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Autore: effewrites    27/07/2011    7 recensioni
[CLARISSE/SILENA]
« Sei Clarisse La Rue, vero? Stavi piangendo? »
Clarisse avvampò per la rabbia e per l’imbarazzo. « Sei totalmente fuori di cervello? Sono figlia di Ares, e i figli di Ares non piangono. Mai. »

Clarisse La Rue è una guerriera, ma anche i guerrieri hanno i loro momenti di debolezza. Il primo incontro tra la figlia di Ares e Silena Beauregard e l'inizio della loro strana, strana amicizia.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AMICHE.
 

Clarisse La Rue non era esattamente il genere di ragazza che ci si sarebbe aspettato soffrisse pene d’amore. Era grande e grossa, figlia del dio Ares, e non aveva paura di nessuno. Al Campo Mezzosangue, per ogni estate da tre anni, dominava incontrastata insieme ai suoi fratellastri che l’avevano accolta tra loro dapprima con diffidenza – un’anonima ragazzina di dieci anni, cosa vuoi che sia – e poi erano quasi arrivati a considerarla come un punto di riferimento, come qualcuno da imitare, quando con il passare del tempo aveva dimostrato quanto avesse ereditato da suo padre, il dio della guerra.
 
Erano ormai tre anni che Clarisse frequentava il campo, e mai nessuno prima d’ora l’aveva vista in difficoltà. I problemi arrivarono insieme a un giovane, Lucas, un figlio di Apollo talmente bello da essere invidiato persino dai figli di Afrodite! Clarisse non era riuscita a sottrarsi dalla scia di ragazze innamorate che Lucas lasciava dietro di sé, e si era presa una bella cotta per lui.
 
Un giorno però era venuta a sapere tramite alcuni suoi fratelli del fatto che il figlio di Apollo si fosse a sua volta innamorato di una delle figlie di Afrodite, una ragazza bionda, abbronzata, alta, snella e aggraziata: tutto ciò che Clarisse riteneva di non essere. Se da una parte la giovane guerriera scherniva i sentimenti del figlio di Apollo insieme ai suoi compagni, prendendo in giro lui e la sua ragazza, dall’altra soffriva in una maniera a lei del tutto nuova, lontana dal dolore che provava quando veniva ferita in battaglia.
 
Era qualcosa di più privato, qualcosa di nuovo. Ad ogni modo, Clarisse era certa di doversene liberare al più presto. Che non fosse mai stato detto che una figlia di Ares si fosse rammollita al punto tale da piagnucolare dietro un ragazzo! Clarisse non riusciva a pensare a nulla di più umiliante. Intanto però quel dolore non se ne andava, e ogni volta che incrociava il figlio di Apollo e la figlia di Afrodite, la ragazza riceveva una nuova scarica allo stomaco.
 
Non poteva fare a meno di sentirsi sbagliata e inadatta – di sentirsi brutta. A questo pensiero, una sera, mentre si trovava all’armeria a lucidare la lancia che suo padre le aveva donato, si lasciò scappare un singhiozzo rabbioso. Non aveva pensato che qualcuno avrebbe potuto sentirla.
 
« Chi c’è? » domandò una voce alle spalle della ragazza, che istintivamente si voltò e puntò la lancia alla gola di chiunque fosse stato così idiota da sorprenderla in un momento tanto delicato. Le scariche elettriche emanate dalla punta dell’arma illuminarono un volto stizzito e sorpreso, il volto di una ragazza che Clarisse aveva già visto tante volte al campo, ma con la quale non aveva mai scambiato una sola parola.
 
« Woh, metti giù ‘sta cosa. Non ti sto attaccando, sono una persona civile io » esclamò la ragazza indietreggiando e facendo oscillare i lunghi e liscissimi capelli neri, mentre una smorfia di superiorità le si dipingeva sul viso tondo, da bambina, con un naso perfetto e due occhi celesti circondati da folte ciglia. Le labbra erano rosee e imbronciate, ma Clarisse pensò comunque che quella che si trovava di fronte a lei era una delle persone più belle che lei avesse mai visto in vita sua.
 
