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Autore: blitzkingful    29/07/2011    0 recensioni
Dieci anni dopo il film, in casa Gru torna a scatenarsi il caos, stavolta ad opera non di tenere ragazzine ma di una masnada di ragazzoni mica tanto raccomandabili.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Spark si ergeva maestoso fra le carcasse di carri armati e altri veicoli militari.
Il suo esercito di Tosta-Morte™ aveva svolto il lavoro alla perfezione. Ora niente si frapponeva più fra lui e la conquista dell’intero paese. Il giovane genio del male cacciò una risata folle, udibile in ogni angolo del pianeta, gettando nel panico più totale l’intera razza umana. Sfogatosi, Spark radunò la sua armata e la spedì contro la Casa Bianca.
Il cielo si oscurò di colpo. Il ragazzo rimase interdetto: non era opera sua. Guardandosi attorno, non notò niente di strano, ma improvvisamente, proprio davanti a lui, piombò… il suo robo-mantide! “Demenziale! Era andato distrutto!” fu quello che riuscì a realizzare prima che il pilota del robot parlasse: -E’ venerdì! Sono le 7!-
Spark allibì: -Moira?!-
-Ora di cena!- fece ancora la sorella, per poi iniziare a manovrare di nuovo la macchina: una delle zampe anteriori, terminanti in affilatissime lame, si alzò e si scagliò in direzione di Spark. Colpito in pieno. Nessun dolore. Solo luce abbagliante e voci indistinte che sputavano sentenze quali “lei è migliore di te!” “eterno secondo!” “datti all’ippica!” “rinuncia!”
–MAI!- fu la feroce reazione di Spark, che si ritrovò a sedere sul letto della stanza degli ospiti di Gru. L’urlo del ragazzo aveva svegliato bruscamente sia Chad che Truman, i quali lo guardavano ora perplessi.
–Incubi- fu la semplice risposta di Spark alla silenziosa domanda dei compagni. Guardata la sveglia e constatato che mancavano ancora due ore alla colazione, i tre tornarono sotto le coperte.

Due ore dopo, cucina

–Cosa avevi da urlare, prima?- fu l’irritante domanda di Margo a Spark, che si limitò a guardarla di sbieco rispondendo: -Ho sognato che volevi sposarmi- col tono più disgustato possibile.
A parte Truman che stava facendo scempio di una brioche a bocca aperta, non si sentì volare un mosca nei successivi tre minuti. Chad, Gru , Agnes e Edith fissavano scandalizzati ora Spark, intento tranquillo a sorseggiare caffè, ora Margo, offesa a morte e inferocita.
Truman si alzò pacioso e chiese: -Il bagno?- -Per…per di là- balbettò distrattamente Gru, indicando il corridoio. Questo piccolo diversivo fortunatamente riportò una parvenza di armonia nella cucina, che in ogni caso durò poco: dopo il numero di Spark e Margo, toccava a Edith e Chad: -Molla i biscotti!- ringhiò la bionda, -Hai quasi finito la scatola!-
-Per forza- sibilò di rimando lo squamato, -Sono nella fase dello sviluppo. Devo nutrirmi ben bene.-
-A parte la faccenda del cane, anch’io sono in questa fase dello sviluppo, se la metti così! Molla i biscotti!-
-Col cavolo, tu sei una ragazza. Il tuo sviluppo l’hai già fatto da un pezzo.- E via così. E mentre, a sentir parlare di Kyle, Agnes scoppiava a piangere, Gru, con il viso fra le mani, implorava pietà.

Laboratorio di Gru, qualche minuto dopo.

