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Autore: Hisa94    24/07/2011    1 recensioni
« Molte son le croci piantate nel verde terreno, nell’umido prato che si estende in quel luogo apparentemente inospitale, sorvegliato dai maestosi vulcani. Sono aumentate dall’ultima volta che le ha scorte, forse lui è l’ultimo, l’unico che ha davvero scelto la zona in cui riposare per l’eternità. »
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Armata Gurren, Simon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di rosso si tinge il cielo, si infiamma al calar del dorato sole. Le nuvole leggere diventano improvvisamente rosee come lo zucchero filato, della stessa consistenza d’esso si appropinquano all’argentea luna, la quale già fa capolino in quella volta celeste. Incendiata. Come una carezza spira una dolce brezza, muove gli steli degli sparpagliati fiori, facendoli danzare ancora una volta e diffondendo nell’aria il loro profumo.
Tutto ciò continuerà, anche dopo ch’egli avrà chiuso gli occhi per l’ultima volta.
Ha sentito il bisogno d’ivi recarsi, di veder ancora una volta quella candida tomba e il bel mantello muoversi, esattamente come faceva quand’era legato alle spalle del primo capo della grande brigata. Molte son le croci piantate nel verde terreno, nell’umido prato che si estende in quel luogo apparentemente inospitale, sorvegliato dai maestosi vulcani. Sono aumentate dall’ultima volta che le ha scorte, forse lui è l’ultimo, l’unico che ha davvero scelto la zona in cui riposare per l’eternità. Ma davvero gli altri non avrebbero desiderato giacere in quell’ameno luogo, accanto a colui che ha sostenuto la follia che ha preso forma ogni dì di più?
Sostenuto, non resa possibile. L’uomo che ha fatto ciò si trova infatti disteso sull’erba imperlata di trasparenti lacrime del cielo, ancor vivo per qualche istante.
Sorride alla volta celeste, conscio di dover presto abbandonare il proprio corpo, le terre in cui ha vissuto. Conscio che mai più scorgerà il sole albeggiare.
Le mani fungono d’appoggio per il capo, incrociate dietro ad esso avvertono per l’ultima volta la terra che vive sotto di esse, che respira, che nutre gli esseri che ivi abitano. Sorride, abbandona il mondo per rivederli, inutile dire che si tratta dell’ora  forse tanto attesa.
E’ solo, Boota è venuto a mancar da tempo, li ha raggiunti tutti scorgendoli prima del padrone, dal primo all’ultimo. Ha annunciato l’arrivo d’egli, il suo viaggio. L’ultimo. Con la propria trivella perforerà i cieli, l’universo, ancor salendo fino alla celeste sfera dove si ritirano le anime di coloro che spirano, che vedono per l’ultima volta la luce.
L’ora è ormai giunta, non sparisce il sorriso dalle di lui labbra, marca le rughe che gli segnano il viso. Un finale sguardo vien donato alla candida tomba presso la quale è disteso, vestito come un vagabondo, non come l’eroe che in realtà è. Si volta il capo a rimirar il mantello che danza nell’aria, spinto dalla brezza che sposta anche gli argentei capelli d’egli.
«Arrivo, Amici.» sussurra con voce profonda, piena di quel sentimento che sempre ha provato per le persone che ha conosciuto. Un sospiro si libera dalle labbra del vecchio, ciò mentre rivede tutti i momenti passati, i luoghi visitati, i colpi subiti, le risate fatte. Parecchi sono i volti che scorge nella propria mente, ciò prima di avvertir il cuore fermarsi, lentamente diventar sempre più debole fino a far scivolar l’uomo nella pace più assoluta. Quella eterna, ottenuta ove i propri compagni sempre veglieranno su di lui, assieme ai potenti vulcani.
~
Son passati istanti, oppure ore?
Nulla par esser cambiato, non si è mosso dal luogo in cui ha esalato l’ultimo respiro, dove ha sentito ancora una volta la brezza accarezzargli la pelle, il sole baciargliela. Dov’è il luminoso astro? Dov’è l’argentea luna, il blu mare e l’umida terra? Dov’è il mondo?
A costo di un grande sforzo, l’uomo dischiude le palpebre, le sbatte alcune volte per abituarsi alla luce che ivi è presente, candida ed abbagliante. Si contraggono gli addominali, egli tenta di guarda oltre al proprio corpo disteso in mezzo al nulla, in quel luogo completamente bianco, dalle forme vaporose come le nuvole.
«...» non riesce a parlare, si dischiudono le labbra ma alcun suono è prodotto dalle di lui corde vocali. Che luogo è mai quello, dominato dalla pace più assoluta, non intaccata nemmeno dalla piacevole brezza?
