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Autore: remvsg    29/07/2011    4 recensioni
Sente improvvisamente l'acqua invaderlo. Entrare, ma non uscire. Nella gola, nei polmoni, nel petto, dentro le vene e le arterie.
Acqua è lui.
Percepisce le ultime grida della moglie, strozzate dalla vorace corrente del Tamigi.
La potenza della cascata che abissava per sempre il corpo del suo migliore amico.
L'acqua.
Poi lo lascia.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AVVERTENZE: Questa shot riporta elementi non ancora accaduti nella serie televisiva, ma solo nel canone. Per quanto io non ritenga comunque spoilerare narrare qualcosa che è stato scritto quasi un secolo fa, se non volete spiacevoli sorprese, state alla larga. Leggetevi piuttosto i vari casi scritti dal signor Conan Doyle se non lo avete ancora fatto.

Partecipate tutti quanti allegramente allo Sherlock fest! Il promt da me preso in considerazione è Old!John, ricordi su una panchina.

Ho scritto una dichiarazione d'odio, non una fanfiction. Spero che nessuno se ne prenda a male.

DISCLAIMER: Tutti i personaggi da me descritti non sono frutto della mia fantasia, ma di Sir Arthur Conan Doyle, che per bontà divina li ha inventati, e sempre per nostra gioia i signori Mark Gatiss e Steven Moffat hanno provveduto a spolverare le suddette avventure trasportandole nel 2000. Nel caso questi bei signorini fossero proprietà della sottoscritta, vi assicuro che ve ne sareste già accorti.




Era un giorno di pioggia. Perché è sempre un giorno di pioggia, ed a onor del vero l'Inghilterra ne è sempre stata provvista.
Pioveva ogni cosa. Pioggia, lacrime, proteste su quanto la vita sia ingiusta, inutili sermoni.
Un quadro degno di essere osservato proprio per la sua religiosa banalità.
No.
Lui no.
Lui che per primo doveva essere presente in quella scena. Lui, alla quale erano rivolte le più sentite ed insignificanti parole di cordoglio. Lui no. Non c'era. Guardava in basso. Guardava l'acqua.


L'otto Settembre arriva ogni Autunno. Precisamente lo stesso giorno dell'anno precedente, e così  sarebbe stato  anche per l'anno successivo. Quando si è alle soglie degli Ottanta si tende a stare aggrappati ai dettagli più insignificanti. E a dare alle abitudini e alle ricorrenze parvenze quasi sacrali.
    Indossa il solito maglione. Uno dei primi regali di lei dopo il matrimonio, forse per il primo anniversario. Non gli era mai piaciuto particolarmente -troppo alla moda-, ma le faceva piacere vederglielo indossato, e a lui piaceva il suo volto sorridente, gli occhi azzurri che condensavano Te lo avevo detto che ti sarebbe stato bene in un semplice, affettuoso,  sguardo.

E lui continua ad amarla così, mettendosi ogni maledetto anno quel benedetto maglione per andarla a trovare, riponendolo poi con cura in fondo all'armadio, così da resistere al corso degl'anni.

Sono necessarie circa due ore di treno per raggiungere il posto.
 Malgrado i tanti anni passati nell'irriverenza di Londra, mai aveva convertito il suo cuore in favore della città, rivolgendo sempre un pensiero malinconico al piccolo paese dove era nata e  cresciuta.
Il suo ultimo capriccio, riposare per sempre là.

Sereno, il tempo.
Raro in questa stagione, ma per un attimo John vuole credere al miracolo che veramente, allontanandosi solo di qualche kilometro dalla grande metropoli, la perenne coltre di nuvole e fumo si disperdesse in candidi sbuffi, per nulla fastidiosi.

Si siede sulla panchina -perché in questi casi c'è sempre una panchina- vicina alla lapide che semplicemente riporta nome, data di nascita e di morte, della donna che aveva amato.Mary Morstan.
I fiori che ha portato li tiene ancora in mano, senza nessuna fretta di sostituirli a quei vecchi narcisi riposti lì un anno prima.

Distende la schiena respirando affondo, abbandonando il capo all'indietro ed intrecciando le grandi mani sopra il ventre, leggermente gonfiato rispetto ai movimentati anni da medico militare.

E poi eccola.
Non era inaspettata, solo inattesa.
Una pozzanghera, acqua.

Fragore, acqua, auto, acqua, tracce, acqua, parapetto, acqua. Acqua.


-Non hanno trovato i corpi. La corrente li ha trascinati via.
-Allora continuate a cercare! Non è detto che...che...
-Signore, ha visto anche lei i segni di lotta.
-CONTINUATE A CERCARE!
-Il suo telefono costituisce una prova. Mi dispiace, ma è la mia ultima parola.
E l'acqua sibilava sotto di lui.


