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Autore: ellephedre    27/07/2011    6 recensioni
Rei Hino e Yuichiro Kumada come coppia. Questa sarà la raccolta dedicata a come questi due personaggi, dopo aver deciso di amarsi, imparano a conoscersi e a comprendersi, lentamente, sempre un poco di più.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rei/Rea, Yuichiro/Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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Interludio


 

E fummo noi

 

Autore: ellephedre

 

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

 


     

Episodio 1 - All'inizio, insieme.

        

«Ti è successo qualcosa, Rei-san?»

Rei faticò a concentrarsi sulla domanda, impegnata com'era a infilare le scarpe all'uscita dalla scuola. «Cosa intendi?»

Fuyu, la sua compagna di classe, chiuse la porticina dell'armadietto. «Da ieri sorridi tanto. Non ti ho mai vista così felice.»

Dietro di loro, vicino alla fila opposta di armadietti, alcune ragazze avevano iniziato a muoversi al rallentatore.

Le loro mani sfilavano le scarpe scolastiche con grande calma, qualcuna si accarezzava con distrazione i capelli... Scuse per indugiare un momento in più nelle immediate vicinanze.

Rei non ne fu sorpresa: a scuola lei era una celebrità. Talentuosa, rispettata, organizzatrice di un festival scolastico memorabile, capoclasse, spinta più volte a candidarsi per il posto di presidentessa del corpo studentesco. Era nota a tutti, persino alle graziose matricole appena iscritte alle medie, bambine che avevano già cominciato a guardarla con ammirazione nonostante il nuovo anno scolastico fosse iniziato da meno di un mese.

Sarebbero state buone ragioni per restarsene in silenzio, ma il gossip non la spaventava. «Mi sono trovata un ragazzo» disse a Fuyu.

Udì un suono di scarpe che cadevano a terra e quando capì chi le aveva fatte cadere rilasciò un brontolio silente.

«Un ragazzo?» ripeté Mika Suzuki, kohai del secondo anno.

Lungo i corridoi della scuola Mika le lanciava sorrisi timidi tutte le volte che la incrociava. Era così platealmente infatuata di lei che tutto l'istituto sapeva della sua adorazione non ricambiata.

«Oh.» Gli occhi di Mika si riempirono di grosse e adorabili lacrime. «Io... Scusatemi!» Fuggì dalla sala d'ingresso ancora scalza, un'eroina da cartone animato in piena regola. Tutta quella teatralità purtroppo era genuina. Nell'evitare di assecondare l'affetto di Mika, Rei si era sentita spesso una specie di oni brutto e cattivo. Per fortuna aveva potuto usare come barriera una verità molto comoda.

A me piacciono gli uomini.

Alcune tra le sue più ferventi ammiratrici non avevano voluto crederci: lei non si era mai fatta venire a prendere a scuola da un ragazzo.

Il suo era un istituto femminile, ma diverse sue compagne avevano trovato un fidanzato molto prima del terzo anno delle superiori. Il fatto che lei non avesse ancora trovato il partner adatto comunque non era parso strano: a scuola era universalmente percepita come una creatura altezzosa e molto esigente, che pretendeva solo il meglio per sé. Le andava bene così: era orgogliosa di quell'immagine, coltivata con attenzione negli anni.

Fuyu scrollò le spalle. «Mika-san prima o poi doveva scontrarsi con la dura realtà.»

Tra tutte le sue compagne di classe, Fuyu Kitahara era quella a cui Rei aveva permesso di avvicinarsi di più. Fuyu era una ragazza gentile, a posto. Come lei ce n'erano altre, ma Rei ci teneva a non farsi troppe amiche: più persone conosceva intimamente, più erano le spiegazioni che doveva dare su di sé e sulla propria vita. In un futuro ormai prossimo la sua situazione si sarebbe esponenzialmente complicata. Era stata disposta a fare un'eccezione per un possibile fidanzato, ma aveva già tutte le grandi amiche di cui aveva bisogno.

Fuyu le offrì un sorriso complice. «Posso chiederti altre notizie su di lui, Rei-san? Se ti ha conquistata, dev'essere un ragazzo meraviglioso.»

Non in maniera convenzionale, pensò Rei.

Per andare a lavorare Yuichiro indossava una tunica e un hakama. Aveva quasi cinque anni più di lei, ma non possedeva una laurea e nella vita aspirava a diventare il gestore di un tempio.

Mentre esitava a parlare di lui si sentì strana.

Nel suo istituto privato era pratica comune vantarsi dei vari e presunti pregi del proprio fidanzato. Per tanto tempo lei aveva immaginato che, appena si fosse trovata un ragazzo, avrebbe potuto parlare di lui con enorme fierezza in tante conversazioni casuali buttate lì, giusto per darsi qualche aria innocente.

Si sarebbe trovata un fidanzato bellissimo, ovviamente. Se lui non fosse stato molto intelligente - con una serie di risultati accademici brillanti alle spalle - sarebbe stato comunque indirizzato ad avere grande successo nella vita. Come cantante o attore, magari.

Più tradizionalmente, lui avrebbe potuto essere un futuro medico o forse un giovane e già brillante imprenditore. Un uomo destinato ad un lavoro da semplice impiegato le era sembrato così banale. Eppure, alla fine...

«Si tratta del ragazzo che abita al tempio con me» confessò. E si vergognò al pensiero di essersi, anche solo per un momento, vergognata di lui.

Fuyu, che un paio di volte era venuta in visita al tempio, palesò prima incredulità, quindi profonda delusione. «Oh.»

Rei detestò difendere l'immagine di Yuichiro. «Il mio ragazzo è...» Si rifiutò di iniziare ad elencare le sue qualità. Non doveva dimostrare niente a nessuno. «Lui è quello giusto per me.»

