... io non posso avere bambini."

Lui si sedette a terra al suo fianco, sapeva quanto doveva essere dura. Rinoa era una persona talmente dolce. Sebbene fosse così giovane, aveva sempre quel che di istinto materno nei confronti di tutti loro; non era nulla di esagerato, ma nel suo comportamento c'era un modo di fare che tranquillizzava.

"Rinoa, sei sicura?"

"Sì, praticamente sì. Ti risulta che sia mai successo? Mi sa che è semplicemente una cosa che devo imparare ad accettare."

"Mi dispiace davvero tanto, Rin."

"Va tutto bene. Voglio dire, non è che io adesso ci stia nemmeno pensando. Credo di aver pensato che fosse qualcosa che ci sarebbe stato nel mio futuro, prima o poi lungo la strada. Ma dicono che ci sia sempre un motivo per le cose, immagino di non essere fatta per essere madre... beh, almeno non per avere figli biologicamente miei."

"Accidenti, e Squall che cosa dice?"

"Squall?" Le sfuggì una risata involontaria. Chiudendo la zip della borsa, tornò a guardare il suo amico. "Squall e i bambini vanno d'accordo quanto Leviathan e Quetzal. Sto cercando di farlo abituare all'idea di chiamarmi la sua 'ragazza', e anche quella è una sfida titanica. Penso che se anche solo li nominassi, i bambini, andrebbe in iperventilazione per il terrore. Pure se si tratta di non averne... sarei sempre io a mettere in conto il futuro - per più di un mese alla volta. Il 'futuro' per Squall è circoscritto a quando uscirà in edicola il prossimo numero di Armi del Mese."

"Sai, potrebbe sorprenderti."

"Sì, sono sicura che potrebbe," ammise con onestà. Sapeva che lei stessa stava ancora facendo luce sulla situazione, e che Squall al futuro ci pensava davvero... probabilmente più di quanto fosse sano. C'erano così tante cose che stava ancora cercando di accettare; era appena entrato nel ruolo di comandante, e gli era stato gettato addosso quello di 'Cavaliere'. Non aveva bisogno di altri problemi ora come ora.

*~*~*~*~*

Il gruppo concluse la serata con qualche storia dell'orrore, più che altro la versione di Zell sul concerto di Selphie: non avrebbe dovuto essere un racconto pauroso, ma il pensiero dell'esperto di arti marziali che ballava il tip-tap parve far rimanere ammutoliti i bambini. Rinoa narrò di quando il Garden era diventato mobile, e si era quasi schiantato contro il povero mastro pescatore a FH. Squall rimase in silenzio tutta la sera, lasciando che fossero gli altri due a condurre.

Finite le storie, e controllati tutti i letti, si sistemarono per la notte. Zell si spostò su un lato della caverna, con tre cadetti maschi che seguivano ogni sua mossa: era diventato il loro idolo, e volevano emulare il suo stile di combattimento... e tutte le altre cose che faceva. Rinoa si era sistemata contro la parete opposta, in origine solo per aspettare che i bambini si addormentassero, ma due ragazzine, chissà come, erano strisciate fino a lei e avevano usato le sue gambe come una sorta di cuscino supplementare; adesso si sentiva obbligata a non muoversi, per quanto stesse scomoda. Poter dare rassicurazione ad altri esseri umani era ancora una sensazione incredibile.

Il comandante fu l'ultimo a sistemarsi, scegliendo alla fine un posto vicino a Rinoa. Quando si sedette, lei era già addormentata. Non poté fare a meno di pensare a quanto fosse di conforto averla vicina; persino in quelle condizioni quasi intollerabili, sentiva tranquillità quando era in sua compagnia. Per quanto freddo facesse fuori, non avrebbe potuto sentire più calore dentro di sé. Da qualche parte nel profondo si chiedeva come sarebbe stato condividere un letto con lei - svegliarsi con lei la mattina. Dio, odiava sentirsi in quel modo, desiderare, fremere per sapere qualcosa... una cosa che aveva considerato una debolezza, una volta. La guardò per un ultimo momento di pace, prima di chiudere gli occhi.

