Anime & Manga > Sailor Moon
Ricorda la storia  |      
Autore: Blackstar85    27/07/2011    14 recensioni
Calde lacrime scivolano sul mio viso, i ricordi fanno male, specialmente quelli legati a momenti felici. Poi ci sono quei ricordi che ti straziano il cuore, quelli che invece la tua felicità la fa svanire in un istante, sbriciolando in un millesimo di secondo le convinzioni di una vita, rendendole solo un illusione
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Minako/Marta, Un po' tutti, Yaten
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
   

Passeggio lentamente lungo questo interminabile giardino. La flora di cui è contornato accende uno spiraglio di luce in questa mia anima triste.

Distese di alberi verdeggianti e cespugli sparsi tutti intorno, ricoperti da fiori bellissimi e con i colori dell’arcobaleno mi ricordano che è estate.

La stessa estate che aspettavo con ansia durante i mesi invernali, mentre dalla finestra dell’aula osservavo i bianchi e soffici fiocchi di neve venir giù da un cielo grigio e spento.

Puntualmente mi perdevo nei miei pensieri sognando lunghe distese d’acqua cristalline e spiagge dalla sabbia bianca e fine.

Sognavo il momento in cui finalmente, avrei passato per la prima volta l’estate con te Alan.

Purtroppo nella vita, le cose non vanno mai come speri. Quella che doveva prospettarsi la miglior estate della mia vita, da un mese era diventata la peggiore.

Continuo a passeggiare e il mio sguardo si posa su un piccolo spazio adibito a parco giochi. Tra quelle piccole giostrine, riconosco la nostra altalena. Nostra perché, lì mi confessasti il tuo amore, lì, mi chiedesti di essere la tua ragazza e lì ci scambiammo il nostro primo bacio.

Calde lacrime scivolano sul mio viso, i ricordi fanno male, specialmente quelli legati a momenti felici. Poi ci sono quei ricordi che ti straziano il cuore, quelli che invece la tua felicità la fa svanire in un istante, sbriciolando in un millesimo di secondo le convinzioni di una vita, rendendole solo un illusione.

L’illusione di aver trovato la persona giusta e d’essere amata, ma l’illusione più grande che una persona può crearsi è quella di credersi speciale e unica agli occhi di chi ami.

Mi siedo su quell’altalena e dolcemente inizio a dondolarmi, per un istante ho come la sensazione di percepire la tua presenza dietro di me. Mi volto ma non ci sei.

Che sciocca che sono, tu non tornerai… Tu hai buttato il nostro amore via così come si fa con i giocattoli vecchi. Perché mi hai fatto questo? Forse non ero abbastanza per te! Cosa c’era o c’è di sbagliato in me?

Alan io ti amavo… Come hai potuto strapparmi il cuore da petto e buttarlo poco dopo in un cassonetto? Perché per quanto ci provi ad odiarti non ci riesco? Sai dare una risposta alle domande che prepotentemente rimbalzano nella mia testa?

 Credo proprio di no, altrimenti adesso io non mi ritroverei qui a crogiolarmi nei ricordi e rivivendo all’infinito nella mia testa, quella scena. Anche adesso come una pellicola si riavvolge e inizia a scorrere davanti ai miei occhi…


Era appena iniziato giugno e l’indomani sarebbe stato il tuo compleanno.

Così decisi di organizzarti una caccia a tesoro, sapevo quanto amassi ricevere regali e così avevo deciso di renderti la cosa più divertente.

Nella mattinata mi diressi in cartolibreria per acquistare tutto l’occorrente, matite, cartoncini colorati, festoni e palloncini. Per il resto della giornata cercai in tutti i modi di evitare le tue chiamate, per non metterti in condizione di chiedermi cosa avessi da fare per non poterci vedere…  Solo ora ho capito che era per accettarti che per tutto il pomeriggio fossi impegnata.

Passai il pomeriggio a creare indizi  e indovinelli da risolvere per arrivare al tuo regalo, chiesi aiuto anche alle mie amiche. Si sa con i lavori manuali non sono il massimo, ma volevo che tutto fosse perfetto.

Terminammo verso le sette di sera  di preparare il tutto, ringraziai le mie amiche e decisi di far un salto a casa tua per sistemare in vari angoli della casa qualche bigliettino.

Arrivai davanti al pianerottolo, di solito a quell’ora andavi in palestra. Presi la chiave da sotto il tappetino e aprii la porta.

