Ok
ora ci sono, ho finalmente rinnovato la mia ficcina…eheh mi ci è voluto un pò
per vari problemi col computer perennemente dal tecnico per i virus che
continuavano ad entrare..ma ora ce l’ho fatta ecco il primo capitolo rivisto
più e più volte penso che sia uscito un po’ meglio rispetto all’altro…vabbé che
dire…vi lascio alla lettura allora J
Darkness s Angels:
Capitolo 1:
Uno strano incontro
I ciliegi del più
grande parco della città erano in fiore.
Regnava
un’atmosfera apocalittica, era notte calma, troppo calma per essere una notte
di inizio estate.
A mezzanotte non c’era
anima viva in quel grande giardino, solo un uomo si trovava li.
Dal suo aspetto,
sembrava un individuo sui ventitre anni, portava lunghi capelli biondi e lisci
che ondeggiavano seguendo il soffiare lento e fresco del vento.
Aveva uno strano
abbigliamento, i pantaloni neri di pelle gli fasciavano le gambe lunghe e
toniche, la maglia, anch’essa nera, aderiva perfettamente al suo petto ben
definito senza esagerazione. L’unica cosa che spiccava in quell’ essere
insolito erano due occhi freddi e taglienti occhi grigi.
Ormai per lui era
un’ abitudine stare lì in mezzo a quel paradiso di alberi e fiori, si sedeva in
una panchina nel pieno centro di quel luogo e stava a fissare il cielo per ore
e ore come se stesse aspettando un messaggio dal cielo o la grazia divina, per
poi andarsene e tornare la notte successiva per compiere quello che era
involontariamente diventato un rito agli occhi delle persone che non
conoscevano di certo i suoi intenti.
Ma questa volta,
questa notte le cose non sarebbero andate come quelle precedenti, il suo
sguardo era più acuto del solito, un bagliore nuovo era sorto nei suoi occhi.
Si era alzato
precipitosamente portando al centro della piazza circondata dagli alberi,
l’aria era diventata improvvisamente secca, l’atmosfera albergava tetra in quel
luogo solitamente troppo movimentato e vivace.
Il ragazzo con uno
scatto repentino aveva aperto i palmi sopra il proprio capo rivolgendosi prima
alla luna rossa che lo sovrastava poi dirigendoli davanti a esso, come se fosse
pronto a parare un imminente colpo.
Lentamente per aria
cominciarono a volteggiare cinque pietre bianche dalle stesse dimensioni che si
posarono simultaneamente a terra per andare a formare una stella a cinque punte
attorno alla figura che le aveva reclamate.
Una strana litania
di lingua sconosciuta aveva preso ad espandersi nella dapprima lenta e bassa
per poi diventare rapida e incredibilmente alta.
Passavano i
secondi, i minuti, ma nulla pareva accadere in quell’oscurità, l’aria era
satura di quella nenia singolare che andava e veniva seguendo varie tonalità,
come se fosse una vecchia canzone di tanti secoli prima, la voce dell’uomo ora
era solo un gemito, le speranze e le forze gli venivano meno, fino a quando una
carica elettrica a ciel sereno aveva solcato il cielo limpido, come per
intimorire chi compiva quell’ambiguo incantesimo.
La pace che era
sovrana gli attimi precedenti aveva lasciato spazio a degli anormali
scoppiettii che andavano a diventare sempre più vicini e più forti a mano a
mano che il tempo passava, la terra si era spaccata e dei vapori caldi ne
fuoriuscivano a contaminare l’atmosfera, mentre una figura cominciava a
delinearsi da quelle esalazioni ardenti. In un primo momento appariva sfocata
per poi andare a diventare più nitida e definita.
Era una ragazzo di
circa diciotto anni, aveva i capelli corti e spettinati mentre due ciocche più
lunghe all’altezza delle basette gli ricadevano sul davanti. Portava un paio di
pantaloni molto particolari: la gamba destra era coperta del tutto mentre nella
sinistra la stoffa finiva poco più in
alto del ginocchio, il tessuto era strappato duramente in alcuni punti ma aveva
l’aria di essere dura e resistente come un’armatura nera, la maglia era un
altro indumento particolare in quel ragazzino, il torace era completamente
ricoperto dal drappo mentre l’addome e le maniche corte erano rivestite di rete
scarlatta, un paio di guanti di pelle con numerosi marchi gli rivestivano le
mani, e dalla cintola pendeva il fodero di una spada dall’aspetto massiccio che
sembrava volesse atterrare il giovane corpo da un momento all’altro, la cosa
più spettacolare stava nell’elsa scoperta di quell’ammirabile arma: una grossa
gemma per metà di ametista fusa alla giada per l’altra metà di acciaio lavorato
finemente e minuziosamente dominava sopra quello strumento di morte.
