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Autore: Flaqui    27/07/2011    7 recensioni
La felicità è come una farfalla,dalle ali adorne di colori sgargianti e allegri. Tu passi tutto il tuo tempo ad inseguirla, attraverso quel lungo prato che è la vita, con il tuo piccolo retino, scegliendo i sentieri che vuoi percorrere, evitando i sassi, cercando di non calpestare i fiori e di non cadere nel fango.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Carissime!
Come state! Allora questa one shoot lo scritta di getto per riprendermi dopo l’episodio 35 della terza stagione dove assistiamo ad un episodio particolare riguardante i Nachidad. Io non ho mai amato particolarmente Caridad e Nacho, si mi piacevano, ma nulla di esagerato..
Allora piccola premessa, Juan Cruz è entrato nel corpo di Caridad e ci è rimasto per molto tempo, essendo un parassita schifoso quando cambia corpo Caridad si sente male.
In un primo momento sembra essersi ripresa poi però quando Nacho fa un passo in avanti chiedendole di.. (Ah, no, dovete leggere per sapere), lei li crolla fra le braccia.
Ringraziamento a
Alexiel94 e Marciu96 perché mi hanno contagiato con i loro pensieri Nachefi.. ma non vi aspettate nessun cambiamento radicale sono ancora una LUCEFI pura, e a MissTata55, lalikky e tenten13 che mi sopportano sempre
Vi adoro e fatemi sapere che cosa ne pensate…
Fra
P.S. oggi pubblico e basta ma domani recensirò tutte le storie che devo ancora controllare quindi non vi allarmete se non vedete la mia pazzia fra le vostre recensionii!!!



La felicidad


 
 
Una casa enorme e carissima, con giardino e piscina, tre cameriere, due mesi a Punta tutte le estati, viaggi in Europa e negli Stati Uniti. Vestiti nuovi tutti i mesi, i migliori, i più cari, l’ultimo cellulare, l’ultimo Mp4, l’ultimo televisore LCD, il più grande, uno in ogni camera.
 
Lasciò cadere la testa all’indietro, mettendosi le mani davanti agli occhi. In quel momento a Tefi sembrò tanto un bambino che gioca a nascondino e crede che mettendosi le mani sul viso nessuno possa vederlo.
E forse era proprio quello che stava cercando di fare. Di chiudere via, lontano dagli occhi il dolore.
Perché come si dice “lontano dagli occhi lontano dal cuore”.
 
Rugby nel miglior club, campionati internazionali, finali a Londra, ad Oakland. Le migliori scuole, il miglior country club del fine settimana, gli amici, le migliori famiglie. Una moto prima dei sedici anni, l’auto prima dei diciotto. Una moto ad acqua da quando ho imparato a camminare. Feste tutti i sabati, con il miglior catering, il DJ esclusivo, il barbecue per duecento persone. Le migliori ragazze, le più belle, le più al top, le meglio vestite, le più desiderate.
 
Ma non si può sempre nascondersi, prima o poi bisogna uscire allo scoperto e prendere parte alla partita.
Incapace di lasciarlo, per un momento incurante di tutto al mondo, provò anche lei a mettersi le mani davanti agli occhi, cercando di provare una sensazione anche simile, solo in parte alla felicità.
Sollievo e ricordi.
Il sapore della cioccolata calda al country club, mentre Nacho rideva come un fesso, ammiccando in direzione di Thiago che camminava svelto verso di loro. La prima volta che aveva visto Luca, le lacrime sul viso di Mar mentre l’abbracciava, il luccichio degli orecchini di Melody mentre ballavano sul palco, la voce calda di Simon, la risata di Esperanza ancora piccola, in braccio a Cielo.
 