La scena che mi ritrovai davanti era abbominevole, tu, insieme a una sconosciuta avvinghiati sul divano del salotto a baciarvi e a fare l’amore.

Su quello stesso divano, che ci aveva visto protagonisti delle nostre giornate passate tra risate, dispetti e attimi travolgenti d’amore.

Rimasi lì immobilizzata senza riuscire a muovere un muscolo, avrei voluto urlarti che mi facevi schifo e che eri un bastardo ma la mia voce non emetteva un suono. Ti accorgesti di me solo nell’istante in cui per il troppo sgomento, lasciai cadere dalle mani le buste.

Se avessi dovuto dare una definizione alla tua espressione in quel momento, avrei detto che se avessi potuto farti inghiottire dalla terra l’avresti fatto. Con uno scatto ti sollevasti da lei e rosso in viso quello che riuscisti a dirmi fu solo:

“ Marta io… “

“ Stai zitto, non devi nemmeno nominarlo il mio nome, hai perso il diritto di farlo nel momento in cui ho assistito a questo schifo! Sei un verme… Ti odio.”

Senza neanche lasciarti il tempo di rispondere- e con il volto rigato dalle lacrime- corsi via da quella casa, da quell’orrore e da te. Corsi senza mai fermarmi- anche se il mio corpo stava quasi per cedere, non potevo- arrestarmi, avrebbe significato lasciarsi andare alla disperazione più cupa ed io non volevo.

Arrivai a casa senza fiato, corsi in camera mia e lì nella solitudine di quelle quattro mura, diedi libero sfogo alla mia rabbia e dolore. Avrò pianto per giorni interi e di te d’allora non ebbi più nessuna notizia.

 
 

Sento qualcosa che mi bagna il viso, non sono le mie lacrime ormai credo di non possederne quasi più in corpo. Alzo lo sguardo al cielo, dove pochi istanti fa splendeva, un bellissimo sole adesso è addensato di nuvole grigie.

Tra me penso che anche il cielo pianga per la fine della nostra storia e con un salto mi alzo dall’altalena. A passi svelti m’incammino verso l’uscita, istintivamente mi volto a guardare di nuovo quell’ammasso di ferro e per un attimo rivedo noi ma le gocce di pioggia cancellano anche quella mia ultima illusione.

La pioggia inizia a cadere copiosamente, affretto il passo iniziando a correre, anche se quello che vorrei e lasciar che le gocce lavassero via da me questa sensazione di malessere. Improvvisamente sento il mio corpo scontrarsi contro qualcosa o qualcuno, l’impatto è così forte che cado a terra.

Una voce acida e irritata cattura la mia attenzione, facendomi realizzare di essermi scontrata con una persona, mi rialzo velocemente e inizio a scusarmi con chi mi sta davanti.

“ Mi scusi, non l’avevo vista sono mortificata.”

Lo sconosciuto si avvicina permettendomi di vederlo meglio. Alza leggermente il suo ombrello e resto sbalordita, mi ritrovo davanti un bellissimo giovane dai lunghi capelli argentei e profondi occhi color smeraldo.

“ Ehi tu biondina, perché non stai attenta dove cammini? Per poco non mi uccidevi !”

Ok mi rimangio tutto è bello ma acidissimo peggio di uno yogurt!

“ Cosa? Per poco non ti uccidevo? Scusa è ma non credi di esagerare? Alla fine quella che è finita a terra sono io!”

“ Quanto sei antipatica…”

Antipatica io, ma guarda un po’ da che pulpito viene la predica.

“ Guarda detto da te lo prendo come un complimento e adesso scusa ma vado via, da maleducato che sei non mi hai nemmeno riparato un po’ dalla pioggia e adesso sono zuppa come un pulcino. Ciao Mister Simpatia.”

Senza lasciargli il tempo di rispondere riinizio a correre, quel tipo è proprio antipatico, anche se per pochi minuti mi ha fatto dimenticare la tristezza…

“ Certo che quella tipa è proprio strana… A me Mister Simpatia mah… Certo che però aveva una strana luce negli occhi, quasi come se il dolore fosse padrone di lei. Forse son stato un po’ scortese, ormai è fatta sarà meglio tornare a casa questa pioggia non cenna a voler diminuire.”

 

Arrivo a casa, velocemente vado in bagno liberandomi dei miei vestiti bagnati e buttandomi sotto il getto dell’acqua calda per far riprendere calore al mio corpo. Il cellulare inizia a squillare, ho un sussulto al cuore e se fosse… No impossibile.