Ma le due cose più
arroganti i quella creatura non stavano nell’abbigliamento poco consono erano
bensì nei suoi occhi bicolore, quello destro riluceva di un verde inumano quasi
selvatico l’altro era di un viola altrettanto ultraterreno e in un paio di ali
candide dalle estremità color pece che si estendevano in tutta la loro
lunghezza in modo placido e ritmico.
I due restarono in
piedi a fissarsi freddamente, per un attimo i loro sguardi si incatenarono, si sfidarono
cercando di capire cosa intendesse fare l’altro.
Il ragazzo dai
capelli neri squadrava dall’alto in
basso l’altro, si chiedeva cosa quell’inetto essere umano volesse da uno come
lui, ma più l’osservava più una strana
sensazione lo percorreva da capo a piedi, lo rendeva irrequieto sembrava
conoscere l’uomo che gli si parava davanti ma cercò di non farci caso ed infine
aprì bocca:
- Sai cosa rischi
vero?-
- Non rischio
nulla, so ciò che faccio e non sarà un tipo come te ad intimorirmi per quel che mi riguarda. Sono
Talasiel e ti ordino di sottometterti al mio volere!- La voce era fredda e tagliente proprio come il suo sguardo, si
vedeva lontano un miglio che sapeva il fatto suo soprattutto dalla luce che
emanava il suo sguardo, non avrebbe dato spiegazioni, si percepiva che era un
tipo molto sicuro di se e non avrebbe mai accettato una risposta negativa da
alcuna persona tanto meno da una ragazzino arrogante come quello che si trovava
davanti a lui, non ora che era riuscito ad evocarlo, non se lo sarebbe mai
lasciato scappare così dalle mani dopo tutti gli sforzi e le notti che aveva
passato in quel parco aspettando il momento giusto per quel rito tormentoso.
Era talmente
immerso e concentrato nei suoi pensieri, che solo quando vide il moro con aria
spavalda e fiera di se e di ciò che stava dicendo, si risvegliò da quello
strano torpore che gli avevano provocato quelle riflessioni profonde.
Il ragazzino era
molto serio e se Talasiel l’avesse ascoltato da principio avrebbe capito ciò
che diceva, ma il messaggio era chiaro e leggibile in ogni parola che
pronunciava, con l’odio con la quale veniva detta:
“ Non mi farò mai
mettere i piedi in testa da te a costo di rimetterci la vita”,
Era evidente che
provava disgusto per il biondo che lo fronteggiava, non capiva come un’ infima
creatura appartenente al genere umano avesse osato disturbarlo in un momento
simile, come sarebbe stato di ritorno nel suo spazio avrebbe dovute dare delle
spiegazioni più che lecite per non essere punito per una scomparsa in un
momento si soggezione da parte del suo padrone, era stato rapito proprio nel
momento sbagliato, ma da bravo ribelle si sarebbe sbarazzato anche di quel
problema come tanti altri prima di lui. Non si sarebbe mai e poi mai fatto
catturare, specialmente da un tipo come lui il tipico “ so tutto io” che lui
odiava principalmente, si sarebbe divertito nel torturarlo e nel farlo pentire
di averlo interrotto durante un atto per lui di vitale esistenza.
Stava cercando di
spaventarlo con lunghi discorsi che sapeva benissimo essere decorosi per
l’inizio di un incontro, si era presentato come Nemrod principe appartenente
alla seconda casata del regno infernale, aveva indicato la sua carica di
principe con aria stizzita e disgustata ma la cosa non era certo stata notata
dall’altro che non lo stava ad ascoltare minimamente.
- Ma mi stai
ascoltando?- Non avendo avuto una
risposta ingiuriò ancora una volta contro quell’uomo in attesa che gli
prestasse un po’ d’attenzione che non gli era stata data anche questa volta.
