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Autore: Kai_Harn    28/06/2003    2 recensioni
I sentimenti di una delle stelle di Seiryuu....
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FOR MY ANGEL YUI

 

Capitolo 1:
Se ripenso alla mia breve vita, posso ancora fare uno sforzo per tentare di ricordare gli avvenimenti più lontani del mio passato. Ciò che ancora ricordo benissimo è il periodo vissuto tanto tempo fa, quando ancora i miei genitori erano vivi.
All'epoca la nostra esistenza scorreva serena, nella provincia di Tenryu, dove vivevamo tutti insieme. Non eravamo ricchi, proprio per niente, ma non ci mancava nulla.
Mia madre era una bellissima donna dagli occhi azzurri, quegli stessi che io e mio fratello avevamo ereditato. Nostro padre era gentilissimo e dolce ed un gran lavoratore. Lavorava sodo per mantenere la sua famiglia e per aiutare chiunque avesse bisogno di aiuto.
Era sempre generoso con tutti e, probabilmente il miglior padre che si potesse desiderare.
Io e il mio gemello adoravamo i nostri genitori e, allo stesso modo, eravamo legati da un vincolo che non era solo quello della semplice fratellanza di sangue.

Lui ed io eravamo una cosa sola. Nati insieme, vivemmo per anni in perfetta simbiosi. Non avevamo neanche bisogno di parlare, riuscivamo a capirci senza alcun bisogno di comunicare con le parole. La presenza di mio fratello è, infatti, la primissima cosa che ricordo della mia infanzia.
Dove ero io, era anche lui. Il mio dolore era il suo e, allo stesso modo, la sua sofferenza si riversava su di me. Compagni di giochi, amici per la pelle, inseparabili in ogni attimo delle nostre giornate.
Sapevamo che, rispetto agli altri bambini noi eravamo speciali. Era il nostro misterioso potere a darci quella certezza.
Psicocinesi, telepatia, non sapevamo per quale ragione, ma possedevamo quelle facoltà straordinarie anche se, all'epoca non eravamo ancora in grado di utilizzarle. Ma erano li, parte costante delle nostre vite, primo segno della nostra predestinazione a guerrieri celestiali.

Finché fummo dei bambini però nulla conoscevamo di tutto ciò e così, sino all'età di sette anni, continuammo a vivere come comuni ragazzini.
Anzi, credevamo che tutto sarebbe rimasto identico. Avremmo potuto continuare così in eterno. O per lo meno, così credevamo, sin a che qualcosa venne a distruggere il mio pacifico mondo.

Da lontano giunse un terribile nemico: la guerra.
Perdemmo tutto, casa, genitori, amici, non c'era rimasto più nulla.
Eravamo da soli, io e il mio gemello, due ragazzini che camminavano in lacrime in mezzo alle fiamme di un incendio.
In quel momento però, quando la disperazione si stava impadronendo di me mi resi conto che avevo ancora qualcosa: il tepore della mano di mio fratello. Quella fu l'unica cosa che mi fece rendere conto che non ero solo. Se rimanevamo insieme allora non tutto era perduto. Potevamo ancora ricominciare. L'importante era essere vicini.
E fu così. Vagammo per settimane, attraversando villaggi distrutti, camminando in mezzo a mucchi di cadaveri, senza sapere dove andare. Soffrivamo la fame, la sete, ma non ci fermavamo. Con i piedi sanguinanti per il troppo viaggiare, ma sempre vicini. Sempre l'uno vicino all'altro, mano nella mano, come a sentire la nostra reciproca presenza.

Errammo per un tempo che mi sembrò infinito, sino a che, un giorno, dopo aver liberato i nostri poteri sopiti per difenderci da una banda di briganti, fummo portati alla corte dell'imperatore di Kuto, che ci mise al suo servizio.
Venimmo a sapere che, sin dalla nascita, facevamo parte delle sette stelle di Seiryuu, la costellazione guida dell'impero. Io rappresentavo la stella Suboshi, mentre mio fratello era il guerriero dell'astro chiamato Amiboshi.
A poco a poco conoscemmo anche i nostri compagni. Il capo era il generale Nakago capitano dell'esercito di Kutou. Poi c'era la bellissima Soi, la guerriera dei fulmini. Nonostante l'apparenza, era una ragazza di una forza straordinaria, capace di annientare un intero squadrone in pochi attimi. Insieme a Soi incontrammo anche Tomo, che portava sempre il volto dipinto, l'enigmatico Miboshi, ed infine Ashitare, uno strano essere metà uomo e metà lupo, che Nakago teneva praticamente in schiavitù.

