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Autore: Veronique.    27/07/2011    2 recensioni
Lei avrebbe dato la sua stessa vita per lui, la sua unica ragione di vita. Aveva sacrificato tutto per lui, anche la sua libertà.
Lui, giocava con questo suo aspetto di lei. Si divertiva a venir servito come se fosse un re.
Bellatrix Lestrange avrebbe dato tutto per il suo signore.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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La luna le illuminava la pelle olivastra che faceva contrasto con le da carcerata e i capelli arruffati

La luna le illuminava la pelle olivastra che faceva contrasto con le da carcerata e i capelli arruffati. Lo sguardo perso nel vuoto che fissava un punto indefinito in quel cielo stellato.

Si alzò dalla panca cigolante, togliendo le schegge che si erano attaccate al vestito e le fissò, come se queste avessero appena commesso chissà quale reato.

Eppure erano delle semplici schegge di legno. Niente di più.

 

Si adagiò sulla lettiga, disgustata dallo stato in cui si trovava il materassino ormai consumato, e guardò fuori dalla finestra, tra le sbarre. Non si avvicinava alla finestra ormai da tempo, non appena le sbarre di ferro venivano sfiorate un’orda di Dissennatori.

Azkaban era così. Ormai era la sua casa, nonostante il solo pensiero di quel posto le facesse venire dei conati di vomito.

Odiava letteralmente quel posto, ma sapeva che presto sarebbe stata di nuovo libera, accanto al suo Signore, come sempre.

Sentiva che lui stava per tornare, più forte di prima e il solo pensiero la rendeva impaziente. Sentiva che il marchio, il tatuaggio che si trovava sul suo braccio bruciava delle volte, segno che la rinascita era vicina.

Doveva solo pazientare e sarebbe stata ricompensata.

 

E un anno dopo accadde. Il marchio bruciò come i vecchi tempi, l’Oscuro Signore era davvero risorto. Dissennatori volavano impazziti attorno alla prigione di massima sicurezza dei maghi. Evasioni, esplosioni.

Si, lui era tornato. Tornato per prendersi ciò che era suo, tornato per distruggere Potter e essere il più grande mago Oscuro di tutti i tempi.

Si affacciò alla finestra con le sbarre, senza più timore. Sentiva che da li a poco sarebbe stata libera e che quegli esseri che forse un po’ temeva presto sarebbero stati al suo servizio.

Scoppiò in una risata isterica, era felice. Terribilmente felice e pronta a incontrare di nuovo il suo signore.

 

Sempre un anno dopo un’esplosione la svegliò dal suo sonno. Aria gelida e gocce di pioggia le caddero sul volto. Si voltò per guardare verso quella finestra che in quegli anni di prigionia era diventata una nemesi, un’amica delle volte e non la vide. Al suo posto vide un panorama diverso.

Una schiera di Dissennatori che volavano in giro, senza rispondere al controllo delle autorità. Macchie nere volavano in giro per il cielo scuro, coperto solo da nuvole. E li riconobbe, i suoi compagni più fidati.

“Mangiamorte” sussurrò esaltata, con un pizzico di eccitazione nella voce. Era libera, lui era tornato e la voleva di nuovo al suo fianco, ecco la spiegazione che era presente nella mente di Bellatrix.

Prese la mano di uno di questi e venne subito smaterializzata in una casa sontuosa, troppo grande per le persone che vi vivevano al suo interno.

Si guardò intorno, sfoggiando un sorriso beffardo e dimenticando per un momento che indossava ancora le vesti da carcerata.

Si bloccò in mezzo alla strada, sbarrando gli occhi.

“Non posso presentarmi al signore Oscuro così, esigo che mi vengano portate le mie vesti” urlò furiosa.

Si, era furiosa. Non poteva sopportare che fosse vestita come..una pezzente. Lei era Bellatrix Lestrange, fiera purosangue con un odio senza confronti nei confronti dei Mezzosangue.

Predicava la purezza del sangue, desiderava un mondo nel quale i maghi fossero con il sangue puro e non contaminato da quei rifiuti che altri chiamavano Babbani.
Ecco, questa era la sua filosofia, condizionata dal pensiero del Signore Oscuro.

Ma lei avrebbe fatto di tutto per lui, per apparire brillante ai suoi occhi.

Per alcuni era troppo servile, ma lei apprezzava il modo in cui il suo Signore sussurrava il suo nome, il modo in cui la premiava.

Si, per lei era tutto.

Aveva rinunciato alla libertà per servirlo, senza rinunciare alle sue idee.

Se fosse stata libera avrebbe sicuramente portato avanti il messaggio di Voldemort, senza tirarsi indietro come avevano fatto in molti, tra cui il marito della sorella, Lucius.

Il suo flusso di pensieri venne interrotto da un elfo che le porse i suoi vestiti tutto tremolante. Aveva paura di lei e questo le piaceva. Amava incutere terrore nelle altre persone, razze o quello che erano. Prese le vesti strafottente e lanciò un’occhiata all’elfo “Sparisci, sudicio servitore” sibilò, contornando il tutto con una pedata che fece cadere la povera creatura. Rise nuovamente, fiera delle sue azioni e cercò una stanza dove cambiarsi prima che il signore Oscuro la ricevesse.

Era impaziente, il cuore (o quello che più vi si avvicinava) le batteva impazzito, in trepida eccitazione.