« Silena Beauregard, eh? Perché non te ne torni dalle altre Barbie della cabina di Afrodite e mi lasci finire quello che stavo facendo? » mormorò la figlia di Ares con astio. Silena la fulminò con lo sguardo, ma dopo averla scrutata più attentamente i suoi occhi di raddolcirono.
 
« Sei Clarisse La Rue, vero? Stavi piangendo? »
 
Clarisse avvampò per la rabbia e per l’imbarazzo. « Sei totalmente fuori di cervello? Sono figlia di Ares, e i figli di Ares non piangono. Mai. »
 
Silena alzò gli occhi al cielo. « Certo, come no. Ti propongo un accordo: tu metti giù la tua lancia ed io non dico a nessuno di averti vista piangere. A patto che tu mi dica cosa ti è successo! » disse incrociando le braccia, con un sorrisetto su quella faccia tosta che aveva appena tirato fuori dal nulla.
 
« E se io non volessi dirtelo? »
 
« Problemi tuoi. Ti sto offrendo una spalla su cui piangere »
 
Clarisse aggrottò le sopracciglia scure. « Non ne ho bisogno » ruggì.
 
Silena emise un risolino che mise Clarisse a disagio, come se la figlia di Afrodite si stesse prendendo gioco di lei. « Non essere sciocca, Clarisse. Tutte le ragazze hanno bisogno di un’amica »
 
Seppur titubante, alla fine Clarisse mise giù la lancia e si sedette per terra con la schiena poggiata contro il muro. Tutte le ragazze avevano bisogno di un’amica, ma lei da ragazza non si era mai comportata. Già quando viveva con sua madre, senza sapere di essere una semidea, si comportava da maschiaccio. Quando aveva scoperto di essere figlia di Ares, poi, eliminare ogni atteggiamento femminile era diventato quasi un obbligo per farsi strada in quell’ammasso di grida, insulti, armi e voglia di combattere che era la cabina di Ares. È vero, c’erano pur sempre le sue sorellastre, ma con loro parlava delle strategie di battaglia, o prendeva in giro gli altri semidei. Nessuna di loro si poteva definire propriamente un’amica.
 
Silena si sedette aggraziatamente accanto alla ragazza, non prima di aver assunto un’espressione disgustata costatando quanta polvere c’era per terra. Fece un sospiro socchiudendo gli occhi e guardò Clarisse, aspettando pazientemente.
 
La figlia di Ares era riluttante ad aprire bocca, ma appena pronunciò una sola sillaba il fiume di parole che aveva dentro iniziò a scorrere sempre più veloce, e lei parlava e piangeva e dava pugni al pavimento per la frustrazione mentre Silena la ascoltava e la osservava, annuendo e emettendo esclamazioni di dispiacere o di sorpresa a seconda che il caso lo avesse richiesto.
 
« Per voi figli di Afrodite è tutto così facile, prendete sempre ciò che volete » disse infine, digrignando i denti. « Perché siete tutti così belli e così gentili che la gente non può far altro che amarvi. Mi fate sentire così brutta… »
 
Questa volta fu il turno di Silena di arrabbiarsi, non per ciò che era stato detto sui figli di Afrodite, però. « Brutta? Brutta? Stai scherzando, Clarisse? » la fece voltare e la guardò inclinando la testa, per poter godere di diverse angolazioni. « Sei molto carina, invece. »
 
Clarisse emise un suono a metà tra una risata e un grugnito. « Credici, Barbie, mi raccomando »
 
« Dicono che la bellezza sia qualcosa di soggettivo. Quindi se ti dico che per me sei carina non puoi dire proprio niente! Tieni, prendi questa » disse Silena sciogliendosi qualcosa dal polso. Porse a Clarisse una bandana rosso fuoco. « Devi solo imparare a prenderti più cura di te. Non capisco perché tutti voi figli di Ares dobbiate essere tanto rozzi! Vorrei proprio sapere come fa mia madre ad avere una tresca con vostro padre! »
 
« In battaglia non importa se hai i capelli in disordine o meno. Conta solo la vittoria » ribatté Clarisse.
 
