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Autore: Drop Of Blood    26/07/2011    2 recensioni
Improvvisamente, sentimmo l'accelerare di un battito cardiaco, il suo, ed entrambi ci voltammo nella sua direzione.
La ragazza sbatté più volte le palpebre e finalmente aprì gli occhi, due profonde pozze di cioccolato fondente nelle quali perdersi.
{ Klaus / Elijah / Nuovo personaggio }
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elijah, Klaus, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Millennial

 

Ogni nostra cognizione principia dai

sentimenti “

Leonardo Da Vinci

 

Elijah

 

Teignmouth,Inghilterra,1272

 

Era una piacevole giornata di metà settembre ed i raggi del sole illuminavano il tappeto di foglie che ricopriva il terreno della foresta. Quella mattina ero uscito per una passeggiata.

Una deliziosa fragranza arrivò alle mie narici. Era …

Sangue umano. Proseguii verso est, ed arrivai alla fonte.

La vidi. Era … Un angelo. Carnagione perlacea, labbra carnose e rosse come petali di rosa ed una cascata di setosi boccoli corvini ad incorniciare il capolavoro. Ne rimasi incantato. L'odore del sangue era sempre più intenso. Il liquido cremisi continuava a fuoriuscire dalla ferita che aveva al fianco. Mi avvicinai per darle un'occhiata. Era profonda. Per un attimo, ebbi la tentazione di assaggiare quella delizia, ma mi fermai. Non potevo farlo. Dovevo sbrigarmi. Aveva bisogno di cure, ed anche in fretta. Mi tolsi la giacca e strappai un lembo di tessuto, per avvolgerlo attorno alla ferita e fermare il flusso. Avvicinai il polso alle labbra e lo tagliai leggermente, facendo scorrere un rivolo rosso lungo il braccio. Lo portai piano alla bocca della ragazza e la aiutai a bere. Dopo poco, la ferita iniziò a rimarginarsi. Presi quell'angelica creatura fra le braccia e mi diressi verso casa.

Appena arrivato, mi fiondai nello studio di mio padre, sperando che fosse lì.

Lo trovai immerso in una delle sue letture. Alzò lo sguardo dalle pagine tinte di inchiostro e lo rivolse a me.

- Figliolo, cos'è successo? - chiese.

- Padre, ho trovato la ragazza nella foresta. Era ferita e le ho dato il mio sangue. Ha bisogno di cure e di riposo. Aiutatela, vi prego. - dissi. La mia era una supplica, più che una richiesta. Non potevo lasciar morire quella ragazza, non me lo sarei mai perdonato.

- Anya! - chiamò mio padre. Quasi immediatamente, la domestica fece la sua comparsa.

- Prendete la ragazza e portatela in una delle stanze. Curatela. - ordinò mio padre. La donna annuì e tese le braccia, aspettando che le affidassi la fragile creatura. Ignorai la sua richiesta e mi diressi verso la più grande delle camere della tenuta. Entrai e la adagiai sulle bianche e soffici coperte dell'enorme letto. Inspirai il suo profumo ed uscii dalla stanza, lasciando la porta spalancata. 

***

Ero seduto alla scrivania della mia stanza e scrivevo i miei pensieri su ciò che era accaduto giorni prima. Era passata circa una settimana dal mio incontro con quella ragazza, e lei non aveva ancora ripreso conoscenza. Smisi di scrivere e mi avviai verso quella che ormai era diventata la sua stanza. La scena che mi si parò di fronte, quando aprii la porta, mi fece irrigidire. Mio fratello era seduto accanto al letto e le accarezzava una guancia col palmo della mano. Ne era come ipnotizzato,soggiogato. Si avvicinò maggiormente e le posò un leggero bacio sulla fronte. 

- Niklaus. - lo chiamai, con una punta di acidità nella voce. Come osava toccarla?

- Fratello. - disse, rivolgendomi lo sguardo.

- Cosa ci fate, qui? - chiesi.

- Quello che faccio ogni mattina. Sono venuto a far visita alla nostra ospite. - rispose, continuando a carezzarla.

Avanzai verso di lui, come a voler proteggere la ragazza da mio fratello.

- Non trovate sia … Stupenda? - domandò,tornando ad osservarla.