Afferro il mio accappatoio con i cuoricini e mi dirigo verso il mobiletto del lavabo. Guardo il display è Bunny, un po’ delusa rispondo:

“ Pronto..”

“ Ciao Marta, sono Bunny come stai?”

“ Ciao Bunny, insomma… Abbastanza bene, perché mi hai chiamato?”

“ Che c’è adesso per chiamarti devo avere un motivo?”

“ No, sei libera di chiamarmi tutte le volte che vuoi…” Abbozzo una risata.

“ Marta… Io… Sicura di stare bene? Non ti vediamo da giorni, rifiuti di uscire. Hai chiesto di stare sola e abbiamo rispettato la tua scelta ma adesso la devi smettere di star chiusa in casa, non ti fa bene.”

“ Oh cara Bunny, sei sempre così dolce e premurosa, non preoccuparti dillo pure alle altre che sto bene!” Mentivo spudoratamente, non stavo per nulla bene ma non volevo farle preoccupare.

“ Sicura? Guarda che a me puoi dirlo, siamo o no amiche?

“ Sicurissima, stai tranquilla!”

“ Ok voglio crederti, quindi se dici di star bene non puoi rifiutarti di uscire con noi sabato!”

Mi ha fregato… Adesso che invento? Non mi va di stare in mezzo alla gente ma se rifiuto capirà che mentivo e dovrò subirmi la sua ramanzina e quella delle altre.

“ Sabato dici? Dove avete intenzione di andare?”

“ Si sabato! Ma mi ascolti quando parlo? Comunque c’è una festa con falò sulla spiaggia, ci divertiremo e sarà anche un modo per distrarti un po’.”.

Accettai, pensando che al sabato mancavano altri quattro giorni e forse nel frattempo avrei trovato una scusa all’ultimo momento, augurandomi anche che questa pioggia non cessasse ma continuasse per tutta la settimana.

“ Ok Bunny allora ci vediamo sabato al tempio di Rea e andiamo a questa festa contenta?”

“ Siiiiiiiiii contentissima, ciao a sabato! Marta…?”

“ Si Bunny!”

“ Ti voglio bene.”

“ Anch’io ti voglio bene, ciao a sabato.”

Chiudo la telefonata, esco dal bagno e mi dirigo in camera, m’infilo la biancheria pulita e sfilo dal cassetto il mio pigiama di due taglie più grande, mi sento al mio agio e protetta con quello indosso. Mi avvicino alla finestra sedendomi sulla poltroncina, perdendo i miei occhi in quella cascata d’acqua che scende dal cielo, che al contatto con l’asfalto scorre via lungo i tombini… La mia vita era esattamente così una cascata d’acqua piena di emozioni e sentimenti ma scontrandosi con la realtà stava scivolando via come faceva la pioggia.

 
 
                                                                                      ***
 

I giorni passarono all’insegna della pioggia che non voleva proprio cessare. In un certo senso ero rincuorata del fatto che forse non avrei dovuto trovare una scusa per uscire ma riflettendoci era giusto restare chiusa in casa a piangermi addosso quando forse lui nemmeno ci pensava più a me?

Ed ecco arrivare il sabato… Quella mattina mi alzo serena e rilassata, mi avvicino alla finestra e tiro la tenda convinta di trovare ancora un cielo grigio e piovoso, invece i raggi del sole brillavano in tutta la loro maestosità, giocando con le gocce d’acqua posate sui i tetti dando vita a un brillante e magnifico arcobaleno.

“Niente da fare, stasera mi tocca uscire, anche il fato mi rema contro o forse no?”

Passati tutta la giornata a provarmi i vestiti di ogni genere e modello, cosa potevo indossare? Prima misurai un mini abitino arancione con tulipani rossi stampati sul davanti. Era bello ma forse poco indicato per una festa in spiaggia. Presi poi un paio di jeans bianchi, lungo la gamba aveva delle scritte di Swarovski e abbinai sopra una camicetta argentata, mi guardai allo specchio il completo vestiva bene ma quella mise non mi convinceva per nulla. Ripresi a rovistare nell’armadio finché non vidi dei mini short blu oceano, sopra abbinai una fascia color sabbia e indossai un paio di sandali a schiava dello stesso colore della fascia.