*~*~*~*~*

Un brivido le corse lungo il corpo, risvegliandola dal suo sonno stentato. Le ci volle un secondo per riguadagnare la consapevolezza, mentre l'intorpidimento le si diffondeva lungo le gambe. Abbassò lo sguardo per vedere le due bambine che erano ancora poggiate col capo sulle sue gambe. Rinoa sorrise dolcemente, allungandosi a passare la mano con fare protettivo sulla ragazzina più vicina. Si chiamava Carrie, le pareva. La piccola sembrava così in pace, così tranquilla, anche addormentata in mezzo allo sporco e alle rocce sparse. Era difficile che credere che questa ragazzina, che questi bambini, avessero davanti un futuro di combattimenti, e anni di allenamenti senza sosta. I bambini di quell'età avrebbero dovuto giocare a 'facciamo che' e a vestire le bambole, non imparare quali magie potevano sconfiggere un Ochu nella maniera più efficace.

Per un attimo, si domandò come sarebbe stata diversa la sua vita se i suoi nonni non l'avessero accolta... se avesse frequentato il Garden di Galbadia dopo la morte di sua madre. I suoi primi anni a Timber le sembravano tra i migliori. I caldi pomeriggi d'estate e sua nonna, sempre pronta con un bicchiere di limonata fresca. Il nonno aveva sempre qualche storia da raccontare, di solito sull'infanzia della mamma. Anche a sei anni, Rinoa poteva vedere un'ombra di dolore che passava nei loro occhi mentre parlavano della figlia; ma sentiva che raccontare quelle storie teneva viva la memoria di sua madre, e quello allora aiutava tutti e tre a farcela.

Non aveva intenzione di piangere i morti, lì fra tutti i posti possibili. Quei bambini avevano uno scopo, e avrebbero trovato la felicità nonostante tutto, ci credeva per davvero. Bastava guardare i suoi amici: tutti loro mostravano un'immagine positiva, a dispetto del loro addestramento. Selphie e Irvine erano due persone che avevano trovato la felicità in mezzo alle rovine. Quistis aveva trovato il suo obiettivo nell'insegnamento - non solo dei libri di testo, ma nella guida che lei sola poteva dispensare. Zell, che stava rapidamente diventando uno degli amici più stretti di Rinoa, non si faceva mai toccare dal mondo, aveva sempre trovato il lato positivo anche nelle peggiori delle circostanze. E persino Squall... il figlio più perso fra tutti loro, che aveva lentamente permesso a se stesso di vivere.

"Rinoa?" Una voce la riscosse di colpo dai suoi pensieri. "Tutto bene?"

"A posto." rispose, sperando che lui non vedesse i suoi occhi che cominciavano a bagnarsi.

"Sicura?"

"Ma certo, Squall... ho solo freddo e sto un po' scomoda."

"Qui? È come stare in una suite di lusso a Deling," tentò di scherzare, ma intuiva che Rinoa stava trattenendo qualcosa. Era una cosa di cui non si sarebbe accorto un anno prima, ma sinceramente voleva sapere, aveva bisogno di sapere. Non era solo una domanda vuota fatta per abitudine; era quello che sentiva realmente il suo cuore. "Rinoa... per favore, lo so che sei triste. Hai voglia di dirmelo?"

"Dirti cosa?"

"A che stavi pensando?"

C'era così tanto che le correva per la mente, non poteva nominare un pensiero solo. "Tutto. Niente. Il passato, il futuro... alla vita, e basta."

"C'è qualcosa che posso fare?"

"Sì, basta che stai qui."

Sembrava che in quel momento Rinoa non volesse parlarne, e lui non aveva intenzione di forzarla. Anche se era vicina, una parte profonda di lui aveva bisogno di sentirla. Una mano guantata si sporse, si posò con gentilezza sulla sua coscia. Lei si voltò, guardandolo attraverso le fiamme sfolgoranti, abbassando la mano sopra alla sua. Le loro dita s'intrecciarono, in un silenzioso tentativo di rassicurarsi che nessuno dei due se lo stava immaginando. Anche se il materiale separava la loro pelle, trovarono entrambi conforto in quell'unione.

C'era una domanda che continuava a bruciargli in sottofondo nella mente, ma non aveva ancora trovato il momento giusto per farla. Ma ad essere onesti, un 'momento giusto' non ci sarebbe stato mai. Una parte di lui temeva che Seifer la conoscesse meglio di lui; quel pensiero lo faceva sentire male. Era gelosia, rivalità, o solo un senso di fallimento che magari non aveva previsto? La conversazione col suo rivale del passato si ripeteva dentro la sua testa.

