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Autore: lolagirl    30/07/2011    6 recensioni
"Solo.. non dimenticarti di me."
"Non potrei mai dimenticarmi di te" rispose. "E lo sai. È per questo che sei qui. È per questo che ti vedo ogni notte nello stesso momento in cui chiudo gli occhi. È per questo che mi fa male il cuore ogni volta che passo davanti alla tua stanza - o ogni volta che un professore fa una domanda particolarmente difficile, e tu non sei lì pronta a rispondere. È per questo che passo tutto il giorno, ogni giorno, a lottare per superare la giornata. Passo così tanto tempo a pensarti, che a volte mi dimentico di respirare."

Ho sistemato il secondo capitolo, chiedo scusa per il disagio.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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A World Apart (Un Mondo a Parte)

Nota della traduttrice: Questa storia non è stata scritta da me. La storia originale è stata scritta da lolagirl e può essere letta, in inglese, qui. Ho chiesto all’autrice il permesso di tradurre questa fan fiction, che ha acconsentito. Sentitevi liberi di inserire recensioni, in italiano o inglese, e io le inoltrerò a lei, dopo averle eventualmente tradotte. Farò in modo che la traduzione sia il più possibile fedele all’originale, inserendo se necessario, nel capitoli, le note dell’autrice stessa o eventuali mie note. Tenete conto che questa storia è stata scritta nel 2006. Ad ogni modo, mi scuso in anticipo se dovessero esserci errori o se nella traduzione dovesse perdersi qualche sfumatura. Invito chiunque conosca l’inglese abbastanza bene a leggere la fan fiction in lingua originale che, ovviamente, rende molto meglio. Per quanto riguarda il titolo,l’ ho lasciato in inglese, aggiungendo la traduzione. Anche i titoli dei capitoli verranno lasciati in inglese, e tradotti all’interno del capitolo stesso.

Disclaimer: Harry Potter non appartiene né a me, né all’autrice di questa fan fiction. I personaggi sono stati creati da JK Rowling, all’autrice di questa storia appartiene solo lo svolgimento dei fatti, e a me la traduzione.

 
Gone (Andata via)


“È buffo,” disse lei, sorridendo a niente in particolare.
 
Cosa è buffo?” chiese lui. Allungò una mano e le sistemò delicatamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Lo fece solo perché così avrebbe avuto una scusa per accarezzare la pelle soffice e levigata del suo viso mentre allontanava la mano. Non importava che il contatto fosse miniscolo; poteva comunque sentire una scossa elettrica correre lungo le sue vene ogni volta che la toccava.
 
Lei si rannicchiò più vicina a lui, poggiando la testa sulla sua spalla. Strinse la sua mano; quando lo fece, la scossa elettrica che lui aveva sentito un attimo prima si moltiplicò in un migliaio. Era quasi troppo per lui da sopportare, ma in qualche modo riuscì a mantenere la calma. In qualche modo, riuscì a non scagliare la ragazza alle sue spalle sul pavimento per farle cose che avrebbero fatto arrossire perfino lui.
 
“La vita è buffa,” rispose finalmente.
 
Lui inarcò un sopracciglio guardandola. “Ma davvero? E dimmi, in che modo è buffa la vita?”
 
“Beh,” rispose, mentre un ghigno indiretto si formava sul suo viso. “Prendi le nostre vite, per esempio. Io e te veniamo da mondi completamente diversi. Chi avrebbe mai pensato che saremmo stati qui proprio ora, a parlare di questo?”
 
Lui ridacchiò. “Non è forzato, lo sai. Perché non dovremmo parlarne adesso? O parlare di qualsiasi altra cosa, se è per questo? Magari siamo venuti da mondi diversi, ma viviamo entrambi in questo adesso. Questo è tutto ciò che conta.”

“Suppongo di sì”, disse lei. Gli sorrise calorosamente. Per un momento, rimasero a guardarsi negli occhi. E poi, come sempre, lei disse tristemente, “Devo andare.”

Il viso di lui si contrasse alle sue parole. “No,” disse fermamente. “Non devi. Non stavolta.”

