Premessa
Questa storia la dedico alla mia sister Kitsune-chan, che mi ha seguita fino alla fine del Primo Volume, che mi ha fatto un sacco ridere con le sue recensioni fantastiche e che c'è sempre stata ^^ Grazie mille, volpetta =3
Capitolo 1 - Distrazioni
Aveva deciso di
allontanarsi. Almeno per un po. Quella croce, fatta di diamanti e
zaffiri che
lui stesso aveva creato, era un silenzioso ricordo di quanto fosse stato
inutile.
Aveva invidiato
l’espressione di Zoro quando gli avevano tolto il corpo di
Aqua dalle mani.
Voleva anche lui aver avuto lo shock, la disperazione, dipinti sul
volto.
Almeno erano qualcosa. Invece niente.
Si vede che aveva perso la
capacità di soffrire quando...
Sospirò al ricordo.
C’era il
fuoco, la gente correva. Suo fratello non
era da nessuna parte. Imprecò sottovoce. Si voltò
e cominciò a correre
accompagnato dalla sinfonia dei cannoni che sparavano. Doveva
sbrigarsi. Si
disse che non si stava comportando da buon re, ma aveva già
organizzato
l’evacuazione dei suoi abitanti. C’era solo una
persona di cui doveva
accertarsi.
Svolta a
destra, due a sinistra.
Si
fermò di
colpo per evitare alcuni muri che stavano per crollare, finendo lungo
disteso
per terra. Imprecò di nuovo e poggiò una mano sul
brecciolio facendo
comparire un ghirigoro viola. Pochi
secondi dopo, tre grandi pilastri di quarzo si ersero dal terreno in
mezzo alle
macerie. Ci saltò sopra ed una volta sorpassato
l’ostacolo riprese
a correre più veloce che poteva. La
casa, di un grazioso bluette, era ancora in piedi anche se tutte le
luci erano
spente. Tirò un sospiro di sollievo ma non si
rilassò. “LAMIA!!!” urlò a
pieni
polmoni per sovrastare i cannoni. Pochi secondi dopo una donna si
affacciò alla
finestra. Sorrise sollevato dal fatto che fosse ancora viva.
“Rigel!!”
replicò sorpresa ed anche lei sollevata.
Si scostò i capelli rossicci dal volto per fissarlo con gli
occhi color
cioccolato mentre in sottofondo i cannoni ancora cantavano.
“Che succede?! Che
ci fai tu qui?!”
“Sbrigati a
scendere! I nemici sono troppo
potenti... Sto facendo evacuare Stiria!” Le fece un ampio
cenno con il braccio
per incitarla a scendere.
Lamia annuì
e sparì dalla finestra. Pochi secondi
dopo sentì il chiavistello cigolare e vide la porta aprirsi.
I loro sguardi s’incrociarono
per un istante prima che l’ennesimo cannone fece fuoco e
distrusse la casa in
un singolo colpo.
Aveva fissato scioccato
i muri crollare,
afflosciarsi l’uno sull’altro come carta, per
chissà quanti secondi. Poi urlò
il nome della ragazza e si fiondò a cercarla tra le macerie.
Rimase lì, a
scavare in cerca dell’amata, chiamandola in continuazione,
finchè non
arrivarono i Marines.
Scosse la testa. Basta.
Se ne stava andando “in vacanza” per
dimenticare, non per ricordare.
Se ne andò in piena notte.
Non voleva salutarli, non voleva vedere la loro tristezza. Nex non si
spostava
dalla tomba di Aqua da quattro giorni, Seph si era isolato al Picco
Ventoso non
appena Ruby aveva finito di ricucirgli l’ala tranciata, e i
due gemelli si
erano chiusi nella loro officina. Aveva comunque lasciato un messaggio
per non
farli preoccupare.
Spinse la piccola
imbarcazione in mare. Doveva distrarsi, in qualche modo.
***
La mattina dopo era già
arrivato. L’isola era piccola ma fornita di tutto il
necessario: negozi, alberghi
ristoranti e librerie. Subito dopo aver attraccato la sua modesta nave
al porto,
si diresse verso l’hotel più vicino. Prese la
stanza più grande che avevano e
pagò in anticipo con pepite d’oro. Gli venne quasi
da sorridere di fronte alla
reazione esterrefatta della receptionist. Ma, in fondo, in un mondo
dove i
soldi comandavano su qualsiasi cosa, lui, in quanto Antico delle Gemme,
poteva
permettersi di tutto.
La stanza era veramente
grande e molto lussuosa. Non era abituato alla moquette o a tutti quei
fronzoli
decorativi, ma almeno i suoi pensieri avrebbero potuto perdersi per la
camera
con tutto quello spazio.
Poggiò a terra la sacca
contenente alcuni vestiti, un Transponder Snail e uno zaffiro a forma
di rosa.
Quella pietra era sempre stata il simbolo di Aqua, come lo era stato il
fiore.
Uscì subito, diretto
verso la biblioteca della città.
***
Un’altra
bellissima giornata per leggere! pensò Anra stiracchiandosi di gusto.
Salutò il
bibliotecario, un ragazzo di circa tre anni più giovane di
lei dai capelli
biondo scuro. Ormai conosceva tutti là dentro per quanto
tempo ci passava,
persino gli addetti alle pulizie non mancavano mai di scambiare due
chiacchiere
con lei.