"Allora, ho sentito che Rinoa lavora al Garden di Balamb. Questa non me l'aspettavo."

"La gente cambia, Seifer."

"Beh, Rinoa non è la gente. Altra gente può cambiare. Lei non lo farà."

Dio, doveva essere cambiata, lui l'aveva fatto, no? Ma lui stava veramente 'cambiando' o solo 'scoprendo' quello che era sempre stato in mezzo alla paura? Adesso Rinoa viveva, lavorava, e prendeva praticamente ogni respiro tra le mura del Garden. Una cosa che, un anno prima, sarebbe stata la più lontana possibile dai suoi pensieri. Adesso era qui, accanto a lui, in una situazione che una volta aveva definito come 'una vita triste', a seguire ciecamente gli ordini degli altri. La SeeD aveva cambiato la sua missione, ma c'era davvero qualche differenza ai suoi occhi? Un anno prima aveva vissuto la sua vita sulla base delle emozioni, ora viveva per archiviare i resoconti delle spese della settimana precedente. Forse non avrebbe mai potuto essere veramente felice al Garden, forse lui non era abbastanza. Perché avrebbe dovuto esserlo?

"Sei felice?"

Le parole gli uscirono dalla bocca, e si sentì un imbecille completo e totale. C'era qualcosa che lo tormentava, e l'aveva fatto suonare come se fosse stato uno dei bambini di cinque anni a sollevare la questione. Triste da dire, ma in quel momento qualsiasi di loro con ogni probabilità l'avrebbe espresso in maniera più articolata di lui.

"Sarei più felice con una coperta elettrica e un cuscino di piume di Chocobo, ma sopravviverò." Lei sorrise, indirizzandogli uno sguardo spensierato.

"No." Scosse il capo, stringendole involontariamente più forte le dita. "Dio, non riesco proprio a-" La voce gli si spezzò per il freddo. Con la testa contro la parete, sospirò per la frustrazione. Non avrebbe dovuto fare questo in quel momento, in quel posto. Che gli passava per la mente?

"Squall?" L'espressione di lei cambiò, mentre Rinoa realizzava che non stava parlando di qualcosa di materiale, anche se sinceramente non capiva dove volesse arrivare. In quelle poche ultime settimane era successo così tanto, e tanto ancora era rimasto da dire. "Ti prego, non aver paura di chiedermi qualunque cosa..."

Come faceva a non aver paura di chiederglielo? Magari non avrebbe voluto sentire la risposta - per più di una ragione. Ma ora era troppo tardi, e in quelle situazioni di carica emotiva non era svelto abbastanza a coprire la sua ambiguità. Se anche avesse provato a uscirsene con qualcos'altro, lei avrebbe avvertito il suo eludere la verità. Allora inghiottì con forza e sperò che gli rispondesse con sincerità, che lui avesse voluto sentire o no.

"Sei felice... felice della tua vita al Garden?"

"Vuoi dire il mio lavoro?" chiese confusa.

"Rinoa... tutto... la tua vita, il tuo lavoro, vivere al Garden. Tutto quello di cui mi preoccupavo quando ti sei trasferita tre mesi fa. Sei davvero felice di dove sei adesso?"

"Squall, io-" Si fermò a metà della frase, ripensando la sua risposta. Sarebbe stato facile dire qualcosa di superficiale come 'è fantastico, adoro il mio lavoro, oppure certo che sono felice -ci sei tu!' Ma non era quello che lui chiedeva e lei lo sapeva. "Quando ero più piccola, volevo solo essere parte di qualcosa... avere una grande famiglia. Se mi stai domandando se avevo pensato che la mia carriera sarebbe stata trascrivere note disciplinari, o promemoria sul consumo dei panini, certamente risponderei di no. Se mi stai chiedendo se riesco a vedermi stare al Garden per cinquant'anni, e poi andare in pensione come assistente amministrativa... di nuovo, dovrei rispondere di no. Non ho mai avuto un lavoro, finora, che non sia stato deciso in un vagone di un treno. Ho sempre voluto fare la differenza. Spero che qualcosa di quello che sto facendo in qualche modo sarà... però proprio non lo so. Credo che l'unico modo in cui posso rispondere sia con la verità... Squall, io sono felice. Non è il posto o il lavoro... ad essere sinceri, le cose materiali contano poco per me. È la gente... sono tutti i miei amici... Squall, sei tu."

