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Autore: AlenaC    26/07/2011    0 recensioni
Spesso non è facile capire cosa ha davvero importanza..
Spesso non è facile continuare a sorridere..
Spesso la vita sembra non avere un senso..
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL SENSO DELLA VITA
 
Una lama di luce penetrò nella stanza. Era domenica mattina, le 6.45 per la precisione, o almeno così indicava la vecchia sveglia arrugginita. Scostai la trapunta e raddrizzai la schiena, così vecchia che sembrava scricchiolare. Infilai i piedi nelle pantofole di lana cotta e raggiunsi la finestra quasi nel buio più completo, ma non sfiorai nemmeno un mobile : sapevo il percorso a memoria. Non che ci fosse un gran arredamento comunque, avevo eliminato tutto ciò che non mi ricordava John e Mario. Alzai la tapparella e la luce inondò la stanza. Sbattei le palpebre raggrinzite più di una volta, per essere sicura di non avere allucinazioni. Le lettere nere e spigolose imbrattavano le pareti bisognose da anni di una tinteggiatura. “ Vivi e ama la tua vita, prima che qualcuno te la porti via”, diceva la scritta. La rilessi tre volte. Cosa significava ? Chi l’aveva scritta ? Sicuramente non io. Cercai di ignorare il fatto che sapevo benissimo quale significato attribuire a quelle parole. Mia sorella me lo ripeteva di continuo. “Stai buttando via la tua vita”, diceva. Da quando la guerra mi aveva portato via mio marito e mio figlio nulla aveva più un senso. Sapevo di aver creato un muro intorno a me, un muro impenetrabile. Ma non avevo intenzione di abbatterlo. Uscivo solo per andare in chiesa, al cimitero e a fare la spesa. Non avevo amici, né hobby e odiavo vedere la mia famiglia.
Era tardi. Mi preparai e uscii per andare a messa. Cercavo di non pensare alla scritta ma le parole continuavano a lampeggiarmi davanti agli occhi. Ogni mio passo sembrava volermi ricordare la mia età. Ero vecchia, e odiavo la vecchiaia, mi faceva sentire impotente. Immersa nei miei pensieri andai a sbattere contro un bimbo che correva. Mi scusai e lui mi guardò. Pensavo stesse per scoppiare a piangere e invece mi sorrise. Mi allontanai in fretta. Avevo sempre amato i bambini. Ma ognuno di loro mi ricordava John, e non avevo il coraggio di soffrire ancora. Raggiunsi la chiesa. Come al solito le mie vecchie amiche mi salutarono. Non ricambiavo quasi mai, ma questa volta qualcosa dentro di me cambiò. Nostalgia. Mi mancavano le nostre chiacchierate e le partite a carte. Tante volte avevo avuto voglia di chiamarle ma qualcosa me lo aveva sempre impedito, mi bloccavo. Osservavo la foto ingiallita di Mario appesa al muro e pensavo che tutto il resto fosse superficiale, così riabbassavo la cornetta e mi dirigevo verso il cimitero. Questa volta no. Ricambiai i sorrisi e notai la sorpresa sui loro volti. Distolsi però lo sguardo, da anni non davo più nessuna confidenza a nessuno. Mi sedetti nel solito posti in fondo alla chiesa e seguii la messa.
Tornata a casa osservai la cartella delle lettere. Era gonfia di posta mai aperta. Ogni tanto ne raccoglievo qualcuna e la gettavo senza nemmeno leggere il nome del mittente. Vidi che c’era un mucchio di lettere azzurre accumulate ordinatamente di fianco al muretto. Rimasi a fissarle. Con un gesto rapido le raccolsi ed entrai nella mia modesta villetta. Mi sedetti in cucina. Non era cambiato nulla, da quando esattamente trentaquattro anni prima avevo ricevuto la notizia della morte di John e Mario.
Aprii una delle lettere. Era un invito al rinnovamento della mia iscrizione alla Croce Rossa. C’erano trentaquattro lettere uguali. Era da trentaquattro anni che non facevo più parte della Croce Rossa. Bastava una firma e avrei ricominciato a fare quello che un tempo adoravo. Senza pensarci, con la mia grafia tremolante, firmai. Un senso di gioia pura, che non provavo da anni, mi invase.
Salii in camera e puntai gli occhi sulle pareti scabre. “Ama chi ti ama”, diceva questa volta la scritta. Capii. La vita è un dono, non bisognerebbe sprecarla. Ero sicura che John e Mario non avrebbero voluto che io lo facessi.
Afferrai il telefono. Chiamai i miei tre fratelli e li invitai a cena. Sentii la sorpresa trapelare dalle loro voci. Per quanti anni li avevo trascurati ! Per quante volte non avevo scartato i loro regali di Natale ! Mi mancavano, mi mancava tutto ciò che quando ero più giovane amavo fare. Mi ero richiusa in me stessa. La vecchiaia e la mancanza di John e Mario avevano chiuso il mio cuore. Avevo tagliato fuori ogni cosa . Avevo chiuso la porta del mio mondo. Un mondo grigio, che tutto a un tratto sembrò riempirsi di colore. Guardai fuori dalla finestra e notai con tristezza i miei fiori appassiti. Ma più in la, nel parco di fronte alla mia casa un nuovo alberello stava crescendo. Era questo il segreto : guardare oltre. Oltre La tristezza e la nostalgia. La vita va avanti ed è sempre meravigliosa. Dovevo vivere, portando John e Mario nel cuore. Dovevo farlo per loro, che illuminavano ogni mia giornata. Avrei dedicato ogni mio gesto a loro, perché li amavo. Mi voltai. Nuove lettere coloravano il bianco delle pareti. “Vivi con gioia e gioiremo anche noi. Tuoi per sempre, John e Mario”. Sentii le mie labbra screpolate dal tempo piegarsi in un sorriso, finalmente, un nuovo sorriso.
  
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