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Autore: Margaret24    27/07/2011    4 recensioni
Harry, dopo essere tornato a Hogwarts per sbrigare alcune faccende alla fine della Seconda Guerra, si reca nell’ufficio del preside e, incapace di trattenersi, guarda nel Pensatoio, dove sono conservati i ricordi di Lupin.
ATTENZIONE! Se salta subito al capitolo "La Prima Guerra è finita", sappiate che non è il primo, ma non so come aggiustarlo!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Ordine della Fenice, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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 Questa volta, Harry riconobbe la tetra cucina di Grimmauld Place.  Con una fitta di dolore, vide il suo padrino, Sirius, che aiutava Lupin a scendere le scale. Quest’ultimo sembrava gravemente ferito: era avvolto in un pesante mantello strappato in alcuni punti, e il sangue che fuoriusciva dal lungo taglio sulla tempia contrastava con il colorito cinereo del suo volto. Sembrava reggersi a stento sulle gambe, e lungo il percorso fu sul punto di svenire, sorretto prontamente da Sirius, il quale non sembrava minimamente sorpreso, solo un po’ preoccupato.

“Siediti qui” disse Sirius, sospingendo l’amico verso una sedia. Lupin si sedette lentamente, respirando a fondo.
“Io ancora non capisco perché non posso venire con te” brontolò Sirius mentre trafficava con delle bottigliette nella credenza.
“Te l’ho detto mille volte, Felpato” rispose Lupin stancamente.
“Dimmelo di nuovo” insisté Sirius con la testa nella credenza.
Lupin sospirò. “A parte il fatto che Silente vuole che tu rimanga qui, perché saresti preda facile per Voldemort e perché potrebbe usarti per arrivare a Harry” disse paziente, “comunque...” s’incupì leggermente. “È passato molto tempo, Sirius. Troppo, in effetti. Non sono più quello di una volta...”
“Sciocchezze” sentenziò Sirius, voltandosi con alcune bottigliette in mano e agitando la bacchetta. Un paio di forbici uscirono da un cassetto e presero a tagliare strisce della garza che Sirius aveva poggiato sul tavolo. “Facesti le stesse storie quando eravamo a Hogwarts, eppure siamo riusciti a tenerti a bada...”
Lupin scosse debolmente il capo. “C’era anche un cervo, Sirius” disse piano. “E il mio stato emotivo di quindicenne era decisamente migliore di questo. E poi ci volle un bel po’ prima che riusciste a tenermi sotto controllo, prima che vi riconoscessi... Sono passati quindici anni dall’ultima volta. Hai visto cos’è successo quando ho dimenticato la Pozione Antilupo...”
Sirius si sedette di fronte a lui, bagnando una garza con il liquido verde di una bottiglietta. “Se non mi ricordo male, ho vinto io” disse con un sorrisetto. “Ti brucerà un po’...” aggiunse, poggiando la garza sulla tempia insanguinata di Lupin, che sussultò chiudendo gli occhi, ma non aprì bocca.
“Remus...” disse Sirius dopo un minuto di silenzio in cui aveva tamponato la ferita di Lupin. Quest’ultimo riaprì gli occhi. “So che ti sembrerà strano sentirlo dire da me, ma... Grazie”
Lupin lo fissò confuso. “Per cosa?”
Sirius esitò. Evidentemente non era tipo da lasciarsi andare a sentimentalismi. “Ecco, non appena... Non appena hai visto Peter sulla mappa, tu... tu non ci hai pensato su due volte, sei corso alla Stamberga senza avvisare nessuno. Non hai creduto a lui, nonostante tutti gli argomenti a suo favore, ma a me, ben prima che io ti dessi una spiegazione. Quella notte ho ritrovato più che la libertà, sai. Ho ritrovato Lunastorta”
Cominciò a mescolare altre due pozioni in una ciotola e vi immerse un’altra garza, non osando incrociare il suo sguardo. Lupin lo fissava perplesso, come se non riuscisse a credere che proprio Sirius Black stesse mostrando la sua gratitudine in quel modo. Poi sorrise e disse semplicemente:
“Non si abbandona un fratello, Felpato”
Sirius ricambiò il sorriso, ma vi era qualcosa di... “malandrino” sul suo volto. Infatti, disse in fretta:
“Posso-venire-con-te?”
“No” rispose Lupin con fermezza, sebbene avesse un’espressione divertita, come se si aspettasse che Sirius avrebbe approfittato del suo momento di debolezza. Lui lo guardò contrariato:
“Tirati su la manica” disse freddamente. Lupin obbedì, e Harry poté vedere un profondo morso sul suo braccio destro, dal quale fuoriusciva un liquido che assomigliava orribilmente a un acido misto a sangue.
