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Autore: _Syn    24/07/2011    3 recensioni
Kelena dedicata a Lizzie_Siddal
“Perché lo stiamo facendo?”
“Perché Katherine ci ha minacciate.”
“Potrei sempre farle esplodere il cervello.”
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Katherine Pierce
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction partecipa al TVGfest con il prompt " "C'era una volta una doppelganger impaziente e attratta dal suo rifl-" "Taci!". Ed è dedicata a Lizzie_Siddal che me l'ha richiesta nel drabblemicatanto!meme. Come vedete, non è una drabble XD

Well, buona lettura!
Alexiel.

Specchi e bottiglie



“Perché lo stiamo facendo?”

“Perché Katherine ci ha minacciate.”

“Potrei sempre farle esplodere il cervello.”

Elena sospira, un po' afflitta e un po' rassegnata. Che Katherine fosse una manipolatrice con tecniche persuasive fuori dalla norma, esasperante fino allo sfinimento e identica a lei tanto quanto un elefante somiglia a uno scoiattolo, già era risaputo. Inoltre sapeva essere tremendamente infantile, capricciosa e capace di impuntarsi su qualcosa fino a distruggere i nervi di chi le stava intorno. Persino Damon cedeva ed Elena avrebbe dovuto sapere che lei e i suoi nervi schiacciati dal peso degli ultimi eventi avrebbero ceduto allo stesso modo.

Guarda Caroline e Bonnie e i loro occhi sono puntati sulla bottiglia ai loro piedi, immobile sotto la mano perfetta di Katherine.

Elena vorrebbe fosse piena, almeno potrebbe scolarsela. Ah, giusto, era piena, ma Katherine ha deciso che loro tre erano troppo piccole e innocenti per assaggiare quel bourbon, perciò s'è servita da sola e ora ha gli occhi un po' lucidi, le labbra stirate in un sorrisetto malizioso e non smette di guardare lei, ignorando bellamente le altre due.

Caroline sembra sollevata, l'ultima cosa che vuole è l'attenzione di Katherine.

Bonnie non sembra così irritata, vorrebbe solo trovare l'occasione giusta per farle scoppiare le coronarie o spedirla fuori dalla finestra e infilzarla in uno dei rami dell'albero di fronte.

“Bene, bene, amiche.” sogghigna Katherine torcendo il polso per prepararsi a far girare la bottiglia sul pavimento.

Caroline sarebbe già entrata in modalità killer se non fosse che adora questo tipo di giochi, perciò alterna espressioni omicide e a momenti si morde le labbra in attesa.

Bonnie detesta tutto ciò e farebbe volentieri esplodere la bottiglia. Si chiede se non cominci a nutrire aspirazioni da terrorista, ma scaccia il pensiero. Se quella bottiglia dovesse indicare lei, alla fine, potrebbe pure considerare il suicidio. Preferirebbe persino che fosse Damon a girare la bottiglia, non protesterebbe tanto. Ma lei. Lei vorrebbe vederla chiusa in una cripta, sorvegliata a vista da una chimera – e volendo, con un piccolo aiuto, potrebbe pure cercare di evocarla – e... No, ora che ci pensa, Bonnie vorrebbe non vederla affatto. Ma il suo istinto di strega è più forte.

Katherine gira la bottiglia. Ci metterà una quindicina di secondi per fermarsi e indicare la vittima. Elena sente la schiena scattare, presa da un brivido, e trattiene il respiro.

Gli occhi di Caroline non perdono la bottiglia neanche per un secondo. Per lei è un gioco divertente, che almeno non prevede evocazioni, candele, sacrifici di sangue e pugnali infilati in chissà che polverina magica.

Bonnie si spalma una mano sulla fronte e spera vivamente che il suo cellulare squilli per un'emergenza demoni-licantropi-qualunque cosa.

Katherine ha un dito sulle labbra e lo mordicchia, eccitata, mentre la bottiglia rallenta. Gli occhi sono ridenti e luccicano.


La bottiglia si è fermata. E sta indicando Katherine stessa. Un sospiro di sollievo abbandona le labbra di Elena e Bonnie mentre Caroline si fa scappare un risolino.

“Che significa? Che ti aspetta un “fai-da-te” in bagno?” ridacchia la vampira bionda. Katherine la guarda con due occhi che non tranquillizzano nessuno e poi sorride sorniona.

Cazzo, pensano in contemporanea le altre tre.

Poi Katherine sposta lo sguardo su Elena, gelandola sul posto. La ragazza abbassa lo sguardo e incrocia le braccia sotto il seno, le gambe incrociate sul pavimento.

“Be', se indica me, indica anche te, Elena, non pensi?”

Inclina la testa e i capelli mossi e coprono parte del viso, ma Elena può vederla benissimo mentre si inumidisce velocemente le labbra. Ha gli occhi piantati nei suoi e prima che possa difendersi, con uno scatto fulmineo, Katherine si allunga verso di lei e le prende un braccio, senza farle male. Elena avrebbe preferito che l'avesse fatto, almeno avrebbe potuto guardarla anche con astio, e non solo con un'espressione sorpresa e confusa.

