Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: sistolina    23/07/2011    7 recensioni
Daenerys Targaryen, Jon Snow, Tyrion Lannister, Bran Stark, ai capi opposti Sette Regni, accomunati dal destino e da una nascita che sembra averli segnati per sempre.
Jaime e Cersei Lannister, Robb Stark, Viserys Targaryen, coloro le cui vite sono state cambiate per sempre da quelle nascite.
L'inverno sta arrivando, ma il passato è importante quanto il futuro nel gioco dei troni...
1)Viserys/Daenerys → Stormborn
2)Jon/Robb/Bran → Summerborn
3)Jaime/Cersei/Tyrion → Deathborn
SPOILER!!!!!
4)Lyanna/Rhaegar/Jon → Bloodborn (questa OS è interamente frutto di una supposizione riguardo la possibile nascita di Jon, non è propriamente uno spoiler, anche se basata su dettagli evincibili dalla saga, nè ha la pretesa di essere verosimile. E' solo un'ipotesi sui veri genitori di Jon che a me interessava approfondire)
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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NB: questa raccolta non ha la pretesa di raccogliere l'eredità di Martin o di costituire un prequel delle vicende. Come tutti sappiamo la saga è un maestoso progetto al quale Martin stesso dedica da anni tutte le sue energie, e io, povera scribacchina di fanfiction, non ho l'aspirazione di essere all'altezza della sua penna maestosaXD
Tento solo di mettere nero su bianco le sensazioni che la saga prima e il telefilm poi mi hanno trasmesso, cercando di mettere in luce quello che secondo me è parte di un percorso dei personaggi che, lungi dall'avere la pretesa di essere realistico, a mio avviso è possibile.
Chiedo anticipatamente scusa per le imprecisioni, gli errori o le sbavature che chi, più esperto di me, potrebbe trovare fra le righe, ma ho fatto del mio meglio, comunque vada^^
Grazie a tutti e buona letturaXD
 
Stormborn
 
 
You don't want to wake the Dragon, do you?
 
“Ser Willelm è morto” Viserys non avrebbe mai potuto dimenticare il suono di quelle parole, che rimbombavano nel silenzio luttuoso della loro casa a Braavos. Allora era rimasto sorpreso di non provare nulla. In quel momento, nel chiassoso mercato della città libera di Pentos, con la corona di sua madre stretta forsennatamente tra le dita avvolta in uno straccio logoro, si accorse che il dolore, lui, non lo aveva mai conosciuto davvero. Eppure, la morte lo accompagnava da sempre.
La piazza era gremita di persone urlanti, mercanti che si sbracciavano per attirare qualche stolto cliente, prostitute dalla pelle color del bronzo, dai capelli rossi, gli occhi allungati, il sorriso lascivo, marinai, esiliati, signori decaduti e le loro amanti...e un principe. Un Principe Mendicante, al quale la vita aveva strappato la corona. Un principe che avrebbe rubato, ucciso, mentito e frodato, pur di riottenerla.
Daenerys si muoveva silenziosamente accanto a lui, senza lasciare la sua mano, avvolta in un mantello con il cappuccio di stoffa leggera, volta a celare i visi di entrambi da sguardi indiscreti. La strattonò, quando si accorse che stavano rallentando, e il suo viso attirava troppe occhiate da parte dei vecchi ubriachi sdraiati davanti alle locande ancora chiuse.
Percorsero stretti cunicoli nella calura di Pentos, il sole incandescente che filtrava obliquo negli anfratti dei vicoli, fendendo l'oscurità impolverata, attraversando i loro corpi accaldati, ansimanti per essersi lasciati dietro di corsa il chiasso del mercato.
Raggiunsero una casa fatiscente, le pareti graffiate e crepate, il vicolo pieni di escrementi e di avanzi di cibo in putrefazione, animali rabbiosi che si scannavano per un tozzo di pane raffermo, l'odore degli incensi delle case dei ricchi mercanti lontano centinaia di leghe, in quella povertà senza nome dall'odore di merda e marciume.
L'uomo li attendeva sulla soglia, elegantemente abbigliato nello stile di Pentos, un sorriso soddisfatto sul volto rotondo della ricchezza, il ventre ricoperto di sete pregiate, le tozze mani colme di anelli e lo sguardo viscido illuminato di divertimento. I suoi occhi scuri e allungati indugiarono su Daenerys per molto più di un istante, e avvertì la piccola mano di lei serrarsi selvaggiamente nella propria.
Estrasse da sotto il mantello il fagotto che stringeva febbrilmente fra le dita
Non qui ragazzo – lo ammonì l'uomo, con un pesante accento di Pentos, nella lingua comune che parlava fluentemente – non è sicuro – li condusse con passo rapido, anche troppo, per un uomo della sua stazza, all'interno della casa finemente arredata, ricoperta di tessuti preziosi, mobili di pregiata fattura e marmi rosa chiaro. Fu quasi irreale per Viserys aprire gli occhi di fronte ad una tale meraviglia nelle pieghe putrescenti di Pentos. Si sedette mollemente su una montagna di cuscini damascati, e indicò loro un gustoso banchetto – Servitevi – avvertì nuovamente la stretta di sua sorella fra le dita, ma lui strinse più forte, quasi stritolandole la mano nella propria. Stava per vendere la corona di sua madre, l'ultimo gioiello della sua famiglia, per sopravvivere: non avrebbero mendicato anche il loro maledetto cibo.
Si morse il labbro a sangue, avvertendo i morsi della fame contrargli il ventre disperatamente vuoto, ma non cedette, schiantando i suoi occhi viola pallido in quelli scuri e baluginanti dell'uomo
Facciamo in fretta –
 