Lei annuì tristemente. “Sì, questa volta. Ogni volta.”

“Ma sei appena arrivata,” protestò. “Abbiamo appena -”

“Shh,” disse lei, mettendolo a tacere poggiando un solo dito sulle sue labbra. “Devi lasciarmi andare.”

“No, non devo,” disse semplicemente. “Io.. non posso.”

“Tu puoi, semplicemente scegli di non farlo,” disse lei, incrociando le braccia sul petto. “Sei così testardo. Lo sei sempre stato.”

Io sarei testardo?” si lamentò. “Bene, e che dire di te? Tu sei quella che continua ad andare via e a rifiutare di restare! Non è giusto!”

“Questa è un’altra cosa buffa della vita,” mormorò. “Non è mai giusta. Anche quando pensi che dovrebbe esserlo, ti prende a schiaffi in faccia e ti ricorda che non hai il minimo controllo su qualsiasi cosa succeda.”

Lui si accigliò. “È deprimente.”

“Lo è davvero,” convenne. Lentamente, un sorriso cominciò a riaffiorare sulle sue labbra. Portò la sua mano sul suo viso. Lui chiuse gli occhi e sospirò profondamente. Il suo tocco aveva poteri magici – era sempre in grado di cullarlo in un falso senso di sicurezza.

Mentre il tocco della sua mano lo placava, la sensazione delle sue labbra sulle proprie lo portò alla follia. Lei lo sapeva, ovviamente, era per questo che lo baciava adesso. Era per questo che lo baciava sempre a questo momento – aveva bisogno di distrarlo dal fatto che, da un momento all’altro, se ne sarebbe andata. Di nuovo.

Lui si aggrappò saldamente a lei, con più forza del solito. Non poteva sopportare di perderla nuovamente. Perciò la baciò con tutta la sua forza, e la tenne così stretta a sé che sembrava quasi impossibile che fossero in realtà sua corpi separati.

Quando il baciò fini e lei si tirò indietro, lui continuò a tenere gli occhi chiusi. Non voleva aprirli. Sapeva cosa avrebbe visto se l’avesse fatto.

Ma come sempre, c’era qualcosa in lui che lo costringeva a guardare. Come sempre, i suoi occhi si aprirono per vedere l’orrore che lo fronteggiava.

Mentre restava immobile e guardava, uno squarcio lungo e profondo si formò sul suo collo, e la ragazza che amava adesso stava morendo. Lui non si disperò, né tentò di salvarla; non perché non potesse, o non volesse, ma perché sapeva che non avrebbe avuto senso. Niente poteva salvarla, ormai.

Lei lo guardò, sotto shock. Lui non sapeva esattamente perché; lei doveva sapere che stava per succedere. Succedeva sempre. Come al solito, lei toccò la ferita con delicatezza, e poi si guardò la mano. Fissò indifferente il sangue che le sporcava le dita. Il suo sguardo si spostò verso il suo. "Non ho sentito niente," gli garantì; la sua voce era così carica di tristezza che gli spezzò il cuore in un milione di singoli pezzi.

E poi, se ne era andata.

______________________________________________________________

Draco Malfoy si svegliò all’improvviso. Boccheggiò per respirare mentre I suoi occhi scrutavano la sua stanca alla cieca. Era nel letto, e sembrava che si fosse appena svegliato da un brutto sogno – lo stesso che aveva avuto negli ultimi due mesi. Aspettò finché il battito del suo cuore tornasse normale prima di alzarsi; all’improvviso non era più così stanco.

Si apprestò a seguire la solita vecchia routine: ogni volta che faceva questo sogno, si svegliava, scivolava fuori dal letto, prendeva la bacchetta, mormorava "Lumos" e usciva nella sala comune. Da quel punto, camminava fino alla stanza della Caposcuola, e si fermava davanti alla porta, in ascolto. Ovviamente, non sentiva mai niente. A volte, si fermava alla porta e poi andava via dopo averci sbattuto silenziosamente la testa contro per un minuto. Questa volta, invece, posò la mano sul pomello e lo girò.

