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Autore: apochan kenshiro    29/07/2011    1 recensioni
Partorire un'idea è tremendo... no, oserei dire demenziale, doloroso e assurdo... ha questo un senso? Non so... l'Idea è alla base di tutto, ma siamo sicuri di ciò? E se l'Idea fosse malsana o addirittura scorbutica... mah... no saprei che dirvi... tentate la lettura, ma "lasciate ogni speranza o voi ch'intrate", perchè le parole di questo testo, fatevelo dire, "il senso lor vi sarà duro"...
(se vi fosse possibile o vi piacesse, sarebbe molto gradito se lasciaste un piccolo commento, di qualsiasi natura... grazie)
Genere: Comico, Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Arte della maieutica n°2

 

È buffo. Davvero buffo. Non credevo che la noia potesse portare così, inavvertitamente ad un sorriso, direi un’espressione silenziosa di una risata quasi isterica. Possibile che nonostante tutto ciò che mi porta l’estate, mi riduco a sbuffare e sbadigliare? Curioso … poi si aggiunge inavvertitamente l’ansia: cosa di meglio della sensazione di un viscido serpente che striscia sulle tue membra, provocandoti sudori freddi? Non saprei … convivo così pazientemente con questa sensazione di angoscia, che quasi mi stupisco di non avvertirla a volte.

Il dovere. Parola stampata a caratteri cubitali … te la si inculca nella mente fin dal principio. Io credo piuttosto di trovare soddisfazione nel seguire i miei principi, quando sento che davvero ciò che è chiamato dovere coincide con gli incavi della mia personalità. È così odioso cercare di entrare nella forma di un rettangolo, mentre gridi a squarciagola che sei un ellisse, nemmeno un cerchio … non mi sento affatto perfetta, anzi trovo stupendamente perfetta la mia imperfezione con la sua eccentricità. Invece quella massa di ellissi, cerchi e curve si ritrova incredibilmente pigiata in forme squadrate e spigolose, perché non sente di fare altro, per il dovere …

Osservo poi insistentemente lo schermo del computer: e cos’altro potrei dire? Non basta forse? Eppure sento un turbinio, un vociferare che mi dice di scrivere ancora, ma le parole ancora non vengono, sono confuse, urlate, bisbigliate, dette caoticamente all’unisono … continuerò?

Mi pare ovvio … sono talmente indisponente in questo momento che continuerei volentieri a scrivere anche se non riesco a cogliere le parole … o non era forse il contrario di ciò che pensavano i Greci? Ah, sì: la mente non è poi così razionale da eliminare tutti i significanti, fino a pescare quelli giusti … non aveva tutti i torti Sigmund con la sua scienza dell’inconscio … divertente, un ossimoro in sé … “Scienza dell’inconscio”: come dire il caos del determinismo! Ah già … l’ha detto Eugenio: tutto determinato caoticamente … eppure curioso, no?

Accidenti … ho riempito un altro paragrafo continuando a scrivere di niente, di “chiacchiere”, eppure ho scritto, le parole nero su bianco ci sono, anche se virtualmente, scomposte in miliardi di bit … 101100101011100 e così via … miracoloso il sistema binario … l’ha usato anche Leonard per descrivere l’entropia …

Senza volerlo sto raggiungendo il mio scopo: sto sfogando assurdamente tutto quello che è stato riversato nella mia mente, a furia, con piacere, tediosamente, eppure sta venendo tutto fuori … ma cos’è? Stream of consciousness? Libera associazione di idee? Sempre di mezzo Sigmund, non lo si può tenere proprio lontano, come d’altronde Friedrich, ed il suo ritorno dell’uguale … ma che aveva davvero ragione? Mah, non mi convince poi più di tanto, forse non lo capivano ed hanno interpretato; addirittura l’avranno detto pazzo perché non si esprimeva bene con quei suoi folti baffoni … misteri della vita … chi avrà ragione?

Ma si ritorni indietro: mica di filosofia voglio parlare! (ma non posso nemmeno farci niente se questi signori saltano fuori all’improvviso … davvero singolari e fastidiosi …). Quindi, che dicevo? Il tedio? No, meglio di no … altrimenti verranno fuori anche quei simpaticoni di Giacomo ed Arturo … interessanti, ma non voglio parlare di loro …

Allora … allora … allora … boh … le voci si sono chetate. Ma sono proprio sicura? Nada. Riecco che protestano: “Ma che fai, non scrivi?” oppure “Perché non hai la pazienza di ascoltarci? Non siamo mica astruse analogie!” ed ancora “Scrivici! Scrivici! Vogliamo un pubblico che ci legga!” e poi “Non vogliamo finire dimenticate, come monconi di canzoni tremende!”. Poi ci sono Io:“Ma che cosa voglio scrivere? Lo voglio veramente? Pare di sì … ho quasi finito la prima pagina … e allora scriviamo … qualche cosa verrà fuori, almeno con un minimo di sintassi, si spera …”.

