Ecco a voi
il seguito di “I lost my
home”. Non so bene quanti capitoli conterà questa storia, ho pronti cinque
capitoli, ma ci vorrà un po’per arrivare al tanto sospirato Happy End. Perché tranquilli
bimbi :D ci sarà.
Visto che ci sono TANTI personaggi originali con tante caratteristiche particolari,vi
chiedo, per caso potrebbe esservi utile, un forum, un blog qualcosa del genere
dove descrivo i pg. :D
Fatemi sapere e se volete aiutarmi, fatevi sotto °-°’
Buona lettura.
Capitolo uno.
Sotto un cielo carico di nubi di
pioggia, solo dieci persone si erano radunate attorno a quella piccola bara
bianca e alla fossa in cui stava per venire calata.
La madre, non era riuscita ad alzarsi dal letto. Il padre era rimasto accanto a
lei, e il ragazzo con cui era venuto al mondo, aveva solo dato uno sguardo alla
lapide che sembrava spiccare nell’atmosfera grigia di quel mattino senza sole e
poi se n’era andato, spingendo via chi aveva provato ad avvicinarlo.
Daneel Piton ci sarebbe rimasta davvero male se avesse potuto
vederli.
James Potter si chinò sulla
montagnola di terra alla sua sinistra, e afferrò un pugno di terriccio
sollevandosi. Si avvicinò alla fossa, e dopo uno sguardo a quell’ombra candida
infondo alla buca, lanciò la terra con un sussurro -… Grazie per averlo salvato.-
Sospirò, scrollando il capo e tornò verso Jolie, l’unico membro della sua famiglia che
gli rimaneva accanto. La strinse a sé, appoggiandosi al suo capo.
Profumava di casa, dei baci di Lily, della risata di Harry, profumava di… -Lorien?- disse spostando il capo verso il limitare della
piccola foresta di betulle che si stendeva accanto al cimitero magico, dove la
piccola Daneel avrebbe trovato riposo eterno.
Lorien era là, ad osservare la sua salvatrice calare
nella terra.
Lontano dagli altri, come al solito reagiva al dolore isolandosi.
Lo guardò voltare il capo e allontanarsi,
il vento che gli gonfiava il mantello attorno e il vento a ghiacciarsi
quell’unica lacrima che aveva lasciato cadere.
-Lo sapevo che sarebbe venuto.-
disse Jolie con una guancia appoggiata sul petto del padre. James annuì al suo
dire, voltandosi col corpo ad assistere alla processione attorno alla fossa,
per lanciare dentro una manciata di
terra. Sorride quando vide la piccola Victoire Weasley tirare dentro una rosa, così come Abrham Greyback, che da quel
terribile giorno aveva detto si e no una decina di parola.
-Ma non è rimasto.- disse sentendo la figlia
accoccolarsi sotto il braccio che le aveva gettato attorno alle spalle e stringersi
a lui per difendersi dal freddo.
Aveva tre figli, e solo uno era con lui.
-Però tornerà, ne sono sicura… Nessuno
riesce a stare lontano dalla propria casa troppo a lungo.-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Lorien aveva atteso che tutti se ne fossero andati per
avvicinarsi.
Lontano dagli sguardi dei maghi assiepati attorno alla lapide, si era seduto su
un tronco sotto vento, osservando la scena svuotarsi fino a rimanere solo
quella piccola lapide rettangolare di marmo rosa a stagliarsi contro il cielo
livido.
L’ultimo ad andare via era stato Abrham, dopo essersi
inginocchiato e poggiato con le dita un bacio, prima di andarsene atteso da
Alice e John.
-Dani.- sussurrò.
Chiuse gli occhi e strizzò la radice del naso fra due dita.
Erano passati tre giorni dalla morte di Daneel e non aveva
fatto altro che bere.
Un bicchiere di whisky dietro l’altro,
per cercare di tenere lontano i pensieri, il senso di colpa . Il
dolore dannato che gli faceva dolere il cuore.
-Maledizione scricciolo, ci dovrei essere io lì.- E
invece lui, vecchio e malato era ancora vivo e Daneel,
giovane e sana era sotto tre metri di terra - Perché dovevi affezionarti tanto
a me… Perché dovevi…-
“Ti
amava! Ti amava più di qualsiasi cosa al mondo.”
Hestia trattenuta da Piton per le braccia. L’odio nei suoi occhi. La
ricordava fin troppo bene. Era una delle ragioni perché si imbottiva di alcol
per dormire. Per non dover rivedere.
“Non ti sei mai chiesto come facesse a
sapere sempre dove fossi?”
Sì che se lo aveva chiesto, ma pensare che quella bambina potesse provare
per lui un sentimento tanto forse non gli era mai passato per la testa. Aveva
sbagliato, ora che guardava la sua pietra tombale se ne rendeva conto.