–La seconda prova che ho in mente dimostrerà le vostre effettive competenze. Nessuna condizione specifica, niente schemi da rispettare: costruite quel che preferite.-
Il motivo recondito dietro quella decisione era il poco tempo a disposizione che Gru si era ritrovato nel progettare le prove: contava di risolvere la questione in fretta, di modo che ogni diverbio fra le sue figlie e gli aspiranti venuti da fuori s’acquietasse. Se avessero vinto Spark e soci, Margo, Edith e Agnes non avrebbero potuto opporre nulla, e si sarebbero limitate a ignorare i tre intrusi. Viceversa, in caso di vittoria delle figlie, gli sfidanti sarebbero spariti e pace ristabilita. Gru sperava intimamente per questa seconda opzione, ma non poteva in alcun modo favorire le ragazze: se si tratta di un tecnico delle invenzioni, anche un supercattivo dev’essere corretto. Quindi, niente boicottaggi. Purtroppo.
Diversamente era per Spark: il compito che affidò a Chad fu proprio quello di sabotare in qualunque modo l’operato della squadra avversaria! Truman invece doveva trasportare nelle posizioni richieste il materiale scelto da Speegeil e in generale supportarlo nei lavori pesanti. Grazie anche al gruppo di Minions guidato da Kristoph, in tre ore buone il progetto di Spark arrivò a buon punto. Margo avrebbe voluto poter dire lo stesso del lavoro del suo gruppo, ma stranamente ogni qualvolta giungevano a un risultato incoraggiante, la loro creazione cadeva in pezzi. Chad era troppo rapido per essere visto, e poi gli bastava occultare attrezzi, distrarre i Minions o togliere bulloni o altre componenti appena inserite: ci metteva un attimo, difficile farsi scoprire.
I lavori terminarono nel tardo pomeriggio. Le sorelle erano riuscite, a costo di inenarrabili sforzi, a terminare il loro progetto, ma glielo si leggeva in faccia che non corrispondeva alle loro aspettative. Di contro, Spark e compagnia avevano stampato in volto un sorriso, anzi, un ghigno, soddisfatto.
Come il giorno prima, Gru passò in rassegna entrambi i lavori. Quello delle figlie era una sorta di cannone montato su quattro ruote.
–E’ una versione più efficace del raggio gelante- spiegò stancamente Edith, fissando risentita in direzione della squadra avversaria. Agnes premette un pulsante e subito partì un enorme fascio di luce azzurrina che si abbattè sulla creazione dei ragazzi: un enorme poligono rettangolare di metallo, che arrivava quasi al soffitto. Tale cubo venne imprigionato all’interno di quello che si poteva definire a tutti gli effetti un iceberg fatto in casa. Imperturbabile, Spark premette l’onnipresente pulsante su un telecomando. Il gigantesco macchinario si illuminò di rosso, e quasi contemporaneamente l’iceberg si dissolse in fittissima nebbia: emanazione di calore!
–Bello, ma… esattamente, che sarebbe?- domandò Gru disorientato (soprattutto per la nebbia);
-Oh, bè, si ricorda il Tosta-Morte™? Ebbe…-
-STOP! PARTITA TERMINATA! VINCONO SPEEGEIL E SQUADRA!- tuonò Gru con una nota tremante nella voce. Gli bastava accostare i concetti di “Tosta-Morte™” e “gigante” per togliergli la voglia di scoprire le potenzialità di un simile ordigno.
Chad, Truman e i Minions della squadra vincitrice esultarono senza ritegno. Spark non degnò nemmeno di uno sguardo le avversarie, le quali, più che rodersi per la sconfitta subita, fissavano attonite l’orrore che aveva portato Speegeil alla vittoria.
Diradatasi la nebbia, la comitiva tornò al piano di sopra, in casa. I Minions rimasero in laboratorio a ripulire. Kristoph stava spazzando tranquillamente il pavimento quando, senza preavviso, si beccò un calcio sul sedere. Voltatosi, vide un Minion che lo fissava aggressivo. Uno della squadra di Margo, Edith e Agnes, probabilmente. Questi borbottò qualcosa di non molto amichevole, per poi eclissarsi. Kristoph roteò l’unico occhio, sospirando.
Mai un comportamento sensato, da quelle parti.

