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Autore: Aliceclipse    27/07/2011    4 recensioni
"Il primo mago fu bruciato vivo nel 1333;
Il secondo fu avvelenato nel 1498;
Il terzo naufragò nel 1580;
Il quarto scomparve nel 1666;
Il quinto fu ghigliottinato nel 1794;
Il sesto fu deportato nel 1942;
Kurt, il settimo mago, il più potente, ha un solo destino: salvarli..
Ma, in questa avventura, non sarà solo. "
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo Uno

-Devi finire tu i miei compiti di francese, Hummel.-
-Perché dovrei farti i compiti, sentiamo?- Kurt non era in vena di essere preso a pugni, e di certo non aveva voglia di passare la mattinata a ripulire i suoi costosissimi vestiti dall'immondizia. Era piuttosto bravo a francese, mentre Azimio, prevedibilmente, era una capra. Certo, non lo era solo a francese. A volte, Kurt si stupiva di come riuscisse addirittura a mangiare con forchetta e coltello. Non che li utilizzasse come si deve, certo. ma almeno li utilizzava, ed era già qualcosa. Non si sarebbe affatto stupito se una di quelle mattine, a mensa, lo avesse sorpreso a mangiare con le mani. O addirittura leccando il piatto, come un cane. Oh, no, quello era un insulto a quelle povere bestioline innocenti.
-Senti, checca, scade domani, e io ho ne ho bisogno. Non mi abbasserei a chiederlo proprio a te, se tu non fossi il più bravo del corso. Se non vuoi ritrovarti la granita in punti dove non batte il sole, direi che forse ti conviene farmi quel dannato compito. E firmarlo col mio nome. O, magari, qualche pugno non farebbe male al tuo visino delicato.. - Sussurrò, avvicinandosi pericolosamente a Kurt, gli occhi iniettati di sangue. Kurt pensava di non averlo mai visto così incazzato.  Mordendosi il labbro, il ragazzo si sfiorò impercettibilmente il viso. Non voleva essere picchiato. Non lo voleva pr niente. Per una volta, avrebbe anche potuto fare il doppio dei compiti. La professoressa, il giorno dopo, si sarebbe sicuramente accorta che quella non era la scrittura di Azimio, e lo avrebbe punito in modo esemplare. La granita era un conto, per quanto fosse orribilmente frustrante, ci era abituato. Ma non poteva proprio permettere che Azimio prendesse di mira la sua faccia.
-Lo faccio- Mormorò, abbassando lo sguardo, e tentando di trattenere la rabbia che gli ribolliva in corpo. lo odiava. Odiava il fatto di essere sempre preso di mira per quello che era, odiava il fatto che la gente non riuscisse ad evolversi un minimo, quel tanto che bastava per capire che le persone erano molto più di un orientamento sessuale, o di una passione su cui lavorare.  Odiavo il fatto di essere sempre, sempre il più debole. Di non riuscire a opporsi. Ma, un giorno, le cose sarebbero cambiate. Lui era superiore a tutto questo. Avrebbe sopportato. Poteva farlo.
-Bene. Stasera alle sette in punto deve essere pronto. Ti aspetto all'ingresso del parco, niente storie. Non mi importa se hai da fare.-  
-Alle sette? Non posso portartelo domani, a scuola?- Esclamò Kurt, indignato.  Era troppo poco tempo per finire un compito a cui lui aveva lavorato per una settimana. Senza contare che, quel pomeriggio, aveva appuntamento con Blaine, per un caffè. Non poteva dargli buca senza una spiegazione.
-Voglio controllarlo. Non mi fido  di te, fatina. Fossi in te, oggi non andrei a scuola.. hai un po' di lavoro da fare. - Azimio scoppiò a ridere, mentre spingeva Kurt contro gli armadietti del corridoio semivuoto, e lo lasciò lì, una buona mezz'ora prima del suono della campanella. Probabilmente, i professori erano ancora in sala insegnanti, ignari di quello che era appena accaduto. E la maggior parte degli alunni ancora non era arrivata.
Kurt si mise una mano tra i capelli. Come avrebbe fatto a finire in tempo?