« Ma adesso non siamo in battaglia. Adesso siamo nella vita vera, d’accordo? Quindi prendi la bandana e non fare storie. Oh, dei, faccio io! » sospirò Silena, mettendosi ad armeggiare con i capelli castani di Clarisse e la bandana. Quando ebbe finito, fece alzare il viso alla ragazza con due dita e osservò l’opera.
 
« Ecco! Adesso i tuoi capelli stanno molto meglio » sorrise soddisfatta. Clarisse non era altrettanto felice, non essendosi vista in alcuno specchio e tentando di resistere all’impulso di scuotere la testa e scompigliare di nuovo i capelli, ma si sforzò di accennare un sorriso.
 
In lontananza, intanto, si udì il suono di una conchiglia; era il segnale dello spegnimento delle luci. Silena balzò in piedi.
 
« Deve essersi fatto davvero tardi! Andiamo, dai! » esclamò prendendo Clarisse per mano e avviandosi fuori dall’armeria. La figlia di Ares la seguì, ancora confusa e imbarazzata. Quando furono fuori dall’edificio si fermò.
 
« Silena » chiamò.
 
La ragazza si voltò. « Dimmi pure »
 
Clarisse era in imbarazzo. Mai prima di quel momento si era trovata nella situazione di dover ringraziare qualcuno per qualcosa accaduto al di fuori del campo di battaglia. Quando un compagno ti guardava le spalle durante un combattimento, te la cavavi con una pacca sulla schiena un grazie frettoloso, ma sentiva che quello che Silena aveva fatto per lei era stato qualcosa che meritava di più.
 
« Grazie per quello che hai fatto » mormorò a voce tanto bassa che per un attimo ebbe paura che Silena non avesse sentito, e che avrebbe dovuto ripetere tutto a voce più alta. Ma poi la figlia di Afrodite sorrise.
 
« Non c’è di che. Almeno abbiamo sfatato il mito secondo il quale i figli di Ares e Afrodite sono talmente diversi da non poter neanche interagire tra loro »
 
Sorrisero entrambe, nel silenzio della sera, e Clarisse ringraziò gli dei che non ci fosse nessun altro oltre a loro nelle immediate vicinanze.
 
« Be’, buonanotte allora. Ci si vede domani » salutò Silena e fece per andarsene, ma Clarisse la bloccò.
 
« Silena, non dirlo a nessuno! » esclamò con un’aria che voleva essere minacciosa, ma che risultò estremamente e disgustosamente supplichevole. Se qualcuno dei suoi fratelli l’avesse vista…
 
La figlia di Afrodite si mise due dita incrociate sulla bocca e rise. « Prometto che non lo farò. E fidati, perché le amiche le promesse le mantengono sempre. Notte, Clarisse! »
 
Clarisse la vide andare via, verso la cabina di Afrodite, e si diresse a sua volta verso la cabina di Ares. Mentre camminava da sola, si accorse che lo strano e fastidioso dolore che l’aveva perseguitata nei giorni precedenti era come svanito, e sorrise appena, sapendo a cosa era stato dovuto questo cambiamento.
 
Pensò che finalmente aveva un’amica, e che non se ne sarebbe vergognata. Perché avere per amica Silena Beauregard aveva scacciato via il dolore come neanche cento vittorie sul campo di battaglia sarebbero riuscite a fare.










L'angolo della Malcontenta: Okay, vogliate perdonarmi questo scempio :'3 Miei dei, ho fatto innamorare una figlia di Ares! E non una qualsiasi, ma Clarisse La Rue!!
Ora, io AMO Clarisse. Penso sia un personaggio fantastico. Adoro come chiama Percy 'Prissy', adoro il suo voler rendere Ares fiero di sé, adoro il suo non saper mai tenere la bocca chiusa. E adoro la sua amicizia con Silena. Come possono due persone così diverse essere amiche?
Ho provato a immaginare cosa avesse unito le due semidee. Clarisse innamorata, andiamo!, ci sta. Essere figli di Ares non vuol dire non avere un cuore u.u (Effie tenta di arrampicarsi sugli specchi)
Che dire... la mia Silena Beauregard è una ragazza sì frivola, ma che tiene anche molto a cuore i sentimenti altrui u.u magari saranno OOC per molti di voi, ma è così che io le ho immaginate, lei e Clarisse <3

  
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