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Autore: Bikachu    23/07/2011    1 recensioni
Il giorno del "sì".
Il giorno che ti cambia la vita, ma esattamente QUANTO?
Vivere insieme sarà l'unico modo per scoprirlo.
Tra cambiamenti radicali, sorprese inaspettate e responsabilità, questo sarà un breve capitolo di storia di due ragazzi che si ritroveranno la realtà spiattellata davanti al naso.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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...Ovunque mi giravo c’erano fiori e fiori. Un bel pezzo di prato che partiva dalla porta dove mi trovavo e finiva molto più giù, era coperto da un tappeto bianco stretto lunghissimo che portava ad una specie di traliccio di legno con rose rosse e bianche. Il panorama era a dir poco fantastico: la quiete del laghetto, il fruscio degli alberi secolari alle nostre spalle, il cielo sereno e il debole calore dei raggi solari rendeva tutto più magico.
Per non parlare delle decorazioni che il catering aveva fatto: due file di panchine bianche disposte in una linea verticale perfetta, una alla mia destra e l’altra a sinistra, legate tra di loro da una stoffa rossa cremisi e ad ogni seduta c’era un mazzetto di orchidee ovviamente bianche. L’arco a fondo del carpet mi metteva un po’ di paura ma d’altronde quello, era un passo della vita che dovevo, anzi che volevo fare a tutti i costi!
Però c’era qualcosa che non quadrava…
Qualcosa che non riuscivo a comprendere bene…
Qualcosa che riguardava me e lui…
Quella cosa che ci avrebbe legati per l’eternità, un…
-Matrimonio?- Tom sbucò da dietro la mia schiena e mi allacciò le braccia ai fianchi. Mannaggia a lui: tutte le benedettissime volte che per puro caso o inconsciamente mi toccava, un brivido mi partiva dal fondo fino all’apice della schiena.
-Sei sicuro che sia la cosa giusta? C’è non fraintendermi ma… sei sicuro di volere proprio me per tanto e tanto tempo, finché morte non ci separi?- con una mano afferrò la mia e con l’altra mi fece girare il busto per poterlo guardare. Ancora non avevo visto com’era vestito… non ci avevo proprio fatto caso: i suoi stupendi rasta erano sempre lì al loro posto sotto il cappellino molto stile hip-hop com’era suo solito. Jeans larghi e magliettone a maniche corte che solo quello mi poteva fare benissimo da completo per il grande evento.
Appoggiò la sua guancia sulla mia e si mosse leggero dalla tempia fino al mento, sfiorandomi le labbra più volte senza mai baciarmi seriamente e quando ci provai, lui si scansò.
-Mettiamo in chiaro due punti…- mi scostai e alzai un sopracciglio “alla Bill”, il suo gemello, facendo una smorfia con la bocca e aspettando che continuasse.
-… prima di tutto, tesorino mio dolce, io ti volevo da quando ti ho vista la prima volta all’after-party degli EMA due anni fa, ti voglio ora e ti vorrò sempre e sempre… finché morte non ci separi e forse, sicuramente, anche in un aldilà molto ipotetico…- scettico.
-C’è dell’altro prima cha ti svenga tra le tue braccia inerme e incapace di camminare verso l’altare?- Ci pensò un attimo e poi concluse.
-… Mmm si, l’altro punto. Sei stupenda…- ecco, lo sapevo. Da un momento all’altro sarei svenuta sul serio.
-Grazie amore- provai a baciarlo nuovamente e si scansò per l’ennesima volta.
-…e questo bacio lo tengo per la parte centrale della nostra avventura…- non lo capivo.
-Ossia?-
-Il bacio del si… bhè ho una certa intenzione di darti un bel bacio, sai com’è… non resisto a lungo…- e mi appoggiò la bocca carnosa sulle labbra senza premerle.
Un altro fremito di scosse il corpo e mi fece rigirare gli occhi per il piacere. Dio come lo amavo!