Fuyu tentò di assumere un'espressione più allegra. «Certo. Sono contenta per te, Rei-san. Non fraintendermi, non pensavo male.»

Due tipe sfacciate della sezione C erano ancora ferme a due metri da loro, le orecchie tese.

Rei strinse i denti. «Non ne avresti motivo. Lui oggi viene a prendermi a scuola. Accompagnami all'ingresso, te lo presento.» Non si vergognava di Yuichiro, affatto. Che lo vedesse pure tutta la scuola, lei non voleva nasconderlo.

Quando prese per mano Fuyu, trascinandola fuori dall'edificio, fu costretta ad ammettere che stava prendendo troppo a cuore la faccenda. Non significava forse che, in fondo, temeva proprio di vergognarsi? Prendeva di petto la situazione perché si aspettava un brutto colpo.

Che meschina. Non era mai cresciuta? Pensava davvero che il giudizio superficiale di alcune sconosciute avesse la minima importanza? Loro non conoscevano Yuichiro.

«Ehm, Rei-san?»

Smise di strattonare Fuyu. «Scusa.» Erano finite al centro dello spiazzo. «Ecco.» Accennò con la testa al muro chiaro che delimitava l'edificio scolastico. «Mi starà aspettando oltre l'uscita.»

Fuyu lasciò dondolare delicatamente la propria cartella. «Non ti stavo giudicando, sai? Anzi, per me è un grande onore sapere che vuoi presentarmi il tuo ragazzo.»

Davvero?

Fuyu si avvicinò con fare cospiratore. «Penso che la cosa più bella dell'avere un fidanzato sia essere innamorate di lui. Secondo me sei più felice tu, Rei-san, di tante altre ragazze che si vantano di chissà cosa.» Ridacchiò a bassa voce e Rei pensò di averla ingiustamente sottovalutata.

«Guarda» le disse Fuyu. «Credo che le due che ci stavano ascoltando lo abbiano già detto a qualcun altro. C'è gente che sta andando a vedere.»

Rei conobbe un attimo di nervosismo e riuscì a scioglierlo in una risata. «Che lo vedano pure. Lui è...» Cercò le parole giuste per descriverlo e fallì nel trovarle: non c'era un modo per parlare di Yuichiro rendendogli giustizia.

Guardò Fuyu e iniziò a provare un genuino desiderio di presentarglielo. Dovevano esserci altre persone che potessero guardarlo ed essere contente per lei: Yuichiro la rendeva felice e quindi era da mostrare in giro il più possibile, solo con fierezza.

D'altronde, lui l'aveva scelta. Era accaduto anche il contrario, ma in quei due giorni lei si era scoperta a pensare di essere molto fortunata: era stata scelta da una persona di valore, che aveva avuto l'idea pazza di aspettarla per quattro anni, sopportando tutti i comportamenti idioti a cui lei l'aveva sottoposto.

Oltrepassò l'uscita e vagò con lo sguardo. Trovò Yuichiro accanto ad un albero, mentre studiava le studentesse che uscivano, alla ricerca di lei. Lui indossava quello che considerava il suo abito buono, la giacca di jeans chiara in coordinato coi pantaloni dello stesso tessuto e colore.

Rei non seppe cosa le accade, ma le sembrò di vederlo per la prima volta, come se non lo avesse mai incontrato prima. Tutto quello che ebbe negli occhi fu l'immagine di un ragazzo tranquillo con un bel viso pacato, forse anche un poco serio. Lui era abbastanza grande da non essere più un ragazzino e riempiva bene gli abiti semplici, senza pretese, che portava. Aveva anche belle spalle, belle braccia, belle gambe; a lei piacevano molto. Le piaceva molto lui, che era modesto, affettuoso, a modo suo molto perspicace e facile a donare sorrisi.

Yuichiro la vide e alzò il braccio, iniziando ad attraversare la strada.

«Non capisco di cosa ti preoccupavi, Rei-san.» Fuyu era divertita. «Secondo me hai trovato l'esemplare di uomo perfetto: un bravo ragazzo carino e immensamente devoto.»

«Devoto?»

«Si capisce da come ti guarda.»

Già. Come se lei fosse la cosa più importante del suo mondo.

Chissà perché era stata tanto stupida da provare anche solo un minimo di vergogna all'idea di presentarlo ad estranei.

Assieme alla serenità, ritrovò un sano spirito di competizione e non vide ragione di mettervi freno. «A dire la verità... c'è una cosa di Yuichiro che non risulta evidente. Una cosetta da niente.»

Incuriosita, Fuyu rimase in ascolto.

«Ti prego di fare sano pettegolezzo in giro su questa questione. Fa' attenzione a come fa di cognome ora che te lo presento; non è affatto una concidenza.»

«Rei» disse lui, arrivando a pochi passi da loro. Non aveva smesso per un solo attimo di sorridere.

«Yuichiro.» Gli prese la mano. «Sono pronta ad andare. Prima però volevo presentarti questa mia compagna di classe. Qualche volta è venuta al tempio, forse te la ricordi. Si chiama Fuyu Kitahara.»

Lui le offrì un inchino del capo. «Piacere, io sono Yuichiro Kumada.» Le mostrò un sorriso di scuse. «Non ricordo di averti già vista, al tempio passa tanta gente. Perdonami.»

Fuyu annuì pensierosa e Rei identificò l'esatto momento in cui l'indizio che aveva lanciato diede i suoi frutti. Davanti alla bocca leggermente spalancata della sua compagna di classe, si sentì percorrere da un infantilissimo senso di gigantesca soddisfazione.

«Parlane, okay? È vero al cento per cento.»

Fuyu non sembrò dispiacersi del ruolo che le era stato assegnato. «Rei-san.» Scosse piano la testa. «Niente da fare... Vinci sempre tu.»

Esatto, la più fortunata era lei, in tutti i possibili sensi esistenti.

