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Autore: Joy    28/07/2011    7 recensioni
A Isobel piaceva quell’addio alla vita da parte della natura.
[Isobel/John]
Partecipa al "The Vampire Geometry Fest"
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isobel Flemming, John Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Partecipa al The Vampire Geometry Fest con il prompt: vampire

 

Partecipa al The Vampire Geometry Fest con il prompt: vampire!Isobel/John “Hai trovato ciò che cercavi?”

Note: La prima parte è ambientata durante l’infanzia di Isobel, 11/12 anni circa, mentre la seconda dopo la sua trasformazione.

 

 

In love with autumn

 

Abitava in una strada chiusa, l’ultimo casolare prima dei campi.

La sua famiglia aveva da generazioni il vanto di definirsi pragmatica e semplice.

-Ama la primavera.- le ripeteva sempre sua nonna. –Perché è il risveglio della vita.-

Lei taceva.

… E in segreto, amava l’autunno.

La stagione dei colori caldi e malinconici, capaci d’ingannare il dolore con tinte vivaci, fino a rendere un’opera d’arte la morte stessa.

A Isobel piaceva quell’addio alla vita da parte della natura.

All’imbrunire sorrideva, danzando su un tappeto di foglie cadute, rincorrendo le ombre che si allungavano e immaginando, tra brividi deliziosi, cosa sarebbe successo se loro avessero preso lei.

Certe volte usciva a notte inoltrata, anche se le era stato proibito, e correva scalza per i campi fino al limitare del bosco.

Seguiva il richiamo del gufo e degli altri uccelli notturni, e immaginava il mondo che viveva dietro il velo oscuro della notte, alla fioca luce della luna.

-Cosa stai facendo?- le aveva chiesto una volta John, mentre lei con la sua camicia da notte bianca e i capelli d’ebano sciolti sulle spalle, scrutava la macchia degli alberi, quasi volesse carpirne i segreti.

Isobel si era voltata verso di lui, leggermente seccata: non era la prima volta che John Gilbert la seguiva.

-Cerco l’entrata di questo mondo.- gli aveva risposto tuttavia.

Lui si era seduto al suo fianco e concentrandosi, aveva preso a scrutare lo stesso tetro orizzonte.

-Tu cosa stai facendo?- gli aveva poi riproposto Isobel, allorché lui taceva.

-Ti aiuto a trovarla.- le aveva risposto John semplicemente.

 

 

***

 

Non sapeva per quale motivo si fosse presentata a casa di John dopo tutti quegli anni e soprattutto dopo quello che era successo.

Forse perché di tanto in tanto le mancava ancora il ragazzino che l’aveva seguita in piena notte e che aveva cercato con lei, nell’oscurità, l’accesso a un nuovo mondo.

Forse c’era in John -nel suo silenzio-, qualcosa che la faceva sentire compresa, nonostante le sostanziali differenze che esistevano tra loro.

O forse perché dopotutto era il padre di sua figlia e l’unico tra loro due che poteva ancora starle accanto.

Ricordava la notte che avevano passato insieme.

Lei aveva solo sedici anni e le candele che disegnavano ombre sui loro corpi ancora l’affascinavano.

Lui aveva mani grandi e lisce, e sebbene fosse inesperto le muoveva con sicurezza sul suo copro, senza timore, come se lei gli fosse sempre appartenuta.

A Isobel era piaciuto.

Si era sentita attratta da quel ragazzino strano e taciturno, che non aveva paura a toccarla come una donna, e che era disposto ad ascoltare insieme a lei il richiamo della notte.

Poi aveva capito la verità.

Lei cercava le ombre per unirsi a loro, lui per distruggerle.

Se n’era andata via, lontano, abbandonando persino sua figlia.

Adesso John la stava osservando in silenzio sulla soglia di casa.

Non l’aveva invitata ad entrare, ma non sembrava neanche troppo stupito di trovarsela davanti.

-Ciao Isobel.- le aveva detto con una voce roca che lei non aveva riconosciuto.

Si era chiesta se fosse sempre stata così, la voce di John, o se fosse soltanto il suo udito soprannaturale a fargliela percepire diversa.

-Ciao John.- gli aveva risposto.

Lui aveva spostato il peso da un piede all’altro e si era appoggiato con la schiena allo stipite della porta.

-Allora?- le aveva poi chiesto. –Hai trovato ciò che cercavi?-

Isobel aveva inclinato la testa, sorridendo appena.

-Sembri triste.- aveva constatato invece di rispondere.

-Lo sono.- aveva confermato subito lui.

-Dimentichi chi è stato ad aiutarmi.- aveva ribadito lei con tono dolce.

-Non me ne pentirò mai abbastanza, Isobel.- e aveva stretto i pugni.

-Era la mia strada.- aveva chiarito lei quasi a volersi scusare.

-Una strada che puoi percorrere solo in solitudine.- aveva sbottato lui, palesemente irritato. –Invece io volevo… speravo…-

-John,- gli aveva sussurrato lei afferrandogli le mani. –È stato bello rivederti.-

E un secondo dopo era sparita insieme al soffio del vento, lasciandosi alle spalle un unico rimpianto, che non avrebbe mai confessato a nessuno.

Non aver potuto percorrere quella strada insieme a lui.

 

 

FINE.

 

 

 

  
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