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Autore: 1rebeccam    26/07/2011    21 recensioni
Chiusa nella camera da letto continua a dondolarsi sul pavimento stringendo un fagotto tra le braccia.
Oh..ti prego…ti prego!
Sussurra così piano da fare sembrare la sua preghiera solo un pensiero…Ma la preghiera non viene ascoltata, la porta d’ingresso si apre di botto e lei ha la consapevolezza che lui è ormai dentro casa…e vuole ucciderla!
...Come può capire il peso di quell’enorme macigno che si sta sistemando comodo sul suo piccolo cuore e che quello che sta assaporando, ha un nome ben preciso... DOLORE!
Questa storia fa parte della serie: "Stella... Stellina!" - L'inizio
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stella...Stellina!'
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Sparita

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1 capitolo


Chiusa nella camera da letto continua a dondolarsi sul pavimento stringendo un fagotto tra le braccia.
Oh... ti prego… ti prego!
Sussurra così piano da fare sembrare la sua preghiera solo un pensiero…
Ma la preghiera non viene ascoltata, la porta d’ingresso si apre di botto e lei ha la consapevolezza che lui è ormai dentro casa… e vuole ucciderla!
Si avvicina strisciando all’armadio, nasconde dentro il fagotto e richiude con cura per non fare rumore, poi sospira e va verso il suo destino, incontro a quell’uomo, che dopo avere scalciato contro la porta del suo appartamento, urlando di aprirgli, ora è lì a due passi da lei.
Non gli permetterà di entrare in camera da letto. Vuole lei, solo lei… 
Non mi sfuggirai maledetta  puttana, non pensare di poterti liberare di me così facilmente, sgualdrina!
Esce dalla camera  tentando di aggirarlo per correre in strada, ma lui afferratala per i capelli,  le sbatte la testa sul pavimento lasciando una chiazza rossa, e abbassandosi al suo orecchio, sussurra tra i denti un sibilo simile a quello di un serpente… sei morta!
 
 
                              


-Si può sapere che stai facendo?-
-Colazione!-   Le risponde mordicchiandole il lato del labbro sporco di panna.
-Colazione?-
-Si, nel mio caffè, la panna l’idiota non ce l’ha messa, così mi servo da solo!-
-Sei irrecuperabile!-
-Ma se fossi recuperabile, tu non mi ameresti alla follia, sarei uno fra tanti, sarei noioso, sarei…-
-Saresti sopportabile!-   Sorride lei mentre, sempre con le labbra gli offre un altro fiocchetto di panna.
Questi sono quelli che lui chiama  i 10 minuti al caffèppppanna tutti per noi, (è risaputo che qualunque cosa deve avere il suo nome), ed è un rito che si svolge tutte le mattine, ormai da quasi 6 mesi.
Vi state chiedendo di chi sto parlando? Ma come di chi? Devo proprio dirvi tutto!
Ma di Beckett e Castle!
Anzi no, di Kate e Richard, che sono ormai una coppia a tutti gli effetti da ben sei mesi.
Lei  si è  trasferita nell’appartamento di Castle, un paio di mesi dopo la chiusura del caso del Narciso Bianco.
Ha avuto un po’ di tentennamenti all’inizio,  non tanto per la convivenza con Martha e Alexis, vuole loro un mondo di bene, ma perché non voleva invadere il loro spazio.
Però non ha messo in conto che anche loro la adorano, perciò alla fine, la somma di Castle al quadrato, più una Rodgers all’estremo, ha dato come totale… indovina chi viene a vivere con noi?
Rick è sempre lo stesso, non è cambiato di una virgola, un bambino di 8/9 anni per buona parte della giornata, fa intravedere un barlume di uomo abbastanza adulto una volta ogni tanto, a sprazzi, e la notte… beh, la notte diventa un uomo, un uomo vero, che però invece di fare il macho, lascia uscire di volta in volta  un’adolescente alla sua prima, grande ed emozionante passione.
Ma soprattutto è felice come non lo è mai stato, cammina a 50 centimetri da terra, insomma è più alto!
E lei?
Lei,  Katherine Beckett, detective della squadra omicidi della polizia di New York,  ha smesso di sopravvivere ed ha cominciato finalmente a vivere!
Il bambino Castle, le riscalda il cuore alimentandole la vita. Dal cuore la sua vita si espande ai polmoni, perciò respira meglio, poi sale al cervello e così ragiona con maggiore lucidità.
Almeno fino a quando l’uomo Richard, non la guarda fisso, com’è suo solito fare e a quel punto la lucidità si annebbia improvvisamente e non riesce più a ragionare. Ma questa è tutta un’altra storia!
Non è cambiata nemmeno lei, solo che adesso si lascia andare come una bambina, sicuramente più matura di Rick, ma quando fa venire fuori la donna adulta che realmente è, lo fa con il sorriso sulle labbra, con gli occhi felici,  col viso disteso, senza l’alone di malinconia che si è portata dietro per anni.
L’assassinio di sua madre l’aveva imprigionata in una corazza, dove nessuno sarebbe mai più entrato, né per farla soffrire, né per soffrire con lei… nessuno, fino al nessuno Richard Castle!
 