Yuichiro non capì nulla, ma come suo solito si astenne dal domandare.

Rei lo prese a braccetto. «Adesso andiamo. Ciao, Fuyu.»

«A domani Rei-san.»

Condivisero una risata segreta.

     

«Tu non usi il san per lei» osservò Yuichiro, «ma lei lo usa per te.»

Riflettendo sull'osservazione Rei gli passò la cartella, disfacendosi del peso. Si sgranchì le spalle provate da una giornata sui banchi. «Conosco Fuyu e altre ragazze da quando avevamo undici anni. Ad un certo punto con alcune ho smesso di usare l'onirifico. Non si sono lamentate, così...»

«Secondo me loro continuano a usare il san con te perché tu ispiri rispetto.»

Lei concordò, poi colse un riferimento nascosto e lo trovò fastidioso. «Adesso non venirmi a dire che anche tu mi rispetti ancora come quando usavi il san.» Non ci teneva a sapere che lui non aveva ancora smesso di sentirsi, in qualche maniera, inferiore a lei. «Va bene che sono stata io a costringerti a usare solo il mio nome, ma-»

«Quello era il passato.» Yuichiro cercò di proposito una sua mano, stringendola forte. «Da due giorni sono un uomo nuovo! Sto uscendo con te per la prima volta, cosa può rendermi più sicuro di me?» Le mostrò un sorriso gigante che lei non riuscì ad imitare.

Lui le aveva detto era una cosa molto carina, pensata per renderla felice, ma... «Non solo da due giorni, vero?»

Yuichiro comprese la ragione della domanda retorica. «No.»

Bene. Anche solo pensarlo sarebbe stato il primo passo verso un'involuzione a cui lei non teneva ad assistere.

«Qualche anno fa» continuò lui, «ti rispettavo così tanto per come sapevi importi. Per me avevi una sicurezza incredibile per la tua età, una valanga di grazia e calma che sapevi sfoderare nei momenti giusti, capacità organizzative invidiabili-»

«Grazie.» Le lodi meritate le facevano sempre piacere.

«Già. Poi è passato del tempo... e ho cominciato a notare che perdevi spesso la pazienza. Non ti rassegnavi all'idea di non saper fare qualcosa. Di tanto in tanto pretendevi favori che non era tuo diritto chiedere. Ah, e la tua testardaggine non era sempre una cosa piacevole da vedere. A volte, quando sentivi di aver subito un torto, eri deliberatamente crudele. In maniera sottile, niente di che, però... Ecco, sei ancora tutte queste cose.»

Rei era attonita. «Che diavolo stai facendo?»

«Ti dimostro che non sono più quello di qualche anno anno fa?» azzardò lui.

«Bravo, ci sei riuscito!»

Provò ad allontanarsi, ma lui le bloccò il polso. 

«No!» rise. «Non hai capito. A me tutto questo non dà fastidio.»

«Oh, quanto sei generoso

«Col passare del tempo ti ho visto più umana, Rei. Ti ho idealizzato di meno e per me sei diventata più... normale. Anche se non abbastanza avvicinabile da dirti quello che provavo per te.»

«Fortuna che l'altro giorno non hai aggiunto alla tua dichiarazione questo mio elenco di qualità.»

«Ma sono qualità.»

La strinse a sé col braccio libero e Rei bloccò un bacio con la mano. «Cos'è tutta questa confidenza?» Si scostò col viso provando a mantenersi seria e fallendo miseramente. 

«I tuoi sono difetti perfetti.» Yuichiro affondò col naso nella sua guancia - il secondo gesto preferito di Rei. Erano passati solo due giorni e mezzo, perciò la classifica era ancora in formazione e in continua evoluzione, ma c'erano già dimostrazioni d'affetto che nella sua testa si erano guadagnate un posto d'onore nella hit parade.

«Difetti perfetti» ripeté lui, «ma è l'ultima volta che ne parlo, lo prometto. Non ne ho il diritto, io ne ho così tanti che non si possono contare.»

«È vero.» Lei sperimentò il gesto d'affetto numero uno, il migliore. «Sei insicuro.» Unì la bocca alla sua in uno schiocco leggero, sfiorandola appena. «Indeciso. Un po' zerbino.» Evitò che Yuichiro si staccasse da lei cercando un bacio più dolce.

Servì a fargli capire lo scherzo.

«Allora?» Gli disse, riprendendosi la cartella. «Dove andiamo per il nostro primo appuntamento?»

         

Durante il giorno, con l'avvicinarsi del fatidico momento, Yuichiro aveva cominciato a sentirsi nervoso.

Il primo appuntamento.

Era un'esperienza da godersi appieno, ma anche una bella prova.

Gli era venuto in mente solo quella mattina - e mai prima di quel momento - che lui e Rei non avevano interessi in comune.

Era stato un fulmine a ciel sereno che aveva squarciato in due il suo paradiso di felicità.

Forse esagerava, si era detto. Entrambi potevano divertirsi a fare cose normali, come passeggiare per la città o andare al cinema.

La passioni più forti di Rei erano la musica, i fumetti e lo shopping. Le piaceva girare per negozi, in quanto includeva la possibilità di rifornirsi di materiale per le prime due cose.

La passione più forte di lui era... l'escursionismo? Più o meno, non a livelli estremi. Gli piaceva muoversi per luoghi in cui la presenza dell'uomo era minima. Era un passatempo che Rei avrebbe detestato.

Al pensiero si era quasi fatto prendere dal panico.

Nonono! A lui piaceva anche leggere! Gradiva una buona storia come qualunque persona, sia su carta che su pellicola e persino sotto forma di canzone. Poteva condividere qualcosa di quello che piaceva a Rei! La musica di lei, per esempio, gli era sempre parsa fantastica.

Poi...

Abbattuto, si era arreso.