-Però nulla di tutto questo mi ha reso felice, fui felice per la prima volta nella mia vita il giorno in cui la contadina mi disse “ti amo gaucho”, nessuno, mai mi amò così, ti giuro che darei tutto, tutto ora, per un “Ti amo” della paisa un’altra volta- e per la prima volta vide Nacho piangere, come un bambino che è caduto, facendosi male alla testa, che si porta le mani fra i capelli e inizia ad urlare sperando che la madre lo senta e venga a consolarlo–Io sono una cattiva persona, lo sai no? la tratto male, non dubiterei ad ingannarla, e non ostante tutto, lei mi ama. Quanto vale un amore così?-
-Tanto- sussurrò Tefi, mentre incontrollabili anche le sue lacrime iniziavano a scendere.
-La mia vita vale, vale tutta la mia vita-
Lo abbracciò mettendo in quell’abbraccio ogni singolo ricordo felice, ogni risata, ogni sorriso, ogni abbraccio.
 
La porta si spalancò rivelando una Paz, molto stanca. Ma i suoi occhi erano pieni di speranza. Perché infondo era quello ciò che mancava lì in quell’assurdo futuro. La speranza. Tefi l’aveva notato, ci aveva messo un po’ a capirlo. Era come un qualcosa nell’aria, un odore fastidioso, una presenza invisibile che li seguiva.
Lo sconforto, la tristezza.
Magari nel suo tempo le cose erano più difficili, ma c’era la speranza. La speranza di andare avanti, di non fermarsi davanti agli ostacoli, di continuare lungo il cammino per la felicità.
-Come sta?- chiese, incurante dello scatto di Nacho, che spingendo via Paz, che per una volta non lo bloccò, si era gettato nella camera da letto.
Caridad era stesa sul materasso, disposta con dolcezza sui cuscini di velluto, coperta da un soffice lavoro a maglia. I capelli, puliti e in ordine, probabilmente Hope glieli aveva pettinati, erano disposti con cura,intorno al suo viso, a circondarlo con grazia.
Non aveva mai pensato di poterlo dire, soprattutto riferendosi a Caridad ma in quel momento sembrava tanto una principessa, in attesa del bacio del suo principe azzurro.
-Dorme- disse Paz, lanciandole uno sguardo. Nacho l’aveva raggiunta e ora steso accanto a lei le teneva la mano, sussurrandole parole che non poteva sentire.
-E ora?- chiese Tefi, appoggiandosi allo stipite della porta.
-E ora aspettiamo-
 
La veglia era iniziata alle sette di sera, ora a mezzanotte, Tefi più distrutta che mai, lasciò vagare lo sguardo dal piccolo angolo di soffitta in cui era relegata. Luca, di fronte a lei, ancora in piedi, ancora in attesa, non ostante la testa che immancabilmente penzolava in avanti, cercò di sistemarsi meglio, poggiando il capo sullo stipite della porta. Indossava ancora il maglione che Jasmine gli aveva tessuto con la lana di Cielo. Una fitta allo stomaco la percorse, ma non era quello il momento di pensare a queste cose.
-Ragazzi, andate a letto- la voce dolce e assonnata di Paz, li istigò, per l’ennesima volta a tornare a dormire –Se succede qualcosa vi chiamo, promesso- esclamò poggiandosi una mano al petto, in un ridicolo tentativo di giuramento solenne.
-No- rispose Luca, prima che potesse farlo lei –Io rimango qui, nel caso servisse qualcosa a Nacho e Caridad-
Tefi annuì e guardò la smorfia triste di Paz, allontanarsi e ritornare a sedersi sul bordo del letto dove si trovavano Caridad, ancora distesa e Nacho, raggomitolato su se stesso.
Lanciò uno sguardo a Luca, che le sorrise in risposta, si infondo era meglio essere amici, se almeno potevano scambiarsi segni di affetto e parlare civilmente. Certo il dolore si faceva sentire, ma quel sorriso, incerto, assonnato, ma comunque maledettamente bello, le dava una strana felicità.
Chiuse gli occhi.
 