-1 ora al matrimonio…
-Angela sei pronta?- bussarono alla porta. Mia madre era più euforica di me. La mia truccatrice sudava a più non posso, ma non c’era da stupirsi visto che era il 24 Agosto. Faceva 25 gradi, ero già nei quintali di stoffa e toulle del mio gonfissimo vestito da cerimonia stile ottocentesco molto da principessa del mondo delle favole… mi sembravo Giselle di “Come d’incanto”.
Avevo otto strati di sottogonne messe una sopra l’altra e il corpetto mi stringeva da paura le costole.
Ero al limite delle forze, mandavo giù litri di Polase e vitamine. Il trucco colava e non facevamo in tempo a rimetterlo bene, che il caldo della piastra per i capelli lo danneggiava nuovamente. Uffaaaa….
-Angela!!!!?? Ma ci sei?-
-Si mamma un secondo abbiamo finito! Tania va bene, lasciamo stare altrimenti la circolazione del sangue mi sale alle stelle e divento paonazza… grazie- scappai fuori dal bagno e la vidi salutarmi con un braccio. Katerina, invece, stava piangendo come una bambina a cui hanno levato i dolci, ma questa volta piangeva di felicità. Quello che avrei fatto io se me lo avesse permesso il trucco…
Uscita di casa, facemmo le foto per l’album e poi mi infilarono in macchina: la Cadillac di Tom tutta ricoperta di nastri e fiocconi bianchi, davvero una bomboniera!
Oddio, non ce lo vedevo proprio quel furgone in stile limousine.
Le balze del vestito da sposa riempivano tutto l’abitacolo. Ero una nuvola bianca in contrasto con i sedili beige della vettura.
Il bouquet di rose era eccezionale: 24 meravigliosi fiori che avevo scelto per l’evento, li avevo scelti in base al giorno in cui io e Tom ci saremmo sposati.
-Partiamo signorina?- l’autista aveva gli occhi fuori dalle orbite per la mia bellezza e mi fece arrossire da matti.
-Emm si grazie, però potrebbe fare un po’ in fretta perché siamo leggermente in ritardo…-
-Subito!-
La macchina partì e il rombo familiare della Cadillac mi fece battere il cuore a mille.
Ehhh quante esperienze su quei sedili di pelle…

In chiesa…
-Bill sono leggermente nervoso…-
-Tomy tranquillo, andrà tutto bene.- wow che incoraggiamento! Mio fratello a volte non sapeva proprio essere un testimone doc.
La famosa marcia suonata con l’organo iniziò a rimbombare nella sala, Bill si affiancò al mio braccio e lo sguardo di sua madre era fisso su di me. Era chiaro che non gli piacevo ma non mi importava tanto, ormai era fatta e avrei sposato la creatura più bella del mondo!
Anne, la ragazza quasi moglie di Bill, era all’altro capo dell’altare e faceva da testimone alla quasi mia moglie. Erano amiche d’infanzia e già da un pezzo si erano messe d’accordo su questa faccenda: il lungo vestito avana le stava a pennello e la sua acconciatura era fatta apposta per lei.
-Tom respira…- non mi ero reso conto che stavo trattenendo il fiato e che Bill mi aveva appena dato una botta sulla spalla per farmi riprendere.
-Eccola…- la damigella sparse con petali bianchi sulla navata centrale della chiesa e poi entrò lei…
Perfetta. Magica. Strepitosa. Una principessa. La mia principessa.
Con falcate lunghe e silenziose arrivò vicino a me.
Il padre le lasciò il braccio e mi perforò l’anima con un’occhiataccia d’avvertimento ironica.
Sorrisi e le baciai la mano. Ci voltammo verso l’altare e la cerimonia cominciò…

Wow, non posso crederci che sto sposando Tom Kaulitz, oddio!
Il cuore vorrebbe uscire dal petto ma il vestito lo tiene lì, fermo e impaziente per il momento del si.
Manca poco, davvero poco, poi ce ne saremmo andati alle Maldive per la luna di miele.