Aveva deciso che avrebbero fatto shopping. Sarebbe equivalso ad andare sul sicuro e per quel primo periodo lui voleva solo cercare di essere il fidanzato che lei aveva sempre sperato di avere. Non voleva che le venisse in mente nemmeno un piccolo motivo di rimpianto.

Pensò di nuovo al contenuto del suo portafogli, proprio come quella mattina.

Per uscire con Rei doveva avere denaro. A lei non sarebbe piaciuto fare economia sui luoghi in cui mangiare, sui posti da visitare o su qualunque altra cosa per cui si dovesse spendere. Ovviamente Rei era capace di regolarsi sulle proprie spese, ma lui era sicuro che l'idea di trovarsi un fidanzato le fosse stata gradita anche per la possibilità di non avere più il pensiero del denaro.

Qualche volta gli era capitato, in passato, di accompagnarla a fare spese. Al supermercato soprattutto - piuttosto frequentemente - ma diversi anni addietro si era unito a lei anche in qualche giro per negozi, come portapacchi umano. L'aveva osservata mentre lei studiava i capi che le interessavano e lasciava a malincuore quelli che le piacevano di più, perché troppo cari. Persino quando riempiva il carrello della spesa a volte lei si attardava a guardare qualche pezzo di carne prelibato e costoso, valutandone il prezzo. Capire di non poter spendere in quel modo i soldi del maestro le causava un piccolo sospiro.

"Il ragazzo che mi troverò io sarà più ricco di Mamoru!" 

Rei aveva scherzato così con Usagi, un giorno di diversi mesi fa. Yuichiro si era ritrovato ad ascoltarla quasi per caso.

Ricco.

Lui... non lo era. Esserlo lo aveva infastidito. Sapeva che una disponibilità illimitata di denaro non dava la felicità: ad avere alcune cose se ne volevano altre e poi altre ancora e poi ci si ritrovava con talmente tanta roba che si finiva col chiedersi perché la si fosse voluta possedere in un primo momento.

Da quando conosceva la necessità di risparmiare aveva anche compreso il bisogno di possedere più soldi, ma era riuscito a soddisfare tutte le sue necessità e i suoi desideri con lo stipendio modesto - e onesto - che gli passava il maestro.

I desideri di Rei però...

Forse avrebbe dovuto cominciare a cercare un altro lavoro? Tra qualche tempo, quando i suoi risparmi si fossero diradati. Avrebbe potuto chiedere al maestro qualche ora libera solo per qualche giorno alla settimana, per un impiego part-time di qualunque tipo. Con un lavoro che non aveva mai fatto poteva vivere nuove esperienze.

«A che stai pensando?»

Tornò alla realtà. «A niente. Avevo la testa per aria.»

Rei scelse di non indagare. «Hai visto qualche posto dove vuoi fermarti? Se passeggiamo senza meta, dovresti almeno contribuire con qualche idea.»

In realtà stava aspettando che lei gli indicasse qualche negozio in cui voleva entrare. Oramai erano vicini alla zona più commerciale di Juuban.

Rei lanciò un'occhiata di lato. «Vuoi un gelato? Fa ancora un po' freschino, ma lì hanno già aperto la stagione...» Indicò dietro le sue spalle con un cenno del mento.

Lui non si disturbò neanche a guardare. «Vuoi una di quelle coppe grandi, un... parfait, si chiama così?»

Rei inclinò la testa, curiosa. «No. Vanno bene due coppette da asporto, così continuiamo a camminare.» Cominciò ad avviarsi. «Per te cioccolato e panna, come a casa? Aspetta, vediamo prima che gusti ci sono.»

Entrarono nella gelateria. Davanti alla vetrina con le diverse scelte, la più veloce a decidere fu Rei. Quasi subito chiese una coppetta con gusto anguria e yogurt. Lui invece si attardò a scegliere. Dopo mesi che non assaggiava del gelato, la prima leccata al cono lo lasciò talmente estasiato che era già fuori dal negozio assieme a Rei quando si accorse di aver saltato un passaggio. Girò la testa e notò che la ragazza al bancone non stava inseguendo nessuno per il pagamento dei gelati.

Evitò di sentirsi troppo idiota e pensò a rimediare. «Quant'era?»

«Duecentocinquanta yen.»

«Per due gelati?» Era un prezzo stracciato.

«No, per uno» ridacchiò Rei. «Me li dai più tardi o paghi per quelli che mangeremo la prossima volta.»

... cosa?

No.

Portò la mano sul retro dei pantaloni e si fermò in tempo. Sarebbe stato ridicolo offrirle in mano del denaro. C'era un'altra soluzione. «Vuoi andare in qualche negozio di vestiti, o di dischi?»

Rei indugiò con la palettina trasparente del gelato, rosa fosforescente, in bocca. La sfilò dalle labbra. «Vuoi comprare qualcosa?»

«No, dicevo per te.»

«Io non ho niente da comprare oggi.»

Sì, ma non aveva capito quello che lui stava cercando di fare.

Rei scrollò le spalle. «Se dopo non sappiamo dove andare, possiamo fare un salto al reparto musica di Yurindo. Magari è arrivato qualcosa di nuovo.»

Ecco. E se era arrivato, lui glielo avrebbe regalato.

Lei affondò la paletta nel proprio gelato e gliela portò alle labbra. «Sentì quant'è buono questo gusto allo yogurt. Ti piace?»

Latte e derivati non erano tra i cibi suoi preferiti, ma trovò il gusto particolare, niente male. Annuì.

«Poi mi fai provare il tuo cioccolato. Come mai lo scegli sempre?»

Lui non fu originale nella risposta. «Mi piace.» E gli piaceva quel momento: come una vera coppia, assaggiavano l'uno il cibo dell'altra. 

