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Autore: Sky17    28/07/2011    1 recensioni
Dal capitolo:
"Quel dolore era il prezzo per la sua felicità e non lo avrebbe barattato con nient’altro.
Lo vedeva cambiare ragazze con la stessa velocità con cui cambiava la divisa, ma nessuna restava per più di un paio di giorni,nessuna era in grado di incuriosirlo per più di una manciata di secondi, ma tutte fallivano là dove lei era riuscita. Perché in fondo lui da lei tornava sempre, nonostante le storielle, i litigi e le cicatrici, loro due erano sempre insieme alla fine dei giochi."
Ispirata dalla canzone di Annalisa da cui ho preso in prestito il titolo, una one-shot dedicata alle pene d'amore di Pansy.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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"E questa nostra dolce malattia, che mi fa stare dietro la tua scia.
Troppo impegnata a corteggiare un pò di tuo spazio mentale,
da non capire se davvero quello che dai mi può bastare"
Questo Bellissimo Gioco-Annalisa

 






Odio l’estate

Pensò, mentre si sforzava di sorridere all’ennesima battuta del ragazzo che aveva di fronte e che tentava disperatamente di farla ridere. E a giudicare dall’espressione compiaciuta che aveva dipinta in volto,sembrava convinto di essere riuscito nell’impresa.
Dopotutto lei era sempre stata un’ottima attrice, soprattutto quando si trovava in situazioni “scomode”; così non era stato troppo complicato abbindolare quel ragazzo carino con qualche sorriso smagliante e fargli credere che qualsiasi storia stesse raccontando sul suo stupido datore di lavoro fosse estremamente divertente.
Non per niente era proprio questa particolare capacità che era richiesta ad una Parkinson come si deve: fare sempre buon viso a cattivo gioco per riuscire a cavarsela in ogni situazione; che si fosse alle prese con un bagnino Babbano incontrato su una spiaggia o che si trattasse invece di decisioni più importanti come scegliere da che parte stare nell’imminente guerra magica.
In entrambi i casi un Parkinson sapeva che strada prendere: quella più vantaggiosa.
Ed era proprio per questo che Pansy quella mattina, dopo aver atteso nuovamente invano l’arrivo di un gufo con notizie di Draco, aveva deciso di approfittare dell’assenza dei genitori e di scendere alla spiaggia dove aveva di buon grado accettato la corte del primo che capitava nel vano tentativo di distrarsi e non impazzire.
Mai avrebbe potuto immaginare che l’aitante e biondo bagnino che l’aveva spogliata con gli occhi fin dal primo momento si sarebbe rivelato noioso quanto bello, e soprattutto così infinitamente ingenuo da credere che una come lei si sarebbe concessa solo dopo una cena ed un’adeguata dose di romanticismo da due soldi; la verità era che sarebbe bastato molto meno.
Invece le era toccato salire su quella stupida macchina decappottabile che le aveva rovinato l’acconciatura, vedere uno stupido film in quelle ridicole sale babbane in cui la gente fissa inebetita lo schermo, ed infine camminare fino al ristorante tenendo la mano sudaticcia di quello sconosciuto palestrato che sembrava piuttosto nervoso per essere uno che si vantava di aver avuto molte donne. Il tutto ovviamente intervallato a momenti in cui Pansy ringrazia Salazar e tutti i fondatori per l’assenza dei suoi genitori, momentaneamente fuori città, che avrebbero preferito essere imparentati con i Weasley piuttosto che sapere la loro unica figlia mischiata con quella “feccia”.
Ma Pansy aveva accettato tutto ciò di buon grado perché anche solo lo sforzo di trovare interessante il suo accompagnatore la distraeva dal pensiero fisso di Malfoy che sembrava essersi fermato in pianta stabile nel suo cervello.
Erano anni ormai che non riusciva a fare qualcosa che non avesse come scopo ultimo la conquista del bel biondino. Tutti suoi sforzi e le sue energie erano incanalate nell’unico tentativo di attirare la sua attenzione e di evitare che qualche oca giuliva glielo portasse via.
E con orgoglio Pansy constatava di essere piuttosto brava in questo. Erano passati due anni da quando Draco l’aveva baciata la prima volta, e non era passato un giorno senza che il ragazzo le dimostrasse in qualche modo che lei era speciale. Che fosse un bacio, una carezza o anche solo uno sguardo, Pansy sapeva che Draco, anche se forse non era pronto ad ammetterlo, era legato a lei in modo diverso.
Non le importava di dover nascondere i propri sentimenti, che di fronte agli altri non avesse mai una parola buona per lei, o che  uscisse alla luce del sole con altre ragazze, perché in fondo sapeva che era fatto così, la fedeltà non sarebbe stata nel suo stile,ma dopotutto lei non poteva fare a meno di amarlo anche per questo.

