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Autore: Beatriz    26/07/2011    6 recensioni
“Perché non posso essere vostra amica?”
Aveva domandato alle ragazze della sua classe, così ingenua, e ancora così bambina.
“Beh, sei grassa”
Aveva risposto una delle tante, ridendo subito dopo alla vista dei suoi occhi nocciola riempirsi di demoni. Seduta lì,sul pavimento freddo improvvisamente diventato bollente, quelle tre parole si riflettevano allo specchio e Demi le leggeva ancora, e ancora, e ancora fino a quando non cominciarono il loro macabro girotondo intorno ai suoi pensieri, e ovunque si girasse quelle erano lì, per non lasciarla fuggire mai più. Era accerchiata.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Sarah, quella ragazza fragile con i capelli chiari e gli occhi color cioccolato, che in questo momento ha bisogno di tutto il mio sostegno. So che stai attraversando un momento difficile, una battaglia più dolorosa di quanto pensassi, ma spero che la sua storia, la storia del tuo idolo, possa aiutarti. E scusa se non è così bella come forse ti aspettavi,ma credimi:C’è tanto amore. Ti voglio bene.
Simona.

 

Well, you're fat. 




 
 
 

Li odiava. Li odiava tutti, dal primo sfigato all’ultimo.
« Cosa vuoi per cena?» 
Con la stessa frase ormai sua madre la salutava al rincasare, quando lo zaino veniva gettato a terra e la testa faceva male da rimettere.
Si Demi, cosa vuoi per cena? Magari un semplice piatto di pasta al pomodoro, da vomitare subito dopo piegata sul water, o magari una bistecca al sangue capace di rimanerti sulla coscienza per anni.
 
Non rispose. A quella domanda Demi non rispondeva mai, preferiva chiudersi nel bagno e lasciarsi crollare lungo il muro con la testa affondata tra le fragili spalle.
Non lo avrebbe mai dimenticato, avrebbe ricordato per sempre i loro sguardi canzonieri, le loro risate isteriche, e quelle parole più dure di una manciata di pietre che le venivano lanciate contro ma che colpivano soltanto l’anima.
Oh si, la sua anima. Quanto poteva valere ormai,la sua anima? Era graffiata, violacea, sanguinante, ridotta in un cumulo di cenere che tutti calpestavano, perché la polvere si spazza via senza riflettere sul motivo per cui è lì.
 
“Perché non posso essere vostra amica?”
Aveva domandato alle ragazze della sua classe, così ingenua, e ancora così bambina. Lei sarebbe potuta essere una grande amica. Si immaginava i Sabati pomeriggi trascorsi a mangiare marshmallow, e i Venerdì sera in pigiama a guardare un film dell’orrore. Aveva un mondo di colori nella sua testa, ma qualcuno la obbligava a dipingere solo utilizzando una tavolozza di bianco e nero.
“Beh, sei grassa”
Aveva risposto una delle tante, ridendo subito dopo alla vista dei suoi occhi nocciola riempirsi di demoni. Seduta lì,sul pavimento freddo improvvisamente diventato bollente, quelle tre parole si riflettevano allo specchio e Demi le leggeva ancora, e ancora, e ancora fino a quando non cominciarono il loro macabro girotondo intorno ai suoi pensieri, e ovunque si girasse quelle erano lì, per non lasciarla fuggire mai più. Era accerchiata.
 
Demi era stanca di piangere. Ma si può davvero essere stanchi di piangere?
Insomma, era come essere stanchi di ridere,o di dormire, o di essere felici. Lei era stanca di piangere.
Guardò per un momento la ragazza sola e disperata di fronte a lei.
Il rimmel le colava lungo le guancie, e ogni lacrima portava via con se un nuovo motivo per essere felice.
Quella mattina si era truccata, si era guardata allo specchio e per la prima volta dopo troppi anni la Demi interiore combaciava con quella esteriore.
E adesso quella sensazione era lì, che scorreva via sulla sua faccia, insieme al trucco nero che non avrebbe mai più rubato a sua sorella.
 
Lei, che non immaginava lontanamente che l’immagine distorta che aveva dei suoi lineamenti era quella che gli altri le costruivano intorno.
Lei, che si lasciava andare nel baratro della disperazione perché non era ciò che gli altri volevano fosse.
Lei, che scansava il piatto di pasta verso il bordo del tavolo per non essere ingorda e si graffiava la pelle perché la fame diventava estenuante.
Lei, spenta perché poche parole le affievolivano lentamente la luce.
Lei, sbagliata per decisione altrui.
 
Per fortuna c’era la sua migliore amica, lì, ancora una volta.
La sua lametta, il suo stupido pezzo di metallo che non l’ascoltava, ma la capiva.
Era più bella, ora? Ora che i suoi fragili polsi da undicenne erano segnati per sempre?
Era più affascinante, adesso? Adesso che il sangue nero seguiva il suo percorso verso il lavabo e la soffice neve bianca veniva spezzata da inquietanti linee rossastre?
Non era più magra, nel momento in cui la ferita bruciava e l’acqua salina prendeva improvvisamente il colore del sangue?
Era una ragazza solare e piena di vita, prima che due dita in gola l’aiutassero a cambiare e a sputare tutto quello che marciva nello stomaco.
Demetria voleva sorridere, e non più piegarsi sul water all’ombra della lampadina scadente cercando di rimediare ai suoi errori.
Voleva vomitare il suo rancore,e non il suo sangue.
Voleva sentirsi male per la felicità, e non per gli spasmi del suo stomaco che implorava pietà.
Voleva vivere.
Ma non sapeva che i demoni che portava dentro l’avrebbero accompagnata per il resto della sua vita.

 
 
« Signorina Demetria,è sicura di volere Stay strong tatuato sui polsi?» 
C’era una strana voce socievole a darle una spinta fuori dai ricordi in cui era caduta. Ricordi con cui avrebbe chiuso per sempre. Strinse le mani di quell’uomo tatuato e con la bandana rossa in testa per coprire i capelli radi tra le sue, e sorrise.
« Sicura,- Affermò con un pizzico d’orgoglio –Quanto è vero che mi chiamo Demetria Devonne Lovato» 
  
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