Rei riprese a camminare. «Sai che penso di sapere perché lo gradisci tanto?»

Lui la raggiunse.

«È un po' come te» sorrise lei. «Un bel gusto intenso e dolce, di cui si impara a non poter fare a meno.»

Oh, lui era felice. Felice, felice, felice. Col cono la sporcò di cioccolato sulla bocca. Anche sul naso, con divertito disappunto di lei, ma poi pulire e assaggiarsi a vicenda fu un'operazione magnifica per entrambi.

   

I posti con troppa gente quel giorno non le piacevano.

Forse avrebbero dovuto dirigersi fuori da Juuban, verso spazi più tranquilli, ma non si erano attrezzati per una lunga gita. La sua cartella, che di tanto in tanto si passavano di mano, era d'impiccio. Yuichiro continuava a prendergliela, ma lei insisteva puntualmente per riaverla.

Sarebbero dovuti rientrare a casa per sbarazzersene, ma lì c'era suo nonno.

Rei non aveva ancora voglia di rivederlo. La prossima volta che se lo fosse trovato davanti, sarebbe stato il momento delle spiegazioni. Quella mattina, cogliendoli in flagrante durante il bacio di saluto, lui non aveva accennato a grandi discorsi. Anzi, lei lo aveva inseguito in giro per il corridoio e lui era letteralmente sparito nel nulla, probabilmente a giocare sul tetto, come ogni tanto faceva. 

Lei non si illudeva: quella sera stessa si sarebbe ritrovata a tavola con lui e Yuichiro a discutere di cosa poteva o non poteva succedere in quella loro relazione.

Non erano paletti di cui lei avesse ancora bisogno. Per quel giorno, fino a che era possibile, voleva pensare solamente a uscire e a divertirsi con Yu.

Yu?

Bel nomignolo, sorrise tra sé.

Si stava divertendo con lui. Assieme a Yu era bello anche non fare niente, camminare in giro oppure riposarsi su una panchina, come stavano facendo in quel momento.

L'unica cosa che le dava fastidio era indossare ancora la divisa scolastica. Per il loro primo appuntamento avrebbe voluto sentirsi più carina, più... curata. Aveva considerato di chiedergli di entrare in un negozio, per comprare qualcosa da mettersi subito, ma lei impiegava ore a scegliere i vestiti e nell'attesa lui sarebbe morto di noia.

Forse durante il sabato o la domenica sarebbero potuti andare fuori città. L'idea di una scampagnata non la attirava molto, ma si sarebbe portata dietro il lettore musicale e magari un nuovo libro, da sfogliare quando si fossero fermati a riposare. Stare all'aperto non le avrebbe fatto male e Yuichiro si sarebbe divertito. Per fortuna lui non sembrava annoiarsi neppure così, a non far nulla di particolare assieme a lei.

«Tutto bene?»

«Certo» gli sorrise, continuando a giocare senza senso con una sua mano. Qualche minuto prima l'aveva presa e non l'aveva più lasciata andare. La teneva giusto perché era piacevole scoprire meglio la mano che aveva avuto davanti per anni senza mai aver davvero osservato. Per esempio non aveva notato le linee del suo palmo - ben segnate, lunghe - o i punti in cui la pelle si era fatta più ruvida per il troppo stringere lavoro.

Si divertiva a muovergli e tirargli un po' le dita. Lo teneva intrappolato e c'era del piacere in quel concetto.

«Stavo pensando...» 

Lo guardò.

«Mi accompagneresti a prendere qualcosa di nuovo da per me? Non ho molti vestiti.»

Accompagnarlo a fare acquisti? «Come mai? Di solito non pensi al guardaroba» Con l'eccezione di nuove tute o scarpe per correre. Le usava tanto intensamente da usurarle in fretta.

Lui tentò una scrollata di spalle che non gli riuscì a dovere. «Tu sei sempre vestita bene.»

Cercando il bandolo della matassa, lei aggrottò la fronte. «Vorresti adeguarti a me?»

«Per non farti sfigurare.»

Le uscì uno sbuffo. «Non mi dispiace se ti compri qualcosa di nuovo, ma fallo solo se lo ritieni necessario. E scegli tu. I miei gusti non ti piacerebbero.»

Lui studiò le sue parole. «Ma i tuoi sono i gusti di cui mi importa ora.»

«È una cosa carina da dire, ma anche stupida. Non devi annullarti per me, non provarci nemmeno.»

Nella confusione di Yuichiro si fece viva un'ombra di frustrazione. «Non si tratta di annullarmi, solo di coinvolgerti.»

Non era una buona idea comunque. «Ti farei spendere un capitale che non puoi permetterti. E ti pentiresti del risultato finale.» In termini di vestiario maschile lei virava su uno stile elegante. Non era il tipo di capo che avrebbe visto bene addosso a lui, inoltre... Lo osservò bene in faccia e non capì. «Cosa c'è?»

«Non dovresti pensare al denaro.» Lui scosse la testa ancor prima di finire di parlare. «Voglio dire... non dovresti preoccuparti di quello che spendo.»

«Non me ne preoccupo.» A meno che non si trattasse di cifre astronomiche buttate via per cose che lui non avrebbe usato, come i vestiti a cui pensava lei e di cui stavano parlando. E naturalmente non si preoccupava dei suoi soldi a meno che non si trattasse di lei. Non voleva pesare sulle sue finanze solo perché ora stavano insieme; non era necessario. Poteva scherzare e vantarsi della ricchissima famiglia da cui proveniva lui, ma lo conosceva per quello che era: un gran lavoratore che si era sudato ogni centesimo dei propri risparmi.

Dubbioso, Yuichiro cercò di leggere nei suoi pensieri. «Sai che posso offrirti cose come gelati o cibo, vero?»

Certo. «Posso farlo anche io. A volte divideremo e a volte ci faremo qualche regalo a vicenda. Cosa c'entrano i soldi con questo?»