Mancavano sono dei piccoli particolari ed ero quasi pronta. Legai i miei lunghi capelli in una coda che morbida mi scendeva sul un lato della spalla, mi truccai in modo semplice e leggero. Infine mi ammirai allo specchio per vedere come stavo, sembravo diversa non mi riconoscevo, finalmente avevo un’aria serena e per la prima volta in un mese che mi vedevo bella. Afferrai la borsetta e saltellando mi diressi verso il tempio di Rea.

Le ragazze erano tutte giù al tempio che mi aspettavano, da lontano vidi Bunny che come al solito bisticciava con Rea mentre Morea e Amy osservavano la scena imbarazzate.

“ Ragazze sempre a litigare voi vero?”

“Martaaaa…” Gridarono tutte in coro.

Bunny mi saltò letteralmente addosso togliendomi il respiro. Mentre le altre erano felicissime di vedermi.

“ Ci sei mancata tantissimo, sono felice di vederti sorridere.” Disse Amy.

“ Finalmente sei uscita da quella bara!” Ironizzò Rea.

“ Marta stasera pensiamo solo a divertirci ok ?” Dissero infine Morea e Bunny.

Dopo una quarantina di minuti arrivammo in spiaggia, c’erano tantissime persone a ballare intorno al falò. Al lato sinistro c’era una zona adibita a bar mentre a quello di destra c’era la consolle del dj che alternava vari tipi di musica.

Le ragazze subito si buttarono nella mischia iniziando a ballare. Io non ne avevo nessuna voglia così andai al bar e mi feci servire una coca e Lemon, dirigendomi poi verso un lato più isolato della spiaggia. Mi sedetti su uno scoglio e mi misi a osservare la tranquillità del mare e l’ondularsi di piccole onde che infrangendosi lungo il bagnasciuga rendevano l’odore dell’aria marina.

Improvvisamente sentii strattonarmi un braccio, mi voltai e spalancai gli occhi davanti a me c’era Alan che mi guardava con occhi infuocati e dal suo modo di fare capii che era sbronzo.

“ Ma guarda un po’ chi c’è qui stasera… Marta! Scusami dimenticavo io non sono degno di nominare il tuo nome.”

“ Che cosa vuoi Alan, vattene via e poi sei ubriaco non sei nemmeno in condizione di intavolare una conversazione.”

“ Inchiniamoci davanti alla grande Marta, ragazza perfetta che non sbaglia mai. Adesso tu vieni con me che devo parlarti hai capito?”

“ Io con te non vengo da nessuna parte e poi non abbiamo più nulla da dirci noi due.”

Alan si avvicino sempre più iniziando a trascinarmi dietro di lui avevo paura e nessuno sembrava essersi accorto di quello che stava per accadere. Più facevo resistenza e più lui mi tirava il braccio facendomi male, iniziai a piangere non sapevo come liberarmi da quella presa; Poi all’improvviso una voce:

“ Ehi tu damerino, non hai sentito? Ha detto che con te non vuole venire!”

Mi voltai a guardare a chi appartenesse quella voce a me familiare, lo stupore fu tanto nel costatare che era il ragazzo di qualche giorno fa in cui mi ero imbattuta.

“ E tu chi sei? Amico se non vuoi che ti rompa la faccia è meglio che sparisci subito.”

“ Fammi vedere in che modo riesci a rompermi la faccia, su fatti sotto idiota.”

“Adesso ti faccio vedere io…”

Successe tutto così velocemente che non riuscivo a capire chi dei due avesse la peggio. Quando dopo un po’ vidi Alan scappare a gambe levate e il ragazzo misterioso steso a terra. Corsi subito verso di lui per vedere cosa avesse, aveva il sangue che gli colava dal naso e preoccupata gli chiesi:

“ Ehi tu stai bene? Guarda come ti ha conciato quel cretino.”

“ Si sto bene grazie, devi vedere lui come sta conciato ahauahauaah.”

“ Pazzesco ma tu stai ridendo? Mi prendi in giro?”

“ Si rido, sono fatto così io… Comunque mi chiamo Yaten e non ehi!”

“ Io sono Marta, ma lo sai che sei  proprio strano?”

“ Io strano, tu lo sai che sei un po’ troppo nervosetta per i miei gusti?”

“ Nervosetta io ma come ti permetti, meglio che me ne vada se no non rispondo di me!”

Yaten mi afferrò la mano e in quell’istante il mio cuore iniziò a battere in modo spaventoso, il contatto con la sua mano creò in me sensazioni contrastanti tra loro un mix di felicità e paura.

