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Autore: Ziggie    25/07/2011    2 recensioni
Alban Heruin per i celti; la festa del sole per gli aztechi; midsummer day per gli inglesi. Ad ognuno la sua credenza e le sue tradizioni. Ginger riconosce l'arrivo dell'estate al solo suono della patchanka celtica che corre giù per la brughiera e voi come riconoscete l'arrivo della stagione estiva?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Holà! Ebbene lo ammetto, quando ho letto del concorso per la one shot dell'estate non ho saputo resistere ed eccomi qui. Non aspettatevi però il classico componimento che parla di sole, mare, vacanze e classici luoghi comuni. Ho voluto riaggruppare le tradizioni e le credenze di svariati popoli, riguardo al sole e al sosltizio d'estate, per farle sfociare poi nella festa irlandese del benvenuto all'estate. Non so quanto possa rendere, se possa piacere come idea o meno, come sempre io mi butto e ci provo. Spero di ricevere diverse recensioni, buona lettura.
 

            “Musica giù per la brughiera”

 
Alban Heruin, così i Celti chiamavano il solstizio d’estate, salutando questa data come l’inizio di un nuovo periodo di vita. Festeggiavano questo evento il 24 Giugno, il giorno di San Giovanni, appiccando enormi falò sulla cima delle colline, danzando e cantando, poiché da sempre, con il fuoco, si mettono in fuga le tenebre e gli spiriti maligni.

Gli inglesi chiamavano e chiamano tuttora questo giorno Midsummer Day, il giorno in cui la realtà diventa sogno.

Per gli Aztechi, il 21 Giugno, era la festa del Sole: un giovane guerriero che muore ogni sera, per risorgere alla mattina, sconfiggendo luna e stelle. In questo giorno di festa a lui dedicato, il più lungo dell’anno, il popolo azteco sacrificava, al dio Sole, vittime umane.

Per i Maya, il Sole è la divinità suprema, colui che regola il destino e la vita di ogni uomo; mentre per gli Inca, l’astro, è il sovrano della Terra.

Per gli Indiani d’America il Sole era simbolo di potenza e delle provvidenze divine.

Gli eschimesi, gli Inuit identificano nel Sole la vita, mentre nella Luna la morte.

Tradizioni, usanze, leggende, tutte legate al solstizio d’estate, tutte legate all’astro più grande del’universo, visto da noi come un puntino nel cielo, da altri come divinità. Ogni popolazione esistita o tutt’ora vivente ha le proprie, ed ogni popolo è legato a queste perché rappresentano, in qualche modo, la loro terra natia.

Per noi, il 21 Giugno, simboleggia l’inizio dell’estate: la stagione della libertà, del sole, del mare, delle feste e del divertimento. La stagione in cui lasci alle spalle tutte le preoccupazioni, estraniandoti dal mondo, anche se io non avevo bisogno di farlo; il mio piccolo paesino, sulla costa irlandese, ai piedi della brughiera, sembrava essersi fermato nel tempo: poche tecnologie e qualche automobile.

Ho 17 anni, i capelli rossi e le lentiggini; mi chiamo Ginger e riconosco l’arrivo dell’estate quando il suono della patchanka celtica scende dalla brughiera, accompagnato dal vento. Quella semplice melodia è in grado di scaldare gli animi, il cuore, mettendo allegria e coinvolgendo con le semplici note.
L’odore forte e stopposo del luppolo correva con il vento, invitando i paesani ad accorrere ai festeggiamenti, impregnandosi dalla gola fin nell’anima. Gli anziani si raggruppano attorno ai tavoli, accerchiati dai bambini vogliosi di sapere qualche nuova leggenda; uomini e donne aprono le danze; c’è chi trinca allegro; c’è chi gioca a dadi; chi beve, annacquandosi l’ugola con birra, cervogia o sidro.

E’ aria di festa. La primavera cala il sipario uscendo di scena sulle note di una ballata melodica, lasciando il posto alla vivacità dell’estate che, giunge tra noi, seguendo il suono di thin whistle e bodhram, mentre il sole dipinge le nuvole e il cielo con i suoi colori caldi, in contrasto con quelli della notte, che sta sopraggiungendo.

-Scivoliamo sulla pista, Gin? – mi chiese gentilmente il mio migliore amico, porgendomi la mano.
- Molto volentieri, Steve – risposi afferrandogliela, sorridente.
Ed è così che, sulle note di “The atholls highlanders”, il popolo irlandese saluta l’estate, bevendo e ballando. 
 

  
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