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Autore: WilKia    25/07/2011    8 recensioni
Che cavolo ci faceva in quel posto dimenticato da Dio?
Ah, già.. non ho un posto migliore in cui andare.
Ricordò con una smorfia autoironica.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Welcome

 
 
“Ecco a te.”
Borbottò il barista servendole il terzo bicchiere di Tequila.
Lei  lo prese ringraziandolo con un cenno della testa, che fece ondeggiare i suoi capelli scuri lunghi fino alle spalle.
In un angolo dello squallido locale un jukebox scassato suonava una vecchia e deprimente canzone country, quel genere non le era mai piaciuto, soprattutto nella sua versione più malinconica.
Che cavolo ci faceva in quel posto dimenticato da Dio?
Ah, già.. non ho un posto migliore in cui andare.
Ricordò con una smorfia autoironica.
Gli avventori del locale erano un’accozzaglia di operai, impiegati e ragazzini che giocavano a fare i grandi.
C’era anche un gruppetto di brutte facce che avevano ben pensato di fare gli spiritosi con lei quando era entrata, ma era bastato uno sguardo gelido dei suoi occhi scuri per rimetterli al loro posto.
Si rigirò in mano il mazzo di chiavi che aveva continuato a prendere e rimettersi in tasca per tutta la sera.
Ancora non aveva trovato il coraggio di andare in quella casa.
Osservò spassionatamente il borsone verde militare buttato sotto il suo sgabello.
Tutto ciò che le era rimasto della sua vita precedente era li dentro, aveva quel borsone e quel mazzo di chiavi che continuava a tormentare.
Il posto da cui veniva, non era poi molto diverso da quella cittadina, a parte la lingua che vi si parlava.
Stessa calma apparente, stesse persone meschine, bigotte e ipocrite.
La campanella sopra la porta del locale tintinnò allegramente e il gruppetto di brutti ceffi prese a fischiare e urlare oscenità, a quanto pare era entrata quella che loro consideravano un’altra possibile preda.
Ancora non riusciva a credere di averlo fatto veramente, di essere andata davvero lì.
Che poi cosa si aspettava? Davvero voleva andarla a cercare?
E una volta trovata, poi cosa le avrebbe potuto dire?
Scosse la testa e maledisse di nuovo quel bastardo egoista con cui aveva avuto la sfortuna di condividere metà del suo patrimonio genetico e che l’aveva abbandonata.
Che aveva abbandonato sua madre, spezzandole il cuore e precipitandola in un vortice di disperazione tale che non ne era più uscita.
Alla fine l’aveva lasciata anche lei.
Ma non riusciva proprio a fargliene una colpa.
E poi, a distanza di 16 anni, lui era ricomparso, o meglio era comparso il suo testamento, ecco come ci era finito quel maledetto mazzo di chiavi nelle sue mani.
E quella lettera, quella che aveva letto e riletto migliaia di volte, che aveva accartocciato e gettato via con rabbia, solo per poi andarla a ripescare in piena notte dal cassonetto.
La voce sarcastica e schifata di una ragazza la distolse dai suoi pensieri.
Il gruppo di gentaglia si era fatto più irrequieto e la voce che aveva sentito sembrava provenire proprio da in mezzo a loro.
Brutto segno..
Si guardò intorno nel locale rimasto ormai quasi vuoto, i pochi altri clienti rimasti si stavano affrettando a finire i loro drink per poi lasciare alcune banconote sotto i bicchieri e uscire alla chetichella.
Altro brutto segno.. a quanto pare sono finita in un paese pieno di cuor di leone.
In tutta calma si rigirò e si chinò verso la sua borsa per prendere il portafogli, estrasse delle banconote e le lasciò cadere sul bancone senza curarsi del fatto che fossero decisamente più del necessario.
La voce della ragazza stava assumendo un tono allarmato, ma continuava a tenere testa alla marmaglia che le si parava intorno.
Non male!
Pensò sogghignado, quando la sentì lanciare una battuta particolarmente pungente.
La vittima della battuta alzò la voce, con la coda dell’occhio lo vide avanzare verso il centro del gruppo.