“Questo” sussurrò Sirius, con gli occhi ridotti a fessure, “è per tutti i tuoi ‘no’, nella speranza che tu metta un po’ di giudizio in quella testolina da Prefetto che ti ritrovi e che cambi idea”
Lupin ridacchiò, ma smise subito, quando Sirius poggiò la garza sulla ferita. La sua espressione cambiò in una smorfia di dolore, il respiro si fece affannoso, la fronte madida di sudore. “Aspetta...” sussurrò a denti stretti.
“Ancora un po’” disse Sirius risoluto. Aveva abbandonato l’amarezza, ora guardava concentrato la ferita dell’amico. “Resisti...”
Lupin si lasciò sfuggire un gemito, e si tappò la bocca mordendosi le nocche. Istintivamente ritrasse il braccio, ma Sirius aveva i riflessi pronti, e glielo tenne fermo.
“Ho quasi finito” disse, continuando a tamponargli il morso. Poi, prese rapidamente una lunga fascia di garza e l’avvolse attorno al braccio con fare deciso, come se avesse eseguito l’operazione già tante volte. Lupin sembrava di nuovo sul punto di svenire, il volto di un bianco cadaverico.
“Devi smetterla di morderti” disse Sirius severo.
“Avevo fame” rispose Lupin.
"Prendi la Pozione Antilupo"
"Severus non ne vuole sapere di prepararla, lo sai..."
“La prossima volta portati un panino, allora” esclamò Sirius accigliato. I due si guardarono in silenzio, poi scoppiarono a ridere.
“Mi ero dimenticato delle BDSB...” disse Lupin.
“Di che?”
“Battute Degne di Sirius Black”
“Questa, poi...” ridacchiò Sirius asciugandosi le lacrime. “Da dove venne fuori?”
“Da James, dopo la tua ennesima battuta demente...” rispose Lupin con un gran sorriso.
“Ah già, dopo il suo ennesimo tentativo di uscire con la Evans!”
Lupin annuì. “Era stata una giornata tremenda per tutti, e tu te ne sei uscito con qualcosa riguardo le corna di Ramoso e la Evans... Per lui fu la ciliegina sulla torta...”
Scoppiarono a ridere di nuovo. Poi smisero, ed entrambi caddero in un silenzio nostalgico.
“Mi mancano” disse Sirius infine.
“Anche a me” sussurrò Lupin.
Sirius sollevò la manica di Lupin fino alla spalla, scoprendo altri due graffi profondi, ma meno gravi. Poi prese quella che Harry riconobbe come l’Essenza di Dittamo.
“Quel ragazzo me lo ricorda così tanto” disse Sirius, facendo cadere alcune gocce sulle ferite.
“Solo fisicamente” precisò Lupin. “Ha preso da entrambi i genitori, ma non è ‘tutto suo padre’, come si suol dire...”
“Lo so cosa vuoi dirmi” sbuffò Sirius, richiudendo la fiala con un tappo di sughero e prendendo un altro pezzo di garza. “Non è James. Lo so benissimo che non è lui, ma non posso fare a meno vedere lui quando vedo Harry, sono due gocce d’acqua, e...” esitò, “James se n’è andato così all’improvviso...”. Guardò l’amico dubbioso, mentre gli fasciava la spalla. “È così sbagliato?”
Lupin lo guardò tranquillo. “No, Sirius” disse, “non è questo che è sbagliato. È sbagliato che tu tratti Harry come James. Harry non è tuo amico, è il tuo figlioccio. Ha quindici anni, ha molto da imparare, e devi riconoscere che le cose che ha affrontato non sono normali per la sua età. Ha bisogno di un padre”
Harry si aspettava che Sirius ribattesse, invece si limitò a scrollare le spalle. Si rese conto che il giudizio di Lupin era il solo del quale il padrino si fidava ciecamente.
“Tu sei molto più bravo in queste cose” mormorò tetro. Lupin sorrise.
“Non si è mai abbastanza bravi in queste cose” disse. Di nuovo, una smorfia di dolore attraversò il suo volto pallido.
“Cosa c’è?” domandò Sirius preoccupato.
“Niente” si affrettò a dire l’altro. Sirius iniziò a tastargli la gamba sinistra, e Lupin sussultò. Per tutta risposta, lui gli tolse la scarpa e arrotolò piano i pantaloni fino al ginocchio. Un altro profondo taglio attraversava la gamba da parte a parte.
“Quando avevi intenzione di dirmelo?” chiese Sirius a denti stretti.