Quindi, ascoltando bene, direi così: mi sto seriamente annoiando, sbadigliando, stendendo, stiracchiando, annichilendo, anchilosando, mentre occupo la sedia e digito sui tasti … ma allora che scrivo a fare? Tutto normale per Sigmund: è la libido che prevale … ma ancora?!!? No, perdiana (ma come parlo?!!?)! cosa mi ero ripromessa? Niente signori filosofeggianti o presunti, e cosa faccio? Scrivo Sigmund: S-I-G-M-U-N-D … ecco fatto … ancora infrango la promessa … che segua forse un imperativo categorico? Noooo!!! Perdinci bacco (ancora con questo parlare strampalato?)! ci mancava solo Emanuele, che mi sta pure simpatico! Allora, ormai che ci sono li elenco tutti, vediamo se poi ritornano! Emanuele, Giovanni, Federico Guglielmo Giuseppe (che nome importante), Giorgio Guglielmo Federico (neanche lui scherza, anzi, terribile!), Arturo (rieccolo) assieme a Giacomo (bon jour!), Carlo e compari (forse meglio compagni …), Martino, Anselmo, Augusto e quant’altri, Federico (a questo punto …) ed ecco di nuovo Sigmund (forse meglio Sigismondo …). Dimenticato nessuno? Ah, sì! Che figura!!!!!!!!!!!! C’è quel signore dal nome particolare, Søren, che pure lui non è malaccio … peccato per la sua inquietudine …

Avete ora forse il coraggio di tornare? Mh … non saltano fuori, nemmeno con l’argano a motore: vuoi vedere che si erano mescolati alle voci? Ma li ho presi per il naso: tutti pescati, se così conviene dire …

E adesso? Aspettiamo … qualche altra vocina si alzerà … che dice questa? Niente … ride a crepapelle, tutto questo nonsense lo trova esilarante. E quest’altra? Idem. Tutta quella sfilza di nomi accampati la fanno letteralmente sbellicare … e quella laggiù in fondo? Che strano, borbotta: non le va giù che Sigismondo l’abbia superata e che lei sia rimasta in fondo, quasi, quasi dimenticata … che faccio? L’ascolto? Strizzo gli occhi, tendo l’orecchio e allora sorride: parla, parla, parla, non vedeva l’ora … ma come si spegne? Va così veloce che non la seguo! E se poi la perdessi? Mi spiacerebbe per lei, poi tornerebbe a brontolare … ma aspetta, rallenta: ora si che si ragiona! Mi dice come solenne ed aulica voleva venir fuori, per un progetto sì vasto che non avrei creduto, tale da tenere in sé tutte le sue compagne, ora intente a ridacchiare. Sarebbe venuta fuori grande, bella, originale e da ammirare, così nuova che avrebbe stupito tutti quanti … mi sto commovendo: la sua nobiltà mi colpisce … allora riprende a zigzagare e ad inerpicarsi per sentieri impervi, tanto da nascondersi nei recessi della mia mente, poi brilla, chiara e limpida, mai così semplice.

Incredibile, sorrido, ma senza isteria. Quella mi guarda alla mia reazione e sbuffa, riprendendo broncio e cipiglio scuro: c’è rimasta male. Allora allargo il mio sorriso, per niente innaturale, ma colmo di felicità, e faccio per mostrarle pagina 1 e 2:“Eccoti!”, le indico col dito, “sei venuta fuori tutta qua!”. Rimane attonita, smarrita. Poi comincia a gridare:“Urrà! Urrà! Sigismondo ti ho surclassato!”. Le altre si uniscono a lei, cessando risa e singhiozzi, poi si zittiscono, lasciando la mente come una landa desolata.

Alla fine è rimasto solo Io. Sorride, tutto felice, poi anche lui si assopisce sbadigliando un po’. Lo imito, contenta e libera dal tedio, stiracchiandomi e chiudendo il file. Solo una postilla:

Bye, bye! 

  
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