… Probabile scasso con aggressione al 25 Upper Est Side… si richiedono rinforzi…
Beckett molla la panna a Castle e risponde alla chiamata.
-Detective Beckett, 12°, mi trovo ad un isolato, 2 minuti e sono sul posto.-
-Non è omicidio. E’ un’aggressione, che c’entriamo noi?- chiede lui mentre cerca di non uscire dal parabrezza per la guida adottata da Kate.
-Noi Castle? Sbaglio o come sempre il poliziotto sono solo io?-
-Ahhh, adoro quando mi chiami ancora Castle, con quella punta di rabbia repressa.-
Lei sorride e parcheggia di sbieco davanti alla casa.
Altri colleghi in divisa sono già dentro la recinzione del giardino e dall’altra parte della strada, tenuti a distanza, un gruppetto di curiosi.
-Tu non ti muovere.-
Lui alza le mani come per dire  non ci penso neanche!
Da quando ha rischiato di morire qualche mese prima, per mano di uno psicopatico con il lancia fiamme, lei ha ottenuto un po’ di disciplina e ogni tanto resta buono in macchina.
E sottolineo 'ogni tanto'!
-Detective Beckett, omicidi.-  comunica all’agente davanti a lei,  impugnando la pistola.
-Agente Clark, 19°… detective lei è la più alta in grado, adesso è il capo. La telefonata è partita da un cellulare in questa casa. Una donna ha detto che qualcuno stava cercando di entrare, ma la chiamata si è interrotta subito dopo. Dentro non si sente niente e la porta è socchiusa.-
-Ok… entriamo!- ordina Beckett.
Clark  spalanca del tutto la porta con un calcio, ed entra seguito da Beckett e altri tre agenti.
Ognuno controlla le diverse stanze della casa e ognuno dice  -Libero!-
Abbassano le armi e si guardano attorno. La stanza è completamente sottosopra.
Sedie rovesciate, piatti e bicchieri rotti, quadri staccati dalle pareti, lo specchio dell’entrata in frantumi, piattini e bicchieri di carta con la faccia di Hallo Kitty stampata sopra sparsi per tutto il pavimento.
-Più che un’aggressione sembra volessero distruggere ogni cosa,  dice l’agente Clark rivolgendosi a Beckett,  la donna che abita qui si chiama Hellen Parker, ma di lei nessuna traccia.-
Un altro agente è chino a terra  -Qui c’è del sangue.-
-Beh, detective Beckett,  non c’è nessun cadavere, ma questo sangue non fa presagire niente di buono.-
Beckett annuisce.
-Intanto facciamo venire la scientifica e interroghiamo i vicini. Chiamo i miei ragazzi, il suo capo potrebbe avere qualcosa in contrario agente Clark?-
-Siamo sommersi di lavoro e se qualcuno ci dà una mano, visto che non sappiamo cosa sia realmente successo, è il benvenuto.-
Sta per chiamare la sua squadra, quando un rumore proveniente dalla camera da letto li blocca. Dall’armadio esattamente.
Puntano la pistola e, ad un cenno di Beckett,  Clark apre l’anta con un colpo secco.
Un attimo di silenzio,  rotto improvvisamente da uno strillo e un pianto disperato.
-Misericordia… è… è…-  
Esordisce Clark,  ma è Beckett che termina la frase.
-Una bambina!-
In quel momento guardandosi attorno, nota le fotografie.
Ritraggono una bella donna sui 25 anni, capelli castani e occhi azzurri, gli stessi colori della bambina che mostra orgogliosa all’obiettivo.
-L’avrà nascosta lì dentro per proteggerla, si è appena svegliata ed è terrorizzata, povera piccola!-
Sussurra Kate mentre guarda le foto.
L’agente Clark la prende tra le braccia cercando di calmarla, ma la piccola continua a strillare disperata, stringendo nelle manine un paperottolo di peluche. Gli altri agenti si mettono intorno e cominciano a fare degli strani versi con il viso e con la voce per calmarla,  ma il risultato è che la piccola urla ancora più forte, le manca perfino il respiro.
Beckett sta per prendere in mano la situazione, quando Castle fa il suo ingresso.