Il sospiro pesante di lui le accese una fiammella di fastidio. «Be'?»

«Non voglio che pensi a me come a un fidanzato di seconda categoria.»

«Come diavolo ti è venuto in mente?» Che cosa aveva fatto lei di sbagliato in quella sua testa bacata per fargli pensare che-

«Posso fare cose semplici come pagare per quello che mangiamo o... O regalarti qualcosa che ti piace.»

Adesso le doveva delle spiegazioni. «Quando avrei detto che non sei capace di farlo?»

«Quando hai detto che potevi farlo tu.»

Le parole le morirono in bocca. Di tutti - di tutti! - i difetti che avrebbe pensato di poter legare a Yuichiro, un tale becero maschilismo era stata l'ultima cosa che le sarebbe venuta in mente. L'ultima!

Con le braccia Yuichiro disegnò una croce obliqua in aria. «No. No no no, non volevo dire che non hai il diritto di offrirmi qualcosa, ma che... non voglio che mi consideri inferiore al ragazzo che cercavi.»

«Quale ragazzo?» Maledizione, voleva tornare a parlare di Yamato proprio ora?

«Non volevi qualcuno che ti regalasse cose che non potevi permetterti?»

Le stava dando della venale? «No

«Qualcuno che potesse evitarti il pensiero di risparmiare per quello che desideravi?»

«No!» Era stato un desiderio finto, stupido e completamente innocente!

L'espressione risoluta di lui la portò a un'illuminazione. «Lo hai sentito dire a una delle ragazze?»

«No. L'ho sentito da te, per caso. Ma non conta: so che a volte ti dà fastidio doverti limitare nel comprare quello che ti piace e quindi-»

Doveva interromperlo. «Stammi a sentire. Mi dava fastidio perché un tempo accettavo i soldi di mio padre. Il nonno non approvava, ma lui me li dava e io compravo tutto quello che mi pareva, senza pensieri. Poi mio padre ha cominciato a intromettersi nelle mie scelte e io ho iniziato a tagliarlo fuori dalla mia vita. I soldi non hanno mai smesso di arrivare, ma mi sono rifiutata di continuare ad usarli, per principio. Se proprio volessi sfruttare qualcuno, sfrutterei lui.»

Yuichiro rimase in silenzio per un attimo. «Io non sto parlando di sfruttamento.»

Lei rilasciò un sospiro. «Di cosa, allora? Di essere capace di farmi regali non facendomi spendere? Potrebbe essere piacevole qualche volta, ma non è necessario per farmi felice.»

Siccome lui non ebbe un commento pronto, trovò lei l'argomentazione giusto per continuare. «Non mi serve andare in ristoranti o a fare spese per divertirmi uscendo insieme a te. Perciò dove saresti una seconda categoria?»

«Okay.» Lui finalmente comprese. «Mi sono spiegato male e non avevo capito. Scusa. Però... non ho nessun problema a pagare per quello che consumiamo quando usciamo. O per qualcosa che potrebbe piacerti un giorno, se vorrai. Insisto perché io non spendo in niente, Rei. Tu sì invece. Se posso farti risparmiare per altre cose.... sarà una distribuzione equa. Di quello che serve a tutti e due rispetto a quello che abbiamo.»

Che abbiamo? In quel discorso a convincerla fu solo l'ultimo ragionamento, il pensare alle finanze di entrambi come ad una cosa sola.

Si ritrovò economicamente intenerita. «Fa' come vuoi, allora. Se senti di non avere nulla in cui spendere... Ma se un giorno avrai bisogno, vieni da me. Non sei l'unico a cui piace fare regali.»

Lui fu soddisfatto.

Lei pure. «Tanto potrò dire per sempre che sono stata io la prima a pagare per tutti e due.»

Gli regalò una risata e, quando lui si sporse repentinamente in avanti, Rei seppe cosa stava per succedere: un paio d'ore di uscita le avevano già insegnato una cosa.

«Aspetta.» Si tirò indietro, staccando la bocca dalla sua. «Meglio di no.»

L'espressione di Yuichiro si perse in modo talmente sincero da farle desiderare di mandare a quel paese il mondo intero.

«Cerchiamo un posto più appartato.»

«Hm?»

Non che baciandosi dessero spettacolo, ma a lei dava fastidio sentirsi osservata mentre era impegnata a godersi la carezza umida delle sue labbra, a ricambiarla, a farsi uscire qualche piccolo suono innocente, sentendosi abbracciare, rabbrividendo un poco e... Per riprendersi, sgranò gli occhi. E lo fece di nuovo, perché in lontananza individuò la soluzione. «Ho trovato, andiamo!» Si tirò su e lo trascinò via per un braccio.

«Dove?»

«Al luna park!»

   

Rei sembrava non avere più remore a spendere i suoi soldi.

Di fronte alla ruota panoramica a cui si erano diretti appena entrati al luna park, gli aveva detto chiaramente di prepararsi a pagare per almeno quattro o cinque giri.

Guardando le cabine rosa che dondolavano alte in aria, Yuichiro continuò a essere stupito. Non avrebbe mai immaginato che le piacessero le giostre o i parchi giochi. Scopriva sempre cose nuove su di lei.

«Ecco, questa è libera.» Il gestore della ruota premette un pulsante e aprì la porta della cabina che si era fermata, invitandoli ad entrare.

Rei non si fece pregare e Yuichiro la seguì.

La cabina si chiuse e lei si sedette sul sedile di fronte al suo.

«Sai che prima mi è venuto in mente un nuovo modo di chiamarti? Yu.»

Yu? Come Yucchan, il nome che usava per lui la sua famiglia. In bocca a Rei era come un assaggio di marmellata.

«Sono contenta, ti piace.»