Già mi immagino la prima notte… non sarà paragonabile alle altre passate perché sarà la migliore in assoluto: la nostra PRIMA notte da sposetti, che bello!
Ecco, è il momento…
-Vuoi tu, Tom Kaulitz, prendere Angela Zwaizing come tua legittima sposa… Finché morte non vi separi?- mi guardò e si aprì in un sorriso a 32 denti perfettamente allineati.
-Lo voglio- l’aveva detto! Lo aveva detto! Lo aveva detto!
-E tu, Angela Zwaizing, vuoi prendere Tom Kaulitz come tuo legittimo sposo… Finché morte non vi separi?- come potevo dire il contrario? Lo desideravo più di qualsiasi altra cosa al mondo, era il mio protettore, il mio angelo custode, la mia alba, la mia aria senza la quale non sarei potuta esistere. Era la ragione della mia vita.
-Lo voglio- e gli strinsi la mano.
Ci scambiammo le fedi e infine il parroco disse:
-Ora lo sposo può baciare la sposa.- finalmente!
Tom mi abbracciò, mi spostò i capelli con una mano e mi fece aderire perfettamente al suo petto. Poi con un movimento repentino, mi spostò verso il basso e premette le sue labbra sulle mie nel bacio più romantico che avevo mai ricevuto prima di quel giorno. Leggero, lento e tanto tanto dolce.
Un applauso riempì la sala e con la coda dell’occhio vidi mia madre con Simone che piangevano e si passavano i fazzolettini.
Risi.
-Guarda le nostre mamme, Tom…- le squadrò per brevi attimi e poi mi tirò su.
-Sono troppo bacucche per reggere certe emozioni vero?-
-Bhè… io non ero tanto preparata per quel bacio sai?-
-Ti ho colpita ehh?-
-Molto e non vedo l’ora di stare sola con mio marito in una palafitta… piena di ghirlande floreali, del lieve rumore delle onde e di un lettuccio mai toccato da nessuno…- la sua espressione si fece molto maliziosa e ciò mi fece altrettanto piacere, aveva capito il concetto.
-Mmm… non vedo l’ora…-
Uscimmo dalla chiesa e ci dovemmo dividere chi da una parte, chi dall’altra per incontrare i parenti e persone varie.
La prima che mi si aggrappò al collo fu Anne che saltellava di gioia.
-Angy complimenti! Adesso aspetterò il lancio del bouquet chissà… magari è la volta giusta anche per me…- e guardò Bill che si stava stappando una bottiglia di champagne con il fratello.
-Lo spero tanto!- poi fu il turno di mia madre e della sua. Seguirono mio padre, i miei fratelli Dilan e Aaron e poi Georg con Gustav e le loro girls.
Finite le foto, ci precipitammo in ristorante e durante il tragitto in macchina, Tom stava già provando a slacciarmi il corpetto…
-Non riesci ad aspettare fino in aeroporto, almeno?-
-Non ne sono più tanto sicuro… sei una tentazione atroce per me e poi…- mi annusò il sotto il mento. Ansimai.
-Poi?-
-…profumi di gianduia, è un’ingiustizia aspettare.- mi lasciai andare ad una risata e lui mi tappò la bocca con un altro bacio ma molto meno delicato del primo: questo era uno di quei baci da farti rimanere senza fiato, che ti facevano scordare tutto, che ti mettevano K.O. e lui era troppo bravo in queste cose. Continuò a sbaciucchiarmi fino all’arrivo e non volevo neanche pensare in che condizione fossero i miei capelli.
Andò tutto a gonfie vele: il pranzo, le altre foto, la torta… si erano incastrati tutti con grande stile.
Per non parlare del lancio del bouquet che come avevo sperato, lo aveva preso Anne. Corse da Bill e gli stampò un bacio che lo fece arrossire. Come erano carini!

All’aeroporto ci avevano accompagnato solo Anne e Bill, gli altri ci avevano salutato al ristorante augurandoci di passare una vita felice e soprattutto avvertirono Tom di non… ehm ehm… consumarmi fino all’estremo durante le notti in cui avremmo alloggiato al mare…
Il nostro volo stava partendo.
