“Evans,
ti
piace il gelato?” Senza alcun tipo di preavviso James Potter
l’aveva affiancata
in corridoio, Lily sobbalzò leggermente, colta di sorpresa,
poi, decise di
adottare una nuova tattica: ignorarlo. Completamente.
Quello che
Lily non sapeva però, era che ignorare James Potter
equivaleva a flagellarsi
ogni secondo, di ogni minuto, di ogni ora con una mazza ricoperta di
spessi
aculei.
Perciò,
perseguendo nel suo piano subdolo, non gli rispose.
“Ehi
Evans? Evans, dico a te!”
Nel
frattempo quello strano duo, composto da una Lily Evans apparentemente
ignara
della presenza fastidiosa che si ostinava a perseguitarla e da un James
Potter
in preda a una crisi da ricerca psicotica e morbosa di attenzioni,
raggiunse l’Aula
di Trasfigurazione, dove un’austera Minerva McGranitt
attendeva l’arrivo degli
studenti.
Come se
niente fosse, Lily salutò la professoressa con un educato
buongiorno e si
accomodò nel primo banco che le capitò a tiro,
né troppo in vista né troppo
nascosto. James, deciso ad ottenere la sua attenzione, le si sedette
accanto.
Coraggio
Lily… Si tratta
solo di un’ora di lezione.
“Evans?
Mi
ascolti, Evans? Evaaaaaans?”
Ignoralo,
ignoralo, ignoralo…
“Evans.
Evans. Evans. Lily. Lily. Lily. Lily Evans.
Lily Evans. Lily Evans.” Potter
si stava velocemente evolvendo in una sorta di macchinetta, guidata
unicamente dalla
sua naturale propensione a fracassare i genitali altrui.
Ma Lily
resisteva, non avrebbe ceduto. MAI. Cedere significava arrendersi. E il
verbo
arrendersi non rientrava nel vocabolario della ragazza.
“Eeeeeeeeeeeeevaaaaaaaaaaans!”
Non
guardarlo Lily, non ti voltare!
Che si stia trasformando in una balena o no, non ti riguarda!
Lily aveva
capito ormai da tempo quanto la mente di James Potter fosse simile, per
non
dire identica, a quella di un bambino di cinque anni. Quindi, non
doveva fare
altro che non prestargli attenzione… non si fa forse
così con i marmocchi con
evidenti ritardi mentali?
La ragazza
era talmente immersa nei suoi pensieri, volti a sostenerla nella nuova
tattica “Ignora
Potter”, che nemmeno si era accorta dell’iniziare
della lezione.
Che
stupida! Si disse,
chinandosi a prendere piuma
e pergamena per gli appunti. Beh…
almeno
Potter sarà costretto a lasciarmi perdere.
Mai,
sottovalutare James Potter. Lily lo avrebbe imparato molto presto.
Intenta a
prestare attenzione alla McGranitt e alla sua spiegazione, Lily si era
completamente dimenticata di James: male, molto male. La ragazza non
aveva
infatti pensato a privarlo di ogni possibile arma. Un errore cruciale.
Il gambo di
una piuma cominciò a punzecchiarla lentamente, per poi
aumentare gradualmente
il ritmo.
Una volta.
Due volte. Tre volte. Quattro volte…
Resisti!
E forse Lily
ci sarebbe anche riuscita, se Potter non avesse iniziato a sussurrare
nel suo
orecchio con una vocetta acuta, da bambina di due anni.
“Perché
non
esci con me, Evans?- Colpo di piuma – Perché non
esci con me, Evans? – Un altro
colpo di piuma- Eh? Eh?...”
Lily non
seppe per quanto quella tortura andò avanti, seppe solamente
che a un certo
punto non ce la fece più.
Colpo di
piuma, vocetta stridula, colpo di piuma, vocetta stridula, colpo di
piuma,
vocetta stridula.
“BASTAAAAAAAAAAAA!”
Urlò, alzandosi in piedi e facendo ribaltare la sedia su cui
era seduta.
“SI’
POTTER!
SI’, USCIRO’ CON TE. AVETE SENTITO TUTTI? IO E
POTTER USCIREMO INSIEME! E ORA,
RAZZA DI LURIDO INDIVIVUO FRACASSA GINGILLI, VEDI DI TOGLIERTI DALLA
MIA VISTA
O GIURO CHE MI DIVERTIRO’ AD ESERCITARMI CON LE MALEDIZIONI
SENZA PERDONO SU DI
TE!” Lily si placò di colpo, comprendendo solo in
quel momento l’immane figuraccia che
aveva appena fatto e lanciando uno sguardo disperato alla professoressa.
“Bene,
Evans!
Sono sicura che tu e Potter possiate discutere riguardo il come e il
dove del
vostro appuntamento anche in punizione. Venerdì sera
ripulirete l’intera Sala
Trofei.”
Lily
sbiancò, mentre sul viso di James si dipingeva
un’espressione soddisfatta.
“Io…
sola…
tutta la sera… con… con…
Potter?”
“Esattamente.”
Affermò la McGranitt.
e
fu COSì CHE LILY EVANS DIVENNE LILY POTTER.