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Autore: Douglas    24/07/2011    1 recensioni
Harry, dopo la battaglia finale contro Voldemort, abbandona la sua amata scuola per diventare un Auror... Ritornerà solo diciasette anni dopo per abbandonare totalmente le vesti di studenti e capire quanto sia difficile la vita di un genitore...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Harry Potter, James Sirius Potter, Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Salve a tutti sono douglas ed eccomi con questa nuova fanfic che mi è venuta dopo essermi goduta il gran finale di questa fantastica saga!

Spero che vi piaccia e buona lettura

 

Vita da genitore...

 

La stazione di King Cross aveva ripreso colore da quando qualche innocuo raggio di sole l’aveva illuminata dopo quella settimana uggiosa.

Come al solito era affollata da un via vai di pendolari e passeggeri indaffarati che non perdeva tempo a studiarsi l’un l’altro. Ma se avrebbero prestato molta più attenzione alle espressioni indecifrabili degli altri passanti , probabilmente, ne avrebbero scorta una malinconica e carica di ricordi.

Un giovane uomo dagli occhi color smeraldo tanto simili a quelli della madre e dai capelli corvini perennemente arruffati ereditati invece dal padre studiava attentamente le crepe di una delle tante barriere, precisamente quella tra il binario 9 e 10.

Fisicamente si poteva dire che era un uomo come tanti in quella stazione, e quel paio di jeans scuri e la camicia bianca lo confondevano perfettamente tra la folla. Eppure solo per il semplice fatto che stesse osservando da una decina di minuti un muro spoglio fatto da semplici mattonelle lo rendeva diverso dagli altri comuni passanti.

Lui, in effetti, era sempre stato diverso dagli altri…

Era considerato speciale persino in un mondo dove l’utilizzo di una scopa non era legato esclusivamente alla pulizia, dove se un uomo avesse mostrato ad un altro una semplice bacchetta di legno apposta di una pistola si sarebbe spaventato a morte,dove la posta veniva consegnata da dei rapaci e dove un camino poteva essere utilizzato per spostarsi da una casa ad un altra: figuriamoci fra i babbani!

Eppure la sua permanenza forzata dai Dursley gli aveva permesso di acquisire una innata dote di mimetismo fra la gente comune da cui aveva potuto sempre trarne vantaggio.

Quanti ricordi affollavano la mente di quel giovane uomo!

Erano passati molti anni, diciassette per la precisione, e lui aveva ancora l’assurdo timore di non passare la barriera invisibile che lo divideva dal mondo magico… Il suo mondo.

Non aveva con se né civette né bauli ma si sentiva ancora come lo studente mingherlino che doveva affrontare la scuola con un pesante fardello che gravava sulle spalle gracili.

Improvvisamente si scosse dai ricordi e lanciò un occhiata furtiva all’orologio appartenuto a uno dei fratelli della signora Weasley. Era rimasto ben dieci minuti buoni davanti a quel muro scordandosi dell’imminente partenza del treno scarlatto.

Quella volta non ci sarebbe stata nessuna macchina volante a portarlo fino a scuola.

Harry prese una bella boccata d’aria fresca e fece uno scatto verso il muro di mattonelle.

Non riaprì gli occhi finché non sentì lo sbuffare impaziente della locomotiva e la voce stridula di settantenne.

- Tutti in carrozza!- urlò il Capostazione facendo rimbalzare la sua voce acuta fra le pareti spesse della stazione.

Non comprese perché lo avesse fatto, lui era  il suo unico passeggero in quella uggiosa giornata di novembre ma la McGrannit era stata categorica: doveva essere tutto perfettamente uguale a un normale rientro di uno studente dalle vacanze estive.

Senza altre esortazioni, il signor Potter salì sul treno vuoto che lo avrebbe condotto fino al castello.

Harry non si era sentito mai così felice in vita sua: stava tornando a Hogwarts e lo stava facendo come un comunissimo studente.

Veloci i ricordi cominciarono a scorrere nella sua mente come tante diapositive della presentazione della sua vita passata. Decise che, se voleva fare un tuffo nel passato, tanto valeva ritornare allo scompartimento in cui aveva incontrato Ron per la prima volta.