“ Marta scusami, a volte esagero e non me ne rendo conto, dammi un attimo per ripulirmi poi posso offrirti qualcosa da bere?”

“ Va bene, solo perché hai ammesso che esageri quando parli!” Gli sorrisi.

“ Beh sei proprio un bel tipo, ahauahuah…”

Dopo un po’ si allontanò tornando dopo una decina di minuti con due bibite in mano, me ne porse una e si sedette accanto a me. La sensazione di disagio cresceva sempre più. Perché quel ragazzo dava al mio corpo la sensazione di infiammarsi quando mi stava vicino? Oddio cosa mi stava succedendo? “Marta ragiona non prenderti nessuna cotta, hai visto con Alan com’è andata a finire!”. Non ci riuscivo la testa diceva una cosa, il cuore mi diceva di fidarmi di lui.

“ Allora mi dici che voleva quel tizio da te?”

“ Quel tizio come l’hai chiamato tu è il mio ex ragazzo, l’ho lasciato perché mi ha tradito!” Dissi quasi con le lacrime agli occhi.

Yaten mi osservava, quasi volesse entrare nei miei pensieri ed io ricambiavo il suo sguardo rapita da quegli occhi così profondi ma allo stesso tempo quasi freddi.

“ Capisco ecco perché l’altro giorno quando ci siamo scontrati, ho avuto la sensazione che avessi una luce particolari negli occhi, era la tristezza che era dentro di te a renderli così!”

“ Così come?”

“Spenti, tristi quasi come se tu non fossi padrona del tuo corpo.”

Rimasi piacevolmente stupita, in uno sguardo era riuscito a cogliere i pensieri del mio cuore, allora non doveva essere così superficiale come immaginavo.

Restammo su quello scoglio per tutta la notte a parlare, mi faceva stare bene, più parlavamo e più il mio cuore batteva all’impazzata. Il sorgere del sole fu quasi un richiamo per dirci che iniziava un nuovo giorno, molti si erano addormentati sulla spiaggia, noi no. Eravamo così in sintonia che il tempo era passato velocemente, forse troppo!

Quella magica atmosfera fu interrotta dalla melodia del mio cellulare, era Bunny che mi aveva mandato un messaggio:

“ Marta ma che fine hai fatto? Siamo all’entrata della spiaggia! Se non sei qui in dieci minuti, ti lasciamo da sola. Scherzo… Fai presto… Ti voglio bene Bunny.”

Riposi il cellulare nella borsa e mi alzai, ripulendomi dalla sabbia attaccata sugli short, Yaten mi guardava con l’espressione di chi pensava “ Ma Adesso che sta facendo?”. Incrociai i suoi occhi… “ Oddio quanto è bello, i suoi occhi mi fanno impazzire… Marta basta, adesso smettila su…”.

“ Beh Yaten adesso devo andare via, le mie amiche mi stanno aspettando per tornare a casa, grazie per la piacevole serata.”

“ Vai via così?”

“ In che altro modo dovrei andare via? Non capisco!”

Con un balzo mi ritrovai la figura di Yaten davanti, a pochi centimetri dal mio viso, sentii un calore invadere il mio viso, sicuramente ero arrossita e non di poco. Man mano si avvicinava sempre più, stava per baciarmi… Scostai subito il volto e con gli occhi lucidi scappai via dicendo… “ Scusa io… Non posso.”

Raggiunsi le mie amiche, avevo il fiatone e il viso infervorato, per fortuna loro pensarono che la causa fosse la corsa che avevo fatto, non immaginavano lontanamente quale fosse la realtà.

Passarono quattro giorni da quella sera e il pensiero di Yaten non mi abbandonava mai. Di pomeriggio percorrevo sempre la stessa strada con la speranza d’incontrarlo ma nulla.

L’indomani sarei andata al mare con le ragazze, sulla stessa spiaggia di quella magica sera; Chissà forse l’avrei rivisto lì, ci speravo con tutta me stessa.

Mi svegliai prestissimo, preparai il borsone per la spiaggia, indossai il mio bikini bianco e arancione e un vestitino bianco. Corsi alla fermata del pullman, Bunny come al solito era in ritardo e in me cresceva una gran ansia, quello era l’ultimo posto dove forse avrei potuto rivederlo.