Flashback************************************************
 
Into the night,
desperate and broken.
The sound of a fight,
father has spoken.
 
Si abbracciò le ginocchia dondolando avanti e indietro, ritmicamente, violentemente, tremando in sincrono con i tuoni che esplodevano nella tempesta. Lui non amava la pioggia. Lui era il sangue del drago, lui era fiamma viva e ardente, lui era il fuoco che avrebbe spazzato via l'Usurpatore. L'acqua non piaceva ai draghi.
E nemmeno a Viserys Targaryen.
Un tuono squarciò il ritmico e continuo scrosciare della pioggia, scuotendo il suo corpo dalla radice dei capelli venati d'argento fino alla punta delle scarpe ricamate con raffinati merletti di Myr. Stoffa leggera rivestiva il principe dei Draghi, mentre il mondo attorno a lui tremava squassato dalla tempesta.
Le fiamme delle maestose candele disseminate per la stanza tremolavano nel buio, lanciando riflessi baluginanti nella semioscurità e sulla sia figura di bambino raggomitolata contro il muro. Non avrebbe pianto; suo fratello Rhaegar non avrebbe avuto paura. Suo fratello Rhaegar era coraggioso, e forte, temuto e rispettato da tutti, amato, perfino. Ma suo fratello era morto, ucciso dall'ascia di Robert Baratheon l'Usurpatore. E sua moglie, Elia di Dorne, e i suoi figli, Rhaenys e Aegon, erano morti anche loro.
Anche lui voleva essere amato, indossare una corona e sedere sul Trono dei Sette Regni.
Ma lui era solo un principe nato maschio quando il regno di suo padre aveva bisogno di una bambina. Così aveva detto Aerys quando era venuto al mondo, per questo non lo degnava mai di uno sguardo, per questo l'unica persona al mondo che lo amasse era sua madre. La sua mamma, Rhaella, la donna più bella dei Sette Regni. Era così, per lui, era questo che pensava quando gli occhi violetti di sua madre lo guardavano sorridendo, quando gli accarezzava la testa sconsolata, perdendo lo sguardo oltre la finestra aperta sul Mare Stretto. Sfiorava lui con una mano, e serrava le dita dell'altra sul ventre prominente che pareva sul punto di scoppiare sotto le sete fruscianti del colore dei lapislazzuli. Ma sua madre non poteva vederlo, perché i suoi meravigliosi occhi viola erano ciechi da tempo, e non poteva vedere nemmeno il mare che si estendeva per miglia e miglia contro l'orizzonte.
Le urla di lei, che squarciavano perfino il fragore della tempesta, facevano tremare il suo corpo più della paura.
 
We were the kings and queens of promise.
We were the victims of our selves.
Maybe the children of a lesser god,
between Heaven and Hell.
Heaven and Hell.
 