Se lo ricordava benissimo, era il numero 257, l’ultimo disponibile nel treno solitamente sovraffollato. 

Quando le porte dello scompartimento si spalancarono magicamente davanti a lui si aspettò persino di vedere la versione ridotta del suo migliore amico.

Ma Ron non c’era.

Era in trasferta con la squadra per due settimane mentre Hermione faceva la mamma a tempo pieno. Peccato, gli sarebbe piaciuto condividere con loro quei ricordi.

Anche lui quel giorno, oltre a quella strana ricompensa che la preside gli aveva voluto concedere, doveva intraprendere la sua brillante carriera da papà poiché sembrava che James ne avesse combinata un'altra delle sue.

Ora mai lui e Ginny non contavano più le Strillettere che avevano dovuto mandare quasi quotidianamente via gufo al maggiore dei loro figli che sembrava divertirsi a combinare dei cataclismi anche al suo primo anno.

D'altronde cosa potevano aspettarsi da un ragazzo che nel suo nome conteneva i nomi degli scavezzacollo più conosciuti di tutti i tempi in quella scuola?

Così la preside era stata irremovibile e aveva ordinato ad Harry un colloquio immediato con l’aggiunta di qualche piccolo extra.

 

“ Per non dimenticarsi di colui che ha salvato questa scuola anche se ha messo al mondo un figlio che sembra determinato a buttarla giù del tutto”.

 

Queste erano le testuali parole contenute nella lettera inviata dalla preside qualche settimana prima ed Harry non si era lasciato certo perdere un’occasione del genere.

-Qualcosa dal carrello sign. Potter- esclamò una giovane dall’aria intimorita… evidentemente anche la signora del carrello stava godendo i benefici della sua meritata pensione come il professor Lumacorno, la professoressa Sprite e il professor Vituos.

- Molto volentieri- rispose in modo cordiale e un sorrise euforico gli si dipinse sul volto.

Tra le classiche Cioccorane e caramelle tutti Tusti+1 svettavano le colorate confezioni delle caramelle MouMollelingua e dei Torronti Sanguinolenti dei Tiri Vispi Weasley che erano diventati tanto popolari da essere venduti persino lì.

Il resto del viaggio, il Salvatore del mondo magico, lo trascorse in silenzio in compagnia soltanto dei suoi ricordi.

Quando il treno si fermò qualche ora dopo, il cielo ormai era quasi totalmente ricoperto da chiazze azzurre di cielo e il lago riluceva tetro alla luce del sole.

Ad aspettarlo, un po’ invecchiato ma ancora pimpante e forzuto, c’era Hagrid.

- Harry, ragazzo mio! È bello rivederti, è da Natale che non ci vediamo- esclamò il mezzo gigante stritolandolo in un abbraccio e, anche se Harry aveva abbondantemente superato la sua adolescenza , non aveva ancora rinunciato a chiamarlo ragazzo mio.

- Hagrid… Che ci fai qui? Tu non dovresti avere lezione?- domandò il signor Potter quando lo riposò a terra apparentemente ancora intatto – ah sciocchezze! La preside mi ha fatto spostare la lezione proprio per il tuo arrivo. Non credevo l’avrei mai detto, ma Minerva è brava quasi quanto Silente- esclamò il mezzo gigante ravvivandosi la barba scura.

- Bene Harry sei pronto per una bella attraversata in barca o preferisci le carrozze?- domandò indicando prima il lago scuro e poi le carrozze trainate dai Therval che riusciva ancora a vedere dopo tutto questo tempo… forse ogni persona che aveva partecipato alla seconda guerra magica ora li riusciva  a vedere poiché, in un modo o nell’altra, aveva perso un proprio caro.

- la barca andrà più che bene… Voglio sentirmi ancora undicenne anche se l’età avanza.- esclamò Harry sogghignando fra sé.

- non essere ridicolo!Sei ancora un giovincello!- esclamò Hagrid gioviale dandogli una sonora pacca sulla spalla e facendolo così vacillare pericolosamente.

-I genitori con me!- urlò utilizzando la stessa frase che usava tanto tempo prima quando chiamava a raccolta gli spaventati bambini del primo anno.

