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Autore: Fatanera    25/07/2011    5 recensioni
[ST TOS - Mirror Universe] Kirk sta perdendo il rispetto del suo equipaggio a causa di Spock. La soluzione deve essere drastica.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota: è la mia prima fiction ambientata nel Mirror, perciò abbiate pietà, non sarà un granchè... è solo un esperimento ^^ La storia di come è nata è questa: stavo leggendo un po' di fic in inglese e ho trovato questo riassunto: Kirk sta perdendo il rispetto del suo equipaggio perchè Spock lo protegge troppo. Mi metto a leggere e dopo tre righe vedo che Mr.Spock è in realtà Mrs.Spock!!! Io detesto questi cambi di genere! Insomma, Spock è SPOCK! Anche perchè nella mia testa si forma l'immagine di Nimoy vestito da donna! Così ho smesso di leggere, ovvio, ma l'idea era interessante e così ho deciso di scrivere la mia versione della cosa. Non so fino a che punto sono IC i personaggi...

McCoy sosteneva che alcune ferite guarivano meglio con qualche punto, alla vecchia maniera, che con il rigeneratore cutaneo. Così Kirk stringeva i denti e aspettava che avesse finito.
“Erano di Chekov o di Sulu, questa volta?”
“Non lo so. Conosci quel detto ‘prima ammazzali, poi fai domande’”
“Così ora non saprai chi dei due mettere sulla graticola”.
Kirk sollevò le spalle. “Un’ora a testa nella cabina non farà male a nessuno dei due” bofonchiò e poi sibilò quando un punto gli fece più male degli altri.
“Va bene, Bones, ora puoi anche smettere, fanno già male abbastanza” ringhiò.
Il dottore evitò di insistere e afferrò il piccolo attrezzo e cominciò a scorrerlo sulla pelle del capitano con un pizzico di rimpianto. Vedere le ferite svanire non era come infilare l’ago nella carne.
“Tre volte in due settimane, Bones” disse mentre infilava la giacca. “Ogni tanto capita che qualcuno vuole eliminarmi per prendere il mio posto, ma così è ridicolo”.
Il dottore non si fece pregare per esprimere la sua opinione.
“E’ a causa di Spock” disse lapidario e poi si incrociò le braccia sul petto per godersi la reazione del capitano. Che non si fece attendere.
“Cosa?” chiese, quasi gridando la domanda. McCoy si passò le mani sul camice.
“Jim, non è un mistero che nessuno sia felice di avere un vulcaniano a bordo. E poi ci sono delle voci… la ciurma vede, osserva e poi parla…”
“Cosa ‘vede’? Sii chiaro, Bones, perché faccio fatica a seguirti”. Fu il turno del capitano di incrociarsi le braccia sul petto.
“Quel dannato alieno è sempre alle tue spalle, ha sventato gli ultimi tentativi di farti fuori, ti protegge quando ti trovi in pericolo. Ti consiglia e tu lo ascolti”.
“Questo è quello che ci si aspetta da un Primo Ufficiale” disse Kirk guardingo.
“Certo, ma lui ti contraddice e tu glielo permetti. Molti pensano che lui abbia… come dire… troppo potere su di te, se capisci cosa intendo”.
“No, non capisco”.
“Allora vedrò di essere più chiaro. Lui passa le notti nel tuo alloggio”.
“E con questo?” chiese Jim. Ora la sua espressione era furiosa. “Da quando un capitano deve chiedere il permesso dell’equipaggio per passare la notte con qualcuno?”
“Jim” insistette il dottore. “Non fingere di non capire cosa sto cercando di dirti. Non si tratta di te che ti fai la tua attendente, o una guardiamarina qualsiasi. Stiamo parlando di Spock, l’uomo più potente su questa nave, dopo di te. Il figlio di Sarek, uno degli uomini più potenti dell’Impero Vulcaniano. E stiamo parlando di te che fai tutto quello che lui decide” Bones si avvicinò a Jim tanto che le sue labbra sfioravano il suo orecchio. “Molti cominciano a non avere più paura di te, e un equipaggio che non ha paura è un equipaggio fuori controllo. Devi stare attento”. Le punte delle dita di McCoy scorsero dalla tempia al mento del capitano. Poi il dottore lo lasciò solo per tornare alle sue occupazioni.