La sua mamma urlava, e urlava, e urlava così forte e a lungo, che Viserys temette che il maestro e la levatrice la stessero scuoiando invece di salvarle la vita. Ma forse lei sarebbe nata, la lei che tutti aspettavano da tempo, la Regina dei Draghi. Forse una bambina avrebbe fatto cessare quella tempesta, e suo padre avrebbe smesso di lasciarli confinati in quell'orribile posto le cui fondamenta tremolavano ad ogni sbuffo di vento. Roccia del Drago era cupa, triste, il silenzio rotto solo dal gracchiare dei corvi messaggeri che si vestivano a lutto, portando notizie nere di morte dalla capitale. Rhaegar, Elia, Rhaenys e Aegon, e anche suo padre, Viserys, assassinato dalla spada di uno dei suoi uomini più fidati.
Se nemmeno il grande Aerys Targaryen, secondo nel suo nome, era riuscito a tenere stretto il trono fra le sue forti e possenti mani, e il Cavaliere del Drago, suo fratello Rhaegar, non era sopravvissuto all'attacco dell'Usurpatore, come avrebbe potuto lui, il Meno Amato, il bambino nato maschio portatore di morte, colui che non era mai stato destinato al trono, regnare sui Sette Regni?
Forse, se Viserys fosse stato una femmina e avesse sposato suo fratello, sua madre non avrebbe pianto in continuazione, e Rhaegar non sarebbe andato in guerra, e la sua famiglia avrebbe regnato in pace per altri trecento anni.
Ma lui era un maschio, e la tempesta infuriava fuori dalla finestra che dava sul mare nero e gonfio di pioggia rabbiosa.
Un altro urlo, infinitamente lungo e disperato, accompagnò il tuono che seguì con sconcertante precisione.
Si premette le mani sulle orecchie così forte che la testa parve scoppiargli, ma le urla non cessarono, non cessarono per tutta la notte.
Le candele di sego sembrarono non consumarsi mai, tremolando con le urla e i tuoni, in una danza dolorosamente affascinante, finché qualcuno, finalmente, si curò di lui.
Una magra e vecchia septa, scossa da un tremito continuo alle mani e alla testa, spalancò la massiccia porta di legno della sua camera da letto, così lorda di sangue che Viserys temette per un attimo che qualcuno avesse attaccato Roccia del Drago per ucciderli tutti. Ma quel sangue non apparteneva alla donna grinzosa che lo scortò in silenzio fino alle stanze di sua madre. E non apparteneva nemmeno al nemico che un valoroso cavaliera aveva ucciso per proteggerli. Quel sangue apparteneva a Rhaella, alla Regina dei Sette Regni, alla sua mamma.
 
Into your lies,
hopeless and taken.
We stole our new lives,
through blood and pain,
in defense of our dreams.
In defense of our dreams.
 