Lacrime e saliva. Respirarla, averla, dimenticare, non pensare.
Lei era tutto ciò che lui non era, e voleva avere quel tutto; voleva espanderlo dentro di lui affinchè diventasse l'unico centro della sua vita, del suo cuore.
Non era solo. Malgrado quel dolore feroce al petto, la gamba che continuava a gridare e a mordere, lui non era solo.
Perché lei era viva, accanto a lui, dentro di lui, insieme a lui. Viva, per lui.




Sente improvvisamente l'acqua invaderlo. Entrare, ma non uscire. Nella gola, nei polmoni, nel petto, dentro le vene e le arterie.
Acqua è lui.
Percepisce le ultime grida della moglie, strozzate dalla vorace corrente del Tamigi.
La potenza della cascata che abissava per sempre il corpo del suo migliore amico.
L'acqua.
Poi lo lascia.

Riaffora. Affanno.
Respiri profondi e veloci, gli occhi sgranati.
Sono i suoi incubi. E' la sua coscienza.
L'acqua che ha rapito il suo cuore, rilasciandone solo una metà inutilizzabile, morta.
E adesso è vuoto: l'acqua può entrarvici a piacimento.

-Mi spiace davvero John. Ho saputo solo quest'oggi.
-Non si preoccupi Signor Holmes. Ha ben altre cose a cui pensare.
-Le mie più sincere condoglianze. Forse Sherlock avrebbe saputo cosa dire.
-No. Non lo avrebbe saputo, e lei lo sa bene.
-Ha ragione. Quantomeno sarebbe stato più utile di me. Arrivederci John, magari in una occasione più piacevole.

Avrebbe saputo cosa fare, sì. Ma quel figlio di puttana non c'era quando aveva bisogno di lui. Un disperato bisogno.
Neanche una fottutissima tomba sulla quale sfogarsi.
Svanito. Lui e tutto quanto.
Rimaneva un messaggio e varie cianfrusaglie destinate a Mycroft.
Del resto, aveva sempre odiato Mary, senza nasconderlo.
Probabilmente non avrebbe detto niente, se non spingerlo in un'altra delle sue missioni rompicollo. E correre sarebbe stata la migliore medicina. Correre e salvarsi. Correre per avvicinarsi sempre di più a lui, e la schiena dritta e i boccoli neri e le gambe lunghe diventare reali, tangibili. Non capendo mai perché sembravano una sua esclusiva. Solo lui, John, poteva.
Una parte di lui non avrebbe mai smesso.

 

Si rialza dalla panchina facendo pressione sul bastone.
Lascia i fiori vicini alla lapide, allontanando i vecchi incurvandosi, cercando di lanciarli lontano.

Un ultimo sguardo a quel nome.
-Grazie per non avermi mai fatto smettere di correre, ma solo rallentato.

Ritorna piccolo, e con un colpo di tacco sparge intorno tutta la pozzanghera; le gocce si perdono nel prato. Terra bagnata, e si rispecchia adulto, vecchio, nel fango.

Adesso cammina lentamente. Verso chi, non l'ha ancora capito.


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Note (o meglio, giustificazioni a quest'opera prodotta da me senza l'usilio di strane droghe, anche se sembra il contrario):

  • Pensiero generale: "Bada 'sta tizia che dice tanto di conosce il canone e poi fa questo sfondone micidiale!"  No. So benissimo che Sherlock resuscita. E' solo che qua sopra ho voluto dare spazio ad una delle due fazioni che da sempre duellano nella mia testa, e nel mio cuore.  Secoli or sono, quando lessi della morte di Sherlock, l'accettai di buon grado. Non ho mai trovato tabù la morte di un bel personaggio, soprattuto quando è una buona morte. Una morte eccezionale. Ero cosciente che c'erano altri libri e avventure, ma nella mia grande ingenuita pensai fossero episodi ambientati prima del viaggio in Svizzera. Imaginatevi lo shock.      Tutt'oggi penso di non essere riuscita a metabolizzarlo.  Ovviamente sono felice che le vicessitudini della coppia non si siano interrotte, ma il ridicolo espediente del ritorno e company di certo non mi aiuta. Holmes torna, John sviene. Mai una lettera, mai un biglietto. Tre anni di agonia (perché così me lo sono sempre immaginato Watson senza Sherlock -come anche il contrario) e questo sviene. Quanto avrei pagato per un bel pugno in faccia! Poi l'uso del baritsu, i viaggi a Firenze e dal Dalai Lama mi sanno tanto di baggianate. Del resto però Doyle era stato costretto a farlo, così come per chiudere la storia a spedito il più grande investigatore di tutti i tempi nel Sussex (se non erro) a fare l'apicoltore. Sì, l'apicoltore. Ma si può?!?!?          Tornando alla storia, ho quindi voluto dar ragione a quella parte di me convinta che il post-Reichbach sia solo una fan-fiction di dubbio autore (del resto è quasi certo che il signor Conan si sia affidato a dei ghost writer per dedicarsi alle cronache di guerra). E se qualcuno mi dovesse chiedere quando è morto Sherlock Holmes, Io sempre risponderò il 4 Maggio.

