Buio, buio, e ancora buio. Ma non era notte, no, erano i suoi occhi, chiusi, uniti per sfuggire alla consapevolezza di essere solo, ancora una volta. Perchè non aveva amici? Perchè nessuno voleva trascorrere le giornate con lui? Eppure non gli sembrava di essere così..male. Era normale, come tutti gli altri, ma agli occhi degli altri sembrava "un mostro", chiuso in sè stesso.
Gli sembrava che anche i suoi genitori lo odiassero, perchè lo lasciavano sempre solo, ma d'altronde aveva solo 10 anni, non poteva capire, non poteva concepire che i propri genitori erano costretti a sacrificare del tempo insieme al proprio figlio per sbarcare il lunario.
Colmava, tuttavia, il vuoto lasciato dai genitori con l'arte. Trascorreva interi pomeriggi a disegnare, ad esprimere sè stesso mediante lo svolazzare della matita su un foglio. E nella maggior parte dei casi, ciò che ne veniva fuori era una figura sconnessa, orribile, nera. Anche quel pomeriggio, sembrava essere come tutti gli altri, finchè non suonò il campanello. Si alzò, da quello che doveva essere il suo letto, e cominciò ad incamminarsi verso la porta. "Chi potrà mai essere"- pensava, un passo dopo l'altro - "Non aspettavo nessuno".
Aprì la porta, con un pizzico di timore...
"BUON COMPLEANNO, AARON!" - Urlò una voce femminile.
Era Stacey, la sua vicina di casa, per la quale aveva una cotta. Con sua grande sorpresa, si era ricordata del suo compleanno. Già, era il suo compleanno, e lui se l'era scordato, trascinato nell' oblio della routine dalle solite giornate cupe, grigie. Ma questo incontro gli strappò un sorriso, una sensazione che mai aveva avvertito fin'ora, si accorse perfino che la luce del sole, pentrata nella stanza attraverso una finestra, gli stava illuminando il viso.
Sembrava un nuovo inizio,...
Ma non lo fu.