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Autore: Little Fanny    26/03/2006    4 recensioni
L'ultimo anno di scuola si presentava agli occhi di Harry James Potter. Nuove soprese, scambi di persona, nuove scoperte e nuovi personaggi avrebbero cambiato la sua vita. E il male sempre in agguato, pronto a sferrare l'attacco finale.
Genere: Romantico, Malinconico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Ron Weasley, Severus Piton | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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Il cielo grigio sovrastava il paese

Avvertenze: i personaggi da me usati non mi appartengono. Sono tutti di proprietà di J.K.Rowling. La storia non è scritta a scopo di lucro.

 

Ci saranno degli spoiler del 6°libro, ma non lo seguirò fedelmente per una mia scelta. Le variazioni si scopriranno nel corso della storia. Chiunque non accetti ciò e pregato di non leggere.

 

Lacrime di pioggia

 

Il cielo grigio sovrastava il paese. Gli alberi erano mossi da quel venticello carico del profumo della pioggia che nel giro di qualche ora avrebbe bagnato i campi inariditi. Dal mare avanzavano delle minacciose nuvole nere che si sarebbero mescolate col buio della notte.

Un ragazzo era seduto nell’ombra della sua camera. La fronte saettata era appoggiata al freddo vetro della finestra, lo sguardo vagava libero sul paesaggio. Gli occhi verdi, una volta così sorridenti erano gonfi e rossi dal lungo pianto. Il tempo quella sera era lo specchio del suo animo ferito, la pioggia che sarebbe scivolata lungo il vetro le lacrime che non riusciva più a versare.

 

Amava osservare la gente, lo distraeva dai suoi tristi pensieri.

Si era soffermato più volte ad osservare un vecchietto che, seduto su una panchina all’ombra di un albero, dava da mangiare ai piccioni. Questi, dapprima timorosi si avvicinavano alla stanca figura, spinti dalla fame e dalla curiosità. Fino a posarsi sulle sue vecchie mani che portavano i segni della difficoltà della vita.

Aveva visto una madre correre preoccupata verso la sua bambina caduta per terra. L’aveva raccolta e stretta a sé con quella dolcezza che solo le madri possono trasmettere. Lui non aveva mai avuto questa fortuna. Nessuno lo aveva mai aiutato a rialzarsi; aveva dovuto crescere troppo in fretta, imparate a soffrire troppo in fretta e si era ritrovato ancora bambino con un enorme peso sulle spalle. Certo, aveva avuto degli amici che lo avevano aiutato, ma mai la protezione della madre, come invece aveva quella bambina dalle lunghe trecce bionde.

Gli piaceva guardare gli innamorati. Nei loro occhi vedeva la gioia di vivere. La speranza illuminava i loro volti, quello stesso sentimento che in lui si era spento a poco a poco. Ma da loro prendeva la voglia di continuare a lottare. In loro riusciva a trovare uno scopo per continuare a combattere: dare a tutti un mondo migliore.

 

Era difficile ritornare a lottare dopo tutti gli orrori che aveva visto. Erano morti i suoi genitori, un giovane ragazzo aveva perso la vita, Sirius, il suo padrino era scomparso cadendo nel velo, nero come la morte. Tanta gente aveva lasciato questo mondo, colpevoli e innocenti. Gente che combatteva per la propria famiglia, per un ideale, persone che si erano semplicemente trovate nel posto sbagliato nel momento sbagliato. E a questo lungo elenco si era aggiunto anche lui. La sua guida sicura nell’incertezza del futuro, la spalla su cui sfogarsi, su cui riversare la propria rabbia, un amico che era sempre stato pronto ad ascoltarlo con i suoi vivaci occhi azzurri e quel sorriso enigmatico. Anche lui se ne era andato: ucciso da una persona di cui lui solo si fidava. Era stata una nottata incredibile quella. Continuava a riviverla tutte le notti, occupava tutti i suoi sogni. E l’aveva giurato: si sarebbe vendicato.