Lo amo...

Adesso almeno aveva imparato ad ammettere quello che provava per lui. Non che questo rendesse le cose meno dolorose; ma ora capire perché provava una forte fitta all’altezza del petto ogni volta che lo vedeva uscire dalla Sala Comune con un’altra  era diventato quanto meno più facile.
Non era invece facile per niente perdonarsi ogni volta per essere così debole quando si trattava di lui.
Se solo ripensava a quante volte aveva detto a sé stessa che quella sarebbe stata l’ultima umiliazione che lui le infliggeva, che quella sarebbe stata l’ultima notte in cui Draco Malfoy la costringeva a dover nascondere le lacrime alle sue compagne di stanza perché ammettere la verità sarebbe stato troppo umiliante, se ripensava a tutte le cose che si riprometteva solo per poi cedere ad un suo sguardo, non riusciva a frenare la voglia di farsi del male.
E quale dolore più dolce dell’ennesima sconfitta? E così ogni volta ci ricadeva. Ogni volta bastava che lui accennasse un sorriso nella sua direzione, e non poteva fare a meno di correre da lui. Ogni volta che erano soli e lui le sussurrava dolce quanto fosse speciale, la sua voce aveva il potere di placare tutte le sue battaglie interiori.
Ma era una tregua momentanea, un cessate il fuoco temporaneo, perché il giorno dopo la sua indifferenza era come sale sulle sue ferite appena rimarginate. Quei graffi non avevano il tempo di cicatrizzarsi che una nuova botta riapriva tutti i tagli.
Ma a lei stava bene così, il bruciare di quelle ferite era la giusta punizione per la sua debolezza, per il suo cedere a quei sentimenti che la rendevano pericolosamente vulnerabile.
Quel dolore era il prezzo per la sua felicità e non lo avrebbe barattato con nient’altro.
Lo vedeva cambiare ragazze con la stessa velocità con cui cambiava la divisa, ma nessuna restava per più di un paio di giorni,nessuna era in grado di incuriosirlo per più di una manciata di secondi, ma tutte fallivano là dove lei era riuscita. Perché in fondo lui da lei tornava sempre, nonostante le storielle, i litigi e le cicatrici, loro due erano sempre insieme alla fine dei giochi.
Quasi si fosse creato un equilibrio in quel bellissimo gioco di dolore e tradimento:Pansy sapeva che Draco sarebbe tornato, che le bastava farsi vedere troppo vicina a Nott o a Zabini perché il mostro della gelosia facesse capolino nel petto di lui e lo spingesse di nuovo fra le sue braccia.
E così andava avanti quella partita senza vincitori e vinti, ma solo una sconfitta: lei, che ora che lui era lontano non sapeva più quale pedina era in testa e se c’erano altre giocatrici.
Per questo Pansy odiava l’estate perché teneva Draco così lontano ed impossibile da controllare che lei impazziva al pensiero che qualcun’altra potesse prendere il suo posto.
L’estate la rendeva impotente, e tutto ciò che poteva fare era tentare di distrarsi con qualche ragazzo carino nella remota speranza che lui lo sapesse ed una volta e per tutte tornasse da lei...ma questa volta tornasse per restare.
 


Spazio dell'autrice
Allora, è raro che pubblichi quello che scrivo, ma sta notte mi sentivo particolarmente ispirata a condividere con qualcuno questa mia shot.
Spero non sia proprio illeggibile. Lasciate un commentino se vi va!

  
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