Casa di Gru, un’ora dopo

Truman zompava per i corridoi dell’abitazione senza uno scopo preciso, come spesso e volentieri gli accadeva quando lo lasciavano abbandonato a se stesso.
Ogni tanto entrava nel suo raggio visivo un qualche oggetto strano, che lo incuriosiva: lo prendeva, lo rigirava e, puntualmente, gli cadeva e, se era qualcosa di fragile, CRASH! In frantumi. Totalmente all’oscuro di star compiendo una vera e propria opera di distruzione, il cyborg continuava ad avanzare. Questo fino quando non passò accanto a una porta dalla quale si sentiva una vocetta che cantava qualcosa sugli unicorni. Truman si fermò di botto e sorrise: aveva intuito (miracolo) chi c’era in quella stanza. Senza preavviso, entrò. Nel senso che sfondò la porta. Non con un pugno, non con qualche arma che aveva incorporata ma andandoci addosso come se non ci fosse. E questo nonostante il suo visore gli avesse segnalato chiaramente la presenza di una barriera. Il ragazzo cibernetico guardò in direzione della causa della sua entrata: Agnes. Facendo ciao ciao con la mano, al pari di un bimbo di due anni, Truman riuscì a tranquillizzare subito la ragazza, inizialmente scossa per quell’irruzione.
Era scattata, è quasi superfluo dirlo, una forte simpatia tra i due, quasi fin da subito. Vuoi perché Truman, con le sue disarmanti lacune intellettive, faceva tanta tenerezza e Agnes aveva un debole per le cose tenere, vuoi per la passione in comune per gli unicorni (anche se con piccole differenze individuali)… fatto sta che c’era una bella intesa fra i due. Ciò spiegava perché Agnes non avesse ripreso Truman per il macello con la porta.
Come nulla fosse, la mora si avvicinò e chiese raggiante: -Vuoi giocare con me al regno arcobaleno?- nonostante non fosse più tanto in età infantile, era ancora attaccata ai suoi peluche e giocattoli vari, tutti a tema unicorno, e sovente si ritrovava a dargli voce e movimenti, facendoli agire in scenari inventati. Truman, la cui età mentale coincideva perfettamente col tipo di passatempo propostogli, accettò senza esitazioni. Agnes si sedette a gambe incrociate e iniziò a raccontare di un regno abitato solo da unicorni fatto tutto di zucchero e caramelle gommose, minacciato però da un malvagio fantasma (impersonato da un mocho). Truman seguiva entusiasta la narrazione, aspettando eccitato il momento in cui sarebbe entrato in scena.
A un certo punto non riuscì più ad attendere e sfoderò il suo asso nella manica: -Brutto spettro da strapazzo! Non farai tanto il gradasso contro l’UNICORNO OSCURO DEL MASSACRO!!!- il modellino che il cyborg teneva in mano era aberrante per gli amanti dei classici equini fatati: nero, muscoloso, dallo sguardo feroce, con il lungo corno rosso che sembrava più una trivella! Ma quello che maggiormente traumatizzò Agnes fu il raggio laser sparato proprio dal corno-trapano: sottilissimo e bianchiccio, polverizzò il fazzoletto e, apriti cielo, l’unicorno peluche della ragazza. Si trattava, nientemeno, che di una modifica al modellino apportata da Spark, su esplicita richiesta di Truman: il cyborg aveva realizzato infatti che una semplice statuetta alla lunga era troppo noiosa!
Danzando per festeggiare la vittoria, Truman uscì giulivo dalla camera. Agnes rimase un minuto buono paralizzata, con l’unico movimento dato dalla palpebra inferiore sinistra, che vibrava all’impazzata.

Fuori dalla casa, margini del quartiere.

