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Autore: _Yelena T_    26/07/2011    1 recensioni
La storia in parte vera di una ragazza, a cui ho scelto di dare il nome di Reika.Pochi amici e un grande dolore dopo la rottura con il suo ragazzo. Qualcosa però cambia e forse sarà proprio ciò che la riporterà ad essere felice.Sono reali gli episodi riguardanti la famiglia e la sfera sociale della protagonista.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminavo lungo una strada deserta e avevo freddo, ricordo proprio cosi. Avevo un paio di pantaloni gialli e una canottiera nera. Un paio di ore prima ero stata dal mio ragazzo, Mattia. Aveva detto di non provare più niente per me e di avere ben altro per la testa, la mia reazione di ragazza follemente innamorata non potè mancare di certo e mi voltai senza guardarlo in volto, con la testa china aprii l’uscio e me ne andai. Non chiesi spiegazioni, era finita e mi sarei dovuta accontentare così. Avrei mangiato liberamente un po’ di cioccolato per tirarmi su di morale e avendoci fatto il callo avrei continuato per la mia strada. Da sola e con il mio orgoglio.
Se proprio non mi va giù qualcosa è il fatto di essere così orgogliosa. Dannazione ragazza- mi dico qualche volta- non ti rendi conto di quello che perdi? Certo che me ne rendo conto ma guardo altrove, sebbene la ferita bruci. E non è facile rimarginarla, dato che io non dimentico facilmente.
Quel pomeriggio era un giovedì di luglio, lacrime enormi mi scendevano dagli occhi, il sole mi abbagliava con la sua luce ma non sentivo il caldo afoso tipico delle giornate estive bensì brividi che mi percorrevano tutta la schiena e mi facevano tremare le gambe. Avevo imboccato un sentiero di campagna in caso qualcuno fosse passato e mi avesse visto con gli occhi gonfi, ero a dir poco distrutta ma allo stesso tempo cercavo di farmi forza guardando il cielo che era sereno, dopo il temporale del giorno precedente.
Non ho mai capito se fosse veramente una storia d’amore quella per cui mi sono abbattuta molto. Non eravamo come gli altri innamorati. Lui non era mai con me e non ci cercavamo a vicenda. Non era solido come rapporto, intendo. La fiducia non mancava e nemmeno il rispetto reciproco. O meglio, il mio rispetto per lui. Mentirei dicendo che lui mi trattava da principessa, o nossignori lui mi picchiava spesso e volentieri usando scuse fasulle come la gelosia o inventandosi bugie fasulle sulla mia presunta sincerità. Non mi ha mai regalato nulla. Non mi avvisava di dover uscire con gli amici o di dover fare altro e io come una disgraziata figlia di nessuno mi precipitavo fuori di casa e sotto alla pioggia per andarlo a trovare. Restavo sempre là al buio ad aspettare. Una delle tante e interminabili serate mi ero seduta tra i cespugli per aspettarlo una volta fosse tornato, quando una macchina scura lo fece scendere davanti alla sua abitazione. Lui baciò la ragazza che gli aveva offerto il passaggio. Io mi sentii morire dentro. Tremavo e chiusi gli occhi. Me ne andai cinque minuti più tardi rendendomi conto che lui non pareva avermi vista. Io lo amavo, e non ebbi mai il coraggio di tradirlo. Non ancora riesco a spiegarmi il motivo per cui ci siamo lasciati ma non ho osato chiedere.
Ora dormo dodici ore su un comodo divano, pregando mio fratello di portarmi da mangiare qualcosa. La mia vita è stata svuotata e ogni singolo pensiero su di lui fa scomparire la voglia di andare avanti.
Mi chiamo Reika, ho sofferto molto, vivo con i due miei fratelli maggiori in un appartamento. Studio in un liceo, non che io eccella, ma so il fatto mio. D’altro canto penso che sapere il minimo indispensabile o quanto ci interessi sia l’importante. Non chiedetemi di raccontarvi di mia madre perché sarebbe una grande seccatura e di mio padre non saprei che dirvi, dal momento che non lo conosco nemmeno io.
Luo e Reece sono i miei migliori amici, mi vogliono tanto bene e mi dicono come stanno in realtà le cose. Più volte riconoscono che non ho il corpo di una modella e che onestamente non sto molto bene con i capelli lisci e gli occhiali. Inoltre hanno sempre pensato che la mia relazione con Mattia non fosse una storia che potesse avere una fine felice. Le mie uniche doti sono parlare l’inglese e saper cantare e spesso ne vado talmente fiera che divento arrogante. Rido frequentemente e mangio altrettanto ma non mi ritengo così in sovrappeso. Un momento, non sto facendo l’arrogante anche adesso, poichè la mia autostima equivale a meno di zero.
 
