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Autore: Scar    22/07/2011    1 recensioni
[Alles was zählt] Fan fiction in 8 capitoli che tiene conto, non degli ultimi spoiler, ma solo degli episodi correnti fino a metà luglio. Come sarebbero andate le cose se, una volta fallito il Centro Steinkamp, Roman avesse deciso di lasciare Essen e cercare la sua fortuna altrove? Avrebbe dimenticato Deniz per sempre?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autrice: Scar
Beta-reader: Hannival Kinney
Categoria: Soap opera
Serie: Alles was zählt
Personaggi: Deniz Öztürk, Roman Wild, un po' tutti, nuovi personaggi
Pairing: Deniz/Roman
Genere: commedia, sentimentale, what if?
Rating: PG 14, giallo
Avvertenze: slash
Note: Fan fiction in 8 capitoli (conclusi) che tiene conto, non degli ultimi spoiler, ma solo degli episodi correnti fino a metà luglio. Come sarebbero andate le cose se, una volta fallito il Centro Steinkamp, Roman avesse deciso di lasciare Essen e cercare la sua fortuna altrove? Avrebbe dimenticato Deniz per sempre?

Nell'incipit e in un altro paio di pezzi incontrerete delle parti in corsivo prese da Wikipedia. Non sono un'esperta del pattinaggio, per cui mi sono dovuta affidare a qualche stralcio trovato su internet, e credetemi è davvero poco, e a quello che ho visto nella serie. Riguardo ai restanti pezzi, invece, mi sono inventata spudoratamente certe cose di sana pianta, quindi chiedo scusa se tra i lettori capitasse qualcuno per cui il pattinaggio rappresenti il pane quotidiano. Non ho avuto tempo e modo di informarmi meglio, il tempo stringeva e gli spoiler che corrono attualmente avrebbero potuto inibire tutto quello che avevo in mente e mi sarebbe dispiaciuto molto. Comunque vada, buona lettura.
Inoltre... I Copyrights di Alles Was Zählt e dei suoi personaggi appartengono a Grundy UFA, RTL ; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma per genuino piacere personale.

1/8

L'axel è l'unico salto, nel pattinaggio, in cui si parte in avanti sul filo esterno sinistro. In aria, viene eseguita una rotazione e mezza e si atterra sul filo destro indietro esterno. La spinta per eseguire il salto viene impressa dalla distensione della gamba portante, la sinistra, aiutata dallo slancio della gamba libera, mentre la rotazione viene impressa dalla torsione della parte superiore del busto. Durante la fase di volo, le braccia e le gambe devono essere tenute il più vicino possibile all'asse di rotazione del corpo.

La neve quasi non si era vista ad Amburgo, quell'inverno, invece lì le strade ne erano ancora ricoperte.
Si sollevò il bavero del cappotto e arrotolò più stretta la sciarpa intorno al collo.
Strano, ma aveva dimenticato come potessero essere freddi gli inverni a Essen. Per il resto, in quei due anni che si era trasferito, non era cambiato quasi nulla. Il quartiere sorto intorno al centro sportivo più di vent'anni prima era sempre uguale a se stesso: i viali alberati, il parco rigoglioso in qualunque stagione, le costruzioni con mattoni rossi a vista, le giostre per i più piccoli, il tavolo da ping pong, la pista di skateboard e, infine, il tabellone con il canestro. Gli artisti di strada, però, erano cambiati, oppure dovevano aver migliorato la loro tecnica: i murali adesso sembravano delle vere e proprie opere d'arte.
Aveva sempre amato quel quartiere: una sorta d'isola galleggiante, imperturbabile a dispetto di una città proiettata in apparenza solo allo sviluppo delle sue acciaierie e di attività commerciali sempre più frenetiche. Niente a che vedere con la storia, l'arte, l'eleganza che contraddistingueva Amburgo.
Sollevò lo sguardo e andò a cercare le finestre dell'appartamento che aveva occupato un tempo con Deniz e infine con Florian. Le vide illuminate.
Chissà chi ci abitava ora, si chiese, cercando d'ignorare la piccola fitta al petto.
L'attenzione finì subito dopo sulla porta a vetri del N°7 e fu preso dalla voglia di entrarvi, sorprendendo con il suo ingresso improvviso chiunque vi avesse trovato, magari bere anche qualcosa per riscaldarsi, ma aveva promesso ad Annette di incontrarsi con lei, prima che con tutti gli altri.
Poverina, anche quest'anno l'influenza non l'aveva risparmiata, prima o poi avrebbe dovuto dirglielo che lavorare allo stand, con simili temperature, non era l'ideale per la sua salute cagionevole.
Entrò nel portone di quello che decenni prima era stata una fabbrica di scarpe e, come aveva fatto ogni santissimo giorno per quanti anni vissuti in quella città, s'intrufolò nell'elevatore.
Annette era raggomitolata sul divano davanti al televisore acceso, un plaid sulle gambe, i capelli arruffati e un termometro digitale infilato nell'orecchio. Accolse il suo ingresso con gli occhi lucidi di febbre, ma certamente anche per l'emozione di rivederlo dopo mesi. Abbandonò il termometro sul tavolino, dando solo un'occhiata distratta al display, poi attese che lui le andasse incontro e l'abbracciasse.