I due, l’uomo e il gigante, affrontarono l’attraversata come se stessero facendo un allegra scampagnata fra amici anche se erano ben consapevoli delle bestie immonde che brulicavano sotto il pelo dell’acqua scura.

Hagrid raccontò al giovane uomo tutte le mirabolanti avventure dell’unico figlio che frequentava per ora la scuola e fu soddisfatto nel sapere che James mantenesse un tono rispetto ed educato almeno con Hagrid e che cercasse di non disturbare il più del dovuto anche se sapeva che il suo primo figlio aveva ereditato l’odio per quella materia proprio da lui.

Quando furono però abbastanza vicini alla scuola ad Harry si mozzò ancora il fiato, proprio come accadeva quando non vedeva quel luogo per tanto tempo che fossero pochi mesi o interi anni.

Finalmente, dopo diversi minuti, i due approdarono sull’altra sponda del lago e si incamminarono seguendo il sentiero tortuoso che li portava a scuola.

I ricordi affogarono quasi il suo cervello quando in lontananza scorse la mitica foresta proibita popolata da creature che spaziavano dallo stravagante al mortale come i ragni giganti, gli unicorni, i centauri e persino un gigante.

Le grandi porte della scuola si fecero sempre più vicine e, mentre Hagrid informava l’amico dei progressi in campo verbale del fratello Grop, si sentì invadere da una pace assoluta che riviveva solo a casa sua.

- Purtroppo Harry non potrò più accompagnarti… Fierobecco sta aspettando la sua cena e spero proprio che anche Grop non stia progettando di mangiarsi un ippogriffo!- esclamò tutto d’un fiato come sorpreso improvvisamente da una certezza – se hai voglia, questo pomeriggio, potresti passare da me per una bella tazza di tè come ai vecchi tempi…- esclamò stampando un sorriso sereno sul faccione.

- Certamente Hagrid, ora devo andare… Credo che la preside mi stia aspettando- e così dicendo salutò il guardiacaccia e, spalancando le enormi porte, si ritrovò nell’ampio salone d’ingresso della scuola deserta. Evidentemente gli studenti erano ancora a lezione altrimenti sarebbe potuto scoppiato il putiferio se si fossero accorti della sua presenza.

Harry si guardò attorno sognante mentre un'altra scarica di ricordi lo invadeva dalla punta delle dita fino ai piedi. Anche se la scuola era stata ridotta in macerie dopo l’attacco di Lord Voldemort, tutto era stato ricostruito fedelmente non tralasciando nessun particolare… Nemmeno una mattonella o uno scalino fuori posto.

Harry doveva raggiungere la preside nel suo ufficio in meno di dieci minuti ma fu distratto dai mille frammenti che ricomparivano qui e là nella sua memoria.

Fu attratto dalle enormi porte della Sala Grande ancora spalancate dopo il passaggio degli studenti per la colazione così si decise a lasciarsi trascinare dai ricordi come un trave di legno trascinata dalle onde dopo che una furibonda tempesta che aveva distrutto la nave da cui essa proveniva.

A passi lenti e silenziosi, entrò all’interno della Sala Grande dalla quale si riusciva ancora a scorgere il cielo chiazzato d’azzurro e grigio.

Senza esitazioni si diresse verso la tavolata di Grifondoro ormai sparecchiata dopo che quella mandria di studenti aveva fatto colazione per cercare affrontare al meglio la giornata rimpinzandosi di cibo.

Anche lui aveva inghiottito non so quanto bacon e uova su quella tavolata.

E chissà allora quante tonnellate ne aveva inghiottite Ron…

Sorrise compiaciuto poi decise di lasciare la tavolata e attraversò tutto il salone vuoto arrivando davanti all’enorme tavolata dei professori da cui svettava il trono della preside McGrannit appartenuto in passato a Silente.

Una vaga sensazione di delusione lo trafisse quando pensò alla scomparsa prematura del suo vecchio preside.

- Harry Potter?- domandò una voce atona alle sue spalle che spaventò comunque l’uomo.

Si voltò velocemente e vide il riflesso spettrale di Nick-quasi-senza-testa illuminare pallidamente l’aria attorno.

