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Autore: MarchesaVanzetta    25/07/2011    0 recensioni
Queste sono otto leggende legate a Castel Giovo, il castello più importante della Val Passiria (dove sono andata quest'anno in vacanza)ovviamente un po' riviste e corrette :D
Le dediche sono alla mia classe che in un momento difficile si è dimostrata davvero meravigliosa. Grazie :)
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ad Arianna, che quel venerdì mi ha abbracciato e picchiato insieme. Grazie croccantella mia.
 

 



Intorno al 1600 viveva a Castel Giovo il conte Carl Fuchs von Fuchsberg. Egli era amatissimo dal popolo e venerato quasi come un santo poiché era molto buono.
Tutti sapevano che se avessero avuto bisogno di un prestito avrebbero potuto rivolgersi a lui, perché era molto generoso e spesso rinunciava addirittura alla restituzione del prestito se capiva che era impossibile per il suo debitore pagarlo; concedeva anche gli usufrutti sulle proprietà così che i contadini potessero dirsi liberi lavoratori e non schiavi a servizio di qualcuno e spesso non riscuoteva le decime, soprattutto quando il raccolto era andato male, lasciando il poco che c’era ai suoi fedeli lavoratori, a cui pagava addirittura il banchetto nuziale quando si sposavano. Era inoltre molto pio e si recava a tutte le messe, spesso nella chiesa popolare e non nella sua cappella al castello.
Poiché era così generoso non viveva nei grandi agi e fasti a cui erano abituati tutti i nobili del tempo ma anzi, viveva spartanamente e non organizzava quasi mai feste, se non quelle religiose e popolari, a cui si dedicava con fanciullesca gioia, tifando per i giovanotti che scalavano l’albero della cuccagna e magnificando la cucina delle sue contadine che preparavano pasticci e torte.
Sua moglie condivideva il suo amore per il popolo e sopportava pazientemente le stravaganze del marito, nonostante avesse mandato i figli nei monasteri per occuparsi della loro educazione, temendo che le idee del padre li rovinassero in qualche modo. Essi tornavano solo per natale e pasqua e vedevano nel padre un uomo strano e folle da trattare con rispettosa condiscendenza.
Nonostante il suo stile di vita morigerato che gli aveva fatto guadagnare molti rimproveri da parte dei suoi pari e avvertimenti circa la pericolosità di quella condotta visse a lungo. Quando morì al suo funerale parteciparono con molta commozione tutti gli abitanti, ognuno portando alla vedova ciò che potevano, dai fiori, alle uova, alle mucche.
Morto il buon conte, i suoi eredi si dedicarono ai propri piaceri e non al benessere del popolo: organizzavano feste e banchetti lussuosi, le contesse andavano a fare il bagno nel latte in una malga poco distante dal castello e non usavano al popolo tutte quelle gentilezze, quelle premure che il conte Carl usava ma anzi trattavano chi non era di loro pari grado come feccia.
Proprio durante a uno di questi lussuosi banchetti apparve tra gli invitati anche il fantasma del conte. “Miei discendenti, mi avete molto deluso! Io ho speso la mia vita per i più deboli e voi non solo non seguite il mio esempio ma fate l’esatto opposto! Se non tornerete sulla retta via morirete tutti, io vi ho avvertito” tuonò, prima di scomparire tanto velocemente quanto era apparso.
Il banchetto fu interrotto e gli ospiti, spaventati, tornarono alle proprie dimore. Tutti i discendenti del conte si riunirono in una piccola sala per decidere il da farsi. Dopo due ore di discussione decisero di seguire il monito dell’avo e da quel giorno si diedero a una vita morigerata a favore dei poveri, così che anche i discendenti del buon signore di Castel Giovo furono amati e rispettati dal popolo.

  
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