L'axel è un salto base, ma quando uno skater alle prime armi riesce ad eseguirlo in modo perfetto si sente quasi un dio. Tuttavia, non bisogna mai sottovalutarlo. Sbagliare un axel è come inciampare lungo una strada senza buche, ma non per questo meno insidiosa. A quel punto bisogna soffermarsi a rivedere: tecnica, postura, tensione dei muscoli, allenamento.
Ripercorrere a ritroso la mente e le proprie convinzioni può essere più faticoso del previsto, esattamente come ritornare in una città dove si è vissuti per un terzo della propria esistenza, conoscerne ogni angolo, ogni singolo respiro e, ciò nonostante, esserne terrorizzati.


“Quindi il tuo arrivo non ha niente a che vedere con il fatto che mi hai tempestata di domande su Deniz nelle ultime due settimane?”
Roman tentò di plasmare l'espressione più innocente meglio riuscita sul suo volto. “L'unico motivo per cui sono qui è questo”.
Così dicendo diede degli affettuosi colpetti alla cartella dove era rinchiuso il materiale del suo nuovo progetto.
Annette mugolò dubbiosa. “E perché non posso ancora vederlo?”
“Per scaramanzia. Preferisco parlarne prima con Steinkamp, sperando che me lo finanzi”.
“Tentar non nuoce” sospirò la donna, mentre si tamponava il naso con un fazzolettino di carta tutto appallottolato. “Dio solo sa quanto ne abbia bisogno dopo il crack di due anni fa. Magari ha ancora voglia di rischiare”.
“Questo Ice show sarà un successo, fidati”.
“Se una cosa è perfetta per te, non è detto che debba esserlo anche per il resto del mondo” snocciolò sarcastica la sua amica.
“Già” sospirò Roman, afflitto. “Me l'hanno detto”.
La pesante porta di ferro azzurra del loft si aprì di nuovo. Lena si fiondò in casa, saltellando e strofinandosi con vigore le mani livide.
“Ehi, Roman!”
“Ciao, pupazzo di neve!” esclamò lui, andandole incontro.
I due si abbracciarono, scambiandosi un lieve bacio sulle labbra. Era gelida.
“Alexander?” chiese Lena alla sorella.
“Dorme come un angioletto da più di un'ora”.
“Bene” chiosò Lena, con un sorriso luminoso rivolto a lui.
Chi avrebbe mai pensato, a conoscerla, che un giorno sarebbe diventata la madre premurosa e affettuosa che aveva davanti. Ancora non riusciva a capacitarsene, considerando che, solo due anni prima, con un figlio a carico e due matrimoni falliti alle spalle, Lena si era portato a letto il fratellino di lui appena maggiorenne. Florian, d'altra parte sembrava davvero preso in quel frangente.
“Sono rimaste delle salsicce con dei pomodori, se hai fame” s'interessò Annette.
Lena rifiutò l'offerta con un sommesso mugolio, nel frattempo cominciò a spogliarsi degli indumenti più pesanti.
“Al Centro hanno dato un piccolo party per festeggiare la Essen Cup. Ah... a proposito, Ingo sarà qui tra un'ora al massimo” la informò. “Sono esausta, credo che andrò di filata a letto”.
Lena si allungò a dare un bacio sulla guancia prima a Roman e poi a sua sorella. “Buonanotte” concluse, mentre apriva la porta della sua camera.
“Penso di fare una capatina al Centro, a questo punto” disse Roman, afferrando frettolosamente la sua sciarpa. “Il tempo di salutare Ingo e le ragazze, poi dritto all'hotel sperando che abbiano ancora qualche camera disponibile”.
Annette lo trattenne, afferrandolo per un polso e scoccandogli un'occhiataccia pungente con tanto di sopracciglio perfettamente arcuato. “Innanzitutto, non hai bisogno di cercarti una camera, e poi... sei sicuro di voler andare fino al Centro per salutare Ingo? Hai sentito Lena: tra meno di un'ora sarà qui”.