- Nick-quasi-senza-tes… Eh volevo dire Sir Nicholas. È da tanto che non ci si vede!- esclamò Harry ricorreggendosi all’ultimo minuto dopo aver intravisto l’occhiata gelida che gli aveva riservato il fantasma.

- Il tempo per noi fantasmi è relativo. Il tempo che a voi umani sembra passato da anni per noi invece sembra appena trascorso… Comunque anche per me è un piacere rivederti- esclamò Nick mandandolo in confusione con quelle affermazioni spettrali.

Harry stiracchiò gli angoli della bocca in un sorriso poco convincente.

- come ti sembrano i nuovi studenti?- domandò il signor. Potter nel tentativo di cambiare  discorso – sono tutti molto coraggiosi, degni Grifondoro  ovviamente, anche se a volte sono un po’ irrispettosi… Sai non mi hanno ancora accettato all’associazione dei Cavalieri Senza Testa e questo sembra divertirli molto anche se non conoscono le atroci sofferenze della mia morte - esclamò il fantasma tristemente.

-Mi dispiace molto… spero che mio figlio non sia uno di loro.- disse Harry sperando con tutte le sue forze che suo figlio non si beffasse dei morti – Tuo figlio? Oh no, lui no. Ha soltanto quel maledetto vizio di chiamarmi con quell’assurdo soprannome.- esclamò il fantasma facendo penzolare la sua testa quasi del tutto staccata dal corpo.

Harry tirò un sospiro di sollievo nel sapere che suo figlio, anche quella volta, si dimostrava almeno rispettoso con gli adulti: insegnanti o fantasmi che fossero.

- Sembra che qui non sia cambiato nulla da quando me ne sono andato…- esclamò Harry ammirando le quattro enormi clessidre riempite di gemme colorate a secondo della casa.

Con suo immenso stupore si accorse che una delle quattro Case aveva un enorme vantaggio sulle altre, ma non era né Serpeverde né Grifondoro, che ai suoi tempi si contendevano il primato fra loro, bensì Tassorosso.

- non proprio… qualcosa di nuovo c’è. Vieni! Voglio mostrarti una cosa!- esclamò il fantasma sorridendo finalmente al giovane uomo e cercando invano di afferrare uno dei suoi polsi provocandogli una sensazione di gelo.

Harry seguì il fluttuante galleggiare del fantasma fino a che quello non si fermò al centro esatto della sala.

- Ora guarda ai tuoi piedi!- esclamò quello indicando in pavimento pulito.

Harry abbassò lo sguardo confuso e vide delle parole dorate apparire lentamente e risplendere di luce propria senza che il sole le illuminasse.

 

“Hogwarts rende omaggio a tutti i caduti della prima e della seconda guerra magica che combatterono con valore per difendere non solo la nostra scuola ma il mondo intero.”

 

Harry osservò per diversi minuti quelle scritte dorate con fare stupito e carico d’emozione.

Non c’erano parole per descrivere quello spettacolo.

Si appuntò mentalmente di ringraziare la preside per la gratitudine che aveva dimostrato verso tutti caduti.

- Pensa che dopo diciassette anni, gli studenti osservano ancora prima il pavimento del soffitto… e la maggior parte di loro erano tutti Grifondoro- esclamò il fantasma con orgoglio non rinunciando al suo patriottismo.

- E non è finita qui. La fuori c’è anche il monumento dedicato al signor Lupin e sua moglie.- esclamò il fantasma indicando l’esterno -la macchina fotografica del piccolo Canon è stata introdotta nella Sala dei Trofei e poi i quadri di vostra madre, di vostro padre e del vostro padrino sono stati appesi nella Sala Comune di Grifondoro e lo stesso è accaduto a quello di Severus Piton… Ah! Il nuovo guardiano del nostro Grifondoro è quello scavezzacollo di Fred Weasley perché la signora grassa si è definita troppo stanca per continuare la sua mansione, la Coppa Tremaghi è stata dedicata a Cedric Diggory in sua memoria e poi…- il fantasma continuò ancora con il suo elenco mentre Harry lo ascoltava estasiato come un bambino a cui viene raccontata una bella fiaba.

Nessuno era stato dimenticato e ognuno aveva ricevuto il giusto riconoscimento per il proprio sacrificio.