La sua stanza aveva lo stesso aspetto che aveva avuto due mesi prima. Il suo letto era fatto con semplicità e ricoperto con un paio di cuscini e un orsacchiotto. Sul suo comodino c’erano alcune foto incorniciate raffiguranti lei e gli altri due membri del Golden Trio. In ogni foto, sorridevano e ridevano, e in una lei roteava gli occhi verso l’amico rosso che faceva facce strane. Draco si accigliò guardando quella foto e si domandò se lei stessa avesse mai abbassato lo sguardo verso quella foto e se avesse notato il modo in cui lo Sfregiato la guardava – come se fosse la ragazza più bella che avesse mai visto.

Che io sia dannato,pensò con amarezza. Potter probabilmente l’amava davvero, dopo tutto. Grugnì e ripose la cornice al suo posto sul tavolo. Ne prese un’altra, simile a quella che aveva appena posato. La maggior parte delle foto disposte in tutta la stanza raffiguravano loro; solo qualcuna ritraeva lei e la Weasley, o lei e qualche altro compagno Grifondoro. Immaginò che la foto posizionata nel mezzo fosse dei suoi genitori. Lo capì principalmente perché era l’unica che non fosse in movimento. In altre parole, era stata scattata con una fotocamera Babbana e sviluppata nel metodo Babbano tradizionale. Draco sospirò.  Aveva così tante foto scattate dovunque, con così tante persone che le stavano a cuore. Non era una sorpresa constatare che non c’era neanche una foto di lui in tutta la stanza, eppure faceva comunque male.

Si sedette sul letto, prese quello stupido orsacchiotto e lo derise. Una ragazza quasi adulta con un orsacchiotto. Gli sarebbe piaciuto aver saputo che ne aveva uno; avrebbe potuto prenderla in giro per questo. Probabilmente, ci aveva dormito insieme ogni notte, fingendo che fosse il Ragazzo D’Oro che stringeva fra le braccia. A quel pensiero, Draco scaraventò l’orsacchiotto attraverso la stanza con tutta la sua potenza. Si abbatté sul cassettone; la forza dell’urto fece cadere una delle sue preziose cornici sul pavimento, infrangendo il vetro. Sentendosi colpevole per il suo improvviso attacco di rabbia, raccolse la foto dal pavimento. Nonostante la caduta, il Golden Trio continuava a sorridere, ridere e comportarsi come se non facessero attenzione al resto del mondo.

“Che tu sia maledetta, Granger,” disse. Poteva giurare che mentre parlava, la ragazza nella foto lo avesse guardato. La cosa migliore delle fotografie sviluppate con la magia, era che la scena avrebbe continua a muoversi in eterno. Perciò anche se la ragazza nell’immagine era andata via, potevi sempre ricordare il suo aspetto quando sorrideva e sbatteva le palpebre, e aveva lo sguardo esasperato. Potevi sempre  ricordare il modo in cui guardava quando stava guardando te.

“Stupida mezzosangue,” disse rivolto alla fotografia. “Stupida testa-folta con i denti da topo di biblioteca.” Emise un suono che era un misto fra un singhiozzo e una risata mentre riponeva con delicatezza la cornice al suo posto, brontolando un incantesimo per liberarsi dei frammenti di vetro. Raccolse l’orsacchiotto e lo tenne dinanzi al viso.

“Dunque sei tu il fortunato deficiente che ha potuto passare ogni singola notte nel suo letto,” disse, ridacchiando. Tornò a sedersi sul letto, rimettendo il pupazzo nella stessa identica posizione in cui l’aveva trovato qualche istante prima. Si vergognava di se stesso. Era entrato nella sua stanza nel bel mezzo della notte e l’aveva praticamente sconsacrata. Lei sarebbe rimasta profondamente delusa dal suo comportamento. L’avrebbe sicuramente sgridato per quello che aveva fatto, e poi avrebbe continuato a fargli la predica sul rispetto per le cose degli altri.

Dannazione, gli mancava così tanto.