***

Si sentiva così dannatamente stanco! Kurt maledisse quella orribile giornata con tutte le sue forze, mentre, sbuffando, irritato, chiudeva di scatto il quaderno  che aveva di fronte. Un quaderno orribile, in effetti. Proprio non faceva al caso suo.  L'unica cosa passabile era il posteriore del giocatore di football - di cui lui nemmeno conosceva il nome - raffigurato sulla copertina nuova, ma sgualcita. Non a caso, era il quaderno di Azimio. Chissà quante volte lo aveva sbattuto in testa a qualche malcapitato, insieme a tutto il suo pesantissimo zaino.. riluttante, lo prese, e lo inserì nella sua nuovissima cartella. Sorrise appena alla vista del suo nuovo acquisto, e sperò che Azimio non decidesse di rovinarglielo. Dopo tutto, Kurt aveva fatto tutto quello che lui gli aveva chiesto.  Diede uno sguardo  all'orologio. Aveva finito appena in tempo. Sospirando, si alzò dalla sua scrivania,  con la stessa allegria che avrebbe potuto mostrare un condannato a morte durante il suo viaggio verso il patibolo. 

Il parco era avvolto da una fine nebbiolina, che rendeva  le ombre scure degli alberi e dei cespugli molto poco definite. Tutto era grigio e spento, nonostante i lampioni illuminassero la strada in modo discontinuo. Kurt si strinse nella sua giacca di Mark Jacobs. Sentiva la fredda aria di settembre penetrargli la pelle, come se tanti piccoli spilli lo stessero pungendo sul viso, sulle mani, tra i vestiti. Incassò la testa nelle spalle, maledicendosi per non aver scelto una sciarpa più pesante, mentre stringeva le dita attorno al bordo delle maniche. Gli era sempre piaciuto il freddo, ma  quella sera, proprio non riusciva a pensare a quanto fosse salutare per la sua pelle. Aveva decisamente altri pensieri per la testa.

Mentre si avviava verso l’entrata,  una vibrazione interruppe il corso dei suoi pensieri. Kurt si riscosse di colpo. Era stato un messaggio. All’improvviso, avvertì il peso della sua cartella. Sospirando, spostò la mano, lasciando che il freddo entrasse attraverso la manica della giacca, e rabbrividendo, mentre apriva la freddissima zip della tasca esterna, per raggiungere il suo cellulare.  Involontariamente, sorrise. Sulla schermata iniziale del telefono, c’era il nome che, più o meno ogni giorno, gli rallegrava la giornata.     Aveva appena ricevuto un messaggio da Blaine. 

“Hey. Oggi non ti sei fatto vivo.. ti ho aspettato  per un’ora. Non c’eri nemmeno a scuola.. è successo qualcosa?”

Si, era successo qualcosa. Era stato praticamente costretto a lavorare a uno stupido progetto di francese per uno stupido uomo di Neanderthal. Ma questo, Blaine non doveva saperlo. Si sarebbe incazzato da morire.

Prima che potesse rispondere al suo migliore amico, Kurt avvertì un rumore di passi farsi sempre più vicino. I fece più vicino alla luce del lampione che presidiava l’entrata del parco, infilando il cellulare in tasca.  Ci avrebbero messo poco , dopo tutto. Socchiuse gli occhi per alcuni secondi, tentando di allontanare il mal di testa.

-Bene, sei venuto. Non avevo dubbi.. finocchio. – Kurt sbuffò.  Aveva poca, pochissima pazienza, e Azimio la stava senza dubbio mettendo alla prova.

-Vuoi il tuo compito o no?- Esclamò, battendo un piede a terra. Odiava quella situazione. Non vedeva l’ora di tornarsene a casa, dormire un po’. Ne aveva veramente bisogno, al momento.