Tom salutò i due e io feci lo stesso con un po’ meno euforia perché, in fin dei conti, era pur sempre una “divisione”: io e Tom ci saremmo trovati una casa e un posticino tranquillo in cui vivere in pace, anche se sapevo che la cosa era un tantino impossibile con i tour e gli impicci della band.
-Ciao ragazzi, tornate sani e salvi mi raccomando…- Bill e i suoi doppi sensi… ehh vabè… ci avevo fatto il callo ormai.
Tom gli diede un pugno al fianco e lui lo schivò agilmente.
-Tranquillo fratellino, tu piuttosto, stai attento a questa donzelletta e non fartela scappare ok?-
-E chi se la fa scappare? Lei è mia e basta!- acchiappò Anne circondandole il finaco con un braccio e in contemporanea alzammo gli occhi al cielo.
-Ultima chiamata per l’imbarco del volo Yz483, i passeggeri sono pregati di salire a bordo grazie.-
-Oi fratellino, hai visto che il nostro volo si chiama come il nostro Cd?-
-E si, è tutto collegato. E’ destino!-
Facemmo l’occhiolino a tutti e due e poi scappammo sull’aereo.

2 mesi dopo…
Oh merda! Oh no, no no no no no!
Non può essere, no!
Stavo seduta sul letto di una camera d’albergo e Tom era in doccia, lo sentivo canticchiare le note di Monsoon. Eravamo a Londra per un provino di danza che dovevo tenere il giorno stesso, ma le cose non sarebbero andate come speravo se ci fossi andata in quello stato psicologico alterato.
Sicuramente mi sbagliavo, dovevo sbagliarmi!
Erano passati 2 mesi dalla nostra luna di miele ma… non era successo più quello che speravo.
C’è, è successo ma è stata una nottata come le altre, forse un po’ più speciale per via dell’atmosfera tropicale ma siamo stati attenti!
Dovevo uscire immediatamente. Non se ne sarebbe accorto e sarei tornata prima che si preoccupasse.
Lasciai il cellulare sul comodino, presi la mia borsa, le chiavi della Cadillac e corsi nel parcheggio.
Accesi il motore e feci slittare le ruote sull’asfalto per la fretta che avevo.
Adesso tutto stava nel cercare e trovare una farmacia aperta alle 6 del mattino.
La nebbia era tanta e la strada si vedeva a malapena, fortuna che alloggiavamo proprio al centro della città e lì era difficile perdersi.
Sgattaiolai tra le diverse stradine e svincoli e dopo alcuni minuti di ricerca, la trovai.
Parcheggiai alla bell’è meglio e quasi mi schiantai al suolo per scendere dalla macchina. Recuperai il portafoglio che mi era caduto ed entrai.
Una farmacia 24 ore era ciò che faceva al caso mio.
-Salve- la farmacista mi guardava sospettosa, forse per il mio rozzo accento inglese o perché probabilmente aveva visto la scena della mia uscita poco elegante dalla vettura.
-Salve, desidera?-
-Emm… un test per gravidanze se è possibile- quelle parole uscirono a fatica dalla mia bocca mentre cercavo in tutti i modi di negare a me stessa quello che pensavo fosse vero.
La farmacista fece una strana smorfia guardandomi così giovane e inesperta… cavolo, avevo solo 19 anni!
-Ecco a lei, signorina ma… sa come si usa?-
-Certo che so come si usa! Grazie e arrivederci!...- l’avrei presa a parolacce se non fossi uscita immediatamente. Che razza di ingrata sei? Mica sono così stupida e poi mi da fastidio quando le persone ti giudicano.
Salii in macchina e mi diressi verso l’hotel più in fretta possibile. Parcheggiai al posto di prima e corsi nel bagno più vicino ma non quello della mia camera.
Alla reception mi guardarono male quando gli passai in fretta e furia davanti.