“Dimentichi le ragazze” precisò lui.
“Roman?”
L'uomo si sgonfiò nelle spalle “Okay, okay, okay!” schioccò con il suo fare esagitato, che spesso faceva pensare più a uno scoiattolo impazzito che a un coniglio colto sul fatto. “Voglio solo dare un'occhiata. E poi non è detto che ci sia anche Deniz”.
Annette stiracchiò un sorriso scettico “E' l'assistente di Richard Steinkamp, ha organizzato la Essen Cup, probabilmente anche quel ricevimento... e vuoi che non ci sia?”
“Credi che la cosa possa sconvolgermi?”
Annette lo fissò intensamente negli occhi. “Non lo so, ma potrebbe sconvolgere lui. E poi sono due anni che non vi vedete. Sei sicuro che ti piacerà ancora? È invecchiato precocemente, si è ingobbito... ha la pancia, senza contare che è diventato talmente brutto...”
“Sì, certo” replicò Roman, sbottando in una risata sarcastica. “So già com'è... lo so troppo bene”.
“Ah... davvero?” fece Annette sorpresa. “E quando l'avresti visto?”
“Tutti i giorni negli ultimi due mesi” rispose, esalando un lungo sospiro.
“Oh” Annette era sbigottita. “Non me l'avevi detto”.
“Una gigantografia” esordì Roman, allargando le braccia davanti a sé, una punta d'irritazione nella voce e un tono che si faceva via via più alto “di quattro metri per due incollata su un cartellone pubblicitario proprio di fronte all'appartamento di Amburgo e, per quanto ne sappia, stamattina c'era ancora”.
“Oh!” replicò la donna, facendo scivolare il plaid dalle spalle.
“Hai detto bene: Oh!”
Roman strinse gli occhi in una smorfia di teatrale sofferenza e, piagnucolando, si lasciò cadere sul divano accanto alla sua amica, la testa abbandonata sul petto di lei.
“E com'era?”
Roman sollevò il capo, scoccandole un'occhiata torva.
“Era giusto per chiedere” glissò la donna.
Lui scattò di nuovo in piedi, dimenando le braccia sopra la testa.
“Quattro metri per due, con dei pettorali che nemmeno mi ricordavo avesse, con addosso solo un paio di mutande e il gel nei capelli. Secondo te come dovrebbe essere uno che veste Calvin Klein?”
Annette dondolò il capo in segno di approvazione.
“Ed è a causa di quello che io e Marc...” aggiunse lui.
La testa di Annette si raddrizzò attenta in un nanosecondo, tanto da sentirsi lo scatto della sua cervicale. “Tu e Marc... ”
Roman sospirò, ritornando a piagnucolare sommessamente.
“Roman?” insistette l'amica. “Tu e Marc... cosa?”
“Io e Marc... ci siamo presi una pausa”.
“Ah!” chiosò la donna, laconica. “E tutto a causa di un poster? Un po' poco per una pausa, non ti pare?”.
Roman inspirò profondamente. “Non se ti fosti ritrovata a sbirciarlo dalla finestra ogni giorno per gli ultimi due mesi”.
“Lo sbirciavi?”
“Diciamo pure che me lo divoravo con gli occhi. Credo che Marc ne abbia avuto abbastanza quando sono inciampato per strada perché avevo preso l'abitudine di camminare con il naso per aria”.
“In effetti...” convenne lei. “E allora che vorresti fare?”
“Niente” rispose in fretta con fare innocente. “Solo vedere se mi fa lo stesso effetto”.
“Ah, certo” fece Annette con tono ironico. “Che effetto potrebbe farti un originale di un metro per un metro e ottanta rispetto a una copia di quattro metri per due?”
“Un metro e ottantacinque” intervenne lui.
“Cosa?”
“Deniz è alto un metro e ottantacinque” precisò.

