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Autore: LaU_U    26/07/2011    12 recensioni
«Papà, è tardi, muoviti!»
«Arrivo. Metto le ultime due cose in valigia e sono pronto.»
Mio padre. Le "ultime due cose" per lui sono tutti i vestiti. Ma non macchina fotografica, videocamera ed aggeggi tecnologici vari, quelli sono pronti per partire da una settimana.

Castle e Alexis partono per le vacanze, ma Rick non è esattamente il mago dell'organizzazione...
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alexis Castle, Rick Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo del tempo libero'
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«Papà, è tardi, muoviti!»
«Arrivo. Metto le ultime due cose in valigia e sono pronto.»
Mio padre. Le ultime due cose per lui sono tutti i vestiti. Ma non macchina fotografica, videocamera ed aggeggi tecnologici vari, quelli sono pronti per partire da una settimana.
«Perché ti riduci sempre all’ultimo?»
Possibile che debba fare io da genitore a lui? Ecco cosa si guadagna a fare la brava bimba con tuo padre: un’attesa infinita seduta sopra il tuo trolley con lo zaino in spalla.
«Sono uno spirito libero, non mi potete imbrigliare nei vostri programmi a lungo termine!»
Sì, come no, uno spirito così libero che entra nel panico se non riesce a piazzarsi davanti alla televisione per almeno un’ora al giorno.
Un trambusto sulle scale, finalmente sta arrivando. Ha due borsoni a tracolla, apparentemente piuttosto pesanti dato il modo assurdo in cui lo fanno camminare, un passetto minuscolo e rigido dopo l’altro.
«Cos’è tutta quella roba? Stiamo via solo il week-end!»
«Non sai mai cosa ti potrebbe aspettare in una vacanza avventurosa!»
«Due giorni a Boston li definisci una vacanza avventurosa
«Forse. Metti che inizia un’invasione aliena…»
«In effetti è una cosa altamente probabile.»
Non c’è molto da dirgli in questi  casi, tanto non smetterà mai di inventare strane teorie; o gli vai dietro oppure chiudi quel discorso. Dato che siamo in ritardo in questo momento vince la seconda scelta.
«Hai preso il pigiama?»
L’ultima volta l’ha lasciato a casa. Ci pensa su un paio di secondi.
«Preso.»
«I calzini?»
Quelli li scorda una volta sì e una no.
«Presi.»
«La schiuma da barba?»
«Sì, mamma, l’ho presa.»
Mi canzona, ma io so come fregarlo.
«Le ciabatte?»
Sta per parlare, ma si ferma mentre una lucina si accende nella sua testa, riesco ad intravederla dai suoi occhi. Schiocca le dita, e si volta verso le scale.
Ciabatte. Non le ricorda mai.
Fa per salire, ma resta incastrato fra la parete e il corrimano con le borse.
«Lasciale qui quelle, controllo io che nessuno le rubi.»
Mostra un sorrisetto e poggia a terra le valigie correndo su per i gradini e ricomparendo mezzo minuto  dopo agitando le pantofole in mano a mo’ di trofeo.
«Ora c’è tutto. Dai, che il taxi ci aspetta da un quarto d’ora.»
Come se fosse colpa mia. Vado sul pianerottolo a chiamare l’ascensore mentre lui chiude la porta. So già cosa sta per succedere.
Tre.
Due.
Uno.
«Oh, il portafogli!»
Rigira la chiave nella serratura  e torna nell’appartamento. Il portafogli sarà come tutte le altre volte sopra il tavolino del salotto. Nell’attesa mi risiedo sulla valigia. L’ascensore viene chiamato da qualcun altro.
Papà esce di nuovo e accosta la porta.
Tanto so che non è ancora finita.
«Cavoli!»
Gli occhiali da sole.
«Ho scordato gli occhiali da sole.»
Quelli saranno come al solito vicino al frullatore. Non ho mai capito come finiscano sempre in cucina proprio il giorno prima di una partenza. Premo il pulsante dell’ascensore.
Mio padre rispunta sul pianerottolo, le lenti scure gli coprono gli occhi. Forse ce la facciamo questa volta. Chiude la porta e mette le chiavi in tasca. Mentre mi sta raggiungendo si blocca ancora e alza l’indice.
«I biglietti!»
«Ce li ho io, papà.»
Se ci avesse pensato lui non li avremmo ancora comprati. Vivere con quest’uomo a volte risulta un po’ impegnativo.
«Brava, la mia ragazza!»
Recupera i borsoni e si avvicina a me. Entriamo nell’ascensore con tutti i bagagli e premo il tasto del piano terra.
«Come farei senza di te?»
Sospira e mi sorride con affetto misto ad orgoglio. Le porte scorrevoli si chiudono.
«Avresti un paio di ciabatte per ogni viaggio che hai fatto.»



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Salve! È un secolo che non finisco di scrivere qualcosa così da pubblicarla. Stasera (stanotte?) mi sono messa d'impegno perché volevo finirla a tutti i costi. È una one-shot leggera, ispiratami dal fatto che ho iniziato a preparare le valigie dato che dopodomani (domani, ormai) parto. Volevo concluderla prima di andarmene per dedicarla a tutte le ragazze di Castle Made of EFP Writers e augurare buone vacanze a chi ancora deve partire (e anche a chi starà a casa). Pensatemi mentre starò in quella bettola Parigina con le lenzuola bruciate, i corrimano pericolanti e i vicini casinisti... :)
Spero vi sia piaciuta questa storiella. C'è poco approfondimento del personaggio di Castle, l'ho usato proprio come pagliaccetto, ma cercando di rimanere in canon. L'ho fatto anche correre su per le scale, cutuletta, hai visto? Secondo me può ancora farlo senza rischiare di rotolare giù ;)
Grazie a lettori e commentatori!

   
 
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