Guerra
La
porta della
cucina di casa Paciock si aprì con un cigolio sinistro,
giusto per rendere
ancora più tetra l’atmosfera non proprio lieta.
Malocchio si voltò, guardingo,
gli occhi saettanti.
-
Identificati!-
urlò all’indirizzo della nuova arrivata, nascosta
sotto un mantello nero
grondante di pioggia. La giovane – non poteva avere meno di
vent’anni- lasciò
cadere all’indietro il cappuccio del mantello e, con uno
sbuffo, prese la
bacchetta dalla tasca di un paio di vecchi pantaloni. I capelli rossi
rilucevano scuri alla luce sbiadita di una coppia di candele ormai
quasi
consumate sulla mensola più vicina.
-
Expecto patronum!
Dalla
punta della
sua bacchetta – legno di quercia, poco flessibile-
scaturì una creatura
argentea, un ghepardo dagli occhi cangianti.
-
Benvenuta…
Marlene!
La
voce dolce e
rassicurante di Remus la accolse dal fondo del tavolo. Marlene si
voltò nella
sua direzione, ricambiando il sorriso.
-
Basta con i
convenevoli! Qui siamo in guerra, non al bar!
Il
ringhio di
Malocchio riportò tutti all’ordine. Marlene
percorse per tutta la sua lunghezza
il grande tavolo di legno scuro, riccamente intagliato.
-
Novità, Marlene?
Per caso qualcuno vuole ucciderti facendo un favore
all’umanità?- sibilò, da un
posto alla sua sinistra, la voce bassa e roca di Dorcas.
-
Dorcas, solo
perché l’ultima volta ho riportato informazioni
sbagliate, non vuol dire che…
-
Taci, McKinnon!
Blaterare non ti servirà a nulla!
Dorcas
la
interruppe con un gesto secco della mano e poi tornò a
rivolgersi nuovamente a
Malocchio, dandole vistosamente le spalle. Marlene prese posto tra
Sirius e
Lupin, in fondo alla grande cucina.
-
Malocchio, cosa
stavamo dicendo prima che Miss-Io-Sono-Ricercata-Dal-Grande-Oscuro ci
interrompesse in maniera così brutale?- continuò
Dorcas, sventolandosi con una
mano.
-
Io volevo
parlare della maniera migliore per farti tacere per sempre-
commentò aspro
Fabian, mentre Gideon, accanto a lui, iniziava a ridere sguaiatamente.
-
Ragazzi, questa
è una riunione!- proferì saggiamente Lily,
mollando uno schiaffo sul braccio di
James che non riusciva a smettere di ridere.
-
E’ a Dorcas che
devi ricordarlo, Evans! Credo sia tarda di comprendonio…-
ringhiò Sirius,
facendo un occhiolino poco discreto a Marlene. Lei sorrise.
-
Dato che qui non
sono bene accetta, me ne vado!
Con
uno sbuffo
teatrale Dorcas si alzò, avviandosi verso l’uscita.
-
Paura,
Meadowes?- le urlò dietro Sirius, alzando una mano in segno
di saluto.
-
Signor Black,
non crede che dovrebbe smetterla di prendere in giro la signorina
Meadowes?
La
voce calma,
quasi apatica, di Silente ruppe l’atmosfera di tensione.
Sirius ritirò indietro
la mano e poi mormorò parole di scuse.
-
Signor Black, la
signorina Dorcas ha paura, è vero. Siamo in guerra, non
possiamo detestarci gli
uni con gli altri. Dobbiamo rispettarci a vicenda, crescere insieme. Il
futuro
è vuoto per tutti, signor Black. Non solo per Marlene, non
solo per te, ma per
tutti.
Nella
cucina
piombò il silenzio. Solo Malocchio alzò gli occhi
al cielo, grugnendo qualcosa
su “perdite di tempo”. Silente si
accomodò accanto a lui con un sorriso.
-
In ogni caso, ho
avuto delle informazioni da Doholov…- iniziò
Marlene, ma il rumore secco di un
bicchiere posato sul tavolo la interruppe. Al di là del
vetro, Dorcas la stava
guardando con occhi fumanti.
-
E sono in
pericolo- concluse Marlene, la voce calata di un ottava. La mano di
Sirius si
chiuse immediatamente sul suo avambraccio.
-
Bella battuta,
McKinnon! Solo perché sei una strega talentuosa, non vuol
dire che il Signore
Oscuro in persona
si voglia prendere la
briga di ucciderti!- esclamò Dorcas, rovesciando a terra il
bicchiere. Silente,
poco più in là, sussurrò appena un
“Reparo”.
-
Io direi che per
oggi può bastare… Sicurezza doppia per Marlene!-
ordinò Malocchio, alzandosi e
trascinando la gamba di legno verso l’uscita. La cucina si
svuotò in un attimo.
-
Ehi, Marlene?
La
voce di Sirius
la raggiunse, delicata come una carezza. Era in piedi, voltata verso
una
vecchia credenza.
-
Marlene… Stai
piangendo?- tentò lui, posandole una mano sulla spalla.
-
Fottiti, Sir!-
sibilò, scrollandosi la sua mano di dosso.
-
Marlene, è una
guerra! E’ lecito avere paura.
-
Taci.
-
Marlene…
-
Sì?
-
Io ti credo.
E,
forte di quella
consapevolezza, la abbracciò.
Era
una notte qualsiasi.
Il giorno dopo
Marlene fu uccisa.