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Autore: Arashinoharuka    25/07/2011    4 recensioni
Tutto questo l’ho visto io, non l’ho visto in un telefilm. Prima di piegarmi a vomitare tutto quello che avevo mangiato nelle precedenti giornate. E poi da brava ragazzina ho chiamato la polizia mentre guardavo il corpo della mia migliore amica che scivolava lentamente nel rigor mortis.
Per dio, riuscivo a vedere la sua trachea tranciata di netto dentro alla sua gola. E non riuscivo a distogliere lo sguardo.
{AVVERTIMENTO: storia particolarmente cruenta, NON LEGGETELA PER POI LAMENTARVI NELLE RECENSIONI.}
Genere: Drammatico, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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And that’s wrong.
 
 
 
Aveva la gola squartata come se fosse appena stata la vittima di un macellaio e non di uno stupratore.
Aveva gli occhi rivolti all’indietro, vuoti di qualsiasi emozione. Forse aveva desiderato di morire prime di venire uccisa in quel modo.
Aveva le guance rigate di lacrime asciutte. Aveva i capelli incrostati di sangue umidiccio e denso. Aveva i vestiti strappati a metà. Aveva sangue che continuava ad uscire dai tagli provocati dallo stupro.
Tutto questo l’ho visto io, non l’ho visto in un telefilm. Prima di piegarmi a vomitare tutto quello che avevo mangiato nelle precedenti giornate. E poi da brava ragazzina ho chiamato la polizia mentre guardavo il corpo della mia migliore amica che scivolava lentamente nel rigor mortis.
Per dio, riuscivo a vedere la sua trachea tranciata di netto dentro alla sua gola. E non riuscivo a distogliere lo sguardo.
Aspettavo perché sapevo che prima o poi lei si sarebbe alzata. Avrebbe detto che era tutto ok. Che non era nulla. E le ferite sarebbero improvvisamente scomparse: era solamente caduta. Lei stava bene.
Stava bene.
Lo pensavo perché mi rifiutavo di lasciarla morire. Mi sono rannicchiata nella pozza del suo sangue accanto al suo corpo freddo mentre aspettavo le forze dell’ordine. Il sangue aveva un odore terribile, ma distinguevo ancora una traccia del suo profumo alla pesca. L’avevo pensato perché ogni volta che mi abbracciava mentre piangevo affondavo gli occhi nella sua spalla e in quel profumo di pesca che sinceramente non sopportavo, era troppo dolce. Ma in quel momento mi ero attaccata ad esso come se fosse l’ultima speranza che lei fosse ancora viva.
Quando la polizia è arrivata mi hanno trovata ancora accoccolata contro di lei a respirare pesche e sangue in putrefazione. Quando la polizia è arrivata un paramedico mi ha fatta andare nel nostro bagno, mi ha fatta spogliare, si è gentilmente girato mentre mi facevo la doccia. Mi ha portato dei vestiti puliti dal mio armadio e non mi ha guardata mentre mi rivestivo.
Poi mi ha portata all’ospedale psichiatrico e mi ha fatta visitare.
Risultavo perfetta. Nessuno shock post-traumatico come s’aspettavano. Avevo il quadro emozionale di una lampadina rotta ma stavo benissimo. Avevo appena contato i vasi sanguigni squarciati nella gola della mia migliore amica ma stavo benissimo.
Io volevo solamente che lei mi abbracciasse di nuovo. Volevo solamente dirle un’altra volta che il suo profumo faceva schifo. Volevo solamente sentirmi ridere in faccia un’altra volta.
Lo psichiatra parlava e a me tornavano in mente tutti i ricordi che avevo di lei. Mi chiedeva sgargiante ‘ti va una pizza?’ e aveva la gola squarciata e il sangue che le colava denso dalle labbra. Mi salutava con un ‘sorpresa!’ e mi prendeva la mano per condurmi in un’altra stanza, stringendomela convulsamente per il gelido irrigidirsi dei muscoli. Mi rassicurava in un abbraccio e con un ‘andrà tutto bene’ e io mi stringevo a lei respirando il suo odore acre di sangue marcito. Mi svegliavo con lei accanto che scriveva un messaggio al cellulare, e il suo corpo era straziato dalla violenza sessuale di un perfetto sconosciuto.
I miei ricordi erano distorti, impersonandola con l’ultima terrificante immagine che avevo avuto di lei.
La verità era che volevo credere che potesse essere ancora viva anche con delle ferite mortali addosso.
La verità era che volevo credere che potessi essere ancora viva dopo quello che avevo visto.
Io non ero lì con lei. Non ero riuscita a evitarlo. Non avevo potuto salvarla. Dopo tutto quello che lei aveva fatto per me io non ero riuscita a tenerla accanto a me finché l’avesse desiderato, come le avevo promesso.
Lei avrebbe detto che non era colpa mia, sarebbe successo lo stesso, non ti devi fare paranoie, il mondo va come deve andare. Avrebbe detto che il mondo fa solo schifo e non rende nulla a nessuno.
Balle, siamo noi che facciamo andare il mondo come va.
Lei avrebbe detto che allora era colpa di quell’uomo.
Balle, avrei potuto essere lì con te. Avrei potuto colpirlo perché eravamo in due. Avrei potuto morire con te invece che lasciarti urlare da sola.
Lei mi avrebbe abbracciata e io avrei respirato il suo profumo alle pesche che ora sapeva di sangue, e avrei cominciato a piangere affondando il visto nell’incavo del suo collo che ora era squartato a metà, e lei mi avrebbe stretta in un abbraccio gentile, che ora era rigido e freddo, come se il suo cadavere ancora disseppellito si fosse deciso a portare via anche la mia anima.
 

 
 
E fu così che Frankie tornò su EFP: con questa storia bella allegra e leggera.<3
Scusate se è così  tanto esageratamente macabra e cruenta. Quando mi è venuta in mente questa idea erano le tre di notte e stavo ascoltando Centrefolds dei Placebo a letto con le cuffiette e doveva essere una storia prettamente depressa. Invece è uscito questo schifo. Ogni tanto mi chiedo se non abbia davvero qualche serio problema mentale.
Spero che non violi il regolamento di EFP: l’ho appena riletto tutto, ma credo che non descrivendo lo stupro ma i momenti successivi ad esso il rating e gli avvertimenti che ho inserito siano appropriati.
Enjoy and leave a comment.~
Frankie
 
P.S.: se vi interessasse, l’idea del profumo alle pesche e dello scrivere messaggi anche la mattina alle otto l’ho presa in prestito dalla mia migliore amica, che fortunatamente però non è stata stuprata e sgozzata da nessuno. Scusa, Emily-chan çOç”
   
 
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