Gli occhi a mandorla di Luo mi fissano. Sorrido. E’ così bella Luo. Nessuno le ha mai rivolto la parola a di me e Reece e tutto per il fatto che lei è cinese. Io la trovo la ragazza più fantasiosa della terra. Ha un passato da tuffatrice nel suo paese mentre qui, tra noi ragazzi di Ferrara,  quella di essere un alieno. Non per me, in ogni caso.   
<< Dovresti gettare ogni sua foto ormai >> mi dice indicando le pareti del mio piccolo studio.
<< Hai ragione, da domani non le vedrai più >> rispondo disinteressata
<< So che è una bugia, tranquilla. Lo sai che non sono il tipo di persona a cui puoi mentire >>
Certo, Luo non ha torto. Sono ancora qui seduta a fissare le espressioni di Mattia nelle foto appese sul muro.
<< Stasera passa al locale, serve una mano in cucina. Xiao Yen è via da questa mattina e non abbiamo altri lavapiatti >> aggiunge prendendo la borsa appoggiata alla scrivania.
<< Vi aiuterò con piacere e ritengo che uscire di nuovo mi possa essere di grande aiuto >>
La accompagno alla porta e la saluto. La abbraccio forte dandole un bacio sulla guancia. << Luo, grazie per tutto quello che stai facendo per me, ti voglio bene  >> aggiungo. << Non devi ringraziarmi, sei mia amica e ogni cosa che faccio per te non deve essere ripagata, altrimenti non sarebbe amicizia >>.
Si sistemò la giacca un’ultima volta e cominciò a scendere le scale per raggiungere il cortile. Si allontanò poi lungo la via che portava al centro.
 
  << Buonasera signora Hu >> salutai la madre di Luo inchinandomi, dopo essere entrata nel ristorante dei genitori di Luo quella sera.
<< Buonasera a te, Reika >> mi disse con un sorriso materno mentre mi si avvicinava per abbracciarmi forte.
<< Non ti vedevo da queste parti da un po’ e pensavo fosse successo qualcosa.. >>
<< Non si preoccupi signora Luo, niente di grave >> cercai di inventarmi una piccola bugia per raggiungere la cucina e stare con Luo.
<< Reika, non esitare a chiedere qualora avessi bisogno di qualcosa. Ricorda che per qualsiasi necessità io e tutta la famiglia Hu saremo sempre qui >>rispose lei, intuendo che forse qualcosa era andato storto.
Se avessi la possibilità, chiederei alla signora Hu di poter diventare sua figlia. Adoro quella piccola donnina che mi dà tanto affetto e di cui mi posso fidare. A voi potrebbe sembrare strano ma le persone cinesi hanno un grande cuore, e sono accoglienti e infinitamente grate di ogni piccolo favore che viene fatto loro.
 
   Luo era già pronta per le ordinazioni perciò mi fece un piccolo cenno di saluto e poi partì avventurandosi nella sala che si riempiva a poco a poco di clienti. In cucina il giovane Lin stava affettando della carne mentre Yan, l’altro fratello maggiore di Luo, lavava della verdura. Non vidi suo padre, ma ero convinta che sarebbe arrivato più tardi.
Non mi dispiaceva una sera da lavapiatti in un ristorante cinese, Lin è un ragazzo molto interessante ma in certi suoi atteggiamenti ricorda Mattia. Quattro ore ad asciugare forchette e piatti mi fecero sfinire e a fine serata uscii con Luo e Lin nel retro del locale a fumare e bere qualcosa. Lasciai i due fratelli con la famiglia e mi incamminai per raggiungere casa. Tanti ragazzi mi ricordavano Mattia, e pian piano una forte nostalgia mi prese. Arrivata davanti ad un pub mi lasciai cadere all’entrata, stremata dalla stanchezza e dal dolore. Penso di essere svenuta. Qualcuno non parlava la mia lingua, di questo sono certa.
 
<< What’s happening here? >>   sembrò gridare una voce concitata. Non potei sapere chi fosse perché i miei occhi si chiusero portandomi via, lontana da tutto e da tutti.                                     
 
 
  
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