***

 
A svegliarla quella mattina fu l’odore del caffè, quell’odore un po’ dolce, un po’ amaro, che in un certo senso ti da sollievo. Le ricordava incredibilmente sua madre, i giorni in cui si svegliava presto, stiracchiandosi e cantando allegramente scendeva in cucina e preparava il caffè. Lei non lo beveva, aveva un sapore amaro, troppo forte per una bambina, ma le piaceva guardarla mentre lo preparava. Ne osservava le mani che si muovevano, velocemente, il risucchio della caffettiera, il tintinnio dei cucchiaini.
Aprii gli occhi, piano, le palpebre pesanti che lottavano per dischiudersi e quel che vide la sorprese.
Era distesa in soffitta, nell’ex letto di Cielo, circondata da entrambi i lati. A destra c’era Paz, raggomitolata su se stessa, che aveva avvolto il suo braccio nel proprio e russava alla grossa. A sinistra invece c’era Nacho, la mano intrecciata alla sua, gli occhi socchiusi e un’aria triste in volto come se stesse facendo un incubo.
Il suo corpo desiderava muoversi. Da quanto tempo era lì, immobile in quel letto? Voleva camminare sotto il sole, scendere in cucina, preparare la colazione, bere del caffè. Magari anche cantare un po’.
Provò a muovere il braccio con cautela, cercando di non svegliare Paz, ma alla fine fu Nacho quello a svegliarsi, e quando aprii gli occhi e la vide, che sorrideva impacciata come a scusarsi.
-Caridad!- urlò il ragazzo gettandosi su di lei.
 
Forse è il mio compleanno e non me lo ricordo?
L’abbraccio di gruppo in cui l’avevano stretta, urlando allegramente, non era una cosa che accadeva tutti i giorni. Tefi e Luca, che avevano dormito per terra per qualche strana ragione, uno accoccolato all’altra, senza neanche rendersene conto, ora erano lì a ridere e scherzare dolcemente, con Tefi che ogni due secondi la stritolava. Justina era arrivata con un vassoio carico di dolciumi e una caraffa di caffè d’orzo.
In quel momento, sebbene un po’ confusa e disorientata, Caridad si sentii felice.
Nacho, che la stava fissando da più di un ora, intensamente, si riscosse e sussurrò qualcosa a Tefi che le parve di intendere come un –Vieni fuori un attimo?-
La felicità è come una farfalla,dalle ali adorne di colori sgargianti e allegri. Tu passi tutto il tuo tempo ad inseguirla, attraverso quel lungo prato che è la vita, con il tuo piccolo retino, scegliendo i sentieri che vuoi percorrere, evitando i sassi, cercando di non calpestare i fiori e di non cadere nel fango.
 

***

 
-Io ti ucciderò Nacho, sul serio!- esclamò Tefi, lanciandoli un occhiata di rimprovero, mentre si stringeva la leggera camicia da notte addosso –Farmi uscire così, in pigiama, in disordine, senza make up!-
Il ragazzo la ignorò continuando a torturarsi le mani. Era davvero una cosa grave quella che stava per fare a detta di Tefi, e per una volta in cuor suo seppe che l’amica non stava per niente esagerando. Attese silenzioso quello che la ragazza stava per dirgli. Perché lo sentiva che doveva dirgli qualcosa. La conosceva troppo bene.
-Sposarti, Nacho?- ed ecco, come volevasi dimostarare –Insomma, si sono contenta che tu voglia essere felice con Caridad, ma.. insomma lo sai che se fai questo passo, poi non torni più indietro, no?-
Il ragazzo annuì –Non sarà difficile per me, io la amo-
-So che la ami, ma.. Nacho tu cambi cellulare ogni mese! Sei disposto a restare tutta la vita con lo stesso cellulare? Sopportandola, sempre, smettendola di fare il cretino con le altre, amandola incondizionatamente, anche se dovesse ingrassare?- per quanto le parole di Tefi fossero alquante ridicole, e stupide, così come i suoi paragoni, Nacho dovette rifletterci.
-Se hai un buon cellulare perché dovresti cambiarlo con uno nuovo?- chiese alla fine sorridendo.
Tefi sorrise, sedendosi accanto a lui –Era quello che speravo di sentire-
Nacho la abbracciò forte.
-Ehi, ora basta, non ti devi mica sposare con me!- esclamò poi, lei ridendo.
-Non mi tentare o il tuo negro mi picchierà a sangue-
-Come se gli importasse qualcosa-
La ragazza abbassò gli occhi, fissando con interesse le sue scarpe. Nacho avrebbe voluto dirle qualcosa, una cosa qualsiasi, una stupidaggine, una battuta, per farla sorridere, per farla ridere di nuovo, quella stronza della sua testimone.
Ma l’arrivo di Caridad glielo impedì. Il fiato li si mozzò in gola, diavolo come era bella. Il vestitino bianco, che le arrivava alle ginocchia, il sorriso bianco splendente anche quello, che le illuminava il viso.
-Allora di cosa dovevi parlarmi?- chiese.
Nacho, aprii la bocca, incapace di spiaccicare parola, poi quando sembrò aver ripreso le facoltà che gli avrebbero permesso di reagire, scappò via strascicando un “devo andare in bagno”.
 