Serrò le palpebre violentemente, per non vedere le lenzuola imbrattate, il viso terreo e scavato di lei, i suoi occhi chiusi, spaventosamente chiusi.
Si avvicinò lentamente, soffocato dalla paura e dall'orrore, e le scostò i capelli intrisi di sudore dalla fronte.
Molte persone lo osservavano nell'ombra della stanza, poteva avvertire i loro respiri pesanti attorno a sé, che lo studiavano, lo pesavano, lo misuravano, e lo trovavano mancante. Il regno era alla deriva, la regale stirpe dei suoi padri stava per essere sterminata, e un bambino aveva in mano il loro futuro.
Solo un bambino.
Ma lui non era solo un bambino, disse a se stesso serrando i denti a forza, spostando lo sguardo viola pallido sui visi in ombra che lo circondavano. Lui era il Sangue del Drago, lui sarebbe stato re.
Rizzò la schiena, abbassando lo sguardo sul viso immobile di sua madre. Anche lei era morta. Ma lui era vivo, era coraggioso, e si sarebbe seduto sul trono che gli apparteneva di diritto. Lui, il Meno Amato, colui che sarebbe per sempre rimasto nell'ombra di un fratello invincibile, sovrano dei Sette Regni.
Poi accadde: un flebile pianto riempì la stanza come una melodia sconnessa, risvegliando i presenti dal loro luttuoso letargo, in un cupo respiro di dolore. Willelm Darry si avvicinò, impeccabile nella sua armatura lucente che emanava riflessi scarlatti tutt'intorno, e gli porse un fagotto di lenzuola ripiegate accuratamente su se stesse. E Viserys la vide, per la prima volta, la lei che tutti avevano atteso. Emetteva flebili suoni infantili, ormai lontani dal pianto, e agitava le piccole mani davanti al viso, cercando di afferrare la treccia di Viserys che le penzolava davanti agli intensi occhi viola dei Targaryen.
Daenerys – mormorò Willelm Darry guardandolo intensamente negli occhi – Daenerys Targaryen, Nata dalla Tempesta – un fulmine squarciò il cielo, suggellando quella promessa, poco prima che un tuono sconquassasse il tetto sulle loro teste. Gli altri sobbalzarono, chi reggendosi il petto, chi imprecando a bassa voce, chi mugolando preghiere ai Sette Dei.
Ma Viserys Targaryen non si accorse neppure della pioggia, del vento, dell'infrangersi tonante delle onde contro la costa pietrosa. E nemmeno Daenerys, persa com'era nel tentare vanamente di afferrare il suo fermaglio di drago. Per un attimo i loro occhi viola si persero l'uno nell'altro, poi qualcuno tossicchiò, e la septa sdentata si avvicinò a loro, sfiorandogli la spalla
L'Usurpatore sta arrivando – disse in un sussurrò di gengive molli e labbra tremolanti.
Visery la freddò con uno sguardo ostile, strappando la bambina dalle braccia di ser Willelm Darry
E noi lo fermeremo – ribatté con decisione, circondato da un cupo e amaro silenzio. Il cavaliere scosse la testa, gli occhi offuscati dal dolore
Dobbiamo portarvi in salvo, Maestà – Viserys indietreggiò rabbiosamente
NO! - urlò, serrando la presa attorno al fagotto di lenzuola – Io sono il Sangue di Drago, io non fuggirò. Combatteremo, e salveremo il mio trono dall'esercito dell'Usurpatore! – sentì la rabbia montare violentemente come le maree dell'autunno, frantumando ogni cosa al proprio passaggio. Daenerys emise un verso tremolante, sfiorandogli la tunica ricamata con un drago dorato. La septa lo fissò con sguardo paziente, e ser Willelm Darry scosse la testa nuovamente, piano, controllato
Maestà – Viserys si allontanò, sbattendo addosso ad un uomo corpulento appoggiato alla parete.
Indietreggiò, la bambina che si agitava fra le braccia, e si lasciò cadere contro il corpo freddo di sua madre. La sua corona finemente lavorata, sulla quale splendevano pietre grosse come noci dell'estate, rilucenti, che riflettevano le fiamme liquide delle candele, a danzare nei suoi occhi viola. L'accarezzò, sentendo il caldo sentore delle lacrime a gonfiargli la gola, ma non cedette, non lasciò che vedessero. Serrò le dita attorno alla corona e la strinse al petto. Erano finiti, tutto era finito.
Ma lui sarebbe stato ancora in re, in qualunque posto quell'uomo avesse deciso di portarlo. Finché avesse avuto la sua corona, i gioielli della sua famiglia, e il sangue di drago nelle vene, nessun uomo sarebbe mai stato davvero il re.
Una servetta di sua madre, dal fisico minuti e lunghi capelli neri e lavati da poco, si avvicinò a Willelm Darry, salendo sulle punte dei piedi per sussurrargli qualcosa all'orecchio. L'uomo annuì seriamente, sospirando. Poi si voltò, e non ci fu più traccia di rispetto reverenziale né pacatezza nel suo sguardo ombreggiato da folte ciglia grige.
In quel momento, Viserys seppe che quell'uomo li avrebbe condotti in salvo, con o senza la sua approvazione.
Daenerys gli afferrò finalmente la treccia, avvicinandola a sé e affondandovi il viso. Un istante, un mugolare lento e regolare, cadenzato, li cullò nel silenzio tetro delle decisioni.
Poi un altro tuono scosse il cuore stesso della terra.
 
The age of man is over.
A darkness comes and all
These lessons that we've learned here
have only just begun!
 