Quando la porta sibilò a lato e Jim entrò nel suo alloggio, Spock era seduto su una sedia accanto alla branda, con le dita unite davanti al viso. Lo osservò per un po’ e poi si alzò e si avvicinò al capitano per passare le dita sulle linee rosacee di pelle appena rigenerata sulle spalle. Con pochi gesti gli tolse la giacca smanicata e con uguale attenzione sfiorò anche quelle sul fianco. Kirk rabbrividì ma non disse niente.
“E’ la seconda volta, questa settimana” disse, la voce un basso ringhio.
“Lo so” rispose Jim.
“Chi è stato, questa volta?”
“Non lo so, li ho dovuti eliminare”.
“Se fossi stato con te, ora starebbero urlando i nomi dei loro mandanti”.
“Si, ma tu non c’eri ed è stato meglio così”. Jim si allontanò da Spock. Sentirsi le sue mani addosso non gli permetteva di concentrarsi abbastanza. Doveva parlare con lui, spiegargli cosa stava succedendo.
“Cosa intendi dire?” chiese l’ufficiale.
“Intendo dire” ringhiò il capitano, voltandosi di scatto verso di lui “che tu mi stai troppo addosso!”
In due lunghi passi, Spock fu di nuovo davanti al capitano. Gli afferrò i polsi e con un altro passo Jim si trovò premuto contro la paratia e il corpo forte e caldo di Spock schiacciato contro.
“E poi?” chiese. Jim chiuse gli occhi. Gli risultava difficile parlare, persino respirare, in quella posizione. Radunò le sue forze e cercò di spingere via Spock.
“Sto parlando seriamente. Abbiamo un problema e dobbiamo trovare una soluzione” disse e fu soddisfatto dal tono della sua voce, sufficientemente seria e calma. Spock lo guardava, scorrendo sul suo viso i suoi occhi di ossidiana. Quando lo sguardo indugiò sulle sue labbra, Jim le dischiuse senza rendersene conto. Poi il vulcan lo lasciò andare e tornò a sedersi, nella stessa posizione di prima. Kirk prese un respiro e poi si staccò dalla parete. Prima di parlare si versò del brandy in un bicchiere.
“Sembra che l’equipaggio non gradisca le tue… attenzioni nei miei confronti. Dicono che tu mi protegga un po’ troppo”.
Spock annuì lievemente.
“E’ vero. Fa parte dei miei compiti occuparmi della tua sicurezza e delle tue… esigenze”. L’ultima parola, il tono con cui fu pronunciata, fece rabbrividire Kirk di nuovo.
“Dicono anche che io ascolto un po’ troppo i tuoi consigli e che io non reagisca quando mi contraddici, e sanno che non lo permetterei a nessun altro”.
Spock si alzò di nuovo. Sembrava seccato da quel discorso.
“Capitano, è compito mio anche consigliarla e questo comporta che io la contraddica se lo ritengo necessario”.
“Può darsi, ma gli uomini non lo ritengono un comportamento accettabile, pensano che io sia diventato… debole… a causa tua”.
Spock allacciò le mani dietro la schiena e strinse labbra in una linea sottile.
“Capisco…” disse.
“Una parte della soluzione è semplice” disse Jim e Spock sollevò un sopracciglio dedicandogli tutta la sua attenzione. “Ascolterò i tuoi consigli in plancia, ma non dovrai mai contraddirmi. Se riterrai di doverlo fare, lo farai in privato”. La sua espressione e il suo tono erano quelli di un Capitano della Flotta dell’Impero Terrestre, decisi e risoluti e Spock annuì in approvazione.
“La seconda parte è un po’ più complicata…” disse e prese un respiro. Ci stava pensando da quando aveva lasciato l’infermeria. Era stanco di prendersi coltellate e colpi di phaser in giro per i corridoi. L’ultima cosa che si aspettava era di ascoltare il resto del suo piano dalla bocca del suo ufficiale scientifico.
“Devi provare al resto dell’equipaggio che ciò che loro pensano non è vero, che non sei sotto il mio potere e che puoi punirmi per il mio scarso rispetto in qualsiasi momento”.
“E’ vero” disse Kirk e sentì il respiro un po’ accelerato.
“Così io domani ti contraddirò e tu prenderai la decisione di punirmi e sarà una… punizione esemplare” disse ancora Spock e il suo viso e la sua postura non tradivano niente di ciò che stava provando. Invece il cuore di Kirk stava battendo all’impazzata. Non era ciò che desiderava fare ma doveva farlo. E sentire quelle parole da Spock stesso aveva reso un suo semplice pensiero qualcosa di atrocemente reale.
“Si” disse. E questo rese tutto ancora più definitivo. Stava per dire ‘mi dispiace’ ma non sarebbe servito a niente, non avrebbe cambiato la realtà delle cose. Prima che potesse dire o fare qualsiasi altra cosa il vulcaniano si era alzato di nuovo e in pochi istanti lo aveva di nuovo appiccicato al muro. Una mano d’acciaio gli teneva bloccati i polsi sopra la testa e l’altra stava già vagando sul suo petto.
“Spock” ansimò il capitano, mentre sentiva il suo autocontrollo sfuggirgli via dalle mani. “Spock, io domani…” ma la bocca di Spock fu sulla sua, e i suoi denti lo stavano già mordendo.
“Domani, capitano…”