Sì, sapeva di confidenza e affetto.

La ruota cominciò a muoversi. «È stata una buona idea» commentò lui. Non faceva un giro su una giostra come quella sin da quando era bambino. «Non immaginavo che ti piacesse una cosa simile.»

«Non fraintendere. Non è male, ma non ti ho chiesto di venire qui per guardare la città a trenta metri d'altezza.» Sorrise con una strana piega della labbra, bella e dal significato ignoto. Passò dal sedile opposto al suo, sistemandosi al suo fianco. «Volevo che ci trovassimo qui per stare un po' da soli.»

... ah. Ah, capì lui.

«Forse potevamo usare il cinema, ma non è un luogo abbastanza intimo per i miei gusti. E poi a me piace vedere un film se pago per entrare. Invece...» Vagò con lo sguardo lungo il piccolo spazio di due metri per due, coi sedili comodi e i colori tenui. «Qui è più romantico. È una cosa sciocca da vere coppie, non trovi?»

«Sì.» Lui si abbassò per baciarla come inteso, ma lei si ritrasse.

«Se stamattina avessi tenuto le orecchie più aperte» lo biasimò divertita, «adesso avremo i nostri spazi anche a casa, di nascosto dal nonno.»

Già, sospirò Yuichiro. Col passare delle ore, quella mattina, era arrivato alla stessa conclusione. Ma il maestro era stato più furbo di entrambi. Forse aveva saputo di loro sin dall'inizio.

«Guarda che stavo scherzando, non è colpa tua.»

«Ma dispiace anche a me che lo abbia saputo così presto.»

«Ah, ora sì? Non eri tu quello che insisteva per essere sinceri, per dirgli tutto subito-»

«Ha diritto di sapere e di parlarne con noi, solo che... anche noi avremmo avuto diritto a non sentirci controllati nei primi tempi. Se non abitassimo insieme...» Sarebbero stati più liberi.

«Non posso immaginarlo.» Le braccia di Rei si adagiarono sulle sue spalle. «Sai come risolviamo stasera? Con un bel discorso serio. Tu dovrai essere moolto coraggioso col nonno. Per me.»

Per lei poteva essere tutto quanto. Le tenne la nuca con tutte e due le mani, evitando che scappasse di nuovo.

Presa.

Con la bocca sulla sua si sentì ancora una volta, di nuovo, sul punto di scoppiare di sollievo. Ebbe voglia di ridere e di ringraziare qualcuno - chiunque, Rei per prima. Lei lo stava abbracciando, stringendo. Aveva la necessità fisica di stargli vicino e ogni volta che non lo mandava via gli diceva in cento modi diversi, uno migliore dell'altro, quel 'ti amo' che lui continuava a ripetersi e ripetersi in testa, parole che avevano trasformato la sua vita. Conosceva la voce di lei che le pronunciava da due giorni e voleva sentirle ancora quella dichiarazione tra un mese, tra un anno. Tra tanti anni, per favore.

«Ehi, calma» rise piano Rei, tirando indietro il mento, mordicchiandosi le labbra amorevolmente torturate. «Non scappo.»

Non era ancora diventato uno scherzo che lo faceva ridere.

Il viola degli occhi di lei si tinse di rosso sui contorni, un riflesso, il colore del sole che iniziava a calare. «Non scappo più.» Lei indugiò col respiro sulle sue labbra, le palpebre basse. «Qui sto molto bene.»

In quella cabina, su quella ruota panoramica, lui voleva restare per sempre. Non c'era nessun se in quel luogo.

Le dita di lei, ferme sulla sua guancia, gli diedero un lieve pizzicotto. «Torna qui anche tu, Yu. Con me, hm? Non andare da nessun'altra parte.»

Non nel passato, non nel futuro.

Sì.

Ricevette un bacio. Ricevette Rei.

.

   

«Ragazzi, stasera non mi sono goduto la cena.» Posando le bacchette sul tavolo, suo nonno si pulì la bocca con un fazzoletto di tela. «Qual è la ragione di questa tensione?»

Rei fu sul punto di saltare in piedi e mettersi a urlare. Faceva a loro quella domanda?

«Maestro...» azzardò Yuichiro.

Rei lo bloccò con una mano. «No. A questo punto mi aspetto che sia lui a parlare. Noi non abbiamo niente da spiegare!»

«Infatti.»

«Che vuol dire infatti?» Si bloccò.

«C'è qualcosa da spiegare?» Suo nonno si alzò da tavola. «È successo qualcosa di nuovo oggi?»

Rei si sentì cadere dentro uno scivolo di cui non conosceva la fine. Se per suo nonno quel giorno non era accaduto nulla di nuovo, allora significava che sapeva di lei e Yuichiro sin dal giorno prima. Li stava prendendo in giro?

Lui sfoderò un sorriso furbo. «Quando avrò qualcosa da dirvi, vi parlerò io.» Si diresse tranquillo verso la porta.

Bloccando in gola a Yuichiro il sospiro di sollievo, Rei sbatté una mano sul tavolo. «Che vuol dire?! Torna qui!»

Contrariato, suo nonno si voltò. «Nipote.»

«Nonno! Non ci sto a essere lasciata sulle spine solo perché tu ora non vuoi dire neanche mezza parola! Sai che io e Yuichiro ci siamo messi insieme, ci hai visti stamattina!» Era ora di finirla con quei silenzi enigmatici!

«Stamattina non ho visto niente di strano. Perché mi stai aggredendo?»

... cosa?

Yuichiro la imitò nel tirarsi su. «Rei, credo che... tuo nonno stia solo cercando di dire che non ha niente da rimproverarci o... da chiederci.» Cercò una conferma nello sguardo di lui.

Il nonno si limitò ad una scrollatina di spalle.

«Quindi non ha niente in contrario» si azzardò a terminare Yuichiro.