"Mi prometti una cosa?"

"Tutto quello che vuoi." Stavolta fu lei a serrare più forte la sua mano per rassicurarlo.

"Se mai ti sentirai intrappolata, o non ti sentirai più bene al Garden, per favore dimmelo. Non nascondere mai i tuoi veri sentimenti, va bene?"

"Okay, prometto... però Squall, la stessa cosa vale per te."

"Cosa?"

"Dico solo, se mai ti sentirai in trappola al Garden... o a causa mia... non tenerlo per te. Dobbiamo essere aperti l'uno con l'altra."

"Anch'io te lo prometto. Lo farò sempre," dichiarò con fermezza. Forse non aveva afferrato del tutto l'intento della richiesta di lei, o forse il suo cuore l'aveva capito più di quanto la sua mente non potesse comprendere. Sapeva solo che non era il Garden quello che gli era necessario nella vita. Tra di loro parve passare un silenzio scomodo, e Rinoa sentì il bisogno di alleggerire l'atmosfera.

"Sempre?"

"Sì."

"Allora dimmi cosa c'è scritto sulla mattonella del centro d'addestramento." All'inizio le sue parole erano molto serie, poi sfumarono in una nota di malizia. Eppure Squall capì lo stesso che era una cosa che desiderava ardentemente sapere. Ma non poteva... non ancora... quando sarebbe stato il momento giusto, lo avrebbe sentito. Il comandante non poté trattenersi dal fare un piccolo sorriso, nella luce cangiante.

"Essere sempre aperti l'uno con l'altra vuol dire anche che te lo dirò quando sarò pronto... quando sarai pronta tu... Fino ad allora dovrai credere in me... e sapere che in questa situazione ci siamo dentro insieme. E soprattutto, controllerò i tuoi rendiconti spese per i weekend passati su al villaggio degli Shumi."

"Non lo farei!" protestò.

"Sì che lo faresti."

"Va bene." Alzò gli occhi al cielo. "Avrei potuto fare una cosa del genere una volta... ma sono cambiata."

"E niente foto digitali da mandare via internet per la traduzione."

"Maledizione, allora mi sa che posso dire a Zell di cancellarla. Dovresti cambiare il tuo secondo nome in Cattivo," mormorò con tono di presa in giro.

"Come fai ad essere sicura che non lo sia già?"

"Aspetta, qual è il tuo secondo nome?"

"È lì sulla mattonella," replicò lui con un sorriso.

"Sei impossibile."

"È per questo che mi ami."

Non era sua intenzione dirlo. Anzi, da quella notte in cui gliel'aveva confessato, Rinoa era stata attenta a non dirlo apertamente. Per lasciargli tempo, per non abusare di quelle parole e non banalizzare così il loro significato. Ma in quel momento non poté fare a meno di pronunciarle, perché era quello che il suo cuore sentiva.

"Hai ragione, Squall Cattivo Leonhart... è per questo che ti amo."

I loro occhi si fissarono gli uni negli altri. Attraverso la luce vacillante del fuoco, vedevano l'eternità. Aveva il sapore dell'infinito - una fonte inesauribile di sentimento a cui ognuno di loro poteva attingere. Avvertirono entrambi la comprensione che era passata fra di loro negli ultimi minuti; era qualcosa di allo stesso tempo verbale e che si protendeva lontano oltre il linguaggio. Accettarono entrambi che in un certo momento, nel futuro, la loro relazione sarebbe potuta crescere al di fuori dei confini del Garden. Non c'era un tempo predefinito né una cornice stabilita, poteva essere un anno come potevano essere dieci. Ma la realtà era che lungo la strada loro due, come coppia, avrebbero potuto anche seguire un percorso che li avrebbe portati lontano dal Garden.