“Non è maledetta, quella” rispose Lupin, passandosi una mano sul volto stanco. “Mi sono tagliato”
“Lunastorta, tutti ti considerano buono e caro, ma solo io so quanto tu sia maledettamente orgoglioso...Questa è la tua maledizione” disse Sirius, scuotendo il capo. Fece per prendere un’altra garza, ma allungando il braccio fece cadere la boccetta del dittamo, che per fortuna era chiusa.
“Accidenti, la sbadataggine di Tonks è contagiosa” ridacchiò. Poi intinse la garza nell’Essenza, e guardò l’amico divertito.
“Non credere che non me ne sia accorto, caro il mio Lunastorta” disse malizioso.
“Di cosa?” chiese Lupin a denti stretti, dal momento che Sirius stava tamponando il taglio, che, al contrario delle altre ferite, cominciava a rimarginarsi.
“Andiamo...” lo stuzzicò Sirius. “Guarda che se ne sono accorti tutti di come vi guardate...”
“Ehm...di... come ci guardiamo?” chiese Lupin confuso.
Sirius lo guardò incredulo. “Non dirmi che ce ne siamo accorti tutti tranne il diretto interessato!”
“Sirius...” disse Lupin leggermente irritato, poiché l’amico continuava a medicargli la ferita senza effettivamente guardarla. “Si può sapere di che stai parlando?”
Sirius continuò a curargli la ferita, che si era quasi completamente rimarginata. Sembrava che si stesse trattenendo dal ridergli in faccia.
“Lunastorta, Lunastorta...” disse con fare paterno. “Tu e Tonks non smettete di lanciarvi occhiate, pare che abbiate la calamita agli occhi. E lei fa cadere di tutto, dico di tutto, quando ci sei tu nella stessa stanza. L’altra volta sembravi perso in un altro mondo, mentre ti parlavo, e la Luna Piena non era neanche lontanamente alle porte...”
Il volto di Lupin riacquistò un po’ di colore. “Hai finito?” sbottò.
“Di curare il taglio sì” rispose Sirius con aria innocente. Mise mise la garza sul tavolo e poggiò le mani sulle ginocchia, guardando Lupin con aria di sfida. “Allora?”
“Allora cosa?”
“Ti sei preso una cotta per Tonks?”
Lupin evitò il suo sguardo, con il pretesto di controllare la fasciatura al braccio. La sua espressione era indecifrabile, ma a quanto pareva non per Sirius, che esclamò:
“No! Questo è più di una cotta...”. Sgranò gli occhi. “Lunastorta, tu ti sei innamorato!”
“Piantala, Felpato” disse Lupin guardandolo accigliato. Sirius sghignazzò e disse:
“Chi l’avrebbe mai detto che anche i Lupi Mannari hanno un cuore...”
“Chi l’avrebbe mai detto che i cani hanno un cervello...”
“Beh, cosa aspetti? Diglielo!” disse Sirius emozionato.
“Non c’è niente da dire” disse Lupin risoluto.
“Andiamo, Remus, non sarà come le altre, lei lo sa già cosa sei...”
“Bene, allora saprà anche perché non voglio stare con lei”
“Orgoglioso e anche testardo, aggiungerei” disse Sirius scocciato. “Lasciatelo dire, con i ragazzi ci sai fare, ma con le femmine, amico, lì casca l’Ippogrifo”
“Chissà il perché” disse Lupin sarcastico. Poi si passò una mano sul volto stanco, e non appena Sirius aprì di nuovo bocca, lo bloccò:
“Felpato... Sono letteralmente a pezzi. Non potremmo parlarne domani?”
“Ti lascio andare solo se prometti che il mese prossimo vengo con te” disse Sirius incrociando le braccia. “Sono chiuso in questa gabbia da mesi, rischio di impazzire. So benissimo tenere testa ai cocciuti come te, e voglio vedere quale membro del Ministero o Mangiamorte voglia arrischiarsi a catturare un cane in compagnia di un Lupo Mannaro, senza contare che non è nemmeno certo che sia il famigerato Black”
“Ma perché vuoi rischiare?”
“Perché non si abbandona un fratello”
Lupin lo guardò senza rispondere. Dopo qualche istante di silenzio, sospirò.
“E va bene” disse, forse più per la stanchezza che per vera convinzione. Sirius sorrise soddisfatto, poi lo aiutò ad alzarsi.
“Andiamo, ti porto a letto”
E la cucina svanì come il fumo.


Angolo autrice:
Ehm...Lo so, questo capitolo è un po' lunghetto, e fondamentalmente non succede niente di che. Volevo descrivere il rapporto di profonda amicizia tra Lupin e Sirius, nonché le loro opinioni in merito a certi argomenti, come Harry, Tonks, i Malandrini, ecc. Siate clementi ;) Grazie!

  
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