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Autore: Achille88    21/07/2011    0 recensioni
Tokyo, dicembre 1985. A Takashi Kasuga, padre di Kyosuke, è stato affidato un incarico speciale: prendere parte, in qualità di fotografo ufficiale di un giornale sportivo, alla partita che vedrà opposte le squadre di Juventus e Argentinos Juniors per la conquista della Coppa Intercontinentale. Anche Kyosuke, le sue sorelle Manami e Kurumi, Madoka e Hikaru assisteranno all'incontro dagli spalti del National Stadium di Tokyo. Quali sorprese riserverà loro il match?
Dedico questa fanfic agli appassionati di calcio - principalmente ai tifosi della Juventus come il sottoscritto! - e ai numerosi fans dell'opera più celebre di Izumi Matsumoto. Buona lettura!
Genere: Sportivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I

I tre assi

 

“Accidenti, è tardissimo!” mormorò a denti stretti Kyosuke mentre si dirigeva a passo veloce verso casa. Come era ormai solito fare, dopo la scuola il ragazzo aveva trascorso l’intero pomeriggio all’ABCB, aiutando dapprima il Master nella gestione del locale, e in seguito facendosi aiutare da Madoka nello svolgimento dell’immane mole di compiti a casa che i professori erano soliti assegnare prima della chiusura invernale. Di conseguenza, dopo aver superato una marea di problemi di geometria e di brani in inglese da tradurre, il ragazzo si accorse solamente all’ultimo istante che doveva correre a casa per evitare di buscarsi una sonora sgridata da suo padre – ammesso che quest’ultimo fosse già tornato, il che era tutt’altro che sicuro, considerati gli orari estremamente flessibili cui era sottoposto per via della sua professione di fotografo.

Rimasto a corto di fiato dopo aver salito le scale, Kyosuke si fermò davanti alla porta d’ingresso di casa sua per riprendere fiato. “Speriamo che papà non sia già tornato.” sospirò poco prima di girare il pomello. Contrariamente a quanto si aspettava, suo padre non era ancora tornato, ma l’atmosfera che si respirava in casa Kasuga non era per nulla serena: in cucina, infatti, le sue sorelle minori Manami e Kurumi sembravano sul piede di guerra!

“Ti avverto per l’ultima volta” disse Manami mentre puntava minacciosa il mestolo contro sua sorella gemella “se metti di nuovo piede in cucina, non la passerai liscia!”

“Ma io sto morendo di fame!” si lamentò Kurumi con gli occhi fissi sulla pentola in cui cuoceva il pollo al curry destinato a essere mangiato per cena, mentre il riso cuoceva nell’apposito bollitore. “Cosa ti costa farmi dare un assaggino?”

“Lo sai benissimo che dobbiamo aspettare il ritorno di papà prima di mangiare. Se proprio vuoi renderti utile, potresti apparecchiare la tavola, invece di stare seduta sulla poltrona in salotto senza far niente!”

“Ma sono quasi le dieci di sera!” fece notare l’affamatissima Kurumi indicando l’orologio a pendolo, che entro cinque minuti avrebbe fatto suonare dieci rintocchi.

“Niente da fare!” affermò Manami in maniera categorica, facendo letteralmente inviperire la sorella.

Prima che le due ragazze decidessero di ricorrere ai loro poteri ESP e ridurre inevitabilmente la cucina a un campo di battaglia, Kyosuke si calò nei panni del mediatore e propose di apparecchiare la tavola, sperando in un tempestivo ritorno del capofamiglia.

Un quarto d’ora dopo, la porta d’ingresso si aprì e Takashi Kasuga fece ritorno a casa, per la felicità di sua figlia Kurumi, la quale avrebbe potuto finalmente placare i borbottii del suo stomaco.

“Scusatemi per il ritardo” disse l’uomo allentandosi il nodo della cravatta per dare sollievo al collo “ma questo lavoro mi tiene occupatissimo.”

“Ma si può sapere di che lavoro si tratta?” domandò Manami dopo aver spento il fuoco sotto la pentola. “Non parli d’altro da almeno un mese.”

“E poi sono settimane che arrivi sempre in ritardo per la cena!” affermò Kurumi assumendo un’espressione imbronciata e incrociando le braccia, mentre ricordava le per lei innumerevoli sere nelle quali era costretta a tenere a bada il proprio formidabile appetito.

“Allora vi dirò di che lavoro si tratta” disse Takashi, riuscendo in tal modo a ottenere l’attenzione dei figli. “Avete mai sentito parlare di Tetsuya Okada?”

Nel sentire quel nome, sia Manami sia Kurumi scossero la testa, mentre Kyosuke, rimasto fino a quel momento in disparte, intervenne. “Ne ho sentito parlare dai membri del club di calcio della nostra scuola” affermò. “Se ben ricordo, è un celebre fotografo specializzato in ambito calcistico, che ha trascorso diversi anni a scattare fotografie nei principali stadi d’Europa prima di far ritorno in Giappone. Da quel che ho capito, i suoi scatti sono particolarmente richiesti dai quei giornalisti sportivi che vogliono far conoscere il calcio nel nostro Paese.”