- Non fatele del male, fratello. - dissi.

- Cosa vi fa pensare che lo voglia? - chiese,irritato.

Improvvisamente, sentimmo l'accelerare di un battito cardiaco, il suo, ed entrambi ci voltammo nella sua direzione. Klaus le strinse la mano.

La ragazza sbatté più volte le palpebre e finalmente aprì gli occhi, due profonde pozze di cioccolato fondente nelle quali perdersi. Osservò mio fratello.

- Voi chi siete? - era la voce di una creatura ultraterrena.

- Shh, non vi affaticate. Riposate, ora. Avremo molto tempo per parlare. - le disse. L'angelo chiuse nuovamente le palpebre e tornò a dormire; un sorriso sulle sue labbra. Klaus si alzò ed uscì dalla stanza. Mossi qualche passo verso il letto e mi avvicinai molto lentamente al viso di quel corpo celestiale. Notai che portava una catenina in argento con una medaglietta che andava a posarsi nell'incavo del suo candido collo. Sopra vi era incisa una frase :

Alla mia Violet Serena. Con affetto,mamma”.

Era in Fiorentino, ma capii ugualmente. Io e la mia famiglia avevamo abbandonato Irbit* dopo la nascita di Niklaus.

Per diversi anni, avevamo girovagato per l'Europa.

Avevamo vissuto qualche mese in una villa di modeste dimensioni nei pressi di Firenze e, di conseguenza, avevamo dovuto apprendere la lingua.

Poi, dopo la morte di Sofiya, nostra madre, ci eravamo stabiliti a Teignmouth, città di sole ottomila anime nella bellissima regione del Devon.

Violet. Marchiai quel nome a fuoco nella mia mente e, anche volendo, non sarei riuscito a dimenticarlo.

***

 

Il sole splendeva alto sullo sfondo di zaffiri, quella mattina.

Il cielo, terso e limpido, si stagliava nella sua turchina infinità oltre le verdi colline e le variopinte distese di fiori, lasciando spazio all'immaginazione.

Erano passate circa tre settimane da quel giorno.

Il giorno in cui la mia strada aveva incontrato la sua.

Ogni dì, al calar delle tenebre, uscivo dalla mia stanza per fermarmi di fronte alla porta di camera sua.

Silenziosamente, entravo e sedevo su una poltrona in velluto posta accanto al suo letto.

Restavo ad osservarla per interi minuti, carezzando con l'indice della mano i suoi serici boccoli di petrolio.

Puntualmente, l'irrefrenabile istinto di affondare i miei canini nel suo latteo collo prendeva possesso di me ma, grazie all'autocontrollo acquisito nei secoli, riuscivo a fermarmi ed a riacquistare un minimo di lucidità.

In tutta la mia lunga esistenza, non mi era mai capitato di desiderare tanto del sangue umano. Ero sempre riuscito a controllarmi, impedendo alla sete di dominarmi, di avere la meglio su quelli che erano i miei principi.

La sua linfa vitale, però, era un qualcosa di talmente inebriante da riuscire, seppur per pochi secondi, a farmi perdere il lume della ragione.

Prima di uscire, muovevo alcuni passi in direzione della finestra e, facendo attenzione a non emettere il minimo rumore, l'aprivo, permettendo agli argentei raggi lunari di entrare ed illuminare le morbide forme del suo corpo.

E, dopo aver lanciato un ultimo sguardo all'espressione beata sul suo viso, uscivo.

Era diventato una specie di rituale,rappresentava il mio modo per vegliare su di lei.

Dovevo porre fine a tutto.

Era evidente l'attrazione che Niklaus provava nei confronti di Violet

Eppure, non riuscivo a seppellire i desideri che nutrivo verso quella piccola, profumata, viola.

Decisi di uscire in giardino.

Prendere una boccata d'aria mi avrebbe aiutato a riflettere sulla situazione, a distogliere le mie attenzioni dalla sua figura, concentrandomi su altro.

Una volta fuori, la vidi, seduta su di una delle sporgenze della fontana, e tutti i miei buoni propositi si dissolsero nel fresco vento autunnale.

 

    * Irbit è una città della Russia siberiana estremo occidentale, situata sul fiume omonimo nei pressi della sua confluenza nella Nica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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