Rimase a guardare affascinato il fuoco che si rifletteva negli occhi di lei. Ogni fiamma incendiava un senso di meraviglia dentro la sua mente: intenso, fiero, che mormorava sotto le ceneri arroventate. Lo scintillio era bellissimo, e le dava calore e compassione. Non l'aveva mai vista prima alla luce del fuoco, e per un istante non poté credere che fosse con lui. Ancora con lui dopo tutto lo strazio del cuore, dopo tutto il dolore. Il suo corpo era indifferente alle condizioni di gelo, un calore gli correva nelle vene. Una parte di lui stava cominciando a comprendere che aveva bisogno di lei, sia mentalmente che fisicamente. Sentire il tocco di lei sulla sua pelle era un conforto di cui non si sarebbe stancato mai.

"Vieni qui," le sussurrò tendendosi verso di lei.

Rinoa, capendo quello che voleva fare, sorrise, e si mosse in direzione di lui. "Squall... sei il peggio."

"Stanno dormendo," rispose lui prima di congiungere le labbra con le sue.

Fu un momento di solitudine in un ambiente pieno di persone, tutte quelle che riposavano sotto le braccia protettive della grotta. Poteva sentire in bocca il suo burro di cacao alla fragola, e poteva sentire le sue labbra un po' screpolate dagli elementi; morbido e ruvido si mescolavano in un perfetto istante di unione. Il suo cervello rifletteva che era una cosa inappropriata, che non era responsabile... ma il suo cuore stava gridando qualcosa di totalmente diverso. Si sentiva debole contro di lei, e quel pensiero lo spaventava a morte. Mentre la ragione tornava a governare sulla leggerezza, cominciò a staccarsi da lei. Ma dall'altra parte del vano sentirono il fruscìo di un sacco a pelo di nylon.

"Aaaaah che schifo!" fece una voce infantile in tono di scherno in mezzo al buio.

Non era per il fuoco che il comandante stava assumendo un migliaio di sfumature di rosso, come se fosse stato colto a fare qualcosa di smaccatamente criminoso.

"Credo che Zell sia sveglio," replicò sarcastica la ragazza, e distolse subito anche lei lo sguardo, presa dall'imbarazzo.

"Voi due, non lo sapete che qui ci sono menti impressionabili?" disse in risposta l'esperto di arti marziali prendendoli in giro. "E anche i bambini potrebbero vedervi!"

Squall e Rinoa si girarono contemporaneamente a guardare dal lato opposto della sala. Zell era del tutto sveglio, e con un sorriso da un orecchio all'altro. E sembrava che anche un ragazzino che riposava lì vicino avesse colto in fallo i colpevoli. Il cadetto non parve imbarazzato nel chiedere al comandante "Lei è sua moglie?"

Rinoa si coprì la faccia mentre un misto tra una risata e un grugnito le sfuggiva di bocca: c'era un certo piacere sadico nel guardare Squall che si contorceva come un Abyss Worm nell'acqua, e anche Zell trovava la domanda estremamente divertente, e rideva apertamente della reazione del comandante.

"Ah... no... Vick... lei è la mia fidanzata," rispose infine Squall dopo aver sentito le risate dei suoi compagni.

Zell fece un gesto scherzoso col pollice verso Rinoa. "Eh già, sua moglie non sa niente di lei."

"Piantala, Dincht," disse con tono piatto il comandante prima di tornare a guardare Rinoa. Lei sorrise di comprensione, chiudendo gli occhi e posando la testa contro il muro. Ma le loro dita erano ancora incrociate, e trasmettevano loro una sensazione di vicinanza. Si riaddormentarono così, immersi nel calore del fuoco e l'uno nell'altra.

*

Note al testo
(1) panini ad Angelo in inglese sono gli hot dog. Ho lasciato panini perché in italiano nel gioco sono stati tradotti così, ma a volte si perde il senso delle battute... comunque se pensate al significato della parola hot dog e al fatto di darli da mangiare ad Angelo, si capisce cosa si intende qui XD

*****
Nota delle traduttrici: eccoci :) vi ricordo come sempre la newsletter, aggiungo anche la pagina facebook dedicata ad Ashbear, da cui potete seguire gli aggiornamenti in italiano e inglese, e come sempre ogni commento verrà tradotto & inoltrato ad Ashbear. Alla prossima!
Piccola aggiunta del 15 settembre 2011: avevo dimenticato la noticina, come una scema... aggiunta adesso. Scusate! - Alessia Heartilly

   
 
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