Le iridi si spostano per esaminar la zona, per caso si imbattono nella propria mano destra. La osservano, par giovane e forte. Il resto del corpo vien scrutato, è avvolto da quella che era la divisa che indossava quand’era a capo del governo, quell’abito morbido e comodo. La mancina va or a sfiorar il bel viso, privo di rughe e non intaccato da tempo. Ancor non comprende, non giunge ad individuare il luogo dove si trova.
«Ehi, Simon.» una voce calda e conosciuta si diffonde nell’aria, una voce che tanto è mancata a colui che or è di nuovo giovane. Sobbalza il cuore del ragazzo ormai seduto, si volta di scatto il capo per permetter alle iridi di scorger la fonte del suono udito. Un suono amato, parole che spesso ha sentito dire al capo della grande brigata.
«..Aniki.» solo ciò riesce a sussurrar il moro, non riconoscendo quasi il proprio timbro vocale, quello che possedeva quand’aveva vent’anni. L’età or nuovamente conquistata. Si punta la mano destra a terra, ritrovano le gambe la forza, quella necessaria a far drizzare in piedi il ragazzo. Stupito osserva colui che ha parlato, si dischiudono le labbra mentre non riesce ad aggiunger altro. Senza rendersene quasi conto, egli si avvicina, muove le leve superiori, permettendo loro di unirsi dietro alla schiena dell’amico. Del proprio Aniki. Lo stringe un poco, quasi si assicura che quello non sia un sogno. Sicuramente uno dei più belli mai fatti, se tale fosse.
«Ti aspettavamo.» afferma l’uomo, sorridendo e ricambiando il gesto, ignorando il proprio mantello che si muove all’altezza della spalla. Un animaletto or si mostra, salta in direzione di Simon, leccandogli il viso. Una piccola e conosciuta talpa cinghiale.
Uno ad uno i membri della brigata appaiono, si rivelano da dietro il proprio nascondiglio di nuvole, divenendo visibili agli occhi scuri del moretto. Ci son tutti, e ognuno d’essi si mostra com’era nel fiore dei propri anni, come quando ha combattuto per il pianeta terra: Yoko, Kittan, nessuno manca all’appello. Liete son le loro espressioni, fanno stringer il cuore dello scavatore per la gioia, provocandogli quasi le lacrime.
«Amici.» sussurra, smettendo di abbracciar il proprio fratellone ed osservandoli tutti, dal primo all’ultimo. Trattiene a stento le lacrime, mai si sarebbe aspettato ciò dopo la morte, mai avrebbe sperato in una conclusione tanto felice.
«Avevi ragione, il nostro non era un addio, ma un arrivederci.» constata con voce ferma Kamina, incrociando le braccia al petto come tante volte ha fatto, non mutato in alcuna parte durante tutti quegli anni.
Gioioso si mostra Simon, al settimo cielo, egli però sa che ancor manca qualcosa o meglio, qualcuno. I neri occhi la cercano, quasi in preda al panico il ragazzo si volta su sé stesso, cercandola. Ovunque. Dov’è lei, dov’è l’amore della propria vita?
Improvvisamente delle mani lo sfiorano, leggere gli impediscono lo sguardo, candide come il latte. Sobbalza il cuore nel petto del ragazzo, par voler esploder di gioia mentre egli riconosce quel tocco, quella pelle tanto morbida.
«Amore.» sussurra, ottenendo nuovamente la vista a quella parola. Senza pensarci un istante di più, il giovane si volta, la può così veder in tutta la sua bellezza, avvolta dalla luce presente nel luogo ed avente sul capo una corona di nuvole, tanto simili ai suoi capelli. Il vestito è quello da sposa indossato al matrimonio, sempre candido e delineante perfettamente le di lei forme. Non servono parole, con immensa attenzione e delicatezza la abbraccia, quasi come si trattasse di una bambola di porcellana, facile da rompere. Effimera.
Sorride la ragazza, ricambia il gesto mentre gli altri si radunano attorno a loro, gioiosi. Finalmente riuniti.
Happily ever after, fortunatamente mai più si vedranno strappar l’uno dall’altro, separare dal crudele fato. Sempre potranno star insieme, di nuovo riuniti dopo i tanti anni passati. Troppi, infiniti. Oramai conclusi.
~ The End ~

// Note: è la prima one-shot che scrivo da..troppo tempo, dunque scusatemi se ho commesso errori o simili.. >W<
Ho voluto graficare anche un'immagine che mi ha in parte ispirato la vicenda, se vi interessa il link è questo:
http://i52.tinypic.com/vg0bjr.png
(Scusatemi lo sfondo marroncino ma ormai mi son abituata a graficar con quello xP)
Che dire.. spero vi sia piaciuta e che non sia simile ad altre, se così fosse mi scuso ma davvero non me ne sono accorta.. >W<
Alla prossima
Hisa94 <3
  
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