La luce della tarda
mattinata filtrava attraverso le enormi finestre della biblioteca,
andando a
battere sul noce antico dei tavoli e il mogano degli alti scaffali, a
malapena
indebolita dalle sottili tende color panna. Fuori c’era un
parco nel cui centro
svettava un’enorme quercia, il simbolo della
città. Alcuni bambini le stavano
correndo intorno mentre giocavano con un piccolo cagnolino nero e
bianco.
Osservò soddisfatta le
tre pile di libri che aveva appena finito di leggere. Battè
la mani sul tavolo,
convincendosi di doverli rimettere tutti a posto. Prese con entrambe le
mani la
prima Torre Eiffel di volumi e si diresse verso la sezione giusta della
biblioteca, ignorando le indicazione appese al soffitto. Lei quel posto
lo
conosceva meglio di casa sua.
“La Storia Infinita...”
lesse in un sussurro. Alzò lo sguardo. “Questo va
nello scaffale in alto,”
disse e cercò con gli occhi la sottile scala scorrevole. Una
volta trovata a
trascinata al posto giusto guardò gli altri dieci libri
rimanenti che stava
tenendo con una mano. Aggrottò la fronte e
sospirò combattuta: conoscendosi,
sarebbe caduta se fosse salita sulla scala con quelli, ma non se la
sentiva
nemmeno di lasciarli per terra. Stette lì a riflettere per
un po, fissando la
copertina nera rilegata in oro del primo libro. Poi mandò
tutto al diavolo,
stufa, e prese ad arrampicarsi.
***
Ruby ringraziò con
sorriso la ragazza dietro al bancone di ciliegio che aveva finito di
stampargli
la sua carta socio per la biblioteca. Lei arrossì e
ricambiò con un timido
cenno del capo.
Decise di girovagare per
i corridoi finchè un titolo non attirava la sua attenzione.
Si addentrò nel
labirinto e girò due volte a destra. Si ritrovò
circondato da volumi neri, in
pelle, e rilegati d’oro. Fece scorrere lo sguardo sulla
parete di destra quando
un piccolo strilletto sopra di lui lo fece scattare
sull’attenti. Alzò gli
occhi e si ritrovò davanti, in mondo visione, il sedere di
una ragazza che
stava cadendo giù da una scala.
***
“Ecco, lo sapevo che non
avrei dovuto...” si disse Anra massaggiandosi il didietro.
Però si era
aspettata una caduta più dolorosa. Aprì gli occhi
e si ritrovò in mezzo alle
gambe di un uomo sui venticinque dai capelli neri che si stava
massaggiando il
retro della testa. Anche lui aprì gli occhi, rivelando un
paio di magnifiche
iridi viola, e la guardò senza separare la mano dalla testa.
Rimasero così in silenzio
a fissarsi finchè lui non ruppe il ghiaccio.
“Tutto bene?” chiese con un
sorriso.
“Eh?” Anra si riscosse.
Notò nuovamente di avere la schiena poggiata contro la gamba
piegata dell’uomo
ed arrossì a vista d’occhio.
“Midispiace, mi dispiace, midispiace!!” si
scusò
scattando in piedi. “Mi dispiace davvero
tantissimo!” disse per l’ennesima
volta mentre raccoglieva i libri sparsi a terra. Fece per allungare la
mano
verso l’ultimo piccolo tomo quando quella dell’uomo
l’anticipò. Alzò lo sguardo
da terra ed osservò l’uomo prendere il libro e
portarlo di fronte ai suoi
occhi.
“La Via Delle Ombre,”
lesse ad alta voce, ancora seduto a terra con la schiena poggiata
contro la
libreria. Si voltò e le regalò un mezzo sorriso.
“Ti dispiace se lo prendo io?”
Anra lo fissò incantata
per qualche istante, intrappolata da quegli occhi e da quel sorriso
perfetto,
prima di scuotere la testa ed annuire con decisione. “M-mi
dispiace di nuovo
per l’incidente e...” Osservò
l’uomo alzarsi in un unico fluido movimento.
“Io... Adesso... Andrei...” concluse in un soffio.
L’uomo sbattè la mano sui
jeans chiari un paio di volte prima di tornare a guardarla. Lei si
voltò di
scatto e cominciò a correre via sotto gli occhi perplessi
dell’uomo. “Quel
libro va rimesso nella terza sezione, quinta fila ed ultimo
scaffale!!” gli
disse prima di svoltare l’angolo.
Ruby prese fiato per
dirle una cosa ma ci rinunciò quando la ragazza
sparì dietro un’altra libreria.
Sospirò chiudendo la bocca con un piccolo sorriso.
“E vedi di
rimetterlo al posto giusto!!” lo rimproverò una fin troppo familiare
voce
femminile nella sua testa.
“Tali e quali, eh...”
sussurrò fissando la copertina del libro. Poi si
voltò, recuperò la sua giacca
di pelle nera da terra e ripercorse la strada a ritroso per ritornare
dalla
ragazza dietro al bancone di ciliegio e farsi timbrare il libro.
***
Anra si afflosciò a terra
poggiando la schiena contro il legno della libreria numero
cinquantadue,
settima sezione. Aveva il respiro affannato e quando si
portò una mano alla
guancia scoprì che era bollente. Ora
che
ci penso, non gli ho nemmeno chiesto come si chiama....
Prese un respiro profondo
per calmarsi e quando il suo cuore raggiunse una frequenza cardiaca
accettabile
si rialzò. Sbirciò da dietro la libreria,
assicurandosi che l’uomo misterioso
non fosse più nei paraggi, ed uscì allo scoperto.
“Vediamo di mettere questi
libri a posto.”