Forse non sarebbe accaduto niente, forse Spock non avrebbe parlato e tutto sarebbe semplicemente caduto nel vuoto. Kirk era salito in plancia piuttosto tranquillo e per un po’ non aveva nemmeno pensato al suo patto con Spock. Poi tutto era accaduto in un attimo. Kirk aveva fatto un’osservazione quasi banale sul calcolo della rotta e Spock si era voltato verso Kirk e con un atteggiamento glaciale ma che sfiorava l’arroganza, aveva contestato il capitano. Jim aveva trattenuto il respiro per quasi un minuto, con gli occhi chiusi, atteggiamento che era stato interpretato dalla plancia come un tentativo di tenere sotto controllo la rabbia. In realtà stava cercando di decidere cosa fare e sapeva di non avere scelta. Ormai doveva andare fino in fondo.
Ordinò con dei gesti a due uomini della sicurezza di prendere Spock. Il resto era logico. La cabina.

Sulle prime Spock si era solo irrigidito. Per Jim rimanere a guardarlo, dietro il vetro, non era piacevole. Ed era ancora peggio doverlo fare apparendo, non solo indifferente, ma anche compiaciuto, dal momento che tutti gli occhi erano fissi su di lui e sulla sua reazione. La sala era piena, c’erano ufficiali di ogni grado, compresi Sulu e Chekov che osservavano a occhi spalancati e due enormi e maligni sorrisi. Chissà da quanto tempo sognavano una cosa del genere. McCoy era ai comandi e aveva già deciso da sé che con Spock si sarebbe concesso il lusso di usare il suo giocattolo a livello massimo. Un umano sarebbe esploso, si sarebbe spiaccicato a brandelli contro le pareti di vetro, ma un vulcaniano ne sarebbe uscito quasi indenne.

Quando, dopo venti minuti, Spock aveva cominciato a urlare, Jim aveva lasciato la sala, ostentando un’aria annoiata, ordinando a McCoy di chiamarlo quando avesse finito.

Due ore dopo Spock era nel suo letto. McCoy lo aveva tenuto in infermeria lo stretto necessario, non voleva si dicesse che il vulcaniano godesse si un trattamento privilegiato perché di solito chi usciva dalla cabina filava dritto in cella. Ma nessuno usciva dalla cabina dopo avere assaggiato il livello dieci.
Jim era scivolato nell’alloggio non visto, comunicando a tutti di essere nel suo, di alloggio, e di non volere essere disturbato. Spock era pallido in modo preoccupante, aveva croste verdi intorno agli occhi e nelle orecchie, agli angoli della bocca, sotto le unghie… Anche l’interno della bocca era sporco di sangue. Respirava a fatica ma McCoy gli aveva assicurato che non aveva nessun danno permanente, si sarebbe ripreso nel giro di qualche giorno.
Spock tremava e Jim stava attento a non toccarlo. Le sue terminazioni nervose erano ancora sensibilizzate e anche il solo contatto con il lenzuolo doveva essere atroce. Eppure quando aveva aperto gli occhi e aveva visto Jim, la sua espressione si era rilasciata.
“Spock…” lo aveva chiamato.
“Capitano…” aveva risposto Spock e aveva tentato di alzare una mano, ma non ce l’aveva fatta.
“Perché? Perché ti sei lasciato fare questo? Perché mi hai permesso di farlo?” chiese e strinse i denti tanto forte che ne uscì un suono stridulo.
“Era l’unica cosa da fare, una soluzione logica…” ma poi il vulcan strinse gli occhi sopraffatto dal dolore.
“No, Spock, no. Voglio sapere perché… perché mi stai accanto, perché mi proteggi, perché ti prendi cura di me… fino a questo punto…”
Spock aprì ancora gli occhi e sollevò appena la mano, avrebbe voluto raggiungere il suo viso ma riuscì solo a sfiorargli la mano posata accanto a lui, sul letto.
“Lo sa. Perché non voglio diventare capitano. Perché preferisco che sia lei a fare da bersaglio. Perché non potrei controllare un altro capitano come controllo lei. La proteggo perché mi conviene…” prese fiato e sfiorò di nuovo le dita del capitano con le sue, anche se bruciava come se sfiorasse metallo incandescente. Il capitano sorrise.
“Si, questo lo so… però vorrei sentire almeno una volta il vero motivo… la verità, vorrei sentirla dalla tua voce, dalle tue labbra…”
Spock scosse leggermente il capo.
“Hai visto cosa è successo oggi, cosa è dovuto accadere. Un giorno potresti dovermi uccidere, o io potrei dovere uccidere te. La… verità… non servirebbe a niente… ci renderebbe solo più deboli e… vulnerabili…”
Spock chiuse gli occhi e voltò il capo di lato. Kirk lo guardò ancora per qualche istante, poi tornò nel suo alloggio.
   
 
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