Ok, show time.
Si alzò con movimenti fluidi e misurati e si intrufolò nel gruppetto di teppisti raggiungendo quello che stava urlando.
Gli mise una mano sulla spalla, proprio nel momento in cui lui aveva allungato il braccio per afferrare la ragazza.
“Direi che tu e i tuoi amici vi siete divertiti abbastanza, perché non tornate a bere e la lasciate in pace?”
Disse in tono neutro.
L’energumeno si voltò verso di lei, la sovrastava di tutta la testa, e anche gli altri membri del gruppo non erano da meno.
Cinque contro una.. poteva andarmi peggio.
“Lo decidiamo noi quando ci siamo divertiti abbastanza – rispose quello irritato, rovesciandole addosso l’alito che puzzava di whisky scadente – fossi in te mi toglierei dalle palle e mi farei i cazzi miei!”
Lo ignorò e si rivolse per la prima volta alla ragazza.
Ma che cavolo aveva in testa quando si è infilata qui dentro vestita così?
“Questi tizi ti stanno dando fastidio?”
La ragazza la fissò per un momento, indecisa sul da farsi, i suoi occhi neri avevano lo sguardo fiero di una abituata a cavarsela da sola.
La vide annuire lentamente, come se le costasse uno sforzo immane ammettere di aver bisogno di aiuto.
Tornò a rivolgersi al bestione che aveva davanti e sfoggiò il più intimidatorio dei suoi sguardi.
“Spiacente amico, ora sono ufficialmente cazzi miei.”
Lo superò e si avvicinò alla ragazza.
Avrà avuto 18 anni, forse meno.
Lunghi capelli neri, fisico asciutto e armonioso fasciato in un miniabito verde a righe nere.
Tratti ispanici.
Davvero molto bella.
Prima che riuscisse a raggiungerla si sentì afferrare per una spalla da una mano pesante.
“Forse non ci siamo capiti.”
Sbraitò il tipo costringendola a voltarsi verso di lui e piazzandosi a un millimetro dalla sua faccia.
“Qui non ci piace la gente che non si fa i cazzi suoi”
“Sei monotono amico, perché non provi ad imparare qualche frase nuova?”
Disse afferrando la sua mano e togliendosela dalla spalla con fare noncurante.
Fece per voltarsi di nuovo verso la ragazza, ma avvertì uno spostamento d’aria.
Si abbassò di colpo, per evitare il pugno e allungò la gamba destra verso l’esterno, approfittando del movimento di rotazione che aveva iniziato per colpirlo alle caviglie.
Il bestione, già sbilanciato per il pugno andato a vuoto, volò gambe all’aria, atterrando con un tonfo sordo sul pavimento polveroso.
Si rialzò in tutta calma.
“Fossi in te rimarrei giù.”
Commentò guardandolo con disprezzo.
Ma sapeva già che non sarebbe rimasto giù, i tipi come lui non rimanevano mai giù.
I tipi come lui si rialzavano, facevano un cenno ai loro degni compari ed attaccavano in massa.
Sperò fino all’ultimo che quella volta andasse diversamente, ma come al solito aveva ragione, e in quei casi odiava avere ragione.
 
 
 
 
 
Angolo della pazza
Saaaaalveeee!!!
Rieccomi a voi, questa volta ho deciso di buttarmi su una long.. spero di non pentirmene :D
Ci tengo a chiedere immediatamente perdono a chi vorrà seguirmi, perché  ho seri problemi di dialogo con la mia ispirazione che quando il discorso comincia a farsi serio scappa via e mi lascia in preda a quella che mi piace chiamare the White Syndrome.
I sintomi? molto semplice passo ore e ore davanti allo schermo bianco del pc senza riuscire a scrivere una sola parola, anzi il mio cervello stesso diventa bianco come lo schermo.
Comunque ecco qui ho dedicato il primo capitolo al mio nuovo personaggio, spero che abbiate capito chi è la “donzella in difficoltà”.. dai non è difficile, pensate a chi sta scrivendo e da chi è ossessionata :D
Spero di avervi incuriosito, il secondo capitolo è in forno e vedrò di postarlo entro un paio di giorni al massimo.
Chiudo qui coi miei deliri.
Grazie di aver letto, se vorrete lasciare qualche parolina di commento mi renderete una scrittrice pazza, ma contenta.
>.< 
   
 
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