Fine flashback*****************************************************************
Viserys estrasse la corona dal pastrano logoro in cui era avvolta, e le pietre scintillarono nella luce come occhi di drago, rimbalzando sui marmi in un pirotecnico gioco di luci. L'aveva lucidata così a lungo da farsi venire le vesciche alle mani, ma l'effetto fu spettacolare: gli occhi dell'altro si gonfiarono di brama, e le sue mani grassocce tremolarono di cupidigia.
Sentì solo vagamente Daenerys sospirare profondamente, perso com'era nell'ammirare la collana di sua madre risplendere nella luce calda del tramonto. Aveva promesso a se stesso che non avrebbe esitato, non si sarebbe mostrato debole agli occhi di quel grasso mercante dalla lingua sciolta, eppure, mentre le sue dita formicolanti e perennemente in movimento sollevavano l'ultimo pegno regale che la sua famiglia distrutta gli aveva lasciato prima di essere sterminata dall'Usurpatore, un lampo di ripensamento gli colorò gli occhi viola pallido. Era il Sangue Del Drago, era il legittimo erede al trono dei Sette Regni, e stava vendendo la sua stirpe per un letto dove dormire.
Serrò la mandibola, e lo sguardo, diretto all'uomo panciuto a pochi passi da lui, che non aveva ancora smesso di fissare Daenerys con una punta di desiderio negli occhi neri e allungati
E' magnifica – sussurrò grattandosi il mento sporcato da un unto pizzetto arricciato – sembra forgiata dai draghi stessi della Valyria -
“Lei no” disse a se stesso Viserys mentre deglutiva il vuoto “ma io sì, e verrò a cercarti per tagliarti la gola e riprendermi la mia corona, quando diventerò re”, ma rispose semplicemente
Vale ogni libbra d'oro – non la lasciò nelle mani del mercante. La tenne stretta fra le dita fino all'ultimo istante, finché riuscì ad artigliarla, a sfiorarla, a sentire la consistenza dell'acciaio di Valyria contro i polpastrelli, finché l'antica stirpe dei Targaryen racchiusa in quelle pietre lucenti e in quegli intarsi lavorati a mano fu a contatto con la sua pelle.
La lasciò andare con un ultimo, disperato, gesto, e abbassò lo sguardo sulle sue calzature logore e i piedi ricoperti di polvere chiara. Non lo guardò mentre accarezzava la corona di sua madre, faceva correre le dita tozze su ogni anfratto della lavorazione, sull'incastro delle gemme, all'interno delle complicate ed eleganti pieghe dell'acciaio. Tenne lo sguardo piantato sul marmo rosa, e strinse la mano di Daenerys finché non la sentì gemere di dolore, e anche dopo. Che soffrisse, che piangesse, che desiderasse la morte; che patisse lo stesso tormento che dare via quella corona stava infliggendo a lui.
Daenerys era l'ultimo nodo che lo teneva legato ai Sette Regni, l'ultimo afflato di una speranza consumata da anni di fughe e di accattonaggio, umiliazioni e implorazioni inutili. Daenerys, nelle cui vene scorreva il suo sangue, il sangue dei draghi, era l'ultima Targaryen che gli rimaneva. Lei, che così impietosamente, venendo al mondo, ne aveva sterminata un'altra. Lei, per cui Rhaegar aveva sposato Elia di Dorne, per cui Aerys li aveva confinati a Roccia del Drago, per cui sua madre era morta.
Per lei, una ragazzina spaventata e inerme che valeva quanto la merda dei draghi. Valeva solo perché donna, solo perché graziosa, solo finché la sua verginità di discendente dell'antica Valyria aveva ancora significato per qualcuno.
 
We were the kings and queens of promise.
We were the victims of our selves.
Maybe the children of a lesser god,
between Heaven and Hell.
 
Un sacco straripante d'oro si schiantò ai suoi piedi, facendolo sobbalzare. Alzò lo sguardo sul mercante, che aveva già riposto la corona al sicuro, dove nemmeno il suo ripensamento avrebbe più potuto recuperarla. Daenerys trattenne il respiro, e si portò una mano alle labbra.
Lui serrò così violentemente la mandibola da sentire scricchiolare i denti.
Il Re Mendicante, lo chiamavano nelle città libere, deridendolo, insultandolo, sputando sul suo sangue e sulle sue origini. Quel giorno, Viserys Targaryen divenne davvero un mendicante.
Aveva promesso a se stesso che fino a che avesse avuto il suo sangue e la sua corona, nessun uomo avrebbe potuto rubargli il trono.
Allora, in quella stanza dai marmi pregiati e i morbidi tappeti, con la mano di Daenerys spasmodicamente stretta nella propria, gli rimase solo il Sangue di Drago.
 
I am blood of the dragon.
I am Daenerys Stormborn, Princess of Dragonstone,
of the blood and seed of Aegon the Conqueror.
 
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Angolo della delirante autrice: buonasera a tutti!!!
Innanzitutto vi ringrazio per avermi concello l'onore di leggere questo mio lavoro senza pretese...è nato da un impulso improvviso, ma ho ponderato a lungo se scriverlo o meno, e alla fine ho ceduto alla tentazione^^
Spero che ne sia valsa la pena, almeno lontanamente...
Non so quando scriverò la prossima, spero a breve, ma ci tenevo a postare questa per l'immagine che io ho sempre avuto di Viserys, condivisibile o meno che sia, e del modo in cui la sua vita ha cambiato quello che era e il suo rapporto con Dany...ditemi voi che impressioni avete avutoXD
La canzone che ho inserito è King & Queens dei 30 Second To Mars, che potete vedere qui 
mi è sembrata calzante^^
Alla prossimaXD
   
 
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