-Ma chi state scannando? Le forze dell'ordine non dovrebbero aiutare invece di provocare sofferenza?-
-Meno male che abbiamo fatto un patto.- Lo ammonisce lei.
-Non ho sentito sparare! E poi è uscito un agente dicendo che non c’è nessuno. Ma chi strilla così?-
Si avvicina al raduno degli agenti che, a suo avviso, hanno espressioni e voci abbastanza stupide per dei poliziotti in servizio, guarda oltre le loro spalle e resta senza parole…
-Ma buon Dio che state facendo? Così la terrorizzate!-
L’agente Clark si volta, sudato e molto provato dalla situazione.
-E lei chi diavolo è?-
Ma Castle non lo calcola per niente.
-Intanto non circondatela così, sennò pensa che vogliate arrestarla!-
Beckett sorride, si mette a braccia conserte e aspetta tranquilla il seguito.
-La sieda qui sul divano. Avanti faccia come le ho detto.-
Clark guarda Beckett, con gli occhi sbarrati e Kate gli fa cenno con la testa di fare come dice.
Così la sistema sul divano e si allontana, mentre la piccola continua a piangere, guardando intorno tutte quelle facce sconosciute. E l’essersi risvegliata improvvisamente dentro l’armadio completamente al buio, di sicuro non l’ha aiutata.
Castle si inginocchia alla sua altezza e tra le urla, con molta calma, comincia quello che secondo lui dovrebbe essere un discorso, ma che risulterà solo un monologo, visto che è improbabile che la piccola gli risponda.
-Bene signorina, è assodato che c’è un problema. Però se si calma solo un pochino, magari riusciamo a capire qual è, così, per cercare di trovare una soluzione. Che ne pensa?-
Gli agenti lo guardano come il matto di turno, mentre la piccola continua ad urlare, Beckett sorride ancora più compiaciuta e lui continua imperterrito.
-Insomma signorina, davvero la disperazione non porta da nessuna parte e poi non glielo ha mai detto nessuno che piangere così fa venire le rughe? Un visino così carino… sarebbe un peccato! La calma fa vedere le cose in un’altra prospettiva, mi creda!-
Man mano che parla, le urla si trasformano in singhiozzi, i singhiozzi cominciano a diminuire e Castle inclina la testa sorridendo.
E’ deliziosa con quei riccioli castani morbidi e spettinati che le arrivano al collo, e piano piano la bambina resta in silenzio.
Lo guarda seria, tirando su col naso rosso come un pomodorino e i lacrimoni che ancora scendono dagli occhi azzurri sul visetto paffuto.
Beckett alza gli occhi al cielo.
-Ecco, l’ha ipnotizzata!-
mentre  gli agenti lo guardano straniti.
-Brava stellina… ora che ci siamo calmati, mi vuole per cortesia esporre il suo problema?-
La piccola continua a guardarlo seria, con il musetto stretto a cuoricino, che trema ancora per i singhiozzi e all’improvviso… sorride!
L’espressione disperata si trasforma in uno splendido sorriso, che mostra otto deliziosi dentini, quattro sopra e quattro  sotto.
-Mamma mia, quanto è affascinante questa stellina quando sorride!-
Continua  Castle ridendo a sua volta e la bambina tende le braccia verso di lui.
-Oh! Tutto qui? Era questo il problema? Vuole solo farmi l’onore di venire tra le mie braccia! Ma prego…- e prima di prenderla le fa un piccolo inchino.
Beckett è estasiata.
-Ecco. Amore a prima vista. Anche quelle alte meno di un metro sono affascinate dal tuo sguardo. L’hai stregata solo con la voce!-
-Gelosa detective?-  la stringe a sé, quel tanto da farle capire che è al sicuro e lei accoccola il suo visino accanto a quello di quel signore così gentile.
-Beh, a questo punto credo che possiamo anche darci del tu, che dici stellina?-
Le asciuga le lacrime e si volta a guardare Beckett, ancora persa in quella meraviglia.
-Allora?-
Si risveglia di botto.
-Allora cosa?-
-Chi è la piccola?-
 