Tutta la sua vita era dominata dalla vendetta. Un sentimento che corrode, si insinua nell’animo, avanza silenzioso come le tenebre e prepotente come un fiume in piena. Tuttavia aveva imparato a domarlo, a sfruttarne la potenza nei momenti del bisogno. Non poteva lasciarsi sopraffare, il destino del mondo ricadeva nelle sue giovani mani.

 

“Harry!”

Una voce dal piano inferiore: Remus. Lo chiamava molto probabilmente per avvisarlo che era pronta la cena. Era diventato come un padre, l’ultimo collegamento con la sua vera famiglia. Gli era stato accanto per quei lunghi mesi di vacanza. Lo aveva ascoltato piangere tutte le notti, aveva compreso i suoi lunghi silenzi. Avevano affrontato il dolore assieme, desiderosi di poter dimenticare, o almeno di aver la possibilità di curare le proprie ferite. Remus era stato un valido aiuto nei primi giorni a seguito della disgrazia. Tutto il personale docente voleva un racconto dettagliato dei fatti, e lo stesso si poteva affermare dei giornalisti. L’uomo lo aveva protetto da quelle domande assillanti e da quegli sguardi indiscreti e pieni di pietà. Sapeva che Harry non avrebbe rivelato di più di quelle poche frasi, aveva intuito che ciò che aveva raccontato non era solo che una parte del tutto, ma non lo aveva stressato maggiormente poiché sapeva che aveva un buon motivo per omettere determinati dettagli. Solo che non aveva ancora scoperto quale.

Senza chiedere ulteriori spiegazioni lo aveva portato alla vecchia dimora dei Potter. Era stato un trauma per il giovane vedere l’abitazione. Tutto sapeva di morte, ma aleggiava anche un penetrante profumo d’amore. Si riusciva a percepire il forte sentimento dei coniugi Potter impregnato in ogni parete. Così Harry aveva scelto di trascorre l’estate nella SUA casa prima di dover tornare per l’ultima volta nella vecchia scuola. Si, aveva deciso che sarebbe tornato fra quelle antiche mura di pietra. Era sicuro che contenessero delle risposte alle sue innumerevoli domande.

 

“Si, Rem, arrivo!” aveva urlato in risposta il giovane.

Era stata un’estate abbastanza tranquilla. Nessun attacco da parte di Mangiamorte ai danni della sua persona o di altri. Che il Signore Oscuro stesse elaborando un nuovo pericoloso piano? Non si poteva dirlo, ma questa calma apparente non tranquillizzava di certo gli animi.

Il giovane aveva passato il suo tempo ad allenarsi. Non si sarebbe più fatto trovare impreparato. Nessun’altra persona doveva morire per salvagli la vita. Non l’avrebbe più permesso. Aveva affinato le tecniche che già conosceva, soprattutto incantesimi non verbali; era riuscito a migliorare in Pozioni e in Occlumanzia: fondamentali per diventare un buon mago.

E tutto ciò lo doveva a Remus.

 

Per la casa si stava propagando il profumo di arrosto. Arrosto con patate: il suo piatto preferito.

Un sorriso solcò il suo viso mentre aveva iniziato a piovere. Le gocce scendevano sul vetro formando tanti piccoli fiumiciattoli. Ma lui non avrebbe pianto, non avrebbe più versato quelle lacrime amare. Aveva deciso di reagire, non si sarebbe fatto sconfiggere.

Allora il cielo aveva preso la sua decisione: avrebbe pianto per lui.

 

Salve a tutti!

Allora, prima di tutto mi vorrei ancora scusare con quanti avevano letto il primo capitolo di “La Piuma Della Fenice”. Ho deciso di eliminarla in quanto non mi piaceva, non mi sentivo all’interno del testo. Non so come spiegarvelo, ma quello non era il mio stile.

Volevo dedicare questo primo capitolo a Nonna Minerva, mia carissima e pazza amica, compagna di penna! Mi sa che troverà familiare il titolo, ma le nostre menti ormai sono così collegate che pensano la stessa cosa.

 

Baci baci

Little Fanny

   
 
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