Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Iokyko    23/07/2011    0 recensioni
Gli incontri, gli avvenimenti e le scoperte; la vita di un gruppo di ragazze nel collegio di Santa Barbara.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“La derivata di una funzione reale, di variabile reale f(x) nel punto x0, è definita come il limite del rapporto incrementale al tendere a 0 dell'incremento h, sotto l'ipotesi che tale limite esista e sia finito.” recitava a caratteri ciclopici la lavagna che una tozza signora si rallegrava si decorare. « Ragazze, non trascurate le definizioni, la matematica E’ FATTA DI DEFINIZIONI! Sono la materia prima per comprendere i concetti che gente molto più colta e studiosa di voi ci ha gentilmente regalato! Tenetelo sempre a mente, non vorrei si ripetesse l’infelice episodio dello scorso trimestre.. » grottescamente minacciosa e affannata la donna di mezz’età era stretta in un abito lungo blu vecchio, che le causava vistosi rigonfiamenti nella zona del ventre e dei fianchi e sgradevoli aloni di sudore sotto le ascelle. A dire il vero un comune malcapitato osservatore trovatosi per errore lì si sarebbe chiesto come aveva fatto tale donna bassa e grassoccia a entrarvi, ed era questo l’interrogativo anche delle giovani sedute ai banchi dell’afosa stanza bianca, che poco si curavano delle derivate tanto decantate dalla signora tozza.

Neppure Margaret la stava ad ascoltare quella mattina; la giornata era troppo bella per ficcare la testa dentro il manuale di analisi matematica e ringraziare gentili studiosi arrischiando di perdersi il sole caldo. Avrebbe voluto fare un pic-nic, o solo leggere un libro dei suoi all’ombra del grande ciliegio; la primavera era arrivata cinguettante e prematuramente afosa, e con lei i caldi progetti di Meg sulle vacanze iniziavano a prendere forma; ma forse era ancora troppo presto, tre mesi erano ancora tanto tempo. Smise di fissare il prato fuori e si voltò verso la lavagna, che la vecchia ancora imbrattava, torturandola di scritte e geroglifici. Si chiese quanto mancasse alla fine della tediosa lezione, e con suo rammarico si ricordò che quel giorno la vecchia sostituiva la malata di inglese, e le avrebbe intrattenute ancora per un’altra ora piena.. la giornata non aveva i migliori presupposti.. Tornò allora a fissare dalla finestra semiaperta il prato, e il ciliegio che da lì rosava il paesaggio e faceva invidia agli altri alberi, non certo belli e spettacolari come lui. I suoi rami affusolati ornati di fiori rosa coloravano i grigi occhi di Meg, era il colore che pensava avesse il paradiso quello.. La voce fastidiosamente acuta della donna grassoccia era lontana, gli occhi della ragazza erano cullati dal vento, dai petali rosacei che per lei e lei sola facevano danze gentili, diretti dai soffi di un regista invisibile, sotto la supervisione di accondiscendenti cinguettii..

Sgranò gli occhi. L’era parso che qualcosa dietro il tronco si muovesse, ondeggiando coi rami e i petali rosati. Strinse le palpebre per poter vedere meglio, e fu lì che riconobbe la figura fluttuante essere una luccicante chioma di riccioli biondi, che il vento maestro faceva vibrare concedendoli alla sua rapace vista. E poco sotto uno sventolare di stoffa, stoffa grigia orlata di una sottile striscia rossa al bordo inferiore, che riconobbe come la gonna della divisa studentesca. « Una studentessa » sussurrò. La vedeva chiara ora, di spalle, seduta, poggiata al tronco; era dove avrebbe voluto essere lei in quel momento, a partecipare beata dello spettacolo primaverile; ma non fu invidia il sentimento che la colse.. Di chi era quella chioma bionda? Quei maliziosi (si sorprese per aver pensato proprio a una tale descrizione) ricci che fluivano nell’aria pervasa di polline? Quella camicetta bianca a merletti, e quelle gambe madreperlate e sinuose, vestite fino ai teneri polpacci di deliziose calzette cotonate bianche, che scopriva la gonna svolazzante? Era curiosità, che non le faceva distogliere i suoi dolci assorti occhi grigi da quel quadro di fiori e di luce, di stoffe e di pelle.. Ma non lo sapeva ancora; la piccola Meg, non sapeva ancora..

Era finita, l’aula iniziava a svuotarsi con trascinamenti di sedie e sospiri di sollievo. « MEEEG! Che diamine stai facendo ancora lì?!? » Una ragazza coi capelli scuri oleosi legati in un coda poco curata le gesticolava contro mentre tentava di mantenersi in equilibrio tra la tracolla e il carico di libri che portava. « Sono uscite tutte, e non stai manco anticipandoti gli esercizi per la vecchia..anzi oggi mi pareva non seguissi neppure.. » « Sì scusa.. proprio oggi ho la testa tra le nuvole.. » balbettarono le labbra chiare e sottili di Meg. « Che fissavi? » chiese con fare curioso la mora. « Niente, davvero.. » mentì, « niente di interessante, guardavo.. il ciliegio! Non trovi sia un vero spetta.. » « Ricomincia con le solite.. » l’altra non la fece manco finire, e trascinandola per il braccio mentre ancora quella riponeva il manuale di matematica nella borsa la condusse fuori dall’aula. Per una volta Meg ringraziava il cinismo superficiale della sua compagna mentre si lasciava trascinare lungo il corridoio, « credevo che dopo la volta scorsa saresti stata sempre la prima ad arrivare alla lezione di fisica.. » « lezione di fi-si-ca..?!? » fissò l’orologio appeso al corridoio.. « Oh diamine, FAREMO TARDI! » Iniziò a correre, lasciando dietro l’altra, mentre quella le sbraitava di aspettarla e le lanciava imprecazioni che avrebbero imbarazzato pure uno scaricatore di porto.. « No, proprio per fisica no, ti prego! » si ripeteva disperata Meg che non aveva mai corso così veloce neanche per le competizioni studentesche..

Raggiunse per prima la porta, ma con sua amara delusione la Cook era già dentro, e vedendola lì le lanciò dagli occhialetti un’occhiataccia che non avrebbe portato nulla di buono.. « Signorina Howell, ci stavamo tutte chiedendo dove fosse.. » disse con sarcasmo perfido quella, vestita di un abitino leggero nero, a quanto pareva il suo colore preferito.. « stavamo discutendo dell’esperimento di Cavendish, non è che potrebbe illustrarcelo lei per caso? » Sorrideva dall’alto della sua posizione la donna, tanto giovane e attraente quanto sadica.. aveva sempre mal sopportato come Meg riuscisse a destreggiarsi bene in tutte le materie, e in tutti i laboratori pomeridiani. Tutti credevano che tale cattiveria fosse dettata da una qualche forma di invidia.. « No professoressa, non ne sono capace.. » La voce della giovane tremava nel pronunciare la risposta, che invece causò alla donna un ghigno compiaciuto. « Oh, ma così lei mi costringe a metterle una nota di demerito cara, e non è cosa che si addice alla migliore studentessa del collegio di Santa Barbara.. » recitò con falsa voce dolce, alla quale Meg faticò a trattenere le lacrime, si chiedeva come fosse possibile tanta perfidia da parte di un essere umano.. « Bene, ora vada a posto. » Sentenziò alla fine. La ragazza mortificata obbedì, e con lei la compagna appena giunta, alla quale la signora perfida (così spesso veniva appellata dalle studentesse) non rivolse nemmeno uno sguardo. Aveva ragione prima, la giornata era iniziata davvero male.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Iokyko