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Autore: __Boom    26/07/2011    4 recensioni
La paura è come un gatto nero: mera superstizione. [Leggero accenno shonen-ai]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mello
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nella semi-oscurità della stanza, il solo rumore ad orecchie umane era lo stridere delle cicale che in quella notte facevano sfondo alla malinconia, che come un ruscello rilflette i raggi del sole e pizzicavano subdoli il cuore di Mihael.

Egli era seduto su quella sedia bollente da ore ormai; gli occhi fissi sullo schermo del pc avevano ormai perso ogni espressione.
Non tremava, nonostante ciò che era successo.
Non respirava, sarebbe costata troppa fatica impegnarsi in quella stupida azione. Non avrebbe dato alcun sollievo al proprio corpo, tantomeno a quell'insulso organo che batteva piano scandendo il tempo.

Cosa gli sarebbe costato provarci ancora una volta?

Tentare, recuperando quell'ossigeno tanto fondamentale. Ora era distrutto, incenerito, trasformato in particelle di idrogeno condensate nell'angoscia che gli offuscava la mente, cadendo dagli occhi per poi trasformarsi di nuovo, in un ciclo continuo fin quando il sole non sarebbe sorto. Senza che nessuna nuvola offuscasse il suo cielo.

Poteva essere davvero possibile?

Mihael si trovava ipnotizzato dall'unico segno di vita che si presentava ai suoi occhi, quella piccola linea nera che gli ricordava che i secondi passavano. La pagina davanti a sè non riusciva ad essere riempita. Il riflesso della sua mente si trovava in quella pagina bianca. Bianca completamente, eccetto quell'intermittente segno nero che scompariva e ricompariva.
Avrebbe preferito che si fermasse. Sarebbe stato il segno di un nuovo inizio, per riempire nuovamente quella pagina della sua vita, della loro vita.

Esisteva ancora un noi?

Le paure sono come dei gatti neri che attraversano la strada: quando si ha paura, è molto probabile che ciò che temi accadrà. Tutto ti porta a fare quello sbaglio, come schiantarti contro un muro oppure investire un bambino. Ma questa è pura superstizione, se non ci fosse il problema non esisterebbe. Nessun ferito, nessun cuore infranto.
Ma accade una, due, tre volte, e la carrozzeria è sfaciata.
Così, hai promesso a te stesso che sarebbe stata l'ultima volta che avresti incontrato il meccanico. L'hai fatto, ma lasciando dei pezzi danneggiati e pericolanti.
Hai ferito qualcuno; commettendo un altro anche se diverso sbaglio.
Non si bada però al conducente si è ferito altrettanto, prendendo di striscio il bambino e scontrandosi nuovamente su quel dannatissimo muro.

Il ritiro della patente.

Mihael trovò la forza per reggersi sulle proprie gambe addormentate, fino a raggiungere il letto per trovare un po' di sonno. Non chiuse la pagina ancora vuota, il candore e la sua luce illuminava la stanza.
Non sarebbe riuscito a dormire, o meglio, a soppravvivere senza una luce.
Poi c'era quella linea che svettava ancora al contrasto con il nulla che la circondava.
Niente mail, nessuna mail da inviare.
Avrebbe aspettato fino l'indomani.

Mi porti tu?
Al massimo ci facciamo male in due.


Parevano passati cento anni quando, dopo due pesanti battiti di ciglia, riconobbe che era un nuovo giorno. Non per questo diverso da tanti altri.
L'abbaiare dei cani del vicinato lo ridestò completamente, chiaramente fu un risveglio non gradito.
Troppo rumore. Il cinguettare degli uccellini, quei dannati cagnacci.. poi quel trillo.
Non perse tempo, saltare giù da quel letto non fu mai stato così facile. Il corridoio però, era infinito, ad ogni passo percepiva il peso di se stesso aumentare. Come se all'improvviso si fosse reso conto della vera potenza della forza di gravità che ti tiene fisso al suolo, come se da carne si fosse trasformato in cemento.
In realtà non siamo cemento, ma solo ceramica.

Qualche colpo di chiave, la mano ansiosa e tremante che abbassava velocemente la maniglia.

«Hey Matt, ti eri perso? Hai lasciato il gioco acceso ieri, ho provato a fare quello che facevi tu ma è stato un game over. Ho spento senza salvare, ti dispiace?»

Parole perse quando l'aria fresca del mattino colpì le sue labbra troppo disidratate, ma nemmeno un alito di nicotina.

 

 

 

Note:
Ogni parola è dedicata ad una persona molto importante per me, di importanza vitale. Ma che ho deluso troppe volte, ora troppo lontana tanto da rendere il mondo grigio. Spero la leggerai ancora. Un particolare ringraziamento va humancrime. un'altra persona che mi ha consigliato di pubblicare questa storia, nonostante sia la seconda che scrivo, e la prima che pubblico. Spero non sia troppo OOC.

 

 

 

  
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