Arrivammo in spiaggia ed io mi giravo intorno nella speranza di scorgere la sua capigliatura argentea ma nulla; Triste raggiunsi le altre che già si erano sistemate. La giornata trascorse in modo tranquillo ed io ormai ero rassegnata al fatto che non l’avrei mai più rivisto. Il sole stava quasi per tramontare ed io adoravo sedermi in riva al mare è guardare il rossastro del sole scomparire dentro quell’immensa distesa d’acqua. Dissi alle ragazze che sarei andata alla piccola spiaggetta vicino agli scogli per ammirare il tramonto.

Arrivai alla spiaggetta  e mi sedetti su uno scoglio mentre rivivevo nella mia mente la serata passata con Yaten a parlare, un magone mi prese dentro… Come poteva mancarmi così tanto? Perché non facevo altro che pensare a lui? Mi sa che mia madre ha ragione quando dice che il colpo di fulmine esiste e che lei e mio padre ne erano la prova evidente.

Volevo vederlo con tutta me stessa, volevo scrutare i suoi bellissimi occhi e ascoltare rapita il dolce suono della sua voce… Perché ero scappata via in quel modo? Persa nei miei pensieri non mi accorsi che qualcuno aveva pronunciato il mio nome…

“Marta… Ehi mi senti! Va tutto bene?”

Mi voltai, iniziando a piangere e senza dir una parola “mi” alzai e l’abbracciai forte.

“ Marta ma ti è successo qualcosa? Perché piangi?”

“ Piango perché sono una stupida!”

Sciolse l’abbraccio, con una mano catturò le lacrime sul mio volto per poi dirmi:

“ Sul tuo viso non voglio più vedere questi goccioloni cadere capito? Poi mi spieghi perché sei scappata via? Ti ho cercato per giorni e non ti ho mai incontrata, così sono venuto qui come ultima speranza.”

“ Anche tu mi hai cercato? Anche io l’ho fatto, volevo scusarmi  per il mio comportamento, io ho avuto timore di quello che stava per accadere!”

I suoi occhi dolci mi guardavano intensamente ed io sotto il suo sguardo mi scioglievo come neve al sole, chissà cosa mi avrebbe risposto, chissà cosa pensava di me in quell’istante… Poi la sua richiesta mi stupì!

“ Marta ti va di fare il bagno?”

“ Il bagno? Ma il sole non c’è più, l’acqua sarà fredda!”

“ Dai seguimi, ti prego… Poi l’acqua è magnifica invece.”

Mi lasciai trascinare in acqua, le onde del mare accarezzavano dolcemente i nostri corpi, quasi come ci stessero cullando. Yaten si avvicinò avvolgendomi in un abbraccio. Mi sentivo sicura e protetta, sensazioni che nemmeno con Alan avevo mai provato.

“ Hai visto che l’acqua è meravigliosa?”

“ Si devo ammettere che hai ragione.”

“ Marta io… vedi è vero che non ci conosciamo per niente ma io non ti farei mai del male credimi!”

“ Yaten, hai ragione noi non ci conosciamo ma io sento che ciò che dici è sincero e quindi mi fido di te.”

Mi prese il volto tra le mani, accarezzandomi con un dito le labbra. Avvicinò lentamente il suo viso al mio dischiudendo le labbra. Chiusi gli occhi per assaporare quel momento, le nostre labbra prima si sfiorarono, poi sfociarono in un bacio carico di passione. Fu un momento bellissimo e romantico;

 Quando ci staccammo, sentivo ancora il sapore delle sue labbra sulle mie, salate come il mare… Un bacio all’acqua salata potevo definirlo ma fantastico… In quel momento capii, non importava come sarebbe andata a finire, se quello sarebbe stato l’inizio di qualcosa di duraturo o invece breve. Sapevo solo che volevo vivermi quell’attimo e quelli successivi così come venivano senza programmare nulla.

Che cosa sarebbe stato di noi due? Solo il tempo poteva dirlo… Nel frattempo avrei continuato a inebriarmi e assaporare i suoi baci all’acqua salata.

 
 
Salve a tutti, eccomi qui con questa shot su Yaten e Marta. Spero che sia di vostro gradimento e se volete lasciarmi i vostri pensieri sarò felice di leggerli sia che siano negativi o positivi. Ps ho dimenticato di ringraziare la mia amica Cri Cri per alcuni suggerimenti sulla shot. Grazie mille tesoro!Questa storia si è classificata terza al concorso dell'estate! Grazie a chi mi ha votato. !
Kiss saki

   
 
Leggi le 14 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Blackstar85