-Si, si. Dammelo. Voglio controllare.-  Mentre si piegava sulla sua adorata cartella in cerca del quaderno che doveva consegnargli, Kurt si morse la lingua, tentando di evitare battutine sarcastiche in stile Hummel. L suo self-control stava decisamente aumentando. Per un attimo, si sentì fiero di se’ stesso.   Una volta trovato, porse il quaderno all’impaziente giocatore di Football, alzando gli occhi al cielo mentre l’altro, grattandosi la testa, lo prendeva tra le mani, lo apriva, e strizzava gli occhi per leggere bene. Nonostante fossero esattamente sotto al lampione, Azimio teneva il quaderno al buio, nascosto dalla sua stessa ombra. Kurt stava per farglielo notare, ma si zittì, scuotendo leggermente la testa. Non valeva nemmeno la pena di aiutare una persona così stupida e insignificante, soprattutto considerando tutto quello che aveva fatto a lui.

A un certo punto,  però, la stupidissima faccia di Azimio sembrò contorcersi in un ghigno pura rabbia. Kurt aggrottò la fronte. Cosa non andava?

-Hai firmato col tuo nome, Finocchio!-  Azimio gettò a terra il quaderno con uno scatto,  e Kurt fece un passo indietro,  aprendo leggermente la bocca, interdetto. Avrebbe voluto parlare.. ma non ci era riuscito.  Sapeva he dalle sue labbra non era uscito niente.  Le parole di Azimio erano state decisamente troppo violente, e lo avevano spaventato a morte. C’era dentro una rabbia fin troppo grande. Aveva firmato col suo nome.. ok, non era così grave. Potevano cancellarlo, e riscriverlo. Ma, prima che Kurt potesse anche solo pensare di formulare queste parole, gli occhi di Azimio, si capovolsero.  Kurt deglutì, cercando di non urlare. Doveva mantenere la calma.

Stava impazzendo?

L’intera figura di Azimio sembrava in preda a un attacco di convulsioni, ad almeno dieci centimetri da terra.  Tutto si fece piò sfocato, il lampione scoppiò all’improvviso.  Ora, solo la flebile luce della luna piena appena nata illuminava il corpo  del giovane ragazzo.

D’un tratto, Azimio si fece più imponente. Kurt riuscì chiaramente ad osservare il suo profilo che si allargava, e i suoi vestiti che si strappavano. Una risata meccanica giunse dall’interno del suo corpo. Era finta, innaturale, quasi, avrebbe osato dire l’altro ragazzo, computerizzata. Lo terrorizzava. Mentre arretrava, Kurt inciampò in un sasso. Cadde a terra. Mentre, di fronte a lui, il corpo di Azimio mutava. L’ennesimo spasmo ne scosse il corpo.  Gettò la testa all’indietro, e la risata si trasformò in un.. ringhio? Dalla sua pelle spuntò una pelliccia argentea scura, massiccia e rannicchiata, pronta a saltare.

 Kurt scattò in piedi prima che il lupo potesse balzare su di lui.

Cominciò a correre verso il parco, aggirando quello che fino a pochi attimi prima era stato Azimio, la sua cartella stretta al braccio. Aveva dimenticato il freddo, il fastidio. Aveva dimenticato tutto. Sapeva solo che doveva correre, correre, correre, se voleva salvarsi la pelle. Perché, diamine, quello era un lupo, e lo stava inseguendo.
Kurt era sempre stato veloce. Correre gli era sempre piaciuto. Era piuttosto agile, lo era sempre stato, e questo lo aveva aiutato non poco, quando aveva avuto bisogno di scappare dai bulli che lo perseguitavano continuamente. 

I momenti in cui correva, non riusciva a pensare realmente. Ed era una sensazione bellissima. Ultimamente aveva sempre così tanti pensieri, così tanti problemi pronti a scoppiargli in testa come un vulcano. Presto sarebbe esploso anche lui. Invece, quando correva,  di solito, l’unica cosa di cui era consapevole era il vento attorno a se’.  Non c’erano problemi, c’era solo una direzione. Gli ostacoli si potevano aggirare. La vita era più facile.

Un ululato lo riportò alla realtà. Dove poteva nascondersi? Il parco non era grandissimo, e, soprattutto, non aveva altre vie d’uscita, se non l’entrata. Non poteva tornare indietro. Era in trappola?