Harry sapeva del monumento dedicato ai genitori di Teddy, poiché il ragazzo gli aveva raccontato tante volte di tutti quei pomeriggi trascorsi a riposare insieme a Victoire sotto le grandi fronde del salice piangente dedicato a Lupin mentre ascoltava il rumore dell’acqua gorgogliante e colorata che cadeva all’interno della fontana dedicata invece a Tonks.

Diceva sempre che quello era l’unico posto in cui poteva trovare pace e tranquillità ma anche positività e allegria. Era felice che anche Teddy avesse trovato un po’ di pace nella sua vita.

- Harry... Harry stai bene? Non vedo la tua anima svolazzare intorno al tuo cadavere quindi deduco che tu sia ancora vivo- domandò per la seconda volta la voce atona che riconobbe come quella di Nick-quasi-senza-testa.

-Si sono ancora vivo… Stavo solo riflettendo, ma ora che ci penso devo andare dalla professoressa McGrannit. Arrivederci e buona fortuna per l’associazione dei Cavalieri Senza Testa!- lo salutò Harry.

Così dicendo uscì dalla Sala Grande diretto nei punti indicati da Sir Nicholas, troppo curioso di vedere questi famigerati riconoscimenti.

Un’ ora dopo aveva ormai girovagato tutta la scuola e a ogni monumento o quadro che ammirava sentiva riaffiorare ricordi piacevoli e spiacevoli di tutte quelle persone che erano entrate nella sua vita così velocemente ma che ora ne facevano tuttora parte.

Quello strano tour per la scuola non era stato tanto semplice come aveva previsto.

Gazza era ancora essere il bidello di quell’immensa scuola, anche se la vecchiaia ormai si faceva sentire anche per lui, rendendolo sempre più duro e arcigno.

Così, anche se aveva spiegato due o tre volte chi fosse o cosa ci facesse lì, il bidello insisteva nel definirlo un intruso e che doveva assolutamente essere condotto in presidenza.

Fortunatamente, il conflitto fra Gazza e Pix non si era ancora spento dopo tutto quel tempo e quando il Poltergeist rovesciò cinque armature giù per le scale, il vecchio bidello abbandonò immediatamente Harry e si precipitò con passo zoppicante verso il luogo del misfatto inseguito dalla sua decrepita gatta Mrs. Purr.

Finalmente solo, Harry decise di affrontare l’ultima tappa del suo viaggio nei ricordi in tutta la scuola ossia il ritorno al suo amato dormitorio.

Dopo aver affrontato sette piani di scali, in compagnia di qualche ritratto che lo osservava con aria incuriosita e, passando da una cornice all’altra, bisbigliava e farfugliava incomprensibili commenti, arrivò fino al punto esatto in cui in passato troneggiava la Signora Grassa.

Al suo posto, con grande piacere per Harry, trovò la figura alta, smilza e dall’inconfondibile testa rossa di Fred Weasley che sembrava armeggiare con quello che sembrava essere una specie di specchietto.

- Ehi Fred!- esclamò Harry sorridendo anche se era ben consapevole che quello ritratto non era in realtà uno dei fratelli Weasley – Harry!Che sorpresa… non sapevo che tu fossi qui- esclamò facendo si che il suo sorriso arrivasse da una parte all’altra del viso, come se potesse raggiungere entrambi i lobi delle orecchie.

- si sono venuto a parlare con la preside di mio figlio James, sembra che stia dando del filo da torcere ai professori- esclamò l’uomo ridendo fra se per l’espressione soddisfatta di uno dei gemelli più turbolenti che avesse mai conosciuto – tuo figlio è una forza! Lo sai  che la scorsa settimana è riuscito a far venire la dissenteria al professore di Difesa contro le Arti Oscure per poter saltare una verifica… Spesse volte mi parla dei suoi piani geniali che vuole architettare e io faccio qualche correzione visto che è ancora inesperto-.

Harry gli rivolse uno sguardo stupito… era rimasto tale e quale all’ultima volta che l’aveva visto sorridere e scherzare con il fratello Percy durante la battaglia o quando l’aveva accolto nel suo strabiliante e coloratissimo negozio.