“Esattamente” affermò Takashi, “ma quello che i tuoi compagni di scuola non ti hanno detto è che Tetsuya è stato il mio senpai ai tempi delle superiori, quando entrambi facevamo parte del club di fotografia.”

“Sul serio?” chiese Kyosuke sempre più incuriosito.

“Certo. Anzi, se devo essere sincero, è grazie a lui che ho lo scelto la strada della fotografia. Dovete sapere che, prima di iniziare le superiori, per me scattare foto era solo un semplice passatempo, ma non appena lo conobbi, Tetsuya mi convinse a entrare nel club di fotografia. Da quel momento, mi mise sotto la sua ala protettiva e mi insegnò tutti i rudimenti del mestiere.”

“Ma questo cosa c’entra con il calcio?”

“Oltre alla fotografia, a quei tempi Tetsuya nutriva una grandissima passione per questo sport, al punto da non perdersi neppure un incontro del campionato studentesco. Mi ricordo ancora oggi che mi trascinava fino ai più disastrati quartieri di periferia, e quando scattava le sue foto, non c’era nulla che riusciva a distogliere la sua attenzione dalle azioni di gioco, nemmeno il più violento temporale estivo. Le sue fotografie erano già allora molto apprezzate, al punto che una volta riuscì addirittura a vincere un premio nazionale.”

“E poi che cosa è successo dopo la scuola?”

“Lui partì per l’Europa, mentre io rimasi in Giappone e alla fine mi specializzai nello scattare fotografie di paesaggi. Nonostante la lontananza, ci siamo sempre mantenuti in contatto; in tal modo seppi che aveva girato gli stadi di Germania, Inghilterra, Italia e Spagna, facendo i lavori più disparati per mantenersi. Alla fine, grazie all’esperienza acquisita in Europa, è tornato qui in Giappone ed è stato assunto da un noto giornale sportivo, il cui direttore gli ha recentemente affidato il compito di prendere parte come fotografo ufficiale alla finale di Coppa Intercontinentale che si terrà domenica al National Stadium[1].”

“Questa sarà sicuramente una grande opportunità per lui!” commentò Manami poco prima che suo padre si rabbuiasse in volto.

“Purtroppo non sarà così” disse mestamente. “Il mese scorso Tetsuya si è fratturato la gamba in un incidente stradale e dovrà rimanere in ospedale per lungo tempo. Non appena andai a fargli visita, aveva letteralmente il morale a pezzi… prendere parte a un simile evento era il sogno di una vita per lui! Per farla breve… era talmente depresso che alla fine non ho potuto fare a meno di propormi per prendere il suo posto… e lui ha accettato con gioia.”

“Ma tu ormai sei specializzato in paesaggi!” gli fece notare Kyosuke.

“Ho già risolto tutto!” lo tranquillizzò il padre. “Il direttore del giornale presso il quale lavora Tetsuya ha dato il suo consenso e mi sono preparato scrupolosamente per tale scopo. E poi, un vero professionista deve essere pronto per ogni evenienza! Avete già dimenticato il servizio fotografico che feci a Madoka e Hikaru sulla spiaggia[2]?”

Detto ciò, l’uomo tirò fuori cinque biglietti. “Questi sono per voi” disse. “Inizialmente Tetsuya se li era procurati per i suoi familiari, ma dal momento che questi lo assisteranno in ospedale, ha deciso di darli a me. Stando a quello che mi ha detto, il calcio è uno sport molto appassionante, perciò ho pensato che vi avrebbe fatto piacere assistere alla partita.”

“Ma qui sul tavolo ci sono cinque biglietti e noi siamo tre!” affermò Kyosuke.

“All’inizio pensavo di darli ad Akane e Kazuya, ma dal momento che domenica andranno con gli zii a Sendai, potresti invitare Madoka e Hikaru. Tetsuya mi ha detto che il calcio è uno sport che appassiona anche le ragazze.”

‘Meglio così!’ pensò fra sé e sé il ragazzo, decisamente allettato dalla proposta del padre. ‘Se non altro, non mi ritroverò fra i piedi quei rompiscatole dei miei cugini!”

“A proposito, papà” s’intromise all’improvviso Kurumi “quali saranno le squadre che disputeranno la partita?”

A quella domanda Takashi aprì la sua ventiquattrore e sparse sul tavolo il contenuto, che consisteva in una consistente serie di fotografie e ritagli di riviste e giornali sportivi sulle due squadre che domenica si sarebbero contese l’ambito trofeo.

