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Autore: malfoysbitch    26/07/2011    3 recensioni
“Papà, papà! Sta piovendo, vieni a vedere!”
Blaine s’affacciò appena dalla porta che divideva il grande salotto dalla cucina, dando un’occhiata distratta a ciò che il figlio stava indicando.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                          IF PERFECT IS WHAT YOU'RE SEARCHING FOR,
                                                                    THEN JUST STAY THE SAME.


Il piccolo Jake si sporse dall’enorme finestra del salone, cercando di afferrare un po’ di quelle timide gocce di pioggia che, proprio in quell’istante, avevano iniziato a bagnare la Eight Avenue.
“Papà, papà! Sta piovendo, vieni a vedere!”
Blaine s’affaccio appena dalla porta che divideva il grande salotto dalla cucina, dando un’occhiata distratta a ciò che il figlio stava indicando.
“E’ fantastico, tesoro. Ora, perché non vieni a fare colazione?”, dopotutto erano solo le nove di mattina, non c’era alcun bisogno di essere già così iperattivi.
“Ma è Luglio. A Luglio non piove” ribattè Jake, con evidente disappunto.
“E questo perché lo hai deciso tu, immagino” rispose Blaine, paziente ed abituato a questo tipo di “dibattiti”.
 
“Allora, dov’è il mio piccolo mostriciattolo?!” domandò un Kurt piuttosto assonnato, che nel frattempo era sbucato dalla camera da letto.
“Sono qui, sono qui!” rispose il piccolo, correndo verso Kurt con l’evidente intenzione di voler essere preso in braccio.
 
Nonostante avesse già cinque anni compiuti, Jacob Anderson-Hummel amava esser preso in braccio. Lo faceva sentire protetto, protetto come non mai. Adorava le mani dei genitori che gli scompigliavano i ricci neri, adorava percepire il calore della sua famiglia.
 
Kurt lo prese e adagiò il visino del piccolo sulla sua spalla destra, mentre s’incamminava in direzione della cucina, dove Blaine stava tentando di preparare qualcosa.
“Amore, che fai?” domandò, lasciandosi scappare un risolino alla vista della camicia di Blaine coperta di macchie.
“Tentavo di preparare qualcosa di buono per voi due - rispose l’altro con una smorfia, indicando due tazze sul prezioso tavolo in legno di Kurt - Non c’è più nulla in casa. Credevo che avessi fatto la spesa, ieri sera”.
Kurt, facendo attenzione a non far cadere Jake, si diresse verso il frigorifero e lo aprì, prendendo un paio di bottiglie di latte e mostrandole a Blaine.
“Accidenti” mugugnò quest’ultimo, che quel latte proprio non l’aveva notato e s’era dato tanto da fare per nulla.
“Accidetti” ripetè Jake, che aveva l’insana passione di storpiare le parole, nonostante sapesse pronunciarle benissimo.
D’un tratto il campanello suonò, e gli occhi di Jake s’illuminarono.
“Zia Rachel, zia Rachel!” iniziò a  gridare, e Kurt fece appena in tempo a metterlo giù prima d’essere reso a calci.
“Calma, calma. Dio, ma chi te la da tutta questa energia?” scherzò Blaine, dirigendosi verso la porta.
“Apro io” s’impose Jake, spingendo il padre.
Blaine lanciò un’occhiatina a Kurt, che scoppiò a ridere.
“E’ arrivata la ziaa!” esordì Rachel, abbracciando il piccolo che s’era aggrappato alla sua gamba.
“Zia, zia! Sta piovendo, hai visto? Possiamo andarci al parco però, vero?”
“Oh, due gocce di pioggia non hanno mai ucciso nessuno. Certo che sì, mostro!” rispose Rachel, chinandosi e dandogli un bacino sulla punta del naso.
“Bene, allora sarà meglio che andiate” affrettò le cose Blaine, che era impaziente di trascorrere il suo giorno libero assieme al marito.
“Non così in fretta, giovanotto” fece Kurt, bloccando Jake che ormai era già in procinto di scendere le scale del palazzo.
Gli infilò il giacchetto di Marc Jacobs, un paio di guantini e il cappellino che gli era stato regalato dalla “zia” qualche tempo prima.
“Ecco, ora puoi andare” gli concesse.
“Ciao papà!” fece in tempo a dire il piccolo prima di precipitarsi giù per le scale di marmo.
“Be’, sarà meglio che io lo raggiunga. Divertitevi, ragazzi” li salutò Rachel, lanciando ad entrambi un’occhiata eloquente.
Blaine riuscì finalmente a chiudere la porta d’ingresso, e sorrise beffardo a   Kurt.
“Non guardarmi così, mi metti ansia”
“Credimi, è meglio che tu ne abbia” rise Blaine, raggiungendo Kurt e prendendolo per mano.
“Ed ora, riprendiamo da dove c’eravamo fermati circa un secolo fa” fece il moro in tono solenne, trascinandolo verso la camera da letto.
  

  
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