Molti fattori potrebbero influenzare la riuscita di un axel, una buona tensione muscolare è ciò che si deve sempre tener presente. L'allenamento costante agli attrezzi permette di acquisire la forza necessaria, mentre la danza conferisce l'eleganza e la grazia all'esecuzione di un salto pulito. Una buona alimentazione, nutriente e leggera, e il riposo regolare sono indispensabili in qualsiasi sport, a maggior ragione in una disciplina dove alla tecnica si deve sempre unire una spiccata espressività del volto e dei movimenti.

Roman aprì una delle porti battenti dell'ingresso, e in un attimo si lasciò alle spalle il buio freddo e nebbioso della strada. Allo stesso modo avrebbe voluto lasciarsi anche la tensione che lo aveva accompagnato dalla partenza, invece, sembrava che essa fosse triplicata nell'esatto istante in cui veniva investito dalle luci accecanti e dalla musica allegra di sottofondo.
Costanze e Brigitte furono le prime a notarlo e si precipitarono ad accoglierlo, timbrandogli la faccia di tanti baci a schiocco colorati di rossetto. Poi lo presero sottobraccio, una per lato, trascinandolo giocosamente fino al centro della sala, a bordo piscina.
Richard Steinkamp lo vide e gli fece segno di raggiungerlo. Dopo averlo salutato con una stretta di mano e un mezzo abbraccio, chiese ai reporter di immortalarli entrambi in quel gesto formale e caloroso allo stesso tempo.
Una delle tante qualità di Richard Steinkamp, indubbiamente, era quella di saper cavalcare l'onda della fama anche quando questa si era ridotta a poco più di un'increspatura, ma era certo che, nonostante gli anni e gli insuccessi, qualcuno avesse ancora una discreta opinione di Roman Wild. Del resto, nessuno del pattinaggio maschile, l'aveva ancora superato in Germania. Fino allora, perlomeno.
Roman vide il vecchio Steinkamp allungare il collo in più direzioni come se cercasse qualcosa o qualcuno di specifico, poi si rivolse sommessamente a Costanze, rimasta immobile e dritta come un grazioso e riverente palo, nelle immediate vicinanze.
“Con Deniz, signor Steinkamp. Giù alla pista” gli sussurrò, sporgendosi leggermente verso di lui.
L'uomo annuì, non riuscendo a nascondere una piccola smorfia contrariata.
“Poco male” esordì, rivolgendosi più a se stesso che a Roman “l'essenziale è stato già fatto”.
Infine, afferrò tre flute di champagne da uno dei vassoi vaganti e lo invitò a brindare con lui e con sua moglie Simone.
Deniz si trovava sulla pista.
La mente di Roman cominciò a lavorare febbrilmente, e lo rivide sui pattini in un'immagine lontana eppure così vivida, mentre si sforzava di eseguire un salto elegante, sfidando la corporatura massiccia e la forza di gravità, o bardato con le protezioni dell'hockey, mentre come un demonio si lanciava contro la rete avversaria.
Dopo che Richard lo aveva infarcito di tante informazioni riguardanti chi o cosa avrebbe riportato il marchio Steinkamp in auge, e resosi conto che ormai più nessuno badava a lui, s'incamminò con disinvoltura verso le scale che conducevano ai sotterranei, ma si scontrò con Ingo che lo circondò con le braccia in un assalto improvviso e un sorriso ebete che sapeva di birra.
“Non mi avevi detto che ti avrei trovato qui. Nostalgia?” fece Ingo, ammiccando in modo teatrale.
“Un po'” confermò Roman, cominciando a fremere d'impazienza. “Vorrei dare solo un'occhiata alla pista, poi me ne torno al loft. Annette mi ha invitato a passare la notte da voi. Non ti dispiace vero?”
“Scherzi, compagno?” bofonchiò, strofinandolo in testa e scompigliandogli tutti i capelli che miracolosamente e riuscito ad appiattire. “A proposito come sta la mia metà sobria?”
“Mmm... non tanto bene” mentì Roman, mentre si pettinava i capelli all'indietro con le dita e risistemava la frangia sulla fronte. Secondo me sente la tua mancanza”.
Il volto di Ingo si fece repentinamente serio. “Sarà meglio che vada allora, non ti dispiace se...”
“Vai pure, marito premuroso, e di corsa. Non la farei aspettare un secondo di troppo al tuo posto” marcò Roman, sfacciatamente.
Seguì per qualche secondo la schiena di Ingo che si allontanava, effettivamente di corsa, diede un'ultima rapida occhiata in giro, e cominciò a scendere i gradini.

  
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