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Autore: gattapelosa    25/07/2011    6 recensioni
Draco Malfoy ed Hermione Granger rinchiusi, senza cibo ne acqua, nello spazio più stretto in cui siano mai stati. Senza contatti con l'esterno, soli, affamati e sofferenti.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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INEDIA

 

 

 

 

Aprii gli occhi.

Ero ancora lì dentro, con il leggero corpo della mezzosangue a schiacciarmi sull’addome.

Si stava bene, in quel momento.

Avrei potuto rimanere così per sempre e, forse, quello sarebbe diventato proprio il mio destino.

Passare la mia vita sul piccolo letto con addosso la bella mezzosangue, dopo averci fatto sesso.

Però la Granger aprì gli occhi.
- Mmm...Draco.- non era ancora sveglia. Se solo avesse aspettato qualche secondo di più si sarebbe astenuta dal chiamarmi per nome.
- Buongiorno.- risposi. Iniziò a stiracchiarsi e si mise seduta. Accese la luce. 
- Che ore sono?- chiese. Lo chiedeva sempre.
- Non lo so.
- E’ giorno?
- Non lo so.- si mise una mano sulla fronte, esausta. Sentii il suo stomaco protestare per l’assenza di cibo, ma i viveri dovevano essere razionalizzati. 
- Potremmo...- cercò di dire.- Potremmo...mangiare qualcosa?- scossi la testa e tornai a distendermi. Avevo fame anche io. Avevo anche moltissima sete.

La Granger era dimagrita. Troppo.

Era così sottile che un solo soffio di vento sarebbe stato sufficiente per spezzarla.

Avevo davvero paura che si spezzasse, anche se lì dentro non c’era vento. O comunque molta aria.

 

- Oh no! Malfoy! Che ci fai tu qui?
- Non ne ho idea, mezzosangue! Fino a pochi secondi fa avrei giurato di essere nella mia stanza! Dove cazzo sono ora?
- Non lo so! Che cosa hai combinato, razza di idiota?
- Idiota sarai tu! Io non ho fatto proprio niente! Ma quanto è piccolo questo posto? Oh cazzo, non ho neanche la bacchetta!
- Io sì, ma tanto non funziona.
- Mezzosangue, trova subito una soluzione, io non voglio passare il resto della mia vita in questa specie di sgabuzzino! C’è una sola bottiglia d’acqua e tre pacchetti di merendine adatte al primo giorno delle elementari! Moriremo di fame! Inoltre questo spazietto è così piccolo che non si respira nemmeno!

 

- Malfoy?
- Mmm?
- Ma tu non hai fame?
- Sì molta, ma resta solo una brioche. Dobbiamo fare molta attenzione.- lei si sistemò tra le mie braccia e posò il capo tra il mio collo e la mia spalla.
- Voglio uscire da qui.

 

 

- Voglio uscire da qui.
- Non sei l’unica, si può sapere che cosa hai fatto per rinchiuderci qua dentro?
- Io non ho fatto proprio niente, avrai combinato qualcosa tu!
- Ma se non so nemmeno che posto sia!
- Neanche io!

 

 

Le accarezzai il braccio, lasciandole qualche bacio lungo la spalla, lei prese a baciarmi il collo e io salii sul suo corpo per facilitare i movimenti.

Le mie mani presero a carezzarle i fianchi, sotto la maglietta, le mie labbra scendevano sempre più giù, fino al seno.

 

 

- Che fai, razza di pervertito!
- Cerco di trarre qualcosa di buono da tutto questo!
- Violentandomi?
- Non sarebbe violenza se tu ti arrendessi. Non te me pentirai, mezzosangue, è una promessa.

 

 

I primi sospiri, i primi gemiti, i primi vestiti che scivolavano dal letto.

Quanto era bella la mia mezzosangue. 

Quanto mi piaceva.

L’adoravo. Davvero.

 

 

- Allora mezzosangue, sei pentita?
- No. 
- Visto?
- Sì. Ho visto.

...
- Ma che fai?
- Cerco di dormire.
- Addosso a me?
- Esattamente.

 

 

 

Mi addormentai ancora e al mio risveglio la Granger era già seduta sul bordo del letto, le mani sullo stomaco, il viso pallido e consumato.
- Hai fame?- domandai. Lei annuì. 