Sempre allegro e di buon’umore, pronto a infliggere scherzi colossali a chi lo infastidiva.

George, dal suo canto, continuava imperterrito la loro attività affermando che, senza alcun dubbio, il suo gemello avrebbe voluto così. Anche se il suo carattere scherzoso e solare non era stato intaccato, George sembrava che con l’età fosse diventato più maturo e riflessivo mentre il Fred ritratto in quel quadro sarebbe rimasto sempre uguale.

- è proprio per questo che sono tornato fin qui devo parlare con la professoressa McGrannit del comportamento di…- disse l’uomo ma prima che potesse terminare la sua frase, il ritratto si spalancò di colpo e ne uscì suo figlio James.

Questo, senza alcuna esitazione, abbracciò stretto il padre ed esclamò – no, ti prego papino! Non andare a parlare con la preside… non hai idea di quanti trofei mi abbia fatto lucidare quest’anno quella dittatrice… guarda! Ho persino le dita piene di piaghe- esclamò il ragazzo tanto simile al James Potter originale mostrando le dita intatte e prive di piaghe.

-James! Da dove sei spuntato tu? Non dovresti avere lezione?- domandò il padre stupito da quella improvvisa apparizione – veramente sì ma ho sentito dire da alcuni studenti che il famigerato Harry Potter si aggirava per la scuola così sono venuto a controllare…- esclamò il ragazzo mostrando un rotolo di pergamena stropicciato e ingiallito dal tempo che riconobbe come la Mappa dei Malandrini – dovresti stare attento più attento… so che stai diventando vecchio e quindi ti piace immergerti nei ricordi della tua età d’oro ma non è saggio gironzolare per in una scuola che brulica di tuoi fans- aggiunse infine il ragazzo sfoggiando un occhiata che sembrava di rimprovero molto simile a quella della nonna.

Vecchio? Lui non era assolutamente vecchio! Non aveva nemmeno superato il mezzo secolo d’età!

Evidentemente per un ragazzino come James, suo padre appariva come un vecchio rimbambito che si aggira per la scuola in cerca di qualcosa che non c’era ormai più.

- Credo che sarai meno spavaldo dopo che avrò parlato con la preside! Voglio dire: è ormai la terza volta che allaghi tutto il bagno del terzo piano! E per non parlare delle Caccabombe nell’ufficio di Gazza! E delle squame che hai fatto comparire sulla faccia di quella innocua ragazzina… Questo è solo il tuo primo anno!- disse Harry elencando tutti i misfatti di cui era venuto a conoscenza mentre dietro di sé il ritratto di Fred esplodeva in una risata fragorosa.

- Punto primo il bagno del terzo piano non l’ho allagato io, punto secondo Gazza mi aveva appena spedito nella foresta proibita da solo quindi se l’è meritato e punto terzo quella innocua ragazzina come la chiami tu aveva appena detto che zio Ron è una schiappa e che è nella squadra solo perché è raccomandato da mio padre!- esplose James difendendosi dalle accuse ed Harry rimase molto stupito dal suo ultimo terzo punto.

James era un degno Grifondoro e avrebbe difeso con le unghie e con i denti la sua famiglia compreso il suo adorato zio. Forse era stato un po’ troppo duro con lui.

- Senti, è molto nobile quello che hai fatto ma non dovevi reagire in quel modo… altrimenti passerai dalla parte del torto e tutte le volte che succederà qualcosa tu sarai incolpato come è successo con il bagno del terzo piano… hai capito!- esclamò Harry inginocchiandosi per  osservare quegli stupendi occhi marroni simili a quelli della moglie.

Lui rimase a riflettere per qualche secondo poi annuì vigorosamente e, senza dire una parola, estrasse dalla tasca dei jeans un tessuto leggero: Il Mantello dell’Invisibilità.

- Tieni è meglio che tu indossi questo altrimenti ti vedranno!- esclamò il ragazzo ormai rincuorato dal discorso del padre.

- Ti ringrazio! E adesso fila a lezione- esclamò sciogliendosi in un sorriso cordiale mentre il figlio lo stritolava in un lungo abbraccio…

Eh si, certe volte la vita da padre è molto più difficile di affrontare un manipolo di Mangiamorte.

  
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