-… Te lo prometto.- cavò dalla
tasca dei pantaloni un coltello che aprì con uno scatto del polso. Fissò lo
sguardo sulla piccola foto che gli rimandava quel visino sorridente e quegli
occhietti vispi e passò la lama sul palmo
della mano destra - … Chi ti ha fatto questo la pagherà…- strinse il
pugno facendo cadere un paio di gocce di sangue - …La pagherà carissima…-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Una consumata Minerva McGranit battè le nocche contro
la porta dell’Ufficio di Silente e infilò dentro il capo. La stanza era mal
illuminata , tanto che dovette estrarre la bacchetta ed evocare un incantesimo Lumos per poter vedere qualcosa.
-Albus.- disse avanzando e portando gli occhi chiari
verso Fanny, sul suo trespolo. La fenice stridette verso di lei, spalancando le
ali e la vecchia insegnante la osservò perplessa. Avevano provato a far
risorgere Daneel dalla morte con le lacrime dell’uccello,
visto che la piccola si era sacrificata per amore di Lorien,
ma stranamente non c’era stato verso.
La Vice Preside si avvicinò alla scrivania di Silente e si chinò su un libro
aperto.
-… Vita, limbo e morte… In quali casi le lacrime della Fenice non funzonano…-
-…Ma che significa?-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
La stanza era immersa nella
penombra.
L’unica luce era quella proveniente dagli ultimi raggi di sole che filtravano
attraverso le imposte disegnando lame di luce sul pavimento di cotto.
Remus Lupin sollevò lo sguardo e sospirò,
socchiudendo gli occhi in un espressione infastidita. La luna sarebbe apparsa
fra poco oltre i tetti opachi di Londra e il lupo dentro di lui scalpitava in
attesa di venire liberato.
Si alzò, in uno scricchiolio di molle e infilò l’indice della sinistra fra il
nodo della cravatta e il colletto e tirò per disfare tutto, sbottò la camicia e
la sfilò dai pantaloni.
Era vestito ancora a lutto, con quelle braghe pruriginose rattoppate sul
sedere dall’interno, perché fuori non si
vedessero quei minuscoli forellini dati dalla stoffa tarlata e la camicia che Sirius gli aveva regalato per Natale un paio di anni prima.
Si guardò allo specchio e decise di togliere tutto, di non sacrificare anche
questi vestiti alla trasformazione.
in boxer, sentì le gocce di sudore scendere lungo la pelle accaldata della
schiena. Appoggiò le mani ai lati dello specchio dell’armadio e respirò
profondamente , appoggiando la fronte sul vetro piombato alla ricerca di un po’
di frescura.
Dolore. Febbre. Sangue.
Questo era la luna piena per lui.
Accolse lo scatto della sua colonna vertebrale a curvarsi per assumere la
postura a quattro zampe di Moony, con un gemito
sordo, le dita che strizzavano l’intelaiatura della armadio, fino a creare
delle piccole crepe. Si gettò all’indietro sul pavimento, e il primo grido non
più di uomo della sera, arrivò fino a Tonks e a sua
figlia Emmie.
Le due donne si lanciarono uno
sguardo dai due lati della piccola cucina in cui Remus,
uscendo le aveva sigillate. Quella notte sarebbe stata lunga da passare, con
due lupi frustrati a fare a pezzi la casa e loro a non poter fare
altro che attendere, una seduta al tavolo con una montagna di baccelli di
fagioli da sgranare e l’altra, accucciata sul divano, con un libro dietro al
quale nascondere l’espressioni di sofferente partecipazione a quelle grida
animalesche.
-Papà aveva detto che stanotte sarebbe stata dura…-
Dora, annuì gettando una manciata di fagioli nella ciotola accanto a lei.
-..Non ha nemmeno voluto che rimanessi con loro.-
Tonks sospirò,
scrollando le spalle.
-Mamma…-
L’Auror si alzò, facendo strisciare la sedia contro
il pavimento.
Come Remus,
come Emmie, come Ted prima che si spogliasse come il
padre per affrontare la trasformazione, era ancora vestita a lutto. Con quell’abito
troppo nero per essere su di lei, con i capelli grigi come una vecchia - Voldemort ha preso Harry, letteralmente lo indossa! Daneel è morta, e Lorien è
sparito…- afferrò il lavandino della
cucina stringendo forte - I lupi, avranno molto dolore da voler
scaricare, ma niente cui farlo…-
Un tonfo seguito dal suono di porcellana che si fa a pezzi.
-Hanno
già iniziato.-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Non poteva
sapere Ninfadora, cosa aveva scatenato quella
reazione in Remus.
Di quell’apparizione che tese le mani
verso il lupo - Remus…- disse con un filo di voce -
Presto verranno a prendermi…-
Il lupo, il corpo di bestia, ma la testa di uomo, guaì .
-Aiutami per favore…-
Fine.