-Jeremy basta. Non gridare, svegli la bambina!
Gli dice esasperata. 
E’ in casa sua ormai da mezz’ora e da mezz’ora vaneggia e grida che ha bisogno di lei.
-Lo so che ho sbagliato ad abbandonarti, ma posso cambiare!-
-Jeremy, te ne devi andare, solo questo. Tu non hai sbagliato ad abbandonarci, tu hai sbagliato a cominciare a bucarti. Questo ci ha allontanati e questo non ci riavvicinerà. Tu ormai non fai più parte della mia vita.-
-Hellen devo fartelo capire con le cattive che ti rivoglio con me?-
-Non mi spaventi Jeremy, io devo pensare a mia figlia e tu non devi fare parte della sua vita. Tieni, ho solo 70 dollari in casa, prendili e sparisci!-
-Me ne vado… ma non ti libererai di me così facilmente!-
 
-Allora Beckett chi è questa meraviglia?-
Una voce alle loro spalle li interrompe.
-E’ la figlia di Hellen.-
Si voltano a guardare la donna che ha risposto e Kate le mostra il distintivo.
-Detective Beckett polizia di NY, lei è?-
-Mi chiamo Debby Doyle. Abito qui accanto. Sta bene?- chiede accarezzando la bambina e Castle fa cenno di si con la testa.
-Dov’è Hellen, che le è successo?
-Possiamo parlare a casa sua? La donna annuisce e Beckett continua, agente Clark, chiami il 12°, chieda del capitano Montgomery e gli dica quello che è successo. Lui sa cosa fare. Intanto non toccate niente e aspettate qui la scientifica, io torno subito. Castle vieni?-
Seguono la donna nel giardino della villetta accanto.
-Signora Doyle da quanto conosce la signora Parker?-
-Hellen è venuta a stare qui 8 mesi fa.  Abbiamo subito fatto amicizia, sa due donne sole e poi Hellen è davvero un tesoro.-
Castle anticipa la domanda della sua detective.
 -La signora Parker non ha un marito, o un compagno?-
-Stella ha un padre naturalmente, ma solo biologico. Le ha abbandonate prima che lei nascesse, ma da un po’ è tornato.-
Kate sorride meravigliata.
-Aspetti un attimo. Si chiama Stella? La bambina si chiama proprio Stella?-
-Si, perché che c’è di strano?-
-No, niente…-
Coincidenza? 
Colpo di fulmine? 
Quei due sembrano fatti l’uno per l’altra! 
A guardarli bene si somigliano pure, stesso colore di occhi e capelli e la stessa espressione monella sul muso!
-Non ci posso credere, ti chiami davvero Stellina!-
Le dice Castle accarezzandole il nasino, mentre Kate riprende l’interrogatorio.
-Tornato in che senso?-
-La perseguita.  Da un paio di mesi, si presenta a casa sua a qualunque ora chiedendole soldi. Lui è un drogato cronico, almeno da quello che mi ha raccontato Hellen, io non ci ho mai parlato.-
-Le cercava dei soldi, Hellen se la passa bene economicamente?-
-Non è ricca, la villetta l’ha ereditata alla morte dei genitori, lavora per uno studio medico privato, si occupa dell’amministrazione. Guadagna bene, ma niente di più.-
-E cosa ha visto?-