“No, ma... tu sei matta! Io non sono te!”

“Oh, lo so bene.” concorda Katherine. “Ma i fai-da-te sono noiosi quando hai di fronte a te qualcuno che condivide la tua faccia, il tuo corpo, i tuoi impul-”

“Katherine!”

Elena è rossa fino alla punta dei capelli.

“Oh, solo perché io non mi pongo alcun problema nell'ammettere cosa voglio...”

“Katherine, piantala di inventarti regole.” interviene Bonnie.

“Che c'è, streghetta? Vuoi venire tu in bagno con me?” ridacchia Katherine, per poi tornare drammaticamente seria. Bonnie guarda prima Elena e di nuovo la vampira.

Poi, proprio quando sta per ribattere, il suo cellulare squilla.

“Rispondi, no?” fa Katherine. “Intanto noi finiamo questo giro.”



“Ehi, strega, dovresti venire qui. Abbiamo bisogno di un consulto speciale.”

Damon la sta salvando dalla serata peggiore della sua vita. Si premurerà di non spiegargli i particolari una volta a casa Salvatore, perché l'idiota potrebbe mettersi in testa chissà cosa. Non nega, tuttavia, che è terribilmente preoccupata al pensiero di lasciare Elena nelle grinfie di Katherine. Non le farà nulla, questo è sicuro. A Katherine Elena serve ed è per questo che non la toccherà. Be', non nel significato preoccupante o pericoloso del termine, certo.

Arrossisce un po', sorpresa da se stessa, se pensa a cosa potrebbe succedere in quel bagno. Altro motivo per non farne menzione con Damon.

“C'è anche Stefan, vero?”

“No, Stefan è a caccia di scoiattoli. Saremo soli soletti, streghetta. O al massimo posso offrirti una bottiglia di bourbon scadente, dipende da quanto sarai utile.”

Bonnie lo manda al diavolo e riattacca. Non vuole vedere bottiglie di bourbon per una vita intera.



“Andiamo, Elena. Potrei girare di nuovo la bottiglia e potresti comunque essere designata tu, come vittima. Oppure la tua amichetta.” e guarda Caroline “Ma potesti salvarla e sacrificarti.”

Quella stronza. Sa proprio che tasti premere.

Elena si libera dalla sua presa. O almeno, è Katherine che glielo permette, visto che sa bene di averla convinta.

Probabilmente le chiederà di cancellarle la memoria, a fine serata.



La prima cosa che Elena pensa quando Katherine chiude la porta alle sue spalle è che Jeremy non dovrà mai più entrare in quel bagno. Mai. Più.

La seconda cosa è che...

Non riesce più a pensare, perché Katherine l'ha già raggiunta, velocemente, e le ha preso i polsi con delicatezza. Non essere delicata, vorrebbe dirle. Non essere come Stefan, vorrebbe urlarle. Non ricordarmi che sai benissimo come lui ti toccava, vorrebbe accusarla.

Quello dovrebbe essere solo un gioco. Uno stupido gioco nato per noia, in una serata tra “amiche” allegramente mandata all'aria grazie all'arrivo inaspettato di Katherine.

Ha come l'impressione che Katherine abbia carpito ogni suo pensiero – è il suo riflesso, dopotutto, per quanto diverse possano essere. E hanno amato lo stesso uomo, con tutte le probabilità che il mondo avrebbe potuto offrire loro.

Ed è solo in virtù di quel legame, mossa da una rabbia che somiglia più a una debole disperazione che le attraversa il corpo attraverso le mani di Katherine, che Elena la smette di indietreggiare e avvicina il volto a quello dell'altra. Tanto vale finirla subito.

Dio quanto si sbaglia.



Sente le labbra di Katherine sfiorare le sue. Non approfondisce il bacio, la stuzzica e basta, aspettando una qualunque mossa da parte di Elena. Non se ne sta di certo con le mani in mano, tuttavia. Le avvolge la vita con le braccia e con le dita le accarezza la schiena, salendo e scendendo mentre la spinge lentamente contro il lavandino.

Ogni volta che poggia le labbra sulle sue, Elena sente una scossa elettrica attraversarle il corpo, pungerla, ma poi le mani di Katherine la accarezzano e tutto si scioglie in una sensazione calda e velenosa. Le tremano le ginocchia e quando raggiungono il lavandino poggia una mano sul bordo per reggersi meglio. Katherine sogghigna e le bacia un angolo delle labbra, poi la guancia e sussurra qualcosa che non capisce, ma basta perché la mente di Elena vada in black out.

“Stai tremando, Elena.” aggiunge. Sta stringendo così forte il bordo del lavandino che le nocche sono sbiancate.

“Zitta...” mugugna. Ma parlando non fa altro che sentire più chiaramente il sapore della labbra di Katherine. Chiude gli occhi e le manca il respiro. Le mani della vampira si sono spostate su suoi fianchi e li sta stringendo, fin quando non le solleva la maglietta del pigiama per toccare la sua pelle accaldata. Vorrebbe essere fredda, ma non lo è. E non solo perché lo scaldabagno è acceso o perché è una serata piuttosto calda.