“In base alle informazioni raccolte da Tetsuya, i favoriti sono gli italiani della Juventus” esclamò l’uomo mentre faceva vedere ai figli un foglio contenente le informazioni principali riguardanti il club, sul quale appariva in bella mostra il logo societario: una zebra rampante nera sormontata dalla scritta ad arco JUVENTUS F.C. “È la squadra che in Italia vanta il maggior numero di campionati e coppe nazionali vinte[3], oltre che il maggior numero di tifosi al seguito. Inoltre, in caso di successo nella partita di domenica, diventerà la prima squadra al mondo ad aver vinto tutti i trofei ufficiali a livello internazionale.”

“Devo dire che questa squadra ha un nome particolare” commentò Kyosuke.

“La parola juventus deriva dal latino e significa letteralmente ‘gioventù’. Il nome fu scelto dai soci fondatori della società, i quali erano studenti di una scuola superiore di Torino[4]. Ragazzi della tua età, insomma!”

Detto ciò, Takashi rovistò tra la mole di fogli sparsi sul tavolo e tirò fuori una cartella, nella quale erano contenute tre fotografie. La prima di queste ritraeva un calciatore dalla folta capigliatura riccioluta e dalla corporatura esile, che teneva il pallone incollato ai piedi mentre scartava un difensore avversario.

“Questo è Michel Platini, il regista della squadra” lo indicò Takashi. “È uno dei migliori calciatori del mondo; ha vinto per tre volte il titolo di capocannoniere della Serie A italiana e questo mese riceverà sicuramente il terzo Pallone d’Oro consecutivo. Inoltre, l’anno scorso ha condotto la Francia alla vittoria nell’Europeo.”

Dopo aver messo da parte la foto del fuoriclasse francese, Takashi tirò fuori una seconda fotografia su cui era immortalato un giocatore in maglia bianconera che portava al braccio sinistro la fascia di capitano. “Questo invece è Gaetano Scirea, il capitano della Juventus e uno dei pilastri della Nazionale italiana. Gioca nel ruolo di libero”.

Rimaneva infine da svelare l’identikit dell’ultimo calciatore, ma prima ancora che Takashi potesse aprire bocca, Kurumi gli aveva sottratto la fotografia e ora non le staccava gli occhi di dosso. “Papà, chi è questo gran bel fusto?” domandò finalmente la ragazza con gli occhi luccicanti.

“È Antonio Cabrini, e gioca come terzino sinistro. Sembra che in Italia sia particolarmente apprezzato dalle ragazze[5]…”

“Ci credo, è bellissimo!” parlò Kurumi con voce squillante mentre teneva stretta al petto la fotografia. Kyosuke e Manami, dal canto loro, erano basiti di fronte al comportamento della sorella.

Una volta aver illustrato coloro che erano considerati i tre assi della formazione bianconera – sui quali Tetsuya gli aveva raccomandato di puntare costantemente l’obiettivo della macchina fotografica –, Takashi parlò anche a proposito dell’Argentinos Juniors, una delle tante società calcistiche fondate a Buenos Aires, e dei suoi giocatori più famosi: il terzino Jorge Mario Olguín, campione del mondo con l’Argentina nel 1978, e i centrocampisti Claudio Daniel Borghi e Sergio Daniel Batista[6], i quali avrebbero con ogni probabilità fatto parte dei ventidue calciatori che avrebbero difeso i colori dell’Albiceleste ai Mondiali che si sarebbero disputati in Messico l’anno successivo.

Finalmente la famiglia Kasuga, dopo tanto parlare, iniziò a cenare; tuttavia, mentre mangiava, Kyosuke fu colto improvvisamente da un interrogativo che, a causa della sua indecisione cronica, non avrebbe condotto a una soluzione rapida: come avrebbe consegnato i biglietti della partita a Madoka e Hikaru senza rischiare di attirarsi le invidie e le antipatie dei suoi compagni di scuola?   




[1] Il National Olympic Stadium di Tokyo ha ospitato dal 1980 al 2001 le finali della Coppa Intercontinentale, una competizione calcistica annuale disputata (dapprima in doppia finale andata e ritorno, con eventuale spareggio, e in seguito in gara unica) tra la squadra vincitrice della Coppa dei Campioni europea (in seguito UEFA Champions League) e quella vincitrice della Coppa Libertadores sudamericana. Questa competizione fu sostituita a partire dal 2005 dalla Coppa del mondo per club FIFA.

[2] Vedi il capitolo 14 del manga Le due istantanee e l’episodio 8 dell’anime Un bel sorriso! Foto sulla battigia.

[3] Nel 1985 la Juventus aveva all'attivo 21 scudetti e 7 Coppe Italia.

[4] Il liceo classico Massimo D’Azeglio.

[5] Durante la sua militanza in maglia juventina, Antonio Cabrini si guadagnò i soprannomi di Bell’Antonio e Fidanzato d’Italia per via della grande popolarità di cui godeva presso il pubblico femminile.

[6] Essi sono rispettivamente gli attuali commissari tecnici delle Nazionali di Cile e Argentina.

  
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