Tutti noi eravamo stati radunati allo scopo di servire una misteriosa fanciulla che, tramandava la leggenda, sarebbe giunta da un altro mondo per permettere all'imperatore di evocare il sacro dio Seiryuu.
Nell'attesa che qualcosa avvenisse io e Amiboshi (mi ero abituato a chiamarlo così ormai) rimanemmo a vivere al palazzo imperiale, agli ordini diretti di Nakago, dedicandoci ad affinare le nostre abilità naturali.
Io divenni bravissimo nell'adoperare il Ryuseisui* con la psicocinesi, una tecnica che si rivelò davvero mortale. Amiboshi invece in battaglia utilizzava il suo flauto, con il quale creava melodie straordinarie .
Il talento di mio fratello nel suonare era a dir poco eccezionale. Adoravo il suono del suo flauto e spesso ci allenavamo insieme. Io mi esercitavo nel combattimento e lui, con l'inseparabile strumento in mano produceva note su note, che potevano deliziare chiunque ascoltasse, ma anche ucciderlo senza pietà.

E in tal modo trascorsero silenziosi mesi e mesi, senza che succedesse nulla di degno di nota.
Sino a che si sparse la notizia che nel paese di Konan, nemico acerrimo di Kuto, fosse giunta la leggendaria sacerdotessa di Suzaku. Ciò significava che anche la venuta della celebrante di Seiryuu non doveva essere lontana.

 

Capitolo 2: La sacerdotessa di Seiryuu

Così fu infatti. La misteriosa ragazza che aspettavamo comparve finalmente.
Ma non giunse da noi in modo trionfale, mostrando il suo potere. Arrivò tra le braccia di Nakago, svenuta e febbricitante. Il nostro capo non volle dirci di più e non ritenne opportuno disturbare la sacerdotessa presentandoci a lei. Per tre lunghi mesi non la vidi per nulla, sino a che non fui chiamato alla sua presenza.
Se devo essere sincero non mi fece nessun'impressione; Lady Yui aveva circa la mia età, era molto bella e diversa dalle ragazze che avevo conosciuto sino ad ora. Intuii inoltre che dietro il tono arrogante con il quale apostrofava Nagako doveva in realtà esserci una personalità ben diversa.

In quel momento però la mia mente correva a mio fratello, che si trovava in missione come spia tra le stelle di Suzaku, per conto di Nakago. Il compito di Amiboshi era di fingersi uno dei guerrieri della fenice e sabotare l'evocazione del dio.
Non lo vedevo da settimane ma ci tenevamo sempre in contatto utilizzando i nostri poteri. Sapevo che stava bene, e ciò bastava a tranquillizzarmi.
Non sapevo che di lì a poco l'avrei perso per sempre….

Invece accadde. All'improvviso non sentii più la sua presenza. Il suo chi* era scomparso…e ciò significava una sola cosa: Amiboshi era morto.
Non mi era mai accaduto di sentirmi così disperato. Sicuramente quei maledetti di Konan lo avevano ammazzato senza pietà, continuavo a ripetermi, mentre nella mia mente si affacciava l'immagine del suo corpo sanguinante, deriso dai nemici.
Li avrei fatti a pezzi, per sfogare la mia rabbia furibonda…e intanto me ne stavo fermo, in ginocchio, al centro di quell'enorme sala, incapace di muovermi. Non avevo neppure la forza di piangere; le lacrime non riuscivano ad uscire, tanto era il dolore che sentivo.
Per un istante desiderai anche d'essere morto. A che mi serviva rimanere in vita se il mio unico fratello mi aveva lasciato per sempre?

Pietrificato per l'angoscia rimasi per ore in quella stanza, sino a che non s'aprì la porta.
Lady Yui entrò, mormorando parole gentili nel tentativo di consolarmi, mentre io le urlavo di lasciarmi in pace.
Lei non si lasciò intimorire e, mentre si avvicinava mi accorsi di quanto i suoi splendidi occhi fossero pieni di tristezza. Lady Yui soffriva per me….
Come un bambino, mi lasciai abbracciare e consolare da quella voce dolce come il miele, che mi esortava a piangere liberamente. E come un bambino piansi tra le sue braccia, mentre mi cullava piano piano, sussurrandomi di stare tranquillo.

Fu in quel momento, quando la più nera disperazione si era impadronita di me, che lei, con la sua dolcezza, portò sollievo al mio animo martoriato.
E quando se n'andò, augurandomi una serena notte, e la vidi scomparire dietro la porta, allora compresi. Mi ero perdutamente innamorato di lei. Dei suoi occhi azzurri che avevano versato lacrime per me, per un estraneo.

Durante quella notte capii che forse esisteva ancora una possibilità per me. Anche dopo la morte di Amiboshi la vita poteva continuare, grazie a colei che mi aveva dato una nuova speranza di vita.
Ora era Lady Yui il centro della mia esistenza.
Proteggerla, stare sempre al suo fianco. Quella era la mia missione e avrei adempiuto il mio dovere anche a costo della vita.
Anche solo divenire la sua ombra fedele mi sarebbe bastato…solo per lei …

 

FINE

  
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