Gli esseri così gli davano ai nervi.
- Argh!! Voi,
sapete dire sempre le solite cose, mi infastidite, e TU maggiormente… farai la
stessa fine degli altri che ci hanno provato prima di te, Tzé!!!- Non aveva fatto a tempo a terminare la frase
che si era scagliato con grande potenza contro l’avversario che però scansò il
colpo della grande spada del moro con estrema agilità ed eleganza per poi
ritornare nella postazione dove l’aveva visto prima, all’interno della cinque
pietre. Il ragazzo dai capelli corvini fece un balzo all’indietro alzando
l’arma per ritornare all’attacco. Il tempo pareva avesse rallentato il suo
corso, ma quando la lama di quella micidiale arma, fu in prossimità
dell’evocatore, una barriera argentea si innalzò da terra, prendendo vita dalla
stella che abbracciava il corpo del ragazzo al suo interno.
L’aggressore era
senza parole, restava a guardare sbalordito quella strana cascata di luce che
si dissolveva, nonostante avesse riposto in quel colpo gran parte della sua ira
e della sua potenza per annientare quel mortale, non gli era stato fatto alcun
graffio.
Il suo volto era
rubizzo di rabbia, non riusciva a capacitarsi della possibilità che lui forse
era quello giusto, l’eletto della profezia che aveva sentito pronunciare dalle
labbra del suo amico, rimembrava ora le parole provenire da quella bocca ben
disegnata che gli annunciava ciò che era stato visto all’inizio dei tempi,
glielo aveva proferito prima di lasciarlo andare, sotto l’insistenza di Nemrod,
al cospetto di uno dei suoi più acerrimi nemici per non venire incontro ad una
guerra, uno scambio equo: Nemrod per la pace appena riconquistata.
Il ragazzo
ricordava ancora come aveva convinto l’amico a lasciarlo andare in cambio di
numerose informazioni che gli sarebbero state utili in futuro per sconfiggere
quell’essere subdolo. L’amico per riscattarlo di quell’offerta gli aveva reso
nota la predizione di una delle virtù più importanti: “l’immortale dannato alla
vita capace di liberarlo da una prigione ma responsabile di una prigionia ben
più peggiore già vissuta, arriverà in una notte luna cremisi ”, erano parole
senza senso che aveva cercato inutilmente a decifrare per alcuni anni fino a
quando con il passare dei secoli era riuscito a scordare ma che ora gli rientravano
nella mente con la forza di un ciclone.
Si era scagliato
con altrettanta forza del colpo precedente, incapace di accettare che forse la
previsione era corretta, ma lo scudo come la volta antecedente era sorto dal
nulla, lasciando l’angelo impuro nel tentativo di scalfire quella corazza di
acciaio immacolato.
- Merda…- in quei lunghi momenti di manovre per cercar
di abbattere quel guscio qualcosa era cambiato, lo scudo aveva aumentato la
propria intensità grazie all’uomo che dentro di esso esercitava un enorme
potere con una cantilena angosciante, i suoi colpi venivano riflessi come su
uno specchio e andavano a “colpirlo” con la stessa forza impiegata per
tramortire quell’assurda armatura. Continuava a percuotere la superficie con la
sua potente arma, per cercare almeno un piccolo difetto che potesse aiutarlo a
sconfiggere il suo nemico, ma quella arma difensiva era la migliore che avesse
mai visto, era perfetta in tutto e per tutto, quell’umano si beffeggiava di
lui; con un ultimo sforzo si rimise in piedi e con un ultimo colpo in cui era
stata concentrata la forza rimastagli in corpo si fiondò contro quella
superficie eterea, ma anche questo gli si ritorse contro come un boomerang,
preso alla sprovvista ormai stanco non aveva calcolato la distanza e la
velocità con la quale si sarebbe dovuto scansare ed in batter d’occhio fu
avvolto dall’onda di energia.
Il moro con una
potenza inaudita era stato scagliato contro un albero per poi cadere a terra,
era ferito non solo fisicamente ma anche nell’orgoglio.
- …la luna
cremisi..- disse prima di svenire ai
piedi della pianta rivolto verso il cielo.