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Autore: AngelSword    24/07/2011    5 recensioni
“Credi davvero a quello che hai appena detto?” le chiese. Il suo sguardo non era carico di rabbia, ma la metteva comunque a disagio.
Spostò nervosamente il peso da un piede all’altro mentre cercava di sostenere il suo sguardo. “A cos’altro dovrei credere? Le parole stampate non mentono mai, e di certo non puoi essere tu a contestarle.”
“Dammi una possibilità.” La sua voce era tremendamente determinata.
“Per fare cosa?” ribatté cautamente Anra.
“Per farti ricredere su tutto.”
Special dedicato alla mia sister Kitsune-chan, è ambientato subito dopo la fine del Volume I.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ancient Saga'
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Premessa

Questa storia la dedico alla mia sister Kitsune-chan, che mi ha seguita fino alla fine del Primo Volume, che mi ha fatto un sacco ridere con le sue recensioni fantastiche e che c'è sempre stata ^^ Grazie mille, volpetta =3

Capitolo 1 - Distrazioni

Aveva deciso di allontanarsi. Almeno per un po. Quella croce, fatta di diamanti e zaffiri che lui stesso aveva creato, era un silenzioso ricordo di quanto fosse stato inutile.

Aveva invidiato l’espressione di Zoro quando gli avevano tolto il corpo di Aqua dalle mani. Voleva anche lui aver avuto lo shock, la disperazione, dipinti sul volto. Almeno erano qualcosa. Invece niente.

Si vede che aveva perso la capacità di soffrire quando...

Sospirò al ricordo.

C’era il fuoco, la gente correva. Suo fratello non era da nessuna parte. Imprecò sottovoce. Si voltò e cominciò a correre accompagnato dalla sinfonia dei cannoni che sparavano. Doveva sbrigarsi. Si disse che non si stava comportando da buon re, ma aveva già organizzato l’evacuazione dei suoi abitanti. C’era solo una persona di cui doveva accertarsi.

Svolta a destra, due a sinistra.

 Si fermò di colpo per evitare alcuni muri che stavano per crollare, finendo lungo disteso per terra. Imprecò di nuovo e poggiò una mano sul brecciolio  facendo comparire un ghirigoro viola. Pochi secondi dopo, tre grandi pilastri di quarzo si ersero dal terreno in mezzo alle macerie. Ci saltò sopra ed una volta sorpassato l’ostacolo  riprese a correre più veloce che poteva. La casa, di un grazioso bluette, era ancora in piedi anche se tutte le luci erano spente. Tirò un sospiro di sollievo ma non si rilassò. “LAMIA!!!” urlò a pieni polmoni per sovrastare i cannoni. Pochi secondi dopo una donna si affacciò alla finestra. Sorrise sollevato dal fatto che fosse ancora viva.

“Rigel!!” replicò sorpresa ed anche lei sollevata. Si scostò i capelli rossicci dal volto per fissarlo con gli occhi color cioccolato mentre in sottofondo i cannoni ancora cantavano. “Che succede?! Che ci fai tu qui?!”

“Sbrigati a scendere! I nemici sono troppo potenti... Sto facendo evacuare Stiria!” Le fece un ampio cenno con il braccio per incitarla a scendere.

Lamia annuì e sparì dalla finestra. Pochi secondi dopo sentì il chiavistello cigolare e vide la porta aprirsi. I loro sguardi s’incrociarono per un istante prima che l’ennesimo cannone fece fuoco e distrusse la casa in un singolo colpo.

Aveva fissato scioccato i muri crollare, afflosciarsi l’uno sull’altro come carta, per chissà quanti secondi. Poi urlò il nome della ragazza e si fiondò a cercarla tra le macerie. Rimase lì, a scavare in cerca dell’amata, chiamandola in continuazione, finchè non arrivarono i Marines.

Scosse la testa. Basta. Se ne stava andando “in vacanza” per dimenticare, non per ricordare.

Se ne andò in piena notte. Non voleva salutarli, non voleva vedere la loro tristezza. Nex non si spostava dalla tomba di Aqua da quattro giorni, Seph si era isolato al Picco Ventoso non appena Ruby aveva finito di ricucirgli l’ala tranciata, e i due gemelli si erano chiusi nella loro officina. Aveva comunque lasciato un messaggio per non farli preoccupare.

Spinse la piccola imbarcazione in mare. Doveva distrarsi, in qualche modo.

***

La mattina dopo era già arrivato. L’isola era piccola ma fornita di tutto il necessario: negozi, alberghi ristoranti e librerie. Subito dopo aver attraccato la sua modesta nave al porto, si diresse verso l’hotel più vicino. Prese la stanza più grande che avevano e pagò in anticipo con pepite d’oro. Gli venne quasi da sorridere di fronte alla reazione esterrefatta della receptionist. Ma, in fondo, in un mondo dove i soldi comandavano su qualsiasi cosa, lui, in quanto Antico delle Gemme, poteva permettersi di tutto.

La stanza era veramente grande e molto lussuosa. Non era abituato alla moquette o a tutti quei fronzoli decorativi, ma almeno i suoi pensieri avrebbero potuto perdersi per la camera con tutto quello spazio.

Poggiò a terra la sacca contenente alcuni vestiti, un Transponder Snail e uno zaffiro a forma di rosa. Quella pietra era sempre stata il simbolo di Aqua, come lo era stato il fiore.

Uscì subito, diretto verso la biblioteca della città.