Lo sguardo di suo nonno rimase neutro e Rei non ci vide più. «Parole, nonno! Non ti hanno mangiato la lingua! Sei contrario o no?»

Lui si indispettì e incrociò le braccia. «No. Yuichiro lo sa già.»

Rei fulminò il suo nuovo ragazzo con lo sguardo. «Cosa?» sibilò.

Lui tremò sul posto. «No no, si riferisce a una conversazione di qualche giorno fa che-» Deglutì. «Sapevo che non disapprovava. Pensavo fosse chiaro, altrimenti stamattina-»

Rei gli fece segno di zittirsi. «Nonno.» Quando tornò a guardarlo non lo trovò più da nessuna parte. Oltrepassò il tavolo con un balzo e si sporse con la testa sul corridoio. «Allora non farai storie?» urlò.

Lui continuò ad avanzare. «Le stai facendo solo tu, nipote.»

Prima che potesse rispondergli di nuovo, Rei ebbe una mano a tapparle la bocca. Morse piano una delle dita di Yu e si ritrovò girata, a guardarlo che sorrideva.

«Rei.» Lui sorrideva divertito. «Approva. Perché lo provochi?»

«Non è vero che non ha niente da dire!» Anche lei cercò di non alzare troppo la voce. «Vuole tenerci sui carboni ardenti!»

«Secondo me è contento.»

«Che cosa ti aveva detto l'altro giorno? A proposito, quando?»

«Quando me ne stavo andando. Mi ha detto che se tu avessi voluto scegliermi, lui sarebbe stato felice di accogliermi in questa famiglia di cui facevo già parte.»

Lei si commosse talmente tanto che per poco non le passò l'arrabbiatura. «E non hai pensato di dirmelo

«Non mi è venuto in mente» fece sereno lui. «E comunque non sapevo se gradiva l'idea di noi due che avevamo una relazione giorno dopo giorno, in questa casa... Una cosa è immaginarlo, un'altra è vederlo.»

Da dentro il salotto, Rei lanciò un'occhiata verso il corridoio vuoto. Suo malgrado, non riuscì a rimanere risentita. «Non importa. Visto che lui non ha niente da dire, noi faremo come ci pare.»

Per sfidare suo nonno e togliere la confusione dal volto di Yuichiro, prese la faccia di lui tra le mani e attaccò la bocca alla sua.

Il nonno non aveva niente da dire? Bene, allora lei si sarebbe presa tutti i tipi di baci che voleva, quando le pareva, in qualunque stanza della casa si trovasse, a qualunque ora del giorno e della notte-

«Ci sono i piatti da lavare!» fu il grido che giunse dall'altra parte della casa.

Lei quasi schizzò in aria.

Yuichiro si irrigidì, poi scoppiò a ridere.

Diavolo, si era sentita gli occhi del nonno addosso!

Yuichiro la prese per le spalle e avvicinò la bocca al suo orecchio. «Quando non è in casa. Passa al tempio metà della sua giornata.»

Lei si riempì di una vena di allegria. «Anche tu.»

«Ma io tornerò indietro per te.»

«Non lavorerai più?»

«Certo, ma mi concederò qualche... distrazione.»

Lei lasciò scorrere la mano sul suo braccio.

Le piaceva toccarlo. Le piaceva guardarlo e amarlo, il suo bravo ragazzo devoto che da lei si meritava una devozione immensa.

«Bravo Yu.»

         

FINE

 


NdA - Bene, avevo in mente questo episodio davvero da tanto tempo. Solo come frammenti di scene, ma mi causavano tanta tenerezza. Volevo parlarne perché queste scene non raccontate mi schizzavano in testa di tanto in tanto. Come per Ami e Alexander in Acqua Viva, ha cominciato a mancarmi sempre di più non poter raccontare la relazione di Rei e Yuichiro nei suoi momenti iniziali, nella sua evoluzione.

Questa raccolta è qui per questo :)

Spero che vi piaccia sinora e di raccontarvi cose interessanti su questi due, che adoro in un modo dedicato tutto a loro. Motivo per cui adoro chiunque me ne parli ;)

Ecco l'ordine delle vicende di Rei e Yuichiro, per come le ho raccontate finora.

1. Ovviamente... impossibile?

2. Red Lemon -- Rei/Yuichiro II

3. L'indole del fuoco

4. Interludio - episodio 2 (Dirlo o no?)

5. E fummo noi - questo episodio ("All'inizio, insieme")

6. E fummo noi - Episodio: inattesa gelosia

Poi vengono, per ora, l'episodio 4 di Interludio e le vicende di Verso l'alba.

Scusate la confusione, il fatto che è sto riempiendo buchi col passare degli anni. 'L'indole del fuoco' andrà a diventare l'ultimo capitolo di 'Ovviamente... impossibile?' (che in questo modo, dopo quattro anni di sofferenze di Yuichiro e incertezze di Rei, si concluderà degnamente coi due che finiscono insieme). Rei/Yuichiro II in Red Lemon rimarrà separata perché è un episodio a rating assai rossino (:D) e non indispensabile per cogliere la storia del rapporto tra i due. L'episodio 4 di Interludio rimarrà anch'esso nella raccolta originaria, visto che coinvolge anche la coppia Ami e Alexander.

E' possibile invece che scelga di includere nell'attuale raccolta l'episodio 2 di Interludio ("Dirlo o no?"), essendo esso riferito principalmente a Rei e Yu (anche se con la presenza delle altre ragazze). Dovrei arricchirlo e scriverlo meglio, perché, come 'L'indole del fuoco', al momento quel testo ha uno stile proprio povero. Sigh.

Beh, tutto questo per dirvi che la numerazione degli episodi di questa raccolta potrebbe cambiare, così come l'ordine dei capitoli.

Alla prossima!

ellephedre

   
 
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