  • La parte "Fragore, acqua, auto, acqua, tracce, acqua, parapetto, acqua. Acqua." si riferisce sia alla morte di Sherlock, sia a quella di Mary. Quest'ultima ho voluto ipotizarla come un incidente d'auto -forse per un colpo di sonno- che l'ha fatta sprofondare nel Tamigi. Una morte banale per una donna banale.   Più che altro mi serviva una associazione con l'acqua, e questa era la soluzione più semplice e moderna. Ammetto che ad una prima lettura il mio John possa sembrare parecchio un po' idrofobo. Mia intenzione era comunque di dare all'acqua un significato potente, devastante., che inonda con prepotenza, e poi si ritira, lasciando solo devastazione. In questo caso il cuore di John. Il riferimento alla metà non riemersa è il corpo di Sherlock, ancora in balia della corrente (sempre nella mia visione).
     
  • I ricordi sono un po' un casino. Se siete riuscite (tanto siete tutte donne, lo so) a reggere il passo, i miei compliment *lancia caramelle*, ma cerchiamo di fare un certo ordine    1) Funerale di Mary  2)John parla con le guardie svizzere la polizia svizzera sul cadavere non ritrovato di Sherlock 3)John e Mary dopo il funerale di Sherlock 4)Mycroft va a casa Watson dopo la morte di Mary                                           Ho ipotizzato John con circa trent'anni di vedovanza. Fate voi i calcoli.
     
  • E adesso, chi avrai tanto da odiare Rem? Mary? Sherlock? Chi da meritarsi un misero epitaffio?  In realtà il personaggio che più odio tra i tanti presentati da Doyle non ha un nome, neanche fattezze fisiche, se non l'elementare deduzione che questa persona è una donna. Solo conseguenze. Odiose, inopportune, desertificanti conseguenze. Sto parlando della seconda moglie di Watson.  Non è nessuno. Eppure è tutto. E' la causa della terza (contando morte fasulla e primo matrimonio) separazione tra John e Sherlock, e neanche si degna di comparire i modo più decoroso nella storia, se non un breve accenno, e di scusarsi per la sua malefatta. Conan Doyle ha creato un personaggio troppo più grande di lui, e per gestirlo ha dovuto ricorrere ad espedienti letterari di questo tipo, tizia x compresa.                       A ben pensarci, lo stesso incipit della saga, ovvero la ricerca di un coinquilino, non ha nulla di eccezionale- soprattutto se poi Holmes è ricco abbastanza da poter rilevare uno studio medico-, ma questi sotterfugi narrativi non sono rari nei capolavori (vedi anche "Signor Bennet, sa che Netherfield Park è stato affittato") e quindi lo perdoniamo. Doyle, non Mrs. Watson 2 la vendetta.  Il mio odio dichiarato si manifesta tutto nella sua inesistenza. E se esiste, non vale niente, tanto che non viene considerata tra gli amori di John.  Tiè.
     
  • Sono sempre stata convinta che non esista coppia migliore di Sherlock e John (mmm...forse giusto Darcy ed Elizabeth), e mai ho tifato così tanto per una concretizzazione -avevo otto anni quando per colpa della mononucleosi son rimasta a casa e mi son letta tutto il canone, quindi non pensate male-. Però Watson è Watson, e come tale va accettato. E non si può nascondere un fatto importante quanto il matrimonio. Forse si è sposato proprio perché innamorato di Sherlock, e per far tacere le malelingue (ed evitare di finire ai lavori forzati). Forse era davvero innamorato della signorina Morstan. Vorrei che non fosse mai esistita, ma così è e lo devo accettare. Ho quindi voluto far pace con lei, lasciandogli una parte importante del cuore di John (allenadomi contro la bagascia sopra citata).
     
  • (In realtà è una sorta di continuazione della nota precedente) Altro motivo della mia grande antipatia per le mogli di Watson? Elementare, la mancanza di reportage sui casi di Holmes. Chissà quanti meravigliosi intrighi il mondo si è perso mentre lui stava a copulare, oppure a fare il dottorino per soddisfare le esigenze pecuniarie della mogliettina...     Mi viene da piangere.
     
  • Il titolo è un abominio, però suona bene.
     
  • Da notare che ho finito di scrivere in nave. Spero sia come sognare morti i vivi.
     

Rem vi vuole bene, non dimenticatelo mai (per cui recensite gente!).

   
 
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