-Niente. Sono andata a fare la spesa e quando sono rientrata, la porta di casa sua era socchiusa, così l’ho chiamata e sono entrata, ma ho visto tutto quel macello. Stavo per chiamarvi, ma nello stesso istante sono arrivati i suoi colleghi, che mi hanno detto di aspettare qui a casa mia.-
-Sa il nome di quest’uomo, dove abita?-
-Jeremy, ma il cognome non me lo ha mai detto. Non sono sposati. Non so molto di lui, solo che Hellen è stanca di averlo intorno, soprattutto per la bambina.-
Si copre il viso con le mani. -Santo cielo, che può esserle successo, se solo fossi stata qui magari…-
-Magari avrebbe fatto del male anche a lei. E poi non sappiamo ancora cos’è successo realmente,  Beckett le appoggia una mano sulla gamba, non sa di altri parenti?-
-No. Che io sappia Hellen non ha più nessuno, dopo la morte dei suoi genitori è rimasta completamente sola e al di fuori dell’ufficio, non vede nessuno, tranne me e qualche altra vicina. Vive solo per la sua Stella!-
Castle guarda quell’esserino indifeso che, avvolta nel suo caldo abbraccio, si è addormentata con il ditino in bocca.
-Quanto ha la piccola, un anno?-
-Undici mesi. Compie un anno il prossimo 18 giugno. Hellen le vuole fare una festa, ha cominciato a pensarci già da ora.-
-Già. I piattini e i bicchieri di Hallo Kitty sparsi sul pavimento!- il viso di Castle si rabbuia e la stringe più forte.
Beckett lo guarda con tutto l’amore che può provare nel suo cuore. E anche se non fosse perdutamente innamorata di lui, in quel momento sarebbe impossibile non amarlo!
-Debby, con chi resta la piccola quando Hellen è al lavoro?-
-La mattina la porta al nido, per farla stare in compagnia di altri bambini e il pomeriggio fino alle 18.00 ha una babysitter,  Amy Carter,  Stella le è molto affezionata!-
-Sa dove possiamo trovarla?-
-Ho il suo cellulare e il numero di casa dei suoi genitori, Hellen me li ha lasciati in caso di bisogno. Oggi non è andata al lavoro perché voleva portare Stella fuori città, non so dove, ma la voleva lasciare a qualcuno per rimanere da sola un paio di giorni.-
Si alzano e Debby Doyle scatta dalla sedia come una molla. -Credete... credete che Hellen…-
-Al momento non crediamo niente, faremo solo il possibile per trovarla. Grazie Debby.-
-Detective, mi scusi… e Stella?-
Se non ci sono parenti prossimi, dovremo chiamare i servizi sociali, le farò sapere. Grazie ancora.
 
-Dott. Stewart, avrei bisogno di un permesso per domani-”
-Che succede Hellen, tutto a posto?-
-Si, devo solo sbrigare una cosa per la mia bambina, niente di particolare.-
-Nessun problema, per domani ci organizziamo, magari lasci disposizioni a Carla se c’è qualcosa di importante.-
-D’accordo, grazie dott. Stewart.-
  


Continua...



Angolo di Rebecca:

Ciao a tutte, eccomi all'appello dopo un pò...
Che ne pensate di questo inizio?
In questa storia troverete, sentimento, ilarità, dolcezza, tristezza e niente psicopatici...
ma molta, molta, molta cattiveria!
Spero sarà di vostro gradimento...
Buona lettura!
  
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