Nel bagno fortunatamente non c’era nessuno e fui libera di fare ciò che dovevo.
Presi dalla borsetta il fatidico test, ne seguii correttamente le istruzioni chiusa in uno dei tre bagni più piccoli e qualunque fosse la sentenza, l’avrei accettata, perché in fin dei conti era mio quel bambino, era suo, era il nostro amore…
Aspettai due minuti e poi presi coraggio e guardai…

-Avete visto, per caso,una ragazza sul metro e sessantacinque qui in giro?-
-Emm, è moretta?-
-No, è bionda.-
-Allora no, ci dispiace…-
-Non importa, grazie.- alla reception non l’avevano vista, la macchina però c’era e quindi non era uscita dall’albergo. Dove poteva essere?
Feci colazione e ritornai verso la camera. Non appena l’ascensore si aprì, sentii qualcuno piangere e avvicinandomi sempre di più, capii che era dalla mia stanza che veniva quel lamento disperato.
Mi affrettai e aprii la porta chiamando Angela a grande voce.
La trovai in bagno vestita nella vasca senz’acqua e in lacrime. Teneva in mano una scatoletta e si copriva il volto con l’altra mano. Corsi in ginocchio vicino a lei e nascose la scatoletta.
In quel momento non mi importava se la teneva nascosta, ero preoccupato per lei e di quello che aveva.
-Angy, amore mio cos’hai fatto?- alzò la testa: il trucco colato, gli occhi gonfi e lo sguardo privo di vita.
-Tom… devo dirti una cosa importante, però promettimi che qualunque cosa io ti dica tu non mi abbandonerai, ok?- ma che domanda era? Stavamo insieme da 2 anni ed eravamo sposati da 2 mesi…
-Ovviamente tesoro, certo che non ti abbandono che discorsi fai!?-
-Ho paura, Tom.- e mi si fiondò addosso esplodendo in un piato liberatore.
-Paura di cosa?- stavo diventando isterico a vederla in quello stato…
Non rispose.
-Angela di cosa hai paura? Mi stai facendo arrabbiare!-
-Ho paura di te! Della tua reazione! Tom io…-
-Tu…?- mi guardò dritto negli occhi e prese un bel respiro.
-Sono incinta.- il mondo si fermò. Tutto era rallentato… io mi bloccai.
-Tom?- lasciai cadere le braccia al bordo della vasca e iniziai a pensare a qualcosa ma non so cosa di preciso…
Lei saltò fuori e se ne andò verso il letto scocciata dal mio silenzio.
Lei 19, io 21 e mezzo. Io chitarrista, lei ballerina. Io in tournèe, lei in giro per teatri. Tra di noi un esserino piccolo e indifeso che richiede attenzioni, cure e affetto costante. Come potevamo tenerlo?
Mi sciacquai la faccia e capii che quello non era il modo giusto di reagire.
Angela era seduta sul letto e mi avvicinai lentamente. Mi sedetti al suo fianco e l’abbracciai forte.
Asciugai le lacrime con il dorso della mano e baciai le labbra asciutte per tirarla un po’ su di morale.
-Ehi… tutto bene?- mi restituì l’abbraccio singhiozzando.
-Non molto… te l’ho detto, ho paura.-
-Ci sono qui io con te, stai tranquilla.-
-Oh Tom, spero che sia davvero così come dici. Io non ho il terrore del piccolo o piccola che sia, ma ho paura che tu mi lascerai…-
-Ti amo, come potrei lasciarti? Dammi almeno una buona ragione.- mi prese la mano e se la posò sul ventre.
-Lui.-
-Lui? Sei sicura che sia un “lui”?-
-Secondo me si… ma non importa adesso…-
-Sei, anzi siete, le persone più importanti sulla terra per me… non vi lascerò mai e poi mai! Anche se dovessi lasciare la band per voi! Ho giurato di amarti finché morte non ci separi e così sarà.-
-Si ma non deve essere una costrizione. Se lo vuoi è un conto ma se sei costretto a farlo, bhè, è un altro paio di maniche.-
-Lo faccio perché lo voglio, sul serio.- sfiorai l’addome ancora piatto di Angy. Era ipersensibile e bastava una sola parola messa male per farla andare su tutte le furie o per farle capire in maniera errata il significato di certe frasi.