Mi decisi ad alzarmi, diretto a quella piccola mensola su cui stava l’ultima brioche. Avevo fame anche io, ma gliela porsi.
- Mangia.- dopo un secondo di smarrimento prese il cibo e lo divise a metà, porgendomene una fetta.
- Mangia.

Mi sedetti al suo fianco, la schiena contro la parete. Le passai il braccio attorno ai fianchi e la strinsi a me.

Quella misera fettina non era sufficiente. Sentivo ancora il mio stomaco protestare e le energie venirmi meno.
- Ho tanta fame Draco.- ed ecco ancora il mio nome. Non importa, va bene così.
- Anche io.- le accarezzai il volto, con un sorriso.

 

 

- Mi hai sorriso?
- Chi? Io? No! Come puoi dire una cosa simile?
- Mi hai sorriso, mezzosangue! Un sorriso vero!
- Uff! E se anche fosse?
- Nessuno mi ha mai sorriso.

 

Lì dentro si dormiva, si faceva sesso — no, l’amore — e si parlava. Era uno sgabuzzino. Un insulso sgabuzzino.
- Quanto tempo è passato?
- Non lo so. Anni?
- Non lo so. Due settimane forse.Un po’ di più. Un po’ di meno.
- Ho paura di impazzire.
- Anche io ho paura, ma non di impazzire.
- E allora di cosa?
- Della morte.
- Hai paura di morire?
- No. Ho paura che noi moriamo.

 

Passarono i giorni. Passarono tanti giorni.

Io avevo ancora paura. 

Piano piano compresi che la mia mezzosangue aveva ragione. 

Non volevo vivere se moriva lei, non volevo morire sapendola viva in uno sgabuzzino senza niente. 

Se anche uno solo di noi fosse sopravvissuto, la sua vita là fuori sarebbe stata un inferno. Riprendersi dalla denutrizione, dal dolore provato nel passare giorni in uno sporco buco nero, memore della sofferenza e della paura.

Se almeno fossimo sopravvissuti insieme! Io avrei avuto lei e lei avrebbe avuto me, sarebbe bastato.

 

Il tempo passava però, e ormai sembrava che non avessimo più la forza di muoverci.

Stavamo fermi tutti e due su quel letto.

Come due statue.

Immobili.

Ormai non sentivamo neanche più fame, ormai non sentivamo niente.

I nostri respiri erano quanto di più effimero ci fosse al mondo.

Il nostro cuore, privo di energia, ricco solo di consapevolezza.

Noi due rimanevamo abbracciati su quel letto, nella muta speranza che qualcuno ci trovasse prima che fosse troppo tardi, ma più il tempo passava più la capacità di resistenza si faceva insignificante.

Ormai non avevo neanche più tanta paura. La sentivo, la morte. Era lì, che mi guardava. 

Con la mezzosangue tra le mie braccia, credetti di riuscire a intravedere un’altra via.

Forse. Forse potevamo ancora pensare ad un’eternità insieme.
- Mezzosangue?
- Mm?
- Ti amo.
- Anche io.

 

 

 

 

- Harry!
- Cosa, Ron?
- Vieni! Vieni a vedere!
- Cosa c’è?
- Forse l’ho trovata!
- Chi?
- Hermione!- Harry si alzò. Corse incontro all’amico, il naso già nella mappa del malandrino.
- Lo vedi questo punto qui?
- Sì. Non c’è niente.
- Appunto!
- Non ti capisco.
- Non c’è niente! Ma lì non dovrebbe esserci lo sgabuzzino di Gazza?
- Come mai è scomparso?
- Probabilmente chiunque abbia rapito Hermione ha posto degli incantesimi.
- Sei un genio! Dobbiamo subito avvertire la McGrannit.

 

Corsero con la vicepreside lungo il corridoio, alle loro costole Blaise Zabini e Theodore Nott, convinti che anche Malfoy fosse scomparso con Hermione.

Quando aprirono la porta —  con l’aiuto di potenti incantesimi — videro su un piccolo letto improvvisato i due ragazzi, abbracciati, sorridenti.

La vicepreside li raggiunse, una mano sul polso per valutarne il battito cardiaco.

Si voltò.

- Troppo tardi.










SPERO VI PIACCIA, A ME L'IDEA STAVA SIMPATICA.

  
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