A differenza di Truman, Chad era provvisto di un cervello perfettamente funzionante. Certo, era influenzato da istinti rettileschi ai quali ogni tanto cedeva, ma per il resto era più che lucido. Abbastanza per ricordare nitidamente le origini della sua condizione.
E dire che sulle prime aveva preso tutto come un gioco: lui sul tavolo operatorio, i fluidi organici che gli venivano iniettati tramite siringhe e tubicini… si rese conto troppo tardi che sua madre non giocava. Fu così che da normale adolescente afroamericano, Chad Fry divenne la serpe umana. Non seppe mai perché sua madre avesse fatto una cosa simile, né mai volle saperlo.
Furioso, tagliò ogni contatto con la famiglia e iniziò a vivere di furti, i quali col tempo divennero sempre più audaci e di natura sempre più scottante, grazie sia ai suoi superpoteri sia alla sua naturale inclinazione all’ignorare le regole. Le cose non sempre andavano bene, ma in fin dei conti la sua vita gli piaceva e s’era anche fatto una certa reputazione. E ora eccolo lì, ridotto a mero lacchè di colui che, in teoria, doveva essere il suo migliore amico.
Tutte queste riflessioni Chad le stava elaborando mentre passeggiava su e giù per il quartiere residenziale, approfittando anche degli ultimi momenti di sole della giornata per scaldarsi il più possibile (sangue freddo, gente).
–Ehi!- una voce brusca lo richiamò alla realtà: voltatosi, vide Edith che gli veniva incontro a passo di carica. Chad gemette: era quasi più snervante interagire con quella tipa che con Spark.
–Non credere- l’aggredì Edith, una volta raggiuntolo –che non mi sia accorta della tua performance, oggi. Se non era per i tuoi interventi, avremmo vinto anche questo round!- Chad sibilò sommessamente prima di rispondere: -Ciccia, il sabotaggio è parte integrante della sfida, perchè siamo i cattivi: ce ne sbattiamo del fair play.-
I due si guardarono in cagnesco per un tempo che parve interminabile, poi Edith ringhiò: -Ok, adesso vediamo come te la cavi nel confronto diretto.- per poi afferrarlo per un braccio, buttandolo a sedere per terra. La ragazza aveva preso lezioni di arti marziali dalla nonna, che nonostante l’aspetto innocuo nulla aveva da invidiare a gente più giovane.
Coincidenza: Chad era stato addestrato dalla medesima persona. Quindi ci mise meno di un attimo a sgusciare via e a contrattaccare afferrando Edith per le caviglie. Le spinse così in avanti e fece perdere l’equilibrio alla ragazza, che riuscì a evitare una rovinosa caduta eseguendo tempestivamente una perfetta capriola all’indietro. Continuarono così anche dopo il tramonto.
Chad avrebbe potuto ricorrere a qualche sotterfugio, usufruendo magari della sua natura di mutante, ma Edith lo aveva praticamente sfidato a dimostrare di valere qualcosa anche senza fare sfoggio delle suddette abilità speciali.
Ovviamente, se fosse venuto fuori un qualche colpo basso da parte della ragazza, a quel punto Chad non si sarebbe fatto problemi. I pochi passanti rimanevano esterrefatti  dallo spettacolo che gli si parava davanti, e tendevano a filare dritti dritti nella direzione opposta, maledicendo magari il loro cane per aver voluto uscire a passeggio proprio in quel momento.
Lo scontro finì quando, nella foga, i due strambi contendenti finirono nello stagno di un piccolo parco nei dintorni. Ne riemersero pieni di fango da capo a piedi. Prima che qualcuno dei due potesse proferir parola, Chad si accorse che Edith aveva in testa una rana. A una velocità tale da risultare impercettibile, il ragazzo afferrò l’anfibio con le zanne e lo ingurgitò senza nemmeno masticare.
–Ho fame.- si limitò a dire, -Credo sia ora di cena.- Edith si limitò ad annuire, scrutando il suo interlocutore. Doveva ammettere che il serpentello se l’era cavata più che bene durante tutta la zuffa. E poi, la performance con la rana! Quasi quasi le dispiaceva non averlo visto mentre faceva lo stesso con Kyle. Insomma, complice la passione di Edith per tutto ciò che era schifoso e non esattamente innocuo, Chad era diventato, da sgorbietto sfigato a qualcosa di, come era solita dire la ragazza, fico.
I due tornarono a casa discutendo amichevolmente sui recenti avvenimenti che li avevano coinvolti. Apparentemente fra i due non c’era più astio.

Casa di Gru, dopo cena.