-Su… torniamo a casa devo fare una visita alla ginecologa…-
-E il balletto?-
-Al diavolo il balletto, ho cose più urgenti- e si indicò la pancia, -da fare al momento!-
-Hai ragione, dai andiamo!-
Partimmo poche ore più tardi e in breve eravamo di nuovo a casa.
Senza dire nulla a nessuno, Angela chiamò la sua dottoressa e stabilì un appuntamento per il giorno dopo.
Cenammo con pizza e Coca-Cola davanti ad un film al buio in salone.
La tenevo stretta a me, dovevo darle il massimo della mia dolcezza ora come ora e starle più vicino possibile.


Ero impaziente. Non riuscivo ad aspettare un secondo di più. Lei ancora non era uscita dall’ambulatorio e in macchina la tensione saliva…
Avevo finito le mie unghie e la playlist che avevo nello stereo non mi rilassava per niente.
Eccola finalmente.
Aprì la portiera e salì a bordo con delle cartelle in mano.
-…com’è il verdetto?- azzardai a chiedere sporgendomi sulle scartoffie.
-Sono incinta e non mi sbagliavo.- avevo preso in considerazione quella versione e avevo già in mente un discorso da farle.
-…ma ho visto male riguardo ad un’altra cosa…-
-Cosa?-
-Avevi ragione tu…-
-Continuo a non capire…-
-E’ femmina.- oh ohhh. Ci mancavano solo le grida stridule di una ragazzina e poi quando sarebbe diventata grande? Oddio e i primi discorsi che dovrò farle riguardo a… non voglio neanche pensarci!
-Eleonore.- dissi sottovoce.
-Come scusa?-
-Mi piacerebbe chiamarla Eleonore. Eleonore Kaulitz. Suona bene.-
-Si devo ammettere che suona davvero molto bene, bravo amore!- un sorriso si dipinse sul suo volto. Un sorriso che non vedevo da più di quindici giorni.
-L’ho accettata Angy… e tu?-
-Ci ho già fatto l’abitudine… non è poi così malvagia questa storia…-
-Sai che dovremmo rinunciare a tante cose vero?- si fece cupa. La frangia le copriva il viso.
-Si lo so e sono preoccupata per la band. Non so come reagiranno alla notizia…-
Feci spallucce.
-Sono cavoli loro tesoro… Elle è parte di te, come è parte mia, è la nostra fusione. Siamo noi in miniatura, Elle è il nostro amore…- le alzai il volto con un dito e la baciai passionalmente per farle capire la mia decisione ormai salda e irremovibile. Loro erano mie e basta. Mi erano state donate dal cielo. La mia luna e la mia stellina che presto avrebbe brillato insieme alla splendente luce della madre, vicine per illuminare me e per vegliare sulla nostra famiglia…

Lo aveva detto, lo aveva detto!
“Il nostro amore”. Lo ripetei centinaia di volte nella testa, ancora, ancora e ancora senza mai smettere.
Quello che avevo detto io, lui lo aveva copiato alla perfezione ma la cosa più esaltante era che io non me ne ero mai uscita con questa frase davanti a lui e questa era una conferma in più per me su quello che Tom pensava della piccola Elle.
La mia piccina, la nostra bambina…
Eravamo felici e questo era l’importante!
Quando lo dicemmo agli altri, tutti ci abbracciarono e si congratularono con noi: i miei e i suoi genitori erano a mille, Bill momenti sviene, Georg e Gustav che tenevano Bill, Anne che lo risvegliava a furia di pacche sulle guance e Andreas che faceva telefonate a tutto spiano!
-Diventerò zio…- continuava a ripetere a macchinetta guardando fisso un punto lontano mille miglia.
Un quadretto niente male da quello che mi ero precedentemente immaginata.