Di una cosa era certo: Gridare era inutile. Tutti, a quell’ora, erano ormai a casa loro da un pezzo. Era quasi sicuro che suo padre fosse già tornato dall’officina. Magari Carol stava già preparando la cena. Nessuno lo avrebbe potuto aiutare. Non lì.  L’unica cosa che poteva fare era correre. Correre e sperare che qualcosa, qualunque cosa accadesse.

Il vento gli sferzava il viso. Non aveva mai avuto così freddo. Per quanto veloce e agile potesse essere, Kurt cominciava a essere stanco. Da quanto tempo stava correndo? Minuti? Quanti? Sentiva le ginocchia cedere.
Girò l’angolo, sperando di riuscire a proseguire. E il sangue gli si gelò nelle vene.

Di fronte a lui, si estendeva  il lago che delimitava il confine del parco. Una leggera foschia impediva la vista completa, rendendo quel paesaggio decisamente suggestivo e pericoloso. Gli alberi erano piuttosto alti, e più fitti rispetto a prima, e il sentiero si interrompeva in un piccolo spiazzo di cemento, contornato da panchine di legno.  Kurt, come ogni volta, rimase senza fiato per un secondo a quella vista così affascinante. Il lupo, nel frattempo, lo aveva raggiunto. Kurt balzò bruscamente di lato, e il lupo lo superò con un balzo, finendo a terra, proprio di fronte a lui. Era finita.

Ci fu un lampo di luce bianca e accecante. Kurt chiuse gli occhi, aspettando la sua fine. Invece, l’unica cosa che riuscì a sentire fu un guaito molto, molto forte.

Un liquido caldo gli gocciolò su una gamba. Aprì gli occhi appena in tempo per spostarsi a sinistra, un secondo prima che il corpo nudo e pieno di sangue di Azimio gli cadesse addosso.

Ci fu un altro lampo di luce bianca.

Kurt avrebbe giurato di Aver visto un enorme orso bianco attraversare lo spiazzo, ma, quando il lampo lasciò il posto all’ombra, l’unica cosa che riuscì a vedere fu una donna sorridente dai lunghi, lunghi capelli biondi.

La donna gli si avvicinò, e gli tese la mano. Kurt, tremante, la bocca aperta e una smorfia di paura dipinta in volto, la guardò negli occhi. Anche alla timida luce della luna, riusciva a distinguerne il colore verde brillante. Erano occhi pieni di vita. Trovò il coraggio di accennare un sorriso.

-Azimio.. io.. –  Kurt lanciò uno sguardo al ragazzo. Era una visione orrenda. Ma non sarebbe scoppiato a piangere. Era troppo scioccato.

-Azimo è vivo, Kurt. Si riprenderà, non avere paura. Adesso, io e te abbiamo altre cose di cui preoccuparci. – Sussurrò la donna, tirandolo in piedi, con una forza che Kurt non avrebbe mai immaginato.

-Lei.. chi è lei? E come fa a conoscere il mio nome?-.

Angolo della scrittrice
Se siete arrivati fino a qui,  devo dire che siete veramente molto, molto coraggiosi.  Questo è il primo capitolo di una Fan Fiction che mi è venuta im mente un paio di giorni fa. Ho aperto un vecchio scatolone di libri di alcuni anni fa, e ho trovato un libro che mi ha colpita particolarmente. Ricordo che, quando lo lessi la prima volta, diventò un dei miei preferiti. Dopo quelli di Harry Potter, s'intende.  Si tratta de "La settima strega" di Paola Zannoner. Magari qualcuno potrebbe averlo letto ^^  Comunque, ho passato un po' di tempo a sfogliarlo. Ho ricordato la storia. E mi sono chiesta: "E se al posto dei protagonisti ci fossero Kurt e Blaine?" Così, eccomi qui. Perdonatemi davvero per le scemenze che dovrete leggere.  Perchè sono sicura che riuscirò a infilarci qualche sclero.  Quindi,  chiedo scusa già adesso.  Spero davverò che vi piacerà a tal punto da decidere di continuare a leggere. Spero in qualche recensione, anche se non ho idea di cosa aspettarmi.
Spero di trasmettere quello che vorrei trasmettere, insomma.  Spero di riuscire a postare presto il secondo capitolo..  Tenterò di non deludervi troppo.  
Alis.
   
 
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