Lanciò la divisa da carcerata per terra e dopo essersi rivestita con i suoi indumenti neri sfoderò la bacchetta “Incendio” sibilò e gioì nel vedere i vestiti prendere fuoco.

Cancellava così quella parte del suo passato.

Uscì dalla stanza che aveva scelto e il rumore dei suoi tacchi, che tanto le era mancato, tornò nelle sue orecchie. Il suono rimbombava nella stanza vuota.

Poi, lo vide.

Di spalle. Indossava una veste scura, che risaltava con il colore della sua pelle. Era rinato, era davvero davanti ai suoi occhi.

Sentì le gambe cederle e il suolo trovò contatto con il suo corpo “Mio..mio Signore” sussurrò con voce tremante.

Non si aspettava di reagire così, non si aspettava di sentire le lacrime scorrerle lungo il volto segnato dal tempo.

Il più Oscuro di tutti i maghi, il suo Signore si voltò a guardarla. La fissò negli occhi neri e ghignò. O almeno, tentò quello che tutti avrebbero interpretato come un sorriso.

Che fosse felice di vederla?

Non era possibile. O forse si.

“Bellatrix” disse solamente, porgendole il braccio ossuto per farla alzare. Per un momento pensò che volesse abbracciarla, ma le alzò la manica del lungo vestito per scoprirle il braccio con il marchio.

“Sei una buona alleata Bellatrix, una degna servitrice” continuò puntando la bacchetta sul Marchio Nero, sibilò qualcosa e si levò una risata generale.

Una risata che forse simboleggiava vittoria, si, tutti i vecchi compagni sarebbero tornati insieme.

 

I giorni passarono così. Lei lo seguiva in tutto e per tutto, con il suo solito tono servile, come se si prendesse cura..del suo innamorato.

Oh si, lei lo amava, lo amava più della sua stessa vita.

Si sarebbe anche sacrificata per lui e questo il Signore Oscuro lo sapeva, sfruttava quell’amore, sfruttava quella che era un’ossessione.

E gli piaceva, provava piacere nel sentire che qualcuno lo venerava così.

Ma non provava nient’altro.

Non provava amore.

Non poteva provare amore.

Lui, nato grazie ad un filtro d’amore e abbandonato dallo stesso padre. No, ovvio che non poteva provare un sentimento così grande, quel sentimento che non gli aveva permesso di toccare nemmeno la sua più grande nemesi.

Se avesse provato amore sarebbe stato debole e dividere la sua anima non avrebbe avuto alcun significato. Era immune a tutto, tranne che a quello.

Nessuno conosceva questa sua debolezza, o meglio nessuno dei suoi seguaci. Lo credevano invincibile, immortale.

E a lui piaceva.

Fissò la donna, che come ogni giorno camminava al suo fiancò “Bellatrix, desidero che tu mi faccia..un favore” sussurrò accarezzando Nagini, il suo fidato serpente “troverai degli oggetti nelle segrete di questo edificio, oggetti che per me valgono più della mia stessa esistenza” disse facendo una pausa e fissando la servitrice negli occhi, sentiva il suo cuore palpitare dall’emozione, si era disposta a tutto per lui “e vorrei che tu li riponessi alla Gringott, nella tua camera si sicurezza.”

“Oh mio Signore, sarebbe un tale onore per me poterla servire nuovamente” rispose lei, fiera di essere stata scelta.

Questo doveva sicuramente significare qualcosa. Lui si fidava di lei, lui la amava, si doveva essere per forza così.

Non c’erano altre spiegazioni logiche.

Ma Bellatrix non poteva sapere che quell’uomo, quello che lei serviva fedelmente da anni, quello a cui dedicava la sua intera esistenza, non amava. Non poteva amare, non conosceva l’amore e non l’avrebbe mai conosciuto.

 

 

Anni dopo..

La battaglia di Hogwarts.

Finalmente avevano conquistato il potere, finalmente potevano regnare.

Potter stava per cedere, ne era certa.

Nella scuola di Magia e Stregoneria, che per lei era paragonabile a Azkaban, i morti erano stati disposti in quella che era la sala grande.

Si era divertita a lanciare maledizioni su studenti innocenti, sui memebri dell’Ordine della Fenice, quelli rimasti.

Avada..” stava per urlare, mirando Ginny Weasley, la sporca traditrice del suo sangue.

Era purosangue, era uno spreco per la razza pura.

“Non mia figlia! Tu cagna!” urlò una voce femminile, profonda.

La madre di quella stirpe di traditori, tutti con i capelli rossi, l’aveva sfidata.

Aveva..aveva osato. Oh, se ne sarebbe pentita.

Lanciò degli Schiantesimi che vennero evitati.

Poi una luce verde.

L’unica luce verde che aveva conosciuto nel mondo della magia.

Non sentì nulla, si guardò il petto, dove vide la bruciatura.

Fece in tempo a ridere ancora, sguaiatamente. Per poi sparire, come una nuvola di fumo.

Bellatrix Lestrange sparì nel nulla, finita. Morta.

 

Lontano, un urlo disumano squarciò l’atmosfera che si era creata.

In Signore Oscuro sapeva, aveva sentito ciò che era successo e s’infuriò.

Ma la sua furia, come tutti sanno, durò poco.

Venne anche la sua fine.

E nessuno, dopo anni, gridò più Morsmordre.

 

   
 
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