Tutti ci appoggiavano e nessuno si permise di dire il contrario, questo ci fu di grande aiuto specialmente a me per vincere la mia insicurezza.
Tom era contento, i nostri amici non avevano paura della band, le nostre madri stavano sempre insieme a discutere sulla cameretta e sui vestiti da comprare, Anne mi era accanto ogni istante e avevamo l’amore delle persone a noi più care.

Una sera, a casa, Tom preparò la cena: lasagna e patate al forno. Quando ci si metteva era un ottimo cuoco!
-Wow, a cosa devo questo preparativo inatteso?-
-Bhè, volevo fare qualcosa di speciale per te, qualcosa per stupirti…-
-E lo hai fatto amore, ti è riuscito proprio bene!-
-Grazie… senti, ci sarebbe una cosa che dovresti venire a vedere….-
-Uh che bello, cosa?- gli chiesi con un boccone di lasagna in bocca.
-Vieni con me.- mi prese per mano e uscimmo in giardino.
Era il crepuscolo e le ombre si facevano sempre più evidenti. Lo seguivo alla cieca ma mi fidavo di mio marito.
-Guarda qua.- arrivati in cima alla nostra collinetta dove c’era una grande quercia, mi fece osservare il tronco e l’incisione di un cuore con scritto il nome di nostra figlia per intero.
Mi fece emozionare.
-Oh tesoro, ti amo lo sai?- sogghignò.
-Si, lo so. Ma c’è dell’altro… per la mamma…- allettante la faccenda.
-Mmm, cosa?- la schiena attaccata al tronco, lui che premeva sul mio petto, il suo viso così vicino al mio e le sue labbra ingorde sulla mia bocca…
-Tutto qui?- chiesi e lui rise sommessamente.
-Non proprio…- si allontanò ed estrasse dalla tasca dei suoi jeans enormi una scatoletta vellutata.
-Aprila.- la presi in mano. Era pesante e quando la aprii, il luccichio di un diamante sfavillante mi fece rimanere a bocca aperta. Quella poca luce della veranda che rifletteva sulle facciate dell’anello, emanavano una miriade di bagliori arcobaleno, era impossibile distogliere lo sguardo da una simile creazione.
-TOM è FANTASTICO!-
-Guarda bene…- ispezionai nuovamente il gioiello e al suo interno, dentro il diamante, c’erano delle sottili incisioni argentate e nel bordo della fede, c’era una breve dedica: “Ai miei amori Angy & Elle”.
Iniziai a singhiozzare a piangere come una bambina.
-Cos’hai adesso?- mi chiese preoccupato Tom.
-Sai cosa significa questo?-
-Dimmi…-
-Significa che ci ami e che sei pronto ad affrontare una vita a me estranea come lo è a te in questo momento…-
-Vedo che hai capito, finalmente…- mi strinse a sé.
-Tom ti amo, e lei è il modo più puro in cui te lo posso dimostrare.-
-Angy ti amo, e lei è il modo più plausibile in cui te lo posso dire.-
Ci abbracciammo e cominciammo a baciarci sotto la fronda dell’albero maestoso. Le sue mani si fermarono più volte sul mio ventre e ne fui felice. Il vento mi scompigliava i capelli e tutto sembrava una magia…
Ora, invece, ero sicura che quella vita mi appartenesse realmente e nulla era una mia fantasia.
Tutto era vero e avrei passato un’intera giovinezza con l’amore della mia anima e la nuova vita che portavo in grembo, il nostro amore…


NOTE: questa è una One Shot che scrissi moltissimo tempo fa, infatti molti particolari sono risalenti a tempi ormai passati (es. lampante "i rasta di Tom").
E' forse la più strutturata e lunga shot che io abbia mai scritto... almeno fino ad oggi.
Spero con tutto il cuore che questo racconto vi possa far provare quello che io, malgrado Tom non sia il mio gemello preferito (eheh :D), ho provato a trasportare in questo testo.
Buona lettura :)
   
 
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