***

Un’altra bellissima giornata per leggere! pensò Anra stiracchiandosi di gusto. Salutò il bibliotecario, un ragazzo di circa tre anni più giovane di lei dai capelli biondo scuro. Ormai conosceva tutti là dentro per quanto tempo ci passava, persino gli addetti alle pulizie non mancavano mai di scambiare due chiacchiere con lei.

La luce della tarda mattinata filtrava attraverso le enormi finestre della biblioteca, andando a battere sul noce antico dei tavoli e il mogano degli alti scaffali, a malapena indebolita dalle sottili tende color panna. Fuori c’era un parco nel cui centro svettava un’enorme quercia, il simbolo della città. Alcuni bambini le stavano correndo intorno mentre giocavano con un piccolo cagnolino nero e bianco.

Osservò soddisfatta le tre pile di libri che aveva appena finito di leggere. Battè la mani sul tavolo, convincendosi di doverli rimettere tutti a posto. Prese con entrambe le mani la prima Torre Eiffel di volumi e si diresse verso la sezione giusta della biblioteca, ignorando le indicazione appese al soffitto. Lei quel posto lo conosceva meglio di casa sua.

“La Storia Infinita...” lesse in un sussurro. Alzò lo sguardo. “Questo va nello scaffale in alto,” disse e cercò con gli occhi la sottile scala scorrevole. Una volta trovata a trascinata al posto giusto guardò gli altri dieci libri rimanenti che stava tenendo con una mano. Aggrottò la fronte e sospirò combattuta: conoscendosi, sarebbe caduta se fosse salita sulla scala con quelli, ma non se la sentiva nemmeno di lasciarli per terra. Stette lì a riflettere per un po, fissando la copertina nera rilegata in oro del primo libro. Poi mandò tutto al diavolo, stufa, e prese ad arrampicarsi.

***

Ruby ringraziò con sorriso la ragazza dietro al bancone di ciliegio che aveva finito di stampargli la sua carta socio per la biblioteca. Lei arrossì e ricambiò con un timido cenno del capo.

Decise di girovagare per i corridoi finchè un titolo non attirava la sua attenzione. Si addentrò nel labirinto e girò due volte a destra. Si ritrovò circondato da volumi neri, in pelle, e rilegati d’oro. Fece scorrere lo sguardo sulla parete di destra quando un piccolo strilletto sopra di lui lo fece scattare sull’attenti. Alzò gli occhi e si ritrovò davanti, in mondo visione, il sedere di una ragazza che stava cadendo giù da una scala.

***

“Ecco, lo sapevo che non avrei dovuto...” si disse Anra massaggiandosi il didietro. Però si era aspettata una caduta più dolorosa. Aprì gli occhi e si ritrovò in mezzo alle gambe di un uomo sui venticinque dai capelli neri che si stava massaggiando il retro della testa. Anche lui aprì gli occhi, rivelando un paio di magnifiche iridi viola, e la guardò senza separare la mano dalla testa.

Rimasero così in silenzio a fissarsi finchè lui non ruppe il ghiaccio. “Tutto bene?” chiese con un sorriso.

“Eh?” Anra si riscosse. Notò nuovamente di avere la schiena poggiata contro la gamba piegata dell’uomo ed arrossì a vista d’occhio. “Midispiace, mi dispiace, midispiace!!” si scusò scattando in piedi. “Mi dispiace davvero tantissimo!” disse per l’ennesima volta mentre raccoglieva i libri sparsi a terra. Fece per allungare la mano verso l’ultimo piccolo tomo quando quella dell’uomo l’anticipò. Alzò lo sguardo da terra ed osservò l’uomo prendere il libro e portarlo di fronte ai suoi occhi.

“La Via Delle Ombre,” lesse ad alta voce, ancora seduto a terra con la schiena poggiata contro la libreria. Si voltò e le regalò un mezzo sorriso. “Ti dispiace se lo prendo io?”

Anra lo fissò incantata per qualche istante, intrappolata da quegli occhi e da quel sorriso perfetto, prima di scuotere la testa ed annuire con decisione. “M-mi dispiace di nuovo per l’incidente e...” Osservò l’uomo alzarsi in un unico fluido movimento. “Io... Adesso... Andrei...” concluse in un soffio.

L’uomo sbattè la mano sui jeans chiari un paio di volte prima di tornare a guardarla. Lei si voltò di scatto e cominciò a correre via sotto gli occhi perplessi dell’uomo. “Quel libro va rimesso nella terza sezione, quinta fila ed ultimo scaffale!!” gli disse prima di svoltare l’angolo.

Ruby prese fiato per dirle una cosa ma ci rinunciò quando la ragazza sparì dietro un’altra libreria. Sospirò chiudendo la bocca con un piccolo sorriso.

“E vedi di rimetterlo al posto giusto!!” lo rimproverò una fin troppo familiare voce femminile nella sua testa.

“Tali e quali, eh...” sussurrò fissando la copertina del libro. Poi si voltò, recuperò la sua giacca di pelle nera da terra e ripercorse la strada a ritroso per ritornare dalla ragazza dietro al bancone di ciliegio e farsi timbrare il libro.

***

Anra si afflosciò a terra poggiando la schiena contro il legno della libreria numero cinquantadue, settima sezione. Aveva il respiro affannato e quando si portò una mano alla guancia scoprì che era bollente. Ora che ci penso, non gli ho nemmeno chiesto come si chiama....

Prese un respiro profondo per calmarsi e quando il suo cuore raggiunse una frequenza cardiaca accettabile si rialzò. Sbirciò da dietro la libreria, assicurandosi che l’uomo misterioso non fosse più nei paraggi, ed uscì allo scoperto. “Vediamo di mettere questi libri a posto.”

  
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