“Vuoi baciarmi, Elena?” chiede.

Se non sapesse che ha una testa dura quanto il marmo, Elena ragionerebbe sull'idea di prenderla a schiaffi. Stringe le labbra e riapre gli occhi, la fissa con odio.

Dio, è bellissima. I capelli sono una cornice perfetta per quel volto incastonato nelle tenebre come un diamante nero. Le labbra sono piegate in un sorriso che le lascia scie di brividi sulla pelle e gli occhi...

Gli occhi sono quelli di una cacciatrice. Solo che, in quel momento, Katherine non la sta cacciando. L'ha già presa, l'ha già risparmiata, l'ha già imprigionata quasi senza sforzarsi.

Elena rabbrividisce. E' davvero così debole oppure si è gettata tra le sue braccia seguendo una volontà che non sapeva di possedere? Forse è paura, forse è follia.

O magari, il fatto che sia la sua doppelgänger le fa avere reazioni completamente inaspettate, ma che profumano terribilmente di familiarità. Quella domande le mette addosso un'impazienza che scambierebbe per piacere se riuscisse ancora a riflettere come si deve. E se Katherine non l'avesse baciata come nessuno ha mai fatto.

Non è come baciare un ragazzo. Né Matt né Stefan sono mai riusciti e mescolare desiderio, passione, dolcezza e quel “nonsocché” in maniera così perfetta.

E' come se stesse baciando se stessa, per questo tutto quello che vuole arriva senza che debba neanche pensarci. Si sente quasi al sicuro tra le braccia di Katherine, ma non è la sicurezza di essere protetti, quanto più quella di essere capita.

Katherine le afferra la nuca e le inclina la testa, per avvicinarla ancora di più. Elena si sente soffocare, ma prende respiro come può, senza interrompere niente.

Prima che possa fermarsi, si è già persa nel bacio.



Stai bene?” Caroline è sinceramente preoccupata, soprattutto perché sono rimasta in quel bagno per più di un quarto d'ora. Aveva cominciato a pensare che Katherine l'avesse dissanguata, ma avrebbe sentito profumo di sangue. E comunque non può dire di non aver sentito proprio niente durante il... fai-da-te.

Sì... credo.” annuisce Elena. E' rossa in viso ma non capisce se sia imbarazzo. Katherine non dice niente, ma ha un'espressione tremendamente compiaciuta.

In realtà, Elena sa che dietro quello sguardo c'è molto di più. Come anche dietro il suo rossore. Tuttavia, non può confessarlo, perché è un pensiero che condivide con lei e esprimerlo ad alta voce sarebbe come dare una versione frammentata, incompleta. Non può spezzare quel filo. E comunque, Katherine glielo impedirebbe.

Non riesce neanche a odiarsi per quello che ha fatto, né riesce a odiare Katherine. Non appena fa sorgere un sentimento diverso da quello che anche Katherine prova, un muro lo ferma. E lo stesso vale per l'altra. Sono incastrate l'una dentro l'altra, in un corpo uguale e diverso a quello che condividono. In quel bacio, sono diventata una cosa sola.

Ed era cominciata come un gioco...




Dopo essersi assicurata che Elena stesse davvero bene, Caroline è tornata a casa. Katherine, invece, è rimasta.

Che ci fai ancora qui?” domanda Elena, mentre rimette a posto la stanza. Evita accuratamente il suo sguardo, ma tanto sa perfettamente cosa vedrebbe.

Magari rimango a dormire.” risponde la gemella. “Hai un letto grande, Elena.”

Le si avvicina e le sussurra quelle parole proprio dietro l'orecchio, soffiando sui suoi capelli come una gatta. Elena si volta di scatto e non vede la bottiglia di bourbon ancora sul pavimento e,

quando inciampa e le atterra addosso, Katherine finge di inciampare a sua volta e se la trascina sul letto, avvinghiando le gambe intorno alla vita della ragazza. Elena si ritrova per l'ennesima volta a trattenere il respiro, persa nelle iridi scure della ragazza. Dannazione.

Il cuore accelera e sa che Katherine se ne accorge.

Ma non è quello il peggio. Il peggio è che sono passati dieci secondi e lei non ha ancora tentato di liberarsi, indugiando, come imbambolata, sul volto di Katherine. Sulle sue labbra, in particolare.

Katherine le prende una ciocca di capelli lisci tra le dita e li tira con delicatezza, incantandola con quello sguardo magnetico. Elena è paralizzata.

Anni prima aveva pure fantasticato su come sarebbe stato baciare se stessa. E ora lo sta praticamente facendo.

Katherine sorride, divertita come non mai, e sussurra:

"C'era una volta una doppelganger impaziente e attratta dal suo rifl-"

Elena si risveglia a sentire quel tono beffardo e divertito; poggia le mani sul materasso e si solleva quel tanto per interrompere il contatto visivo.

TACI!”

Ma un secondo dopo è già ricaduta sul petto della sua gemella.

E la bottiglia rotola via sul pavimento, fermandosi contro lo specchio di Elena, mentre le loro labbra si toccano di nuovo.


  
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