Margo voleva vederci chiaro una volta per tutte.
Spark Speegeil non le era piaciuto fin dal primo momento in cui si era presentato a suo padre, e l’invenzione di quel pomeriggio l’aveva convinta definitivamente che era molto meglio essere a conoscenza di quello che passava per la testa del genio malvagio. Quella sera non aveva cenato, affermando di avere da fare. Rinchiusosi nella stanza degli ospiti, ne era uscito dopo circa due ore. Margo, nascosta in corridoio, colse il momento ed entrò rapida nella stanza.
La prima cosa che la colpì fu il perfetto ordine in cui versava la camera. Evidentemente anche quei tre avevano un minimo di creanza. Ma non era certo lì in veste di ispettore dell’igiene. Cercò qualunque cosa, un documento, un diario, che potesse suggerirle le reali intenzioni di Spark, ma di primo impatto non c’era nulla.
La ragazza non si perse d’animo, e, insistendo, scoprì finalmente uno scomparto segreto sotto il letto: sicuramente ideato da Speegeil. Al suo interno trovo fogli riportanti progetti, schizzi, note, appunti e osservazioni che spaziavano dalla costruzione di invenzioni a piani di conquista. Fu proprio fra questi ultimi che Margo trovò le sue risposte: Spark aveva progettato, tra le altre cose, la conquista degli Stati Uniti, il totale monopolio delle risorse idriche mondiali e… l’appropriamento a suo nome delle proprietà di Gru. Margo rimase scossa dalla scoperta: quel tizio era anche peggio di quanto le era parso! Non era solo odioso, era proprio un mostro!
Un mostro che era tornato e che le stava proprio alle spalle –Ti diverte invadere lo spazio altrui?- fece atono Spark.
Margo sobbalzò e si voltò a fissare l’unico occhio funzionante del ragazzo, d’un rosso tanto acceso che sembrava ardere. La ragazza non riuscì a sostenere quello sguardo malevolo e uscì di corsa, senza curarsi se Spark la stesse seguendo o meno.
No, il giovane criminale non si era mosso. "Scappa, scappa pure, signorinella. Ora conosci i miei propositi. E allora? Se anche cercherai di avvertire il tuo papino, ho già pronto qualcosa da dire per convincerlo che ti sei inventata tutto. Spark Speegeil stavolta non si può fermare!" concluse i suoi pensieri con una risata invasata, che si interruppe bruscamente per un attacco di tosse. Passato, Spark si mise a risistemare i suoi progetti, sparsi sul pavimento. "Col senno di poi," rimuginò "non è stata una grande trovata scrivere il piano per filo e per segno."

Luogo sconosciuto, nello stesso istante.

Moira Speegeil era una bella ragazza dai lunghi capelli corvini e dalla carnagione olivastra. Indossava abiti strani, ricavati da brandelli di diversi capi di vestiario cuciti assieme. Vista da fuori, sembrava tutt’altro che un genio, e invece era un’eccellente fisica e grande esperta di ingegneristica. Un suo difetto vero era il suo carattere troppo dispersivo, che non le permetteva di esprimere al meglio le sue qualità.
Fortunatamente, Moira aveva incontrato il professor Arthur VanArthur (nome d’arte), ottimo assistente, supervisore  e amico. Compensava in efficienza  scientifica quello che gli mancava in altezza (un metro scarso) e in vista (4 decimi, occhiali a fondo di bottiglia); VanArthur aveva a sua volta un assistente, Nigel: un piccolo esserino viola, molto remissivo, dalle gambe sottilissime e dalle enormi orecchie a sventola. Svolgeva in pratica le stesse mansioni dei Minions di Gru, ma senza gli intoppi di questi ultimi.
Coadiuvata da questa coppia, Moira potè finalmente avviare i piani criminali che sognava da quando, da bambina, osservava suo fratello all’opera.
Adorava Spark: certo, era perfido, poco simpatico e anche egocentrico, ma era pure capace di grande affetto verso le persone a lui care. Questo aspetto della sua personalità era però scomparso quando Moira aveva iniziato a seguirlo sulla via del supercattivo. La ragazza non riusciva a capirne la ragione, perciò tentò più volte di contattare Spark, di convincerlo a incontrarsi per parlarne. Ma il fratello aveva sempre rifiutato in malo modo.
Finchè...
–Ha accettato, stavolta! Domani sarà qui!- aveva gridato euforica, per tutta la settimana, a VanArthur, che si era limitato a sorriderle cordialmente.
–Dobbiamo fare in modo che niente vada storto! Prepariamogli tutti i piatti che adora!- trillò ancora Moira, richiamando a sé Nigel: -Allora, prendi nota: spaghetti aglio olio e peperoncino, polpette di riso, macedonia di frutta, ma senza banana, mi raccomando…- e mentre il piccoletto viola sotto dettatura scriveva frenetico su un taccuino, VanArthur guardò fuori dalla parete a vetro, fissando l’immensità del cosmo e il pianeta Terra.
–Chissà poi se viene davvero…- commentò fra sé e sé in tono indecifrabile.
CONTINUA

NdA
Uf! Capitolo bello corposo, e infatti c'ho messo più del previsto. Spero vi piaccia, alla prossima!
 
  
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