La cosa più straordinaria dell’avere l’abitazione tutta per sé era che poteva sedersi lì, come stava facendo adesso, e cedere alle emozioni che travasavano tutto il suo corpo. Gli era stato insegnato a imbottigliare tutti i suoi sentimenti e a non mostrare mai le sue debolezze. Ma nella solitudine della camera da letto di Hermione Granger, dove tutto gli riportava lei alla mente, quei sentimenti erano troppo forti per tenerseli dentro. Sentiva che se avesse continuato a tenerli così ben nascosti, il cuore gli sarebbe esploso nel petto.

Quindi restò seduto lì, e per la prima volta, pianse.

Parecchie ore dopo, si svegliò disteso suo letto, con il suo orsacchiotto fra le braccia. Se solo gli altri Serpeverde l’avessero visto adesso – probabilmente avrebbero venduto la storia alla Gazzetta del Profeta. Poteva immaginarsi il titolo: DRACO MALFOY DORME CON I PUPAZZI – Il Serpeverde si rannicchia per la paura. Questo pensiero gli procurò una risatina leggera – che era la benvenuta, dopo la notte che aveva passato.

Gettando uno sguardo verso il raggio di solo che filtrava attraverso le tende e splendeva sul letto, Draco gemette. Era quasi mattina – il che significava che era ora di cominciare un nuovo giorno.. Nonostante oggi non sarebbe stata lo stesso giorno che era tutti i giorni. Le cose non erano ancora tornate del tutto alla normalità, nonostante fossero passati due mesi interi. Potter e i due Weasley riuscivano a trascinarsi alle lezioni ogni giorno, anche se a fatica. E anche per alcuni dei professori era ancora dura. Nel bel mezzo della lezione guardavano la sua sedia vuota e si interrompevano – cercando disperatamente di nascondere l’espressione di dolore sulla faccia, in modo che gli studenti non sapessero a cosa pensavano, o a chi pensavano.

Ma Draco sapeva. E per una volta nella sua vita, poteva rapportarsi a loro.

Nel frattempo, Draco stesso faceva fatica ad affrontare la giornata. Raramente faceva attenzione in classe, e i suoi voti avevano cominciato a peggiorare notevolmente – tanto che era sorpreso che non l’avessero ancora sospeso dall’incarico di Caposcuola e sostituito. A dire il vero, non era così sorpreso. Dopo tutto, mancava già la Caposcuola (in due interi mesi, nessuno aveva nemmeno provato a dare ad un’altra studentessa il titolo). Nominare un nuovo studente Caposcuola a questo punto dell’anno, dopo tutto quello che era successo, non sarebbe stato opportuno. Oltretutto, non c’erano molti studenti qualificati per il ruolo – eccezion fatta, ovviamente, per Harry Potter, che avrebbe certamente rifiutato l’offerta, per ovvi motivi.

Quindi fortunatamente Draco non aveva niente di cui preoccuparsi. Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa se non bruciare la scuola, e non avrebbe perso la sua spilla da Caposcuola. Che meraviglia per lui. Poteva stare in questa suite di lusso. Da solo. Senza una Caposcuola al suo fianco.

Rimettendo l’orsacchiotto sul letto, esattamente dove l’aveva trovato, Draco radunò tutta l’energia che poteva per lasciare la stanza e cominciare una nuova giornata.

Lasciò la stanza senza guardarsi alle spalle e si preparò per la lezione. Si vergognava ancora per come si era comportato la notte precedente, e voleva cercare di dimenticarsene per il momento. Come ogni giorno negli ultimi due mesi, si disse che quel giorno sarebbe stato diverso. Quel giorno,si sarebbe lasciato tutto alle spalle e sarebbe andato avanti. E come ogni giorno, sapeva che stava mentendo – perché quel giorno era diverso. Quel giorno erano esattamente due mesi da quando il suo mondo era stato dilaniato e fatto a brandelli.. Esattamente due mesi dal giorno in cui l’unica cosa importante della sua vita gli era stata portata via violentemente.

Erano passati esattamente due mesi dal giorno in cui Hermione Granger era morta.


 
  
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