-Alcuni passano la vita cercando la felicità, quando non la trovano, si disperano e si rassegnano a essere infelici tutta la vita-Nacho fece una pausa, sfinito dal fiume di emozioni che lo percorrevano dentro, mentre stringeva la mano della contadina e le dichiarava per la prima volta quello che sentiva -Il problema è che la gente non capisce che la felicità non esiste in luogo e bisogna andare a cercarla, perché la felicità c’è sempre, è in una chiacchierata, in un amico, in uno sguardo, in un sorriso-
Caridad, sorrise raggiante.
-Caridad, io so di non essere il migliore, di averi tradita, di averi  ingannata, trattata male, ma tu.. mi hai reso felice e allora io ti chiedo…-
-Hhm-hmm!-la tosse di Tefi lo richiamò all’attenzione, ma la comprensione venne a mancargli quando la ragazza iniziò a compiere una serie di gesti incomprensibili.
-Eh?-
-Inginocchiati idiota!- esclamò l’altra in un sussurro.
Il ragazzo si affrettò ad obbedire e alzando lo sguardo verso la donna che amava e aveva deciso di fare sua, chiese -Vuoi sposarmi?-
 
La felicità è davvero una bella cosa. Ti riempie il cuore, e ti da sicurezza, ti fa capire che ogni cosa, in fondo ha un lato positivo, ogni problema ha una soluzione, ogni domanda ha una risposta.
-Si-
 
-Caridad nooooooooo!- l’urlo terrificante e acuto di Paz si perse nell’aria mentre Caridad, cadeva, come una marionetta a cui sono stati tagliati i fili.
 
La felicità è qualcosa di tanto semplice che a volte non ci rendiamo conto della sua presenza, questo è il problema, questo fu il mio errore.
 

***

 
Il rumore della pioggia che batte sul vetro della finestra della mia camera.  Io e Thiago che giochiamo a nascondino sotto il tavolo. Simon che mi straccia a tennis. Lo schiaffo di Tefi per lo scherzo fatto a sua sorella e poi il suo abbraccio per chiedermi scusa. Melody che piange in silenzio. Jasmine che mi veste da neonato. Mar che prende a pugni un sacco da boxe. Tacho e Rama che parlano in codice. Valeria che scrive una stupida tenelovela. Lleca che cerca di conquistare una ragazza. Nico che ci insegna cosa vogliono le donne e Cielo che lo rimette al posto suo. Malvina che culla Esperanza.
 
La porta dello studio si aprii di scatto, lasciando intravedere, solo per un secondo, il volto spento di Paz.
Camillo scuote la testa.
-Non, non c’è l’ha fatta-
Le ragazze urlano, i ragazzi mi tirano in un abbraccio.
 
Dolore.
 
Pane caldo nel country club mentre il pelato si indignava con la sua voce impostata, da presentatore, facendo scherzi. La sua salsiccia con il lardo, le mie vesciche camminando con lei sotto un sole che spaccava la terra, il suo anello d’oro a curarmi, il suo angolino di luce, il suo “gaucho selvaggio”, i suoi gridi, il suo mal gusto per vestire, il suo odore di campo, le sue torte fritte, il suo sorriso.. questa era la felicità per me e solo ora posso vederla.
 
Riesco a distinguere fra tutti, l’abbraccio di Tefi, caldo, la sua guancia sulla mia.
E  il dolore